ALTRE ESCURSIONI A CHIESA IN VALMALENCO - CARTA DEL PERCORSO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Anello Chiesa-Primolo-Alpe Pradaccio-Alpe Lago-Chiesa
4 h
780
E
Anello Chiesa-Primolo-Alpe Braccia-Alpe Pradaccio-Alpe Lago-Chiesa
5 h
820
EE
SINTESI (variante breve). Parcheggiata l'automobile a Chiesa in Valmalenco, saliamo lungo la strada per Primolo. Ad un cartello giallo che indica Primolo imbocchiamo il sentiero che sale fra prati e selve fino ad intercettare la strada asfaltata poco prima dell'ingresso nel paese (m. 1270), al quale possiamo salire anche in automobile. Seguiamo la stradina asfaltata (poi pista) che prosegue nella parte alta del paese, terminando ad uno spiazzo dove un cartello segnala la partenza di due sentieri; imbocchiamo quello superiore, per l'alpe Pradaccio. Lo seguiamo, procedendo nel bosco e tagliando un vallone, fino ad uscire in vista delle baite dell'alpe Pradaccio (m. 1725). Portiamo sul limite opposto dell'alpe, cercando sul suo lato sinistro il sentiero che scende verso sud-est all'alpe Pirlo, attraversando un bel bosco. All'alpe Pirlo (m. 1619) proseguiamo seguendo le indicazioni per l'alpe Lago di Chiesa: poco a sud della baite dell’alpe Pirlo, nel cuore di un bel bosco, troviamo anche il microlaghetto dell’alpe Pirlo, dalle acque di un colore verde intenso. Ignorando, ora, le segnalazioni, sulla destra, della seconda tappa dell’Alta Via della Valmalenco, attraversiamo una macchia di pini mughi e giungiamo all’alpe Lago di Chiesa (m. 1614), che raggiungiamo, dopo aver attraversato la valle Ua, poco a monte della chiesetta di sant’Abbondio. Da qui seguiamo la pista sterrata che scende verso Chiesa Valmalenco, ma dopo un breve tratto ad un tornante sx la lasciamo per imboccare una mulattiera alla sua destra, che scende per via più diretta ed intercetta di nuovo la strada più in basso e poco prima che questa confluisca nella carozzabile che da Chiesa sale a Primolo. Possiamo così facilmente tornare a Chiesa in Valmalenco.


Apri qui una fotomappa dei sentieri intorno a Primolo

Gli alpeggi sono fra gli elementi più caratteristici dell'economia alpina, soprattutto in Valmalenco. Ecco come descrive gli alpeggi di Valmalenco Dario Benetti, nell’articolo “I pascoli e gli insediamenti d’alta quota” in “Sondrio e il suo territorio” (IntesaBci, 2001): “Gli alpeggi della Valmalenco hanno una morfologia a nucleo. Ogni famiglia aveva la propria baita. Non si spostava tutta la famiglia. Di solito andava il capofamiglia con due o tre insieme e gli altri rimanevano a lavorare i campi. Gli altri che rimanevano a casa, una volta alla settimana, andavano a portargli la roba, tutto a spalla, naturalmente, e portavano indietro il burro per venderlo e comprare farina. In alcuni casi la lavorazione del latte era effettuata in gruppi di tre o quattro famiglie che si impegnavano a turno. La produzione principale, più che il formaggio, era il burro, venduto al mercato di Sondrio (alpeggi di Lanzada) o in valle di Poschiavo in Svizzera (alpeggi di Torre). Tra gli alpeggi a nucleo più interessanti sono da considerare i due nuclei dell’alpe Arcoglio in comune di Torre, l’alpe Gembré (in pietra), Campaccio, Prabello, Brusada e l’alpe Musella in comune di Lanzada; in questi ultimi sono ancora presenti alcuni esempi antichi di edifici in legno con struttura a blockbau. Parte dei maggenghi (chiamati anche Barchi) era di proprietà comunale. Alcuni alpeggi (Gembré, Fellaria, Val Poschavina) sono a elevata altitudine e venivano utilizzati, al massimo, per un mese. In alcune alpi si falciava qualche piccolo appezzamento di prato (Pradaccio e Giumellino a Chiesa, Acquabianca, Canale, Palù a Torre) da utilizzare nelle stagioni peggiori unitamente al fieno selvatico raccolto sui versanti più alti delle creste montane”.
Per visitare gli alpeggi di Chiesa in Valmalenco, considerato che il suo territorio copre l’intera alta Valmalenco (val del màler), cioè il ramo occidentale nel quale la valle si divide proprio in corrispondenza di Chiesa, sarebbe necessaria ben più di una escursione.
Proponiamo, però, un itinerario di un giorno che permette di toccare alcuni fra i più significativi alpeggi immediatamente a monte del paese, sul versante occidentale della valle, con partenza e ritorno a Chiesa (o, se preferiamo risparmiare un po’ di cammino, a Primolo (prémul), frazione incantevole che domina Chiesa). Entriamo, dunque, in Sondrio lasciando la ss. 38 (se proveniamo da Milano) sulla destra all’imbocco della tangenziale, raggiungendo la rotonda all’ingresso ovest di Sondrio e svoltando verso nord (sinistra), cioè per la Valmalenco. Salendo in valle, attraversiamo Torre S. Maria e, sempre rimanendo sul lato occidentale (sinistro per noi), raggiungiamo l’ingresso meridionale di Chiesa, a poco più di 15 km da Sondrio. Ci accoglie la bella chiesa parrocchiale dei ss. Giacomo e Filippo (riedificata nel 1609 dopo la distruzione della precedente, che risaliva al XII secolo); scendendo verso destra, possiamo trovare un parcheggio nei pressi della scuola media Sigismund. Da qui (ad quota di 950 metri circa) può cominciare l’escursione.


Apri qui una fotomappa degli alpeggi sopra Chiesa in Valmalenco

Torniamo sui nostri passi, raggiungendo il bel piazzale della chiesa parrocchiale, che oggi ospita il Museo etnografico, naturalistico e mineralogico della Valmalenco. Incamminiamoci verso il centro, prendendo a sinistra non appena troviamo l’indicazione per Primolo, data a 4 km. Salendo lungo la strada, incontriamo subito il grande santuario della Madonna degli Alpini, di epoca assai più recente (la sua edificazione venne iniziata nel 1943). Proseguiamo sulla strada ma, appena troviamo il cartello giallo che indica Prìmolo, prendiamo la scorciatoia che ci permette di guadagnare un po’ di tempo. Subito dopo un tornante destrorso, troviamo la partenza della mulattiera: lasciamo quindi la strada asfaltata e cominciamo a salire fra i prati e la boscaglia, incontrando anche una bella baita solitaria e rimanendo sempre a destra di un vallone. In corrispondenza di un ripetitore televisivo, usciamo dal bosco e, dopo un ultimo breve tratto, intercettiamo di nuovo la strada asfaltata, poco prima che questa conduca a Primolo.
La salita da Chiesa a Primolo richiede circa 45 minuti di cammino. Possiamo, però, anche salire fin qui in automobile, lasciandola, poi, al parcheggio che si trova all’ingresso di Primolo (m. 1270 circa), o a quello nella sua parte alta. Prìmolo (prémul) è una delle più note località turistiche della Valmalenco, ma ha anche un'origine abbastanza antica (in documenti del XV secolo è citato come "primollo"). Non possiamo, in ogni caso, mancare di visitare il bel santuario della Beate Vergine delle Grazie, edificato fra la seconda metà del Seicento (1670) e la seconda metà del Settecento, per iniziativa del parroco di Chiesa don Giovanni Maria Chiesa. Dal piazzale antistante il panorama su Caspoggio, Lanzada ed il pizzo Scalino è davvero suggestivo. Si tratta di un santuario assai amato dagli abitanti di Chiesa. La settecentesca statua lignea della Madonna che regge il Bambino, opera di G. B. Ciotti, è circondata da numerosi ex-voto, donati dai fedeli riconoscenti per i suoi interveti miracolosi. Si dice anche che fra le grazie elargite dalla Madonna vi sia anche quella di far trovare marito alle ragazze che più faticano a farsi maritare, purché con fede e devozione grattino il vetro che custodisce la statua. Se abbiamo qualche necessità in tal senso, possiamo approfittarne, prima di ricominciare a salire, guadagnando la parte alta del paesino.
Da qui parte, sulla destra, la bella mulattiera che porta a San Giuseppe (si tratta di un segmento dell’antichissima strada del Muretto (pas de mürét, l'antico monte dell'Oro), che conduceva da Sondrio all’Engadina, per il passo omonimo). Noi, invece, rimaniamo sulla strada, ed incontriamo, un po’ più avanti, sulla nostra destra, un cartello che segnala la partenza del sentiero Cesare Palaveri (dedicato alla memoria di un componente del CAI di Valmalenco, morto durante un'ascensione sulle Dolomiti), che da qui sale fino all’alpe Braccia (“bràcia", alpeggio denominato, in un documento del 1544, “alpis et montis de bragia”), data ad un’ora e mezza di cammino, per poi biforcarsi: il ramo di destra prosegue per le alpi Grosso inferiore e Lagazzuolo (che si raggiunge dopo 4 ore di cammino, e dalla quale si può agevolmente scendere a San Giuseppe (san giüsèf o giüsèp), per poi tornare a Primolo, sfruttando la già citata mulattiera e chiudendo un interessante anello che richiede circa 6 ore di cammino); il ramo di sinistra, invece, conduce all’alpe Pradaccio, data a 2 ore e 30 minuti dalla partenza del sentiero.
Potremmo sfruttare questo secondo ramo al fine di percorrere il nostro anello, che passa, appunto, per l’alpe Pradaccio e per l’alpe Lago, ma teniamo presente che si tratta di una soluzione faticosa, che richiede, oltretutto, esperienza e buone condizioni ambientali. Il sentiero, infatti, nel tratto che conduce ai 1864 metri dell’alpe Braccia ha una pendenza davvero severa, attraversa luoghi impervi e, in qualche tratto, esposti (per cui neve, ghiaccio o fondo reso scivoloso dalla pioggia possono costituire un’insidia da non sottovalutare). Se, però, non resistiamo al fascino dell’avventura in un ambiente di selvaggia ed un po’ orrida bellezza, teniamo presenti almeno due avvertenze: all’inizio del sentiero prestiamo attenzione ad una biforcazione, alla quale dobbiamo prendere il ramo (meno evidente) di sinistra, che comincia a salire; non perdiamo, poi, mai di vista i segnavia bianco-rossi, peraltro abbondanti: la traccia, infatti, ogni tanto tende un po’ a perdersi ed è assolutamente da evitare una salita a vista, perché il rischio di impelagarsi in un dedalo di dirupi, soprattutto nella parte superiore del sentiero, non è affatto remoto. Il sentiero non fa complimenti: sale tirando quasi diritto, con qualche svolta, attraversando anche una fascia di rocce aspre selvagge.
Alla fine, ecco il cartello che annuncia l’alpe Braccia dove il sentiero Palaveri termina: in realtà, guardandoci intorno, non vediamo se non piccole radure, ritagliate in un bosco che si dirada un po’. Prendiamo, ora, a sinistra: il cartello ci dice che quella è la direzione per l’alpe Pradaccio, data ad un’ora di cammino. Dobbiamo salire ancora: il sentiero guadagna le ultime decine di metri con un ultimo strappo severo, per poi svoltare a sinistra e cominciare una traversata che, in presenza di neve, non è del tutto tranquilla. Prima di raggiungere l’alpe, infatti, dobbiamo attraversare due valloni principali (il Rovinadone ed il vallone parallelo), che veicolano anche pericolose slavine (non a caso nei pressi del sentiero vedremo altrettanti dispositivi di segnalazione dei movimenti della massa nevosa). Ma anche in assenza di neve, il ghiaccio pone qualche problema nell’attraversamento del Rovinadone. Se invece transitiamo nella bella stagione, i problemi si riducono parecchio. Attraversati luoghi poco battuti dal sole, alla fine sbuchiamo in uno scenario assai diverso: dopo un ultimo tratto in una macchia di pini mughi, con una breve quanto ripida discesa che propone anche il superamento di una roccetta che impone un po’ di attenzione, eccoci, infatti, sul limite di una grande ganda di massi rossi, che si dispongono ai piedi del corrugato versante orientale della Val Sassersa (val de sasèrsa), cioè la valle del sasso arso, che intuiamo, là, in alto, alle spalle della cresta rosseggiante. E, ai piedi della ganda, la breve piana che ospita le poche baite dell’alpe Pradaccio.
Scendiamo facilmente a queste baite (m. 1725), adagiate in una piccola ed amena conca verde sul cui fondo si apre, imponente, arcano ed ombroso, il grande vallone di Sassersa. Ben conoscono questa aspra porta coloro che hanno percorso la seconda tappa dell’Alta Via della Valmalenco, dal rifugio Bosio ai rifugi Ventina ("venténa") e Gerli-Porro: si tratta, infatti, della faticosa porta di accesso alla stupenda quanto desolata val Sassersa, che regala le perle dei suoi laghetti prima della faticosa salita al passo di Ventina ("pas de la venténa"), per il quale si accede all’omonima valle, in alta Valmalenco. Luoghi stupendi, indimenticabili. Ma per il vallone saliremo un’altra volta. Per oggi proseguiamo nella più tranquilla traversata, che ha ora come meta l’alpe Pirlo (pérlu o pìrlu).
Prima di vedere come raggiungerla, descriviamo, però, il più semplice itinerario che conduce da Primolo all’alpe Pradaccio. Torniamo al cartello del sentiero Cesare Palaveri: lasciamolo, però, ora alla nostra destra e proseguiamo sulla pista, fino alla sua conclusione. Qui troviamo due cartelli. Uno, più grande, annuncia, su fondo giallo, la partenza del sentiero per l’alpe Pirlo e l’alpe Lago di Chiesa (data a 2 ore), segnalando che da qui si può proseguire per il rifugio Bosio, che si raggiunge in 3 ore e 10 minuti; un secondo cartello, sempre giallo, segnala che per il medesimo sentiero (passando per l’alpe Pirlo, ma non per l’alpe Lago) si possono raggiungere, in 6 ore, i laghetti di Sassersa (laghèt de sasèrsa, o de sasàrsa), il passo Ventina e, dopo 6 ore di cammino, Chiareggio. Un cartello più piccolo, poi, a destra di questi due, segnala la presenza del meno marcato sentiero che conduce, in un’ora, all’alpe Pradaccio ed in 2 ore, per l’itinerario sopra descritto, all’alpe Braccia. Per questo secondo sentiero possiamo raggiungere, quindi, l’alpe Pradaccio: si tratta di un sentiero tranquillo, che, attraversato un vallone, porta direttamente alle baite dell’alpe.
Da qui possiamo, poi, facilmente scendere all’alpe Pirlo (m. 1619), sfruttando un sentiero che parte sul limite di sud-ovest dei prati che stanno davanti alle baite, oppure tornando un po’ indietro sul sentiero percorso e prendendo a destra (a sinistra, se stiamo salendo), per raggiungere la ben visibile alpe inferiore, denominata alpe Prato (m. 1621), dalla quale si prosegue, attraversando due corsi d’acqua, fino all’alpe Pirlo. Ricordiamo che possiamo raggiungere direttamente quest’alpe dalla pista sopra Primolo seguendo il primo e più marcato dei sentieri segnalati.
Dall’alpe Pirlo seguiamo ora il sentiero per l’alpe Lago di Chiesa: poco a sud della baite dell’alpe Pirlo, nel cuore di un bel bosco, troviamo anche il microlaghetto dell’alpe Pirlo, dalle acque di un colore verde intenso. Ignorando, ora, le segnalazioni, sulla destra, della seconda tappa dell’Alta Via della Valmalenco, che passa per le alpi Giumellino (m. 1756) e Mastabia (m. 2077), prima di entrare in Val Torreggio (Val del Turéc') e di scendere al rifugio Bosio, proseguiamo sul sentiero per l’alpe Lago (m. 1614), che raggiungiamo, dopo aver attraversato la valle Ua, poco a monte della chiesetta di sant’Abbondio.
L’alpe è costituita da una grande pianoro che colpisce per la sua incantevole bellezza, suscitando un profondo senso di pace e di raccoglimento. La sua denominazione segnala l’antica presenza di un lago, ora prosciugato. È, questa, l’ultima tappa del giro degli alpeggi sopra Chiesa: dobbiamo ora tornare a Chiesa (o a Primolo), e possiamo farlo seguendo la pista carrozzabile (chiusa al traffico dei veicolo non autorizzati) che scende fino ad un tornante della strada Chiesa-Primolo, oppure, per via più breve e suggestiva, seguendo la marcata mulattiera che si stacca sulla destra dalla pista, nel suo primo tratto, e la taglia, in alcuni punti, più in basso.
Chiudiamo, così, il giro degli alpeggi sopra Chiesa, che, nella sua variante intermedia (quella che dalla pista sopra Primolo porta direttamente all’alpe Pradaccio) comporta, partendo da Chiesa, circa 5 ore di cammino, necessarie per superare un dislivello approssimativo di 800 metri.

 

Apri qui una panoramica dell'alpe Lago di Chiesa

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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