Apri qui una panoramica dell'alta Valmalenco dall'alpe Zocca

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Chiareggio-Rifugio Gerli-Porro e Ventina-Alpe Zocca-Alpe Sentieri-Chiareggio
4h
850
E
SINTESI. Entrati in Chiareggio (m. 1612), lo attraversiamo interamente, seguendo le indicazioni per il parcheggio, al quale scendiamo, sulla sinistra, proprio al suo limite occidentale. Il parcheggio è costituito dall’ampia spianata che si stende sulle rive del Mallero (màler); percorriamolo interamente verso sinistra (cioè nell’opposta direzione di marcia rispetto a quella tenuta per attraversare il paese), fino al suo limite, e qui lasciamo l’automobile (m. 1590). Procediamo verso est fino al ponte che ci porta sul lato opposto del Mallero e qui prendiamo a destra, percorrendo un tratturo che sale gradualmente. Ignorate deviazioni a sinistra e destra, dopo un ultimo strappo raggiungiamo il rifugio Gerli-Porro (m. 1965). Poco oltre il rifugio, sulla destra, troviamo un ponte in legno che ci porta sul lato opposto del torrente Ventina, a ridosso del versante boscoso. Seguendo la segnalazione di un cartello, imbocchiamo il sentiero segnalato da segnavia rosso-bianco-rossi e da bolli gialli che sale deciso nel bosco verso ovest con diversi tornantini. A quota 2090 raggiungiamo una pianetta ed il sentiero volge a sinistra, uscendo alla macchia, con andamento quasi pianeggiante. Qui viene intercettato da un sentierino che proviene da sinistra, e riprende a salire gradualmente, svoltando a destra. Raggiungiamo, così, il limite meridionale dell’alpe Zocca (m. 2180), passando a sinistra di un'ampia conca. Superate alcune formazioni rocciose, sulla sua destra, il sentiero passa a sinistra di una seconda e più ampia piana. Il sentiero passa a sinistra di una baita (m. 2198), prima di attraversare una sorta di porta che dà accesso alla parte terminale dell’alpe. Raggiunto il limite dell’alpe, cominciamo a scendere, oltrepassando una pozza. Dobbiamo stare attenti, poi, a non scendere diritti per l’invitante corridoio erboso che ci sta davanti: dobbiamo piegare a destra, seguendo i segnavia. Passiamo a destra di un'ampia radura, pieghiamo a destra e dopo una svolta a sinistra, scendiamo fino al limite dell’alpe Sentieri (m. 2031). Scendiamo, quindi, alle baite più basse, in una splendida conca di prati; oltre l’ultima baita un ometto di pietre bianche indica la ripartenza del sentiero, che, dopo una svolta a destra, scende con alcuni tornantini fino ad una radura (m. 2015), che percorriamo interamente. Al termine della radura, dobbiamo stare attenti a non proseguire in piano, ma a scendere, sulla sinistra, seguendo i segnavia ed iniziando una lunga serie di tornantini. La discesa termina poco sotto quota 1700, sulla ganda del torrente della Val Sissone, che attraversiamo su un ponte di legno. Il sentiero, quindi, prende a destra ed intercetta la pista che si addentra in Val Sissone. La seguiamo verso destra e raggiungiamo il ponte sul Mallero, oltre il quale la pista attraversa la pineta di Pian del Lupo e ci riporta al parcheggio di Chiareggio.

Nella stagione estiva Chiareggio, perla dell'alta Valmalenco, ed i moleplici sentieri escursionistici che ad esso fanno capo sono assai frequentati. Chi desiderasse un'escursione fra scenari più solitari, può salire alla scoperta di due alpeggi (Zocca e Sentieri) ormai deserti, che presidiano il fianco settentrionale della bassa Val Ventina.
Punto di partenza è Chiareggio (cirècc, cirécc o ciarécc; in un documento del 1544 “gieregio”; in una mappa del 1816 risultava costituito dalla chiesetta di S. Anna, dall’Osteria del Bosco, dal baitone di fronte alla chiesa e da sei piccole costruzioni lungo il Mallero -màler-; m. 1612), noto centro di villeggiatura in alta Valmalenco (val del màler), a 14 km da Chiesa Valmalenco (28 km da Sondrio). Raggiunte le case del paesino, lo attraversiamo interamente, seguendo le indicazioni per il parcheggio, al quale scendiamo, sulla sinistra, proprio al suo limite occidentale. Il parcheggio è costituito dall’ampia spianata che si stende sulle rive del Mallero (màler); percorriamolo interamente verso sinistra (cioè nell’opposta direzione di marcia rispetto a quella tenuta per attraversare il paese), fino al suo limite, e qui lasciamo l’automobile (m. 1590).
Procedendo per un breve tratto verso est, troviamo il ponte sul Mallero (màler) che porta dalla riva settentrionale a quella meridionale; un cartello indica il rifugio Gerli-Porro ad un’ora di cammino ed il rifugio Ventina ad un’ora e 5 minuti. Raggiunta la riva opposta, prendiamo a destra, imboccando il tratturo che porta all’alpe Ventina, dove si trovano i due rifugi già menzionati. Nel cuore della stagione estiva, non soffriremo certamente la solitudine: frotte di escursionisti di ogni età sciamano, infatti, da Chiareggio salendo ai due rifugi, sfruttando l’opportunità, non frequente, di raggiungere, in un’ora o poco più di cammino, uno splendido scenario di alta montagna, quello rappresentato dall’alpe Ventina.
Il tratturo sale con una pendenza abbastanza moderata e regolare (anche se nell'ultima parte la pendenza si fa più severa), descrivendo un largo arco che ci porta all’ingresso della Val Ventina, la più meridionale della tre valli maggiori nelle quali si suddivide l’alta Valmalenco a monte di Chiareggio. Ci sono solo due tornanti, l'uno consecutivo all'altro. Appena prima del tornantino sinistrorso si stacca dalla pista, sulla destra, un sentiero che scende al ponte del Mallero (màler) nei pressi dell'alpe Forbesina: di qui passa la primissima parte della terza tappa dell'Alta Via della Valmalenco. Appena dopo il successivo tornante destrorso troviamo, su un masso alla nostra sinistra, l'indicazione che segnala la partenza del sentiero per il lago Pirola. Continuiamo a salire verso i rifugi dell'alpe Ventina. La pista attraversa una fascia di materiale franoso, che scende da un evidente canalone posto in alto, a sinistra. Alla sua destra, il profilo scuro del Torrione Porro. Poco oltre, vediamo, sulla nostra sinistra, un secondo sentiero, segnalato, per il lago Pirola (sigla LP): si tratta di un sentiero che si congiunge con quello che parte più in basso.

Rifugio Ventina

Al termine del tratturo, dopo circa un’ora di cammino, ci troviamo di fronte i rifugi Gerli-Porro (si tratta di due rifugi contigui), a 1965 metri, sul limite della splendida piana dell’alpe Ventina. Il primo è dedicato ad Amerino e Maria Gerli, mentre il secondo è sorto nel 1936, in ricordo di Augusto Porro, travolto da una slavina sul Piz Corvatsch l’anno precedente; nei suoi pressi si trova anche una cappelletta dedicata ai caduti in montagna ed un pannello che illustra le caratteristiche del sentiero glaciologico che andremo a percorrere (lunghezza: 3,5 km; dislivello totale: 175 m; tempo di percorrenza: 1 ora e 30 minuti; difficoltà: E). Più avanti, quasi appartato e discreto, sorge il rifugio Ventina (m. 1975).
Fin qui l'escursione non ci ha certo riservato un'impressione di solitudine, ma poco a monte del rifugio Gerli-Porro troviamo un ponte in legno che ci porta sul lato opposto del torrente, a ridosso del versante boscoso, lasciandoci alle spalle la folla dei vacanzieri che salgono ai rifugi sfruttando l'impegno complessivamente modesto dell'escursione.


Alpe Zocca

Qui un cartello segnala la partenza del sentiero per l’alpe Zocca e l’alpe Sentieri, dalla quale possiamo scendere a Chiareggio. Il sentiero parte a pochi metri (è quello che sale deciso nel bosco, segnalato da segnavia rosso-bianco-rossi e da bolli gialli, non quello che procede pianeggiante sul limite dei prati dell’alpe). Per un buon tratto non ci dà respiro: si arrampica, con serrati tornantini, nel bosco di larici, in direzione ovest; durante qualche sosta, possiamo dare un’occhiata al versante orientale della Val Ventina, che ci propone, da sinistra, il Torrione Porro (m. 2435), la depressione del bocchel del Cane (m. 2541), la punta Rosalba (m. 2803), l’imponente e massiccia cima del Duca (m. 2968), il passo Ventina (m. 2675) e la piramide regolare e scura del pizzo Rachele (m. 2998); restano, invece, nascosti, sulla destra, il ghiacciaio della Ventina ed il pizzo Cassandra.
A quota 2090 raggiungiamo una pianetta ed il sentiero volge a sinistra, uscendo alla macchia, con andamento quasi pianeggiante. Qui viene intercettato da un sentierino che proviene da sinistra, e riprende a salire gradualmente, svoltando a destra. Raggiungiamo, così, il limite meridionale dell’alpe Zocca (zòca, ma anche zòchi), e comprendiamo anche il motivo di tale denominazione: il sentiero passa, infatti, leggermente alto (siamo a quota 2180) rispetto ad una conca che si stende alla sua sinistra. Si tratta del fondo di un laghetto interrato, che è diventato terreno di torbiera.
Superate alcune formazioni rocciose, sulla sua destra, il sentiero passa a sinistra di una seconda e più ampia zocca, il cuore dell’alpe, un luogo che dire incantevole è dir poco. Non ci si può non sedere di fronte a questa splendida conca verde, ad assaporare il profondo silenzio ed il suggestivo panorama. Non si vedono più, a destra, il passo Ventina (pas de la venténa) ed il pizzo Rachele, ma, in compenso, possiamo ammirare, a sinistra, la punta di Fora (m. 3363) e la triade dei pizzi Tramoggia (piz di tremögi, m. 3441) e Malenco (m. 3438) e della Sassa d’Entova (sasa d’éntua, m. 3329; le tre vette, nel loro insieme, erano chiamate, localmente, “i tremögi”; la denominazione distinta deriva da un interesse alpinistico).


Alpe Zocca

Il sentiero prosegue e passa a sinistra di una baita (m. 2198), prima di attraversare una sorta di porta che dà accesso alla parte terminale dell’alpe. Si apre, davanti a noi, anche lo stupendo scenario della Valle del Muretto, presidiata, a sinistra, dal monte del Forno (fùren, o fórn, ma anche munt rus, m. 3214). Dopo essere passati a monte di una terza zocca, più piccola, raggiungiamo una grande baita diroccata, con la scritta “Museo Valmalenco”.
Raggiunto il limite dell’alpe, cominciamo a scendere, oltrepassando una pozza. Dobbiamo stare attenti, poi, a non scendere diritti per l’invitante corridoio erboso che ci sta davanti: dobbiamo piegare a destra, seguendo i segnavia. In generale, non pensiamo mai di scendere a vista per i boschi: finiremmo sopra salti rocciosi insormontabili. Nella discesa, passiamo a destra di un’ampia radura, sul cui fondo appare, bellissima, la parte settentrionale della testata della
Val Sissone (val de sisùm), con il monte Sissone ("sisùn", in Val Masino, "còrgn de sisùm", chiamato anche piz sisùm e, dai contrabbandieri, “el catapìz”, in Valmalenco; m. 3331) e le cime di Rosso (m. 3366) e di Vazzeda (m. 3301). Poi il sentiero, per un breve tratto, piega a destra e, sul fondo, davanti a noi, scorgiamo, per pochi istanti, il caratteristico tetto rosso dei rifugi Gerli-Porro.


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Dopo una svolta a sinistra, scendiamo fino al limite dell’alpe Sentieri (alp di sèntée, m. 2031), incorniciata dall’intera testata della Val Sissone: ecco quindi apparire, a sinistra del monte Sissone, la piramide della punta Baroni (m. 3203) e, alla sua sinistra, le cime di Chiareggio centrale (m. 3107) e sud-orientale (m. 3093). Si vedono anche, più a sinistra ancora, il passo di Mello (buchèl de san martìn, o martìgn, m. 2992) ed uno scorcio del monte Pioda (sciöma da piöda, m. 3431). Alle nostre spalle, invece, della Val Ventina resta solo una finestra piccolissima, che mostra il Torrione Porro emergere dai larici che delimitano l’alpe.
Scendiamo, quindi, alle baite più basse, in una splendida conca di prati; oltre l’ultima baita un ometto di pietre bianche indica la ripartenza del sentiero, che, dopo una svolta a destra, scende con alcuni tornantini fino ad una radura (m. 2015), che percorriamo interamente; di fronte a noi, i pizzi Tremoggia e Malenco e la Sassa d’Entova. Al termine della radura, dobbiamo stare attenti a non proseguire in piano, ma a scendere, sulla sinistra (seguiamo sempre i segnavia; in questo caso ne vediamo uno, sbiadito, sul tronco di un albero).
Inizia, ora, una lunga discesa nella quale inanelliamo una serie che ci sembra interminabile di tornantini. A quota 1920 si congiunge al nostro sentiero un sentierino che proviene da destra. A quota 1720 intercettiamo un sentiero che proviene da sinistra, e continuiamo a scendere. Il rumore del torrente che scende dalla Val Sissone si fa sempre più fragoroso. La discesa termina poco sotto quota 1700, sulla ganda del torrente della Val Sissone, che attraversiamo su un ponte di legno. Il sentiero, quindi, prende a destra ed intercetta la pista che si addentra in Val Sissone, in corrispondenza di un cartello che indica, nella direzione dalla quale proveniamo, la deviazione per l’alpe Sentieri. Non ci resta che percorrere la pista verso destra, fino a raggiungere il ponte sul Mallero. Attraversata, poi, la pineta di Pian del Lupo (cattiva trasposizione in italiano di cià lla lòp, o ciàn de la lòp, vale a dire il piano della loppa, o lolla, materiale di scarto derivato dalla cottura del ferro: niente a che fare con i lupi, dunque!), ci ritroviamo al parcheggio di Chiareggio, nel quale abbiamo lasciato l’automobile.
Questo anello, che comporta un dislivello complessivo di 850 metri, richiede approssimativamente 4 ore di cammino.


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CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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