Apri qui una panoramica dall'alpe Mastabia

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Strada Chiesa-Primolo-Alpe Lago di Chiesa-Alpe Mastabia-Rif. Bosio
4 h
1050
E
SINTESI. Da Chiesa in Valmalenco saliamo sulla carozzabile per Primolo, fino all'ultimo tornante dx (quota 1095), dove si trova un cartello che indica il rifugio Bosio. Parcheggiamo qui e, dopo un brevissimo tratto sulla strada asfaltata per l'alpe Lago, imbocchiamo la mulattiera che se ne stacca sulla destra, salendo in un bosco di larici. Dopo averla tagliata altre due volte, se ne allontana e sale più direttamente. Superata una valletta, intercetta di nuovo la carozzabile poco prima dell'ingresso all'ampia piana dell'alpe Lago di Chiesa (m. 1614). Seguiamo la nuova pista agro-silvo-pastorale che oltrepassa le baite dell'alpe e sale con qualche tornante nel bosco, fino ad una radura all'imbocco della Val Torreggio (Val del Turéc'), dove troviamo un cartello che segnala, sul limite del bosco, il sentiero per l'alpe Mastabia, che sale ripido nel bosco fino alla baita di quota 1994. Alla sua destra il sentierino riprende a salire nel bosco e ne esce ai ripidi prati prima dell'alpe; stando sulla sinistra, saliamo ai prati dell'alpe Mastabia (m. 2077).


Apri qui una fotomappa della Val Torreggio (Val del Turéc')

L’alpe Mastabia (o Mastabbia) è posta a 2098 metri su un largo dosso sul limite settentrionale della Val Torreggio (Val del Turéc'). Appartiene al territorio del comune di Torre di Santa Maria, ma è di proprietà, come anche l’alpe Airale, del comune di Spriana. Poco conosciuta come meta escursionistica, è di solito toccata da quanti percorrono la seconda tappa dell’Alta Via della Valmalenco, la lunga traversata dal rifugio Bosio, in Val Torreggio (Val del Turéc'), ai rifugi Gerli-Porro e Ventina, in Val Ventina. La sua posizione le conferisce, però, un pregio panoramico di prim’ordine: è, infatti, un ottimo terrazzo dal quale si domina buona parte della testata della Valmalenco, il gruppo Scalino-Painale-Ron e l’intera sezione centrale ed orientale della catena orobica. Per questo vale la pena visitarla, magari allungando di una mezzora circa il trekking che da Chiesa in Valmalenco porta al rifugio Bosio.
La salita all'alpe parte dall’alpe Lago di Chiesa (m. 1614), alla quale sale una carrozzabile che si stacca dalla strada Chiesa in Valmalenco-Primolo in corrispondenza del primo tornante dx (1095 metri, segnalazione: un cartello giallo indica Lago di Chiesa, Alpe Pirlo, Primolo e Bosio - ore 3).
La strada è però chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati, per cui dobbiamo parcheggiare l'automobile nel vicino spiazzo. Poco oltre la sua partenza, troviamo una comoda mulattiera, che sale da sinistra e procede a destra (indicazione "Bosio" su un grande masso) e che per via più diretta porta all'alpe, attraversando una splendida pecceta. Nel primo tratto procediamo verso ovest-nord-ovest, intercettando di nuovo la carozzabile, poi continuiamo a salire in direzione sud-ovest e ovest-sud-ovest, intercettando la carrozzabile per la terza volta. Procedendo ancora verso ovest, tocchiamo la carozzabile ad un suo tornante dx. Dopo un tratto in direzione ovest, la mulattiera volge a sinistra, per tagliare un ampio dosso (in questo tratto si aprono alla nostra sinistra ottimi scorci su Chiesa Valmalenco e Primolo), piega a sud, sud-est e di nuovo sud, poi rientra verso destra e procede in direzione ovest, fra radi larici e pini mughi, intercettando la carozzabile che nel frattempo ha compiuto un'ampia diversione in direzione opposta. Ignorato il sentiero che procede verso ovest per l'Alpe Pirlo, seguiamo per un buon tratto la strada, poi ce ne allontaniamo di poco, restando alla sua sinistra. Superati su due ponticelli in legno altrettanti rami del torrente Giumellino, che scende dalla valle omonima, siamo di nuovo alla strada, che a questo punto seguiamo fino all'alpe: dopo una svolta a destra, siamo al suo limite orientale (su un grande masso leggiamo "Alpe Lago m. 1614").

Alpe Lago di Chiesa

L'alpe Lago di Chiesa (m. 1614) è costituita da una grande pianoro che colpisce per la sua incantevole bellezza, suscitando un profondo senso di pace e di raccoglimento. La sua denominazione segnala l’antica presenza di un lago, ora prosciugato, che notizie storiche davano ancora nel Seicento ricco di gustose trote. Giunti sulla soglia dell'alpeggio, proseguiamo sul suo lato destro, in direzione della chiesetta di sant’Abbondio e della Madonna della Neve.
Da poco la carozzabile per l’alpe Lago è stata prolungata, come pista agro-silvo-pastorale, fino all’alpe Airale, cioè fin quasi al rifugio Bosio. La pista corre vicino e per buona parte sostituisce l’antico sentiero, noto agli escursionisti che si addentravano in Val Torreggio (Val del Turéc') dal fianco settentrionale, cioè, appunto, dall’alpe Lago di Chiesa. Possiamo, ora, scegliere se restare sull’antica traccia o se seguire la pista. In ogni caso, passiamo appena alle spalle della chiesetta di Sant’Abbondio, procedendo per breve tratto verso nord-ovest, per poi piegare a sinistra (sud-ovest).

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Il sentiero raggiunge un ponticello, poi comincia a salire in direzione di una baita isolata, sul limite occidentale dell’alpeggio (attenzione a non prendere troppo a sinistra, procedendo verso il nucleo di baite sul suo limite sud-occidentale).
Intercettata la pista, il sentiero la lascia per riprendere la salita in un bel bosco di larici, mentre la pista procede con pendenza più modesta, e quindi con una serie di tornanti. Questo si ripete qualche altra volta, finché sentiero e pista si ritrovano ad una radura dove un cartello segnala la partenza del sentierino per l’alpe Mastabbia. Mentre, infatti, la pista comincia la traversata del fianco settentrionale della Val Torreggio (Val del Turéc') (sentiero 316: l’alpe Serra è data a 40 minuti, l’alpe Airale ad un’ora e 10 minuti ed il rifugio Bosio ad un’ora e 20 minuti), sulla sua destra un sentierino, all’inizio poco marcato e non segnalato da segnavia, si addentra nel bosco di larici e sale deciso sul fianco del ripido dosso, in direzione ovest-nord-ovest.
Imbocchiamo, dunque, il sentierino: dopo una decina di minuti o poco più, usciamo, col fiatone, ad una prima radura. No, non è ancora l’alpe. Ad attenderci è, infatti, una baita isolata, quotata 1924 metri, sul limite alto dell’ampia radura. Risalendo i ripidi prati, ci portiamo alla baita e procediamo alla sua destra, superando anche una fontanella. Salendo, vediamo già, alla nostra destra, i giganti della testata della Valmalenco fare capolino oltre la linea dei larici. Alla loro destra, elegante come un teorema geometrico, il pizzo Scalino si gode la sua solitaria bellezza. Volgiamo un attimo lo sguardo anche per memorizzare il punto dal quale siamo usciti dal bosco (cosa sempre da fare, se si torna per la medesima via di salita). Riprendendo la salita, dopo un primo tratto con scalinatura in legno, rientriamo nel bosco, procedendo verso ovest, fino a sbucare ad una seconda radura, dove troviamo una nuova fontanella con vasca in legno. Procediamo in direzione del limite di sinistra della radura, dove il sentiero riappare, ed in breve ci porta al limite inferiore dell’alpe Mastabia (m. 2077).

Alpe Mastabia

Superato una sorta di corridoio erboso, vediamo in alto, alla nostra sinistra, un’edicola dedicata dalla Pro-Loco di Spriana alla Beata Vergine Maria. Le baite sono più in alto, a destra: le raggiungiamo, infine, dopo una cinquantina di sudatissimi minuti dalla partenza del sentierino, dedicati alla salita ed a qualche sosta per tirare il fiato. Camminiamo da poco più di tre ore e, dai 2098 metri del baitone e delle baite, ci godiamo, finalmente, la vista della testata della Valmalenco, dai pizzi Roseg, Scerscen e Bernina alla Cresta Guzza, ai pizzi Argient e Zupò al pizzo Palù. Poi, di nuovo, il pizzo Scalino e, alla sua destra, la punta Painale e l’appuntita vetta di Ron. Molto bella è anche la visuale sulle Orobie centro-orientali. Un gruppo di cartelli segnala che abbiamo intercettato la seconda tappa dell’Alta Via della Valmalenco. Prendendo a destra raggiungiamo in 10 minuti le ex-miniere di talco, in 50 minuti i Giumellini ed in un’ora e 20 minuti l’alpe Pirlo. Prendendo a sinistra, invece, ci addentriamo in Val Torreggio (Val del Turéc'), raggiungendo in 40 minuti l’alpe Airale ed in 50 minuti il rifugio Bosio. Possiamo tornare all’alpe Lago procedendo in entrambe le direzioni. La più interessante è la seconda, perché ci consente di visitare il rifugio Bosio, posto nella piana della media Val Torreggio (Val del Turéc'), uno dei più ameni luoghi della Valmalenco.

Alpe Mastabia

Prendendo a sinistra, raggiungiamo, in dolce salita, i limiti dei prati, piegando poi a destra e di diventando decisamente più marcato (su diversi massi osserveremo i caratteristici triangoli gialli dell’Alta Via della Valmalenco). Dopo un breve tratto, siamo ad un bivio, al quale prendiamo a sinistra, proseguendo con modesti saliscendi nel bosco, fino a uscire in vista delle baite dell’alpe Airale (m. 2080), poste ai piedi dei corni omonimi. Eccoci, dunque, nel cuore nella Val Torreggio (Val del Turéc'): ad una decina di minuti, infatti, superato su un bel ponte il torrente Torreggio, siamo al rifugio Bosio-Galli (m. 2086), posto al centro della Val Torreggio (Val del Turéc') (Torre di S. Maria, Valmalenco), in un'incantevole piana dominata a nord dai Corni di Airale e ad est dai Corni Bruciati. Costruito nel 1924, fu dedicato dal CAI di Desio al cavalier Carlo Bosio, suo primo presidente, e dal settembre 1997 anche a sua figlia Anna Bosio Galli. Un locale invernale più recente è dedicato a Dino Galimberti. Il rifugio è aperto dai primi di giugno fino alla fine di settembre, dispone di 50 posti letto in camerette e cameroni. Punto di arrivo della I tappa e punto di partenza della II tappa dell'Alta Via della Valmalenco, è punto di appoggio di numerose altre interessanti traversate. Ulteriori informazioni si possono trovare alla pagina web http://www.caidesio.net/joomla254/la-sezione/rifugi/rifugio-bosio-galli.

Rifugio Bosio-Galli

Il rifugio riposa su un poggio di verdi micascisti al centro di una bella conca di origine glaciale, sbarrata dalla morena frontale di un antico ghiacciaio, che originò un lago di cui ora resta, come unica traccia, il terreno di torbiera nei pressi del rifuio, dove il torrente Torreggio scorre pigro, fra enormi blocchi di serpentino che, sullo sfondo dei Corni Bruciati, conferiscono allo scenario una singolare ed arcana bellezza.
Siamo in cammino da 4 ore o poco più (il dislivello approssimativo in altezza è di 1030 metri); possiamo intraprendere la via del ritorno seguendo la pista che ci riporta all’alpe Lago di Chiesa, per poi sfruttare la mulattiera che scende al tornante della strada Chiesa-Chiareggio, dove abbiamo lasciato l’automobile (calcoliamo, per il ritorno, almeno 2 ore e mezza). Se dall’alpe Mastabia vogliamo, invece, portarci all’alpe Pirlo (m. 1620), qui troveremo l’indicazione segnaletica del sentiero che, traversando verso sud, quasi in piano, ci riporta all’Alpe Lago di Chiesa. Questa seconda opzione rende un po‘ più breve l’escurione, accorciandola di circa mezzora.

Val Torreggio (Val del Turéc')

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - da un particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

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