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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Km 21 della strada provinciale 8 della Valle di Albaredo-Dosso della Motta-Sentiero per l'alpe d'Orta-Km 21
3 h e 30 min.
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SINTESI. Ad est della piazza S. Antonio di Morbegno imbocchiamo la strada provinciale 8 della Valle del Bitto di Albaredo e saliamo ad Albaredo, proseguendo fino al ponte del Redento (Val Pedena). Qui la strada piega a destra, raggiunge un intaglio nella roccia dove curva a sinistra. Troviamo il cartello del km 21 e poco oltre parcheggiamo ad uno slargo (m. 1610). Tornati al cartello, sul lato opposto della strada imbocchiamo il sentierino che porta ad una pianetta nella pecceta e poi sale seguendo il filo del dosso della Motta (ignoriamo altre tracce che portando a destra). Restiamo sul filo, passiamo a destra di un traliccio ed usciamo al limite di una fascia di prati, a destra di due tralicci. Puntiamo ad una prima baita, ben visibile, poi saliamo alla baita quotata 1856 m. Seguendo il cartello della GVO nella direzione del passo di San Marco, proseguiamo verso est, ci portiamo ad un rudere di baita ed imbocchiamo il sentiero che prima scende, poi risale verso l'alpe Orta Soliva. Dopo una svolta a sinistra, a quota 1890 metri circa vediamo aprirsi, in alto, il circo dell’alpe d’Orta, che si stende ad ovest del monte Azzarini (m. 2431). È, questo, in punto da non perdere: sulla fascia di prati che si apre in basso, alla nostra destra, vediamo un pilone di sostegno di una teleferica; sulla mulattiera troviamo un mucchietto di sassi con dei pali arrugginiti; a destra del sentiero, una debole traccia se ne stacca e scende in diagonale i ripidi prati: dobbiamo usarla per la discesa alla strada provinciale per il passo di S. Marco. In un tratto sorretto da muretto a secco passiamo a sinistra del torrente della Val d'Orta, scendiamo restando sul lato destro dei prati e, dopo una nuova porta nella roccia, scendiamo lungo l'ultima fascia di prati sopra la provinciale. Scendendo lungo la carozzabile torniamo all'automobile.


Dosso della Motta e pizzo d'Orta

La Valle del Bitto di Albaredo offre un'ampia gamma di possibilità escursionistiche. Fra le meno note la camminata che posta alla scoperta del luminoso e gentile dosso della Motta, che divide la val Pedena, a nord-est, dalla valle d'Orta, a sud-ovest.
Per effettuarla dobbiamo imboccare la strada provinciale 8 per il passo di San Marco: troviamo la partenza ad est della piazza S. Antonio di Morbegno (cioè poco più avanti, se procediamo in uscita da Morbegno verso Sondrio). La strada porta ad Albaredo e prosegue per il passo di San Marco. Superata la Valle di Lago e la Val Pedena (sul ponte del Redento segnalato da un cartello), la strada piega a destra e raggiunge un passaggio caratteristico scavato nella roccia, dove piega a sinistra. Appena dopo la curva, vediamo sul lato destro il cartello che india il km 21 della provinciale. Poco oltre, ad uno slargo, possiamo parcheggiare (m. 1615).
Tornati al cartello, attraversiamo la strada e notiamo un sentierino che se ne stacca entrando subito in una bella pecceta. Dopo pochi metri volge a sinistra e porta ad una pianetta all'ombra degli abeti. La traccia è un po' incerta, ma con la dovuta attenzione non la perdiamo. Dopo la pianetta si impenna e sale decisa fra i rododendri. Siamo sul filo del dosso della Motta e dobbiamo seguire la traccia che ne rimane al centro, ignorando tracce che si portando sul lato destro. La pendenza si fa meno marcata e continuiamo a salire nella pecceta. Non ci sono segnavia, solo qualche bollo rosso o arancio sulle piante. Più avanti il filo del dosso si restringe, la pendenza torna a farsi sentire e dobbiamo stare attenti a non perdere la traccia, ma la salita non presenta reali difficoltà. Gli abeti si diradano e passiamo ad una decina di metri a destra di un grande traliccio.


Sentierino sul dosso della Motta

Poco più avanti, dopo circa mezzora di cammino, usciamo sul limite nord-occidentale dei prati del dosso, a sinistra di una coppia di tralicci, che memorizziamo come riferimento qualora decidessimo di tornare per la medesima via di salita. Seguiamo ora la debole traccia che taglia i prati, salendo verso destra (direzione sud-est) e puntando alla baita più bassa, a circa 1800 metri. Alto e fiero proprio sopra il nostro naso si profila il pizzo d'Orta (m. 2183). Dopo essere passati a destra di un nuovo traliccio, eccoci alla baita, vicino alla quale si trova anche una fontana costituita da una vasca in cemento.
Prima di riprendere il cammino gustiamo il bel panorama, che propone a nord un ampio spaccato del gruppo del Masino (pizzi Badile e Cengalo, pizzi del Ferro, cima di Zocca e cima di Castello) ed a sud la parte terminale della Valle di Albaredo con il passo di San Marco, riconoscibile per i traliccio che lo raggiungono. Riprendiamo dunque il cammino traversando verso sud-est (segnavia bianco-rossi della GVO).

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Baita più bassa sul dosso della Motta

Proseguendo verso sud-est troviamo alcuni segnavia bianco-rossi e ci portiamo alla baita quotata 1856 metri, nei cui pressi troviamo tre cartelli escursionistici, dai quali apprendiamo che proseguendo verso destra (GVO, cioè Gran Via delle Orobie), possiamo raggiungere in mezzora l'alpe Ora ed in un'ora e 20 minuti il passo di San Marco, mentre prendendo a sinistra (sempre GVO) possiamo salire al passo di Pedena in un'ora e 50 minuti oppure traversare all'alpe Piazza in 2 ore e 40 minuti. A questo punto sta a noi scegliere: possiamo tornare direttamente all'automobile ridiscendendo lungo il dosso della Motta, oppure prolungare l'escursione scegliendo una delle due opzioni. In tal caso è preferibile scegliere la prima, più agevole.


Baita più bassa del dosso della Motta

Ci portiamo dunque ad un rudere di baita, dove ritroviamo il sentiero, qui molto largo, che comincia a salire, diritto, per un tratto, fino a quota 1875 circa, proponendo poi alcuni saliscendi: stiamo descrivendo un arco verso nord-est, tagliando il crinale selvaggio che dal pizzo d’Orta scende verso sud-ovest. Dopo una svolta a sinistra, a quota 1890 metri circa vediamo aprirsi, in alto, il circo dell’alpe d’Orta, che si stende ad ovest del monte Azzarini (m. 2431), il più alto nella Valle del Bitto di Albaredo.
È, questo, un punto molto importante, da non perdere: sulla fascia di prati che si apre in basso, alla nostra destra, vediamo un pilone di sostegno di una teleferica; sulla mulattiera troviamo un mucchietto di sassi con dei pali arrugginiti; a destra del sentiero, una debole traccia se ne stacca e scende in diagonale i ripidi prati: la sfruttiamo per la discesa alla strada provinciale per il passo di S. Marco.


Baita più alta del dosso della Motta

Lasciamo dunque la mulattiera prendendo la debole traccia che scende tagliando in diagonale i ripidi prati e facendosi più in basso maggiormente visibile. Prendiamo come riferimento il punto nel quale il sentiero attraversa il solco della valle che scende dall’alpe d’Orta (e che confluisce, più in basso, nella più ampia Valle d’Orta), che delimita i prati davanti a noi: lo individuiamo facilmente per il bel muretto a secco che sostiene il sentiero stesso. Sul lato opposto, ci affacciamo ad una nuova fascia di prati, e qui il sentiero tende a perdersi. Poco male: restiamo, scendendo diritti, nei pressi del limite di destra dei prati, in vista dei roccioni che disegnano, sulla nostra destra, la piccola forra della valle che scende dall’alpe d’Orta (evitiamo di affacciarci!). La traccia riappare e ci porta verso sinistra, ad una nuova porta nella roccia che ci introduce all’ultima fascia di prati prima della strada provinciale per il passo di S. Marco, che vediamo sotto di noi. Di nuovo la traccia ci abbandona, e di nuovo scendiamo stando sul lato destro dei prati. Nell’ultimo tratto della discesa la ritroviamo e, in breve, concludiamo la discesa a quota 1810, al marcato tornante destrorso (per chi sale) della strada provinciale.
Per tornare all'automobile non ci resta che seguire la strada provinciale che procede diritta verso nord e ci riporta allo slargo dove abbiamo parcheggiato.  

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