Camminando fra i maggenghi sopra Albaredo
GALLERIA DI IMMAGINI - ALTRE ESCURSIONI IN COMUNE DI ALBAREDO - GOOGLE MAP - CARTA DEL PERCORSO
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Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Albaredo-Baitridana |
2 h |
700 |
E |
SINTESI. Saliamo da Morbegno ad Albaredo e, dopo un tornante sx ed uno dx, lasciamo la provinciale per il passo di San Marco prendendo a sinistra e parcheggiando alle Case di Sopra (m. 940). Imbocchiamo il sentiero 2 (Sentiero del Matüsc'). Intercettata una sterrata, prendiamo a sinistra e prima del ponte su una valletta la lasciamo per il sentiero che se ne stacca a destra (freccia gialla) salendo ad Egolo. Dalla parte centrale alta dei prati riprendiamo a salre sul sentiero segnalato passando per le località Sass, Gradesc' e Cornelli. Qui termina una pista sterrata e parte il sentiero che passa sopra l'alpe Baitridana e porta al rifugio Alpe Piazza. Dai Cornelli possiamo scendere per via diversa passando per Corte Grande, Corte Grassa e Scoccia. Raggiugiamo un parcheggio dal quale scendiamo ad intercettare la Provinciale per San Marco. Scendendo, troviamo sulla sinistra la partenza di una larga mulattiera che passa per la Val Viaga e scende ad Albaredo. |
Albaredo per San Marco
Il
Matüsc è un tipico formaggio “povero” valtellinese
a pasta molle, ottenuto dalla lavorazione di latte vaccino e caprino,
parzialmente scremati, in modo tale che, per ogni singola forma (che
non supera i 2,5 kg), si possa ricavare anche quel mezzo chilo di
burro che, venduto, contribuiva, in passato, a sostenere i magri bilanci
familiari.
La lavorazione prevede che il latte sia portato a 35°, prima che
si aggiunga il caglio costituito da liquido di vitello. Rotta la cagliata
a dimensione di piccoli piselli, viene depositata nelle fascere e
pressata per l'eliminazione del siero in eccesso. Dopo qualche giorno
le forme vengono salate esternamente a secco e poi poste in ambiente
fresco e ben arieggiato per la stagionatura, che deve durare almeno
45 giorni.
Apri qui una fotomappa del versante orientale della Valle del Bitto di Albaredo
Il Matüsc viene prodotto un po’ ovunque, ed anche nel cuore
del regno di sua maestà il Bitto, cioè nella Valle del
Bitto di Albaredo (albarée). Qui, dal 2006, ha assunto la denominazione di "
Matüsc San Marco", in onore dell'antica strada di collegamento
con la
Repubblica Veneta (la Via Priula), sulla quale si affaccia il caseificio
AlpiBitto di Albaredo. Si tratta di un prodotto antichissimo: la sua
denominazione deriva, forse, da matte, parola tedesca che significa
telo. È il tipico prodotto di una agricoltura a dimensione
famigliare, ancora presente nella comunità di Albaredo, dove,
tradizionalmente, sono quasi sempre le donne a dedicarsi alla produzione
di questo formaggio.
E qui è stato dedicato a questo prodotto anche un sentiero,
il Sentiero del Matüsc, appunto, itinerario tematico che consente
di toccare i più tipici maggenghi ed alpeggi legati alla sua
produzione. Proprio nei maggenghi avveniva, infatti, gran parte della
lavorazione di tale formaggio: il latte veniva tenuto al fresco nella
“budülera”, il baitello al cui interno scorreva un
ruscello, fino all’affioramento della panna che serviva per
il burro; con il latte magro rimasto, come già detto, veniva
prodotto il matüsc.
Sentiero per Egolo
Il sentiero del Matüsc è identificato con cartelli gialli
e con il numero 2, ha uno sviluppo ad anello, con partenza ed arrivo Albaredo, e richiede un impegno escursionistico medio
(840 metri di dislivello in salita, ed un tempo complessivo che si
aggira intorno alle 5 ore, anche se può essere abbreviato percorrendo
anelli ridotti). Consigliabilissimo a tarda primavera, in estate ed
in autunno, lo si può percorrere, tuttavia, anche in inverno,
prima che la neve renda più difficoltoso il cammino.
Punto di partenza è la frazione di Case di Sopra,
che possiamo raggiungere con l’automobile staccandoci sulla
sinistra dalla strada provinciale per il passo di S. Marco, che attraversa
Albaredo, all’altezza del ristorante “El Cumpanadegh”
(accanto al quale passiamo, entrati in paese, dopo un tornante sinistrorso
ed uno destrorso). Percorsa per un breve
tratto la via Case di Sopra, raggiungiamo un comodo parcheggio, al
quale possiamo lasciare l’automobile. Siamo ad una quota di
circa 950 metri. Presso un gruppo di case quasi addossate l’una
all’altra, troviamo il cartello giallo con numerazione “2”,
che indica la partenza del sentiero (qui denominato “Via d’Orta”),
risale, ripido, i prati a monte della frazione, tenendosi al centro
del filo di un dosso.
Tagliata una nuova stradina asfaltata che sale anch’essa dalle
Case di Sopra (e che potremmo utilizzare in alternativa a questo primo
tratto di sentiero), intercettiamo una carrozzabile sterrata che corre
a monte del paese, raggiungendo la zona dell’acquedotto. Prendiamo,
ora, a sinistra e, dopo una curva a destra, troviamo subito una mulattiera
che si stacca sulla destra dalla carrozzabile (freccia gialla), poco
prima del Punt dul Saltìn. Si tratta della mulattiera che sale,
diretta, ad Égolo (Egul), splendido maggengo che costituisce
un punto nodale sul Sentiero del Matüsc. In alternativa a questa,
possiamo utilizzare un itinerario un po’ più lungo, che
raggiunge Égolo passando prima per i prati del Dosso Comune.
Vediamo la prima possibilità. La mulattiera sale decisa, viene
per un tratto interrotta da un ripido canale in cemento per la regimentazione
dell’acqua, poi riprende, passando a destra di alcuni prati
e di due baite ed entrando poi, dopo un traverso a sinistra, in un
bel bosco. Salendo, inanelliamo diversi tornanti e troviamo un paio
di cartelli che illustrano le specie di alberi che popolano il bosco,
nell’ordine frassini maggiori e maggiociondoli. Sulla mulattiera
si trovano alcune frecce gialle, e su qualche pianta segni blu.
Panorama da Egolo
Poco dopo il secondo cartello, usciamo dal bosco, nella parte bassa
dei prati di Égolo. Vediamo, sopra di noi, una baita che reca
sulla facciata un bel dipinto di Madonna. Procedendo a destra, intercettiamo
un sentierino che, seguito verso destra, ci porta alle baite basse,
per poi piegare a sinistra e risalire i prati sul lato di destra,
fino ad intercettare il cartello del Sentiero del Matüsc, nel
punto in cui le due varianti si incontrano.
Ecco,
ora, la seconda variante, che raggiunge Egolo passando per il Dosso
Comune. Torniamo al punto di partenza della mulattiera che sale diretta
ad Egolo: ora, invece di imboccarla, proseguiamo sulla pista carrozzabile,
fino al Punt dul Saltìn. Appena oltre il ponte vediamo, sulla
destra, la partenza di un sentiero marcato che risale un dossetto
(c’è anche il filo di una teleferica, per cui bisogna
prestare la massima attenzione). Troviamo anche un paio di cartelli:
il primo dà il Dosso Comune a 50 minuti, Egolo ad un’ora
e 20 minuti e Cornelli a 2 ore e 10 minuti; il secondo segnala alberi
monumentali in località Egolo-öff, a 1500 metri. È
il sentiero che seguiremo salendo, accompagnati da alcuni segnavia
bianco-rossi.
Gradesc' e monte Lago
Passiamo ben presto a sinistra di un prato con una baita. Il sentiero
si fa larga mulattiera; ignorata una deviazione a sinistra, proseguiamo
salendo con alcuni tornantini. Superiamo un casello dell’acqua
con bandierina rosso-bianco-rossa numerata “149” e proseguiamo
impegnando altri tornantini; siamo a sinistra di una ripida fascia
di prati, il Dosso Comune. Attraversiamo, quindi, da destra a sinistra,
il ruscello della Valletta, trovando, poco sopra, una deviazione a
sinistra, che ignoriamo.
Dopo un’ulteriore serie di tornantini in pineta, attraversiamo,
da sinistra a destra, un canalino in cemento per la regimentazione
dell’acqua e raggiungiamo un casello dell’acqua con un
tubo ed una fontanella, prima di sbucare sul lato sinistro dei prati
di Egolo, nella parte bassa. Saliamo, quindi, verso
la parte più alta e centrale dei prati e, volgendo a destra,
ci portiamo al punto nel quale questo itinerario si congiunge con
quello sopra descritto (m. 1560 circa). Qui troviamo il cartello giallo
del Sentiero del Matüsc, e sotto questo un cartello della Comunità
Montana di Morbegno che dà Gradesc a 40 minuti. Alla loro sinistra,
un cartello illustra
le caratteristiche di un acero di monte che rientra fra gli alberi
monumentali della Provincia di Sondrio: l’altezza di 19 metri
e la circonferenza di 255 cm. Il panorama è davvero bello:
da sinistra, vediamo la costiera occidentale della Val Gerola, le
Alpi Lepontine e buona parte della Costiera dei Cech.
Proseguiamo a salire verso destra, fino ad incontrare un bivio, al
quale prendiamo a sinistra, seguendo le indicazioni di un nuovo cartello
del Sentiero del Matüsc ed ignorando il sentiero a destra che,
come indica un secondo cartello, conduce a Fop per la Via de Sum.
Baitridana e monte Lago
Proseguendo nella salita, raggiungiamo la località Sass (m. 1600 circa), dove intercettiamo un sentiero che proviene da destra.
Il doppio cartello del Sentiero del Matüsc e del Sentiero della
Transumanza ci indica che abbiamo intercettato il secondo percorso,
che dal ponte della Val Fregera sale all’alpe Piazza: da qui
in avanti, per un bel tratto (fino all’alpe Baitridana), i due
sentieri coincidono.
Continuiamo a salire, fino a quota 1640, dove tagliamo un sentiero
che proviene da sinistra e prosegue a destra; seguendo l’indicazione
di una nuova coppia di cartelli, ignoriamo questo sentiero e proseguiamo
salendo. A quota 1680, in corrispondenza di un cartello che indica
la Rosa Canina, usciamo di nuovo dal bosco, sul limite inferiore di
una fascia di prati. Salendo ancora, a quota
1720 intercettiamo, ad un tornante destrorso (per chi sale), la già
citata carrozzabile che si porta fino ai Cornelli. Il cartello del
Sentiero della Transumanza, però, ci indica che non dobbiamo
seguire la pista, ma che dobbiamo salire alla parte alta di destra
dei prati che abbiamo raggiunto (si tratta della località Gradesc',
dalla quale si gode di un eccellente panorama sull’alto Lario).
Dopo una breve salita, però intercettiamo la seconda volta
la carrozzabile, che ora seguiamo fino al suo punto terminale, ai Cornelli (m. 1739), i prati che si trovano nella
parte alta del largo dosso che separa la val Fregera, alla nostra
destra (nord-ovest), dalla valle Piazza, alla nostra sinistra (sud-est):
si tratta del dosso che sfrutteremo al ritorno. Qui troviamo diversi
cartelli: a quelli più vecchi della Comunità Montana
di Morbegno, infatti (di color giallo), si aggiungono i più
recenti del Parco delle Orobie Valtellinesi. Con riferimento a questi
ultimi, viene segnalato il trivio al quale siamo giunti: nella direzione
dalla quale veniamo vengono indicati, sul percorso 149, Egolo, a 30
minuti, il Dosso Comune, a 50 minuti, ed Albaredo ad un’ora
e 20 minuti; nella direzione in cui dobbiamo procedere vengono indicati,
sul percorso 132, Baitridana, a 10 minuti, il rifugio alpe Piazza e l’alpe Piazza, a 20 minuti; nella direzione che scende, alla
nostra destra, sul dosso (la seguiremo al ritorno) vengono infine
indicati, sul percorso 132, la Corte Grande, a 10 minuti, la Corte
Grassa, a 20 minuti e la località Scoccia (Scöccia) a
40 minuti.
Mettiamoci, dunque, in cammino, in direzione sud-est, sul tranquillo
sentiero che sale gradualmente, attraversando due macchie di abeti
e passando a monte della splendida conca di prati dell’alpe Baitridana (m. 1670). Qui il nostro sentiero raggiunge
il punto più alto (mentre quello della transumanza prosegue):
imboccando una deviazione sulla destra possiamo scendere alle baite
dell’alpe.
Ecco come avviene, invece, il ritorno. Possiamo scendere direttamente
da Baitridana alla Corte Grande, oppure tornare al trivio in località
Cornelli, e seguire le indicazioni del sentiero che scende alla nostra
sinistra (percorso 132, che conduce alla Corte Grande,
in 10 minuti, alla Corte Grassa, in 20 minuti ed
alla località Scoccia – Scöccia - in 40 minuti).
Nel primo tratto di discesa attraversiamo una bella pineta, e ne raggiungiamo
il limite inferiore in corrispondenza di un cartello che segnala,
nella direzione dalla quale veniamo, il bivacco Legüi ed il rifugio
Alpe Piazza.
Poi procediamo sul limite di sinistra (per chi scende) dell’ampio
e splendido terrazzo prativo sul quale si trova il gruppo di baite
della Corte Grande (m. 1615), seguito, a poca distanza, da quello
della Corte Grassa (m. 1614). Proseguendo nella discesa, dobbiamo
prestare attenzione e rimanere sul lato sinistro del largo dosso,
raggiungendo le baite della località Scöccia (m.
1445).
La mulattiera, molto marcata nel tratto terminale (segnavia bianco-rossi)
termina la sua discesa intercettando il primo tratto della strada
asfaltata che si stacca dalla strada provinciale per il passo di San
Marco. Se, invece, ci portiamo sul lato opposto della Corte Grande,
troveremo un sentiero che scende ad un parcheggio che si trova sempre
sulla pista per i Cornelli, ma un paio di tornanti sopra rispetto
alla partenza. In entrambi i casi, ci attende un tratto di discesa
sulla strada provinciale per S. Marco: dopo un primo tornante sinistrorso,
uno successivo destrorso ed un secondo tornante sinistrorso, raggiungeremo
il punto in cui la Via Priula intercetta
la strada provinciale.
Possiamo, però, anche proseguire sulla mulattiera che lascia,
sulla sinistra, la strada provinciale in prossimità del bivio
al quale si stacca la strada per Cornelli: la successiva discesa
passa per Scöccia di sotto e si conclude intercettando
la Via Priula, che, percorsa verso destra, porta al ristoro Via dei
Monti, dal quale, in breve, scendiamo alla strada provinciale nel
punto sopra descritto: attraversata la strada, proseguiamo, quindi,
a scendere sulla Via Priula, raggiungendo il ponticello sulla Val
Fregera.
Corte Grassa
Superata la valle, incontriamo, scendendo, la Val Viaga,
che la fantasia popolare vuole infestata da terribili streghe. Appena
oltrepassato il ponticello sulla valle, vediamo sulla nostra destra
una curiosa corna rocciosa, ed appena oltre una cappelletta, legate
ad una leggenda.
Davvero singolare la conformazione di questa roccia: si tratta di
una corna sbalzata rispetto alla base rocciosa, e congiunta con questa
da una striscia di roccia singolarmente più chiara; guardando
sul lato a monte, scopriamo una profonda crepa che la stacca dall’avamposto
roccioso, sul quale poggia, ci pare proprio, con equilibrio instabile,
perché la base di appoggio è davvero ridotta. Insomma,
parrebbe lì lì per cadere sul sentiero, e la leggenda
racconta che venne posta in quel punto dalle streghe della Val Viaga,
perché precipitasse sul capo dei viandanti che non sostavano
a recitare una preghiera alla Madonna. Ogni escursionista, ad ogni
buon conto, si regoli come meglio crede.
Se riusciamo a passare indenni, superato il successivo tornante destrorso
dobbiamo lasciare la carrozzabile sterrata e scendere sulla
sinistra, per un più stretto tratturo (si tratta sempre della
Via Priula), fino ad intercettare la strada provinciale per S. Marco
appena a sinistra del ristorante “El Cumpanadech”. Qui
lasciamo subito la strada provinciale per salire, verso destra, fino
al parcheggio delle Case Alte, dove abbiamo lasciato l’automobile
circa 4 ore prima.
Questo affascinante anello comporta un dislivello in altezza di 840
metri. Per chi trovasse eccessivo lo sviluppo del sentiero, ecco un
suggerimento per un anello più breve. Torniamo alla parte alta
di Egolo: poco sopra troviamo il bivio con il sentiero che proviene
da destra: qui, invece di proseguire nella salita, prendiamo a destra,
lasciando il Sentiero del Matüsc e raggiungendo, dopo un breve
tratto, una pista sterrata, seguendo la quale in breve siamo ai prati
della Foppa. Qui lasciamo la pista, appena oltre la prima baita, sulla
destra, seguendo una mulattiera che scende, ripida, in un bel bosco,
raggiungendo il limite destro (per noi che scendiamo) di una ripida
fascia di prati (si tratta della località Piàzzola).
Giunti alla parte bassa dei prati, continuiamo a scendere nel bosco,
più o meno sul filo di un largo dosso boscoso, finché
la mulattiera piega a sinistra, lasciando alla propria destra una
baita, e scende fino al torrentello della Val Fregera, che, piegando
a destra, fiancheggia fino ad intercettare la Via Priula in corrispondenza
del già citato ponte della Val Fregera. Prendendo, ora, a destra
cominciamo l’ultimo tratto della discesa, che, come sopra descritto,
ci riporta all’automobile. Questa variante accorcia di circa
un’ora il cammino (il dislivello, a sua volta, scende a circa
650 metri).
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