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La quinta tappa del Sentiero Italia Lombardia nord IV settore prevede che si traversi dal rifugio Schiazzera o dal bivacco Salina al ricovero Malghera, nella località omonima della Val Grosina occidentale, all'imbocco della Val di Sacco. Il primo itinerario è più breve e passa per il passo di Schiazzera (o di Züchèt, o di Zòchi) e discende l'intera Valle Piana, fino al rifugio Alpe Piana, mentre il secondo giunge all'alpe Piana con un giro più largo che traversa la parte alta della costiera che separa la Val Grosina occidentale dal versante retico che si affaccia a Vervio e Grosotto.


Apri qui una panoramica della Val Piana dalla cima di Schiazzera

RIFUGIO SCHIAZZERA-RICOVERO MALGHERA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Rifugio Schiazzera-Passo di Schiazzera-Casina Piana-Ricovero Malghera
5-6 h
450
E
SINTESI. Dal rifugio Schiazzera (m. 2097) risaliamo al Sentiero Italia e prendiamo a destra, iniziando la traversata dell'alto circo della Val Saiento. Volgendo a destra, il largo sentiero scavalca il ramo più occidentale del torrente Schiazzera. Effettuando un ampio arco in senso antiorario, seguiamo un largo cordone morenico e passiamo leggermente alti rispetto al laghetto di Pian Fusino (m. 2261), che vediamo alla nostra destra. Dopo un tratto, quasi pianeggiante, raggiungiamo la riva del tranquillo lago di Schiazzera, preceduto da una grande pozza (m. 2392). Proseguiamo sulla pista, che volge gradualmente a destra, aggirando un poggio di rocce levigate. Alzandoci un po', raggiungiamo con lo sguardo il terzo laghetto dell'alta valle, il lac Brodeg (m. 2356). Passiamo, poi, a sinistra dell'arrotondata cima del poggio e proseguiamo, con tratto in leggera discesa, iniziando un lungo traverso, in direzione nord-est, che taglia il fianco meridionale della cima orientale di Schiazzera. Riprendiamo a salire, passando a sinistra di una grotta attrezzata a fortificazione e piegando leggermente a sinistra, fino a raggiungere il vallone centrale della valle, dove scorre un torrentello, a quota 2417. Qui prendiamo a sinistra. seguendo le indicazioni per Malghera. Iniziamo a salire su sentiero e traccia di sentiero, diritti, in direzione nord-nord-ovest, seguendo l'andamento del largo vallone che scende all'alpe Schiazzera. Rimaniamo sempre sul fondo del vallone, raggiungendo un primo ampio pianoro, dove si trova anche una pozza. Seguendo il sentiero, saliamo, piegando leggermente a sinistra, ad una spianata superiore, caratterizzata da un masso erratico solitario. Guardando al crinale sopra di noi, individuiamo la sella più bassa e cominciamo a salire, in diagonale, verso destra, il versante erboso, abbastanza ripido ma non insormontabile, che ci separa da essa. Una traccia di sentiero, piuttosto debole, ci aiuta. Con un po' di attenzione, per evitare di scivolare, su erba insidiosa, raggiungiamo, alla fine, i 2546 metri del passo di Schiazzera, chiamato anche passo di Zochi o di Züchèt. Ci affacciamo così alla valle Piana, su un versante assai diverso e più selvaggio, occupato in gran parte da sfasciumi e da qualche nevaietto. La traccia per la quale scendere è debolissima o addirittura non c'è; comunque non è difficile, tenendosi sul lato destro della valle, e sulla sinistra del canalone che scende dal passo, superare il salto che si affaccia al lungo pianone che le dà il nome. Toccato il pianone, si segue il torrente, restando sulla destra, per poi passare a sinistra e, con breve salita, intercettare una pista che scende al baitone del rifugio alpe Piana, a 1883 metri. Qui giunge anche il secondo e più lungo itinerario, dal bivacco Salina, che segue una pista sterrata. Ci immettiamo su questa pista e proseguiamo verso sinistra (ovest), passando sul versante occidentale della Val Piana. Ad un bivio stiamo a sinistra, poi volgiamo a destra (nord), seguendo la mulattiera che descrive un ampio arco in senso antiorario, salendo gradualmente e passando per l'alpe Canfinale (m. 2065). Proseguendo verso nord-ovest e poi sud-ovest ci affacciamo alla Val Guinzana, anch'essa laterale meridionale, come la Val Piana, della Val Grosina occidentale. Anche qui, ad un bivio, stiamo a sinistra. Un ponticello ci fa passare sul versante occidentale della valle, giungendo all'alpe Guinzana, dove troviamo il baitone di quota 1930. Imbocchiamo ora un sentiero che traversa verso nord-ovest e, superata una radura, prosegue nel bosco, uscendone in vista delle baite del Grasso di Pedruna (m. 1917), nella parte bassa della valle omonima. Ci immettiamo così in una stradella e, attraversato il torrente Pedruna su un ponticello, ignoriamo la pista che si addentra verso l'interno della valle proseguendo diritti, fra radi larici, ed uscendo infine all'aperto. Intercettata la carozzabile per Malghera poco sotto il nucleo di Malghera, saliamo al ricovero omonimo, al cospetto del santuario della Madonna del Muschio o della Neve (m. 1937).

Il rifugio Alpe Schiazzera può essere base di partenza per alcune belle escursioni. La più facile ha come meta il lago di Schiazzera, che si raggiunge in circa un'ora di cammino. Alle spalle del rifugio una serie di cartelli escursionistici chiariscono le idee. I sentieri 230 e 201 possono essere imboccati in duplice direzione: andando verso destra si sale, in 35 minuti, al dosso erboso sovrastato da una croce, detto Monte Croce (m. 2279), di cui abbiamo visto il dirupato salto del versante sud-occidentale, alla nostra destra, salendo lungo il ripido tratturo che dal parcheggio porta al rifugio. Seguendo la medesima direttrice si effettua il giro dell'intero circo terminale della valle, da est ad ovest, fino al lago di Schiazzera (dato ad un'ora e 45 minuti) e tornando al rifugio dopo 2 ore e tre quarti. Lo stesso giro lo si può effettuare, ovviamente, in senso inverso: in tal caso si raggiunge il lago di Schiazzera in un'ora e 45 minuti (con possibile digressione al passo del Portone, dato a 2 ore). Questa seconda direttrice, però, è la medesima che, innestandosi sul Sentiero Italia, che raggiunge la valle, come abbiamo visto, da Pra' Baruzzo, effettua la traversara alla Val Piana e di qui a Malghera, in 8 ore.
Procediamo, dunque, diritti (lasciando alla nostra destra il sentiero che sale al Monte Croce), alle spalle del rifugio, imboccando una pista che punta al baitone dell'alpe Schiazzera. Qui giunti, pieghiamo a sinistra, su largo sentiero, portandoci ad un ponticello in legno che ci permette di scavalcare il torrente Schiazzera. Dopo un breve strappo, percorriamo un rilassante corridoio erboso che ci porta all'incrocio con la pista militare che costituisce anche il già citato Sentiero Italia (numerazione: 201), che giunge fin qui da Pra' Baruzzo e prosegue verso Salina, le valli piana, Guinzana e Pdruna e Malghera. Un cartello escursionistico si riferisce proprio ad esso e dà il lago Schiazzera a 45 minuti, il monte Croce a 2 ore e Malghera a 7 ore e 45 minuti. Procediamo, ora, sulla comoda pista militare. Comoda perché tracciata con sapienza, assecondando le curve di livello, in modo che la pendenza sia regolare e mai eccessiva. Questo allunga un po' il percorso, ma consente di camminare senza stancarsi troppo. Mentre lavorano le gambe, camminano anche i pensieri: che ci fa una pista militare così ben curata in un luogo pacifico e solitario come questo? La risposta ci porta agli scenari della prima guerra mondiale ed alle preoccupazioni del generale Cadorna, che non si fidava della neutralità elvetica ed era convinto che lo stato maggiore svizzero, simpatizzando per gli austro-ungarici, potesse concedere loro il passaggio attraverso la valle di Poschiavo, che sarebbe risultato rovinoso per la situazione italiana, in quanto avrebbe tagliato fuori il fronte dell'Ortles-Cevedale-Adamello, esponendo la pianura lombarda ad una catastrofica invasione. Per questo il Cadorna fece tracciare, sui versanti retico ed orobico, una fitta rete di mulattiere che servivano postazioni le quali sarebbero servite a bersagliare dall'alto l'esercito invasore. Sulla pista, dunque, dovevano passare non solo truppe, ma anche muli e pezzi d'artiglieria: questo spiega la cura con la quale fu tracciata. Non servì, però, mai, per fortuna, al suo scopo. Serve, invece, ottimamente agli scopi dei pacifici camminatori.
Volgendo a destra, scavalca il ramo più occidentale del torrente Schiazzera, che scende dal lac Brodeg brontolando rumorosamente per cose sue, come fanno tutti i torrenti. Lo lasciamo dire e procediamo: dopo qualche giravolta, aggiriamo un dosso e, quasi d'incanto, la sua voce scompare. Effettuando un ampio arco in senso antiorario, seguiamo un largo cordone morenico e passiamo leggermente alti rispetto al laghetto di Pian Fusino (m. 2261), che vediamo alla nostra destra. Il laghetto è posto sul limite occidentale dell'ampia e bucolica spianata chiamata Pian Fusino, dove indugiano ancora, pigramente, le mucche al pascolo. Ci appressiamo, ora, ad una soglia ed abbiamo la netta impressione che dietro di essa si celi il lago di Schiazzera. In realtà c'è ancora un tratto, quasi pianeggiante, prima di giungere presso le rive del tranquillo lago di Schiazzera (o lago Grande di Schiazzera), preceduto da una grande pozza (m. 2392). La zona è tranquilla ed appartata: vegliano sul lago, a nord, le tre cime chiamate di Schiazzera (da ovest, m. 2818, 2813 e 2800). Alla loro sinistra, il pizzo chiamato l'Ometto (m. 2769), legato ad una leggenda che, nella sosta, possiamo anche ascoltare e meditare.


Il Sentiero Italia dal rifugio Schiazzera al passo di Zuchèt, sulla base di Google Earth (fair use)

Ebbene, viveva un tempo a Grosio un uomo che tale consapevolezza aveva interamente smarrito. Il suo nome era Michelozzo, signore di Grosio, uomo di rara presuntuoso. Credeva di essere invincibile, di sapersi trarre da ogni impaccio, e se ne stava così, pieno di sé, nel suo castello. Una sera dimenticò di dire le preghiere, ed il diavolo piombò nella sua camera, nella torre del castello, portandoselo via, in un vorticoso viaggio aereo nelle tenebre profonde. Poi venne il momento di lasciarlo, perché la notte volgeva al termine. ma prima di farlo, il diavolo gli rivolse queste parole beffarde: "Prova, ora, tu che credi di poter tutto, a tornare al tuo castello. Provaci, ometto!"
Michelozzo, senza sapere come, si ritrovò in cima ad un monte che precipita a picco sulla Val di Poschiavo. Non sapeva dove fosse, né come tornare alla propria dimora. Capì, allora, quanto fosse debole, e bisognoso d'aiuto. Così, con umiltà, pregò i Santi che lo aiutassero. Venne S. Michele, e Michelozzo cadde ai suoi piedi, ringraziandolo. Il santo lo riportò a volo al suo castello. Aveva capito la lezione: l'uomo che confida solo nelle sue forze è uno sciocco. Da allora divenne saggio ed umile, mentre la cima che gli aveva fatto vivere l’esperienza del più profondo disorientamento venne chiamata “Ometto”, quasi a ricordare che ogni uomo, in fondo, è ometto. C'è da aggiungere, per scrupolo, che la cima di cui narra la leggenda potrebbe anche essere quella un po' più a nord, alla testata della Val Pedruna (Val Grosina Occidentale), chiamata Sasso dell’Uomo, o Ometto (om, m. 2789).
Ma il grande protagonista dello scenario è alle nostre spalle, a sud. Il monte Masuccio (m. 2816), che ci ha già mostrato, sul nostro lato di sinistra, un volto arcigno nella salita, ora appare con una forma inattesa ed arcana, un cono quasi perfetto, che si innalza, imperioso ed enigmatico, sulla spianata dell'ampia valle.
Alcuni cartelli segnalano un bivio: lasciando la pista ed imboccando un largo sentiero sulla sinistra si sale, in 40 minuti, al passo Portone (sentiero 230). La pista militare, invece, accompagna il Sentiero Italia (201) e porta in un'ora ed un quarto al monte Croce, in 4 ore e 10 minuti all'alpe Piana ed i 7 ore a Malghera. proseguiamo, dunque, sulla pista, che volge gradualmente a destra, aggirando un poggio di rocce levigate. Alzandoci un po', raggiungiamo con lo sguardo il terzo laghetto dell'alta valle, posto a sud del lago di Schiazzera, in direzione del monte Masuccio: è chiamato localmente lac Brodeg (m. 2356), cioè lago sporco, per il colore opaco delle acque. Passiamo, poi, a sinistra dell'arrotondata cima del poggio e proseguiamo, con tratto in leggera discesa, iniziando un lungo traverso, in direzione nord-est, che taglia il fianco meridionale della cima orientale di Schiazzera.
Riprendiamo a salire, passando a sinistra di una grotta attrezzata a fortificazione e piegando leggermente a sinistra, fino a raggiungere il vallone centrale della valle, dove scrorre un torrentello, a quota 2417. Qui un nuovo cartello escursionistico del Sentiero Italia dà l'alpe Salina ad un'ora e 20 minuti, l'alpe Piana a 3 ore e 45 minuti e Malghera a 6 ore e 35 minuti.

Seguiamo le indicazioni del Sentiero Italia e prendiamo a sinistra, iniziando a salire su sentiero e traccia di sentiero, diritti, in direzione nord-nord-ovest, seguendo l'andamento del largo vallone che scende all'alpe Schiazzera. Rimaniamo sempre sul fondo del vallone, raggiungendo un primo ampio pianoro, dove si trova anche una pozza nella quale il monte Masuccio, che da qui mostra un volto, se possibile, ancora più arcigno, si specchia a fatica. Seguendo il sentiero, saliamo, piegando leggermente a sinistra, ad una spianata superiore, caratterizzata da un masso erratico solitario. Guardando al crinale sopra di noi, individuiamo la sella più bassa e cominciamo a salire, in diagonale, verso destra, il versante erboso, abbastanza ripido ma non insormontabile, che ci separa da essa. Una traccia di sentiero, piuttosto debole, ci aiuta. Con un po' di attenzione, per evitare di scivolare, su erba insidiosa, raggiungiamo, alla fine, i 2546 metri del passo di Schiazzera, chiamato anche passo di Zochi o di Zuchèt, con probabile riferimento alla conformazione del versante dal quale siamo saliti.


Il Sentiero Italia dal passo di Zuchèt alla Valle Piana, sulla base di Google Earth (fair use)

Siamo in cammino (dal rifugio Alpe Schiazzera) da circa due ore, ed abbiamo superato un dislivello approssimativo in salita di 460 metri. Si apre, davanti a noi, la valle Piana, laterale meridionale della Val Grosina Occidentale. Si tratta di un passo assai poco frequentato; l'itinerario di salita e quello di discesa non sono segnalati da segnavia, e non c'è alcun cartello escursionistico, nonostante si tratti di una variante interessante del Sentiero Italia, che consente il passaggio diretto dal rifugio Alpe Schiazzera all'alpe Piana, senza passare per l'alpe Salina.
Il versante della valle Piana è assai diverso e più selvaggio, occupato in gran parte da sfasciumi e da qualche nevaietto. La traccia per la quale scendere è debolissima o addirittura non c'è; comunque non è difficile, tenendosi sul lato destro della valle, e sulla sinistra del canalone che scende dal passo, superare il salto che si affaccia al lungo pianone che le dà il nome. Toccato il pianone, si segue il torrente, restando sulla destra, per poi passare a sinistra e, con breve salita, intercettare una pista che scende al baitone del rifugio alpe Piana, a 1883 metri.

Per informazioni o per le chiavi di accesso ci si deve rivolgere alla Proloco di Grosotto, recandosi in Via Roma 2 oppure telefonando ai numeri 0342 887182 o 0342 887107. Un locale sul retro funge da bivacco sempre aperto e dispone di tre brande e coperte (senza materassi e cuscini), una stufa (senza legna), un fornello con bombola (ma un cartello avverte che non è sicuro), un tavolone, una panca, una sedia, alcuni armadietti con delle stoviglie. All'esterno si trovano un lavandino ed un tavolo con panche in legno.




Il Sentiero Italia in Valle Piana, sulla base di Google Earth (fair use)

Una serie di cartelli ci informa che questo è un crocevia, dove il Sentiero Italia, che procede tagliando il fianco meridionale della Val Grosina Occidentale, si incontra con quello che scende dalla valle, e che abbiamo fin qui percorso. Il primo (contrassegnato con il numero 201) porta all’alpe Guinzana in un’ora e 35 minuti, al Grasso di Pedruna in 2 ore e 5 minuti ed, infine, a Malghera (dove si trova il rifugio omonimo) in 2 ore e 50 minuti; il secondo, contrassegnato dal numero 249, porta, verso l'interno della valle, a Piatteda, in 50 minuti, ed al passo di Valuia in 2 ore e 30 minuti, mentre percorso nella direzione opposta (nella quale coincide, per un tratto, con il Sentiero Italia) conduce a Presacce (Presàsci, sul fondovalle della media Val Grosina Occidentale) in un’ora. Per chi percorre il Sentiero Italia (n. 201) in direzione opposta alla nostra, infine, le indicazioni sono le seguenti: Carette è data a 25 minuti, l’alpe Salina a 2 ore e 30 minuti e Schiazzera a 5 ore e 20 minuti.


Il sentiero Italia dall'alpe Piana al Grasso di Pedruna, sulla base di Google Earth (fair use)

Qui giunge anche il secondo e più lungo itinerario, dal bivacco Salina, che segue una pista sterrata. Ci immettiamo su questa pista e proseguiamo verso sinistra (ovest), passando sul versante occidentale della Val Piana. Ad un bivio stiamo a sinistra, poi volgiamo a destra (nord), seguendo la mulattiera che descrive un ampio arco in senso antiorario, salendo gradualmente e passando per l'alpe Canfinale (m. 2065). Proseguendo verso nord-ovest e poi sud-ovest ci affacciamo alla Val Guinzana, anch'essa laterale meridionale, come la Val Piana, della Val Grosina occidentale. Anche qui, ad un bivio, stiamo a sinistra. Un ponticello ci fa passare sul versante occidentale della valle, giungendo all'alpe Guinzana, dove troviamo il baitone di quota 1930. Imbocchiamo ora un sentiero che traversa verso nord-ovest e, superata una radura, prosegue nel bosco, uscendone in vista delle baite del Grasso di Pedruna (m. 1917), nella parte bassa della valle omonima.


Il sentiero Italia dal Grasso di Pedruna a Malghera, sulla base di Google Earth (fair use)

Ci immettiamo così in una stradella e, attraversato il torrente Pedruna su un ponticello, ignoriamo la pista che si addentra verso l'interno della valle proseguendo diritti, fra radi larici, ed uscendo infine all'aperto. Intercettata la carozzabile per Malghera poco sotto il nucleo di Malghera, saliamo al ricovero omonimo (per informazioni tel. allo 333 925966 - Giacomo Besseghini - sito web: www.rifugiomalghera.it) al cospetto del santuario della Madonna della Misericordia (Madòna de la néf, m. 1937).


Santuario della Madonna della Neve o del Muschio a Malghera

Il santuario, chiamato anche della Madonna del Muschio o della Madonna della Neve, fu edificato nel 1888, dal nucleo di una cappella preesistente (1836), eretta per ricordare il miracolo dell’apparizione della Vergine, sul muschio di una roccia, ad un pastorello, nel 1750. Questi era spaventato per un furioso temporale che si era scatenato improvviso, sorprendendolo allo scoperto, e, proprio mentre temeva di essere, da un istante all’altro, colto da un fulmine, vide, un po’ più in alto, su un soffice tappeto di muschio, in un anfratto della roccia, una figura disegnata nettamente fra i licheni della roccia: era la Madonna che, presa da pietà per quel povero ragazzo, gli era apparsa, rassicurandolo. Egli fu preso da profondo stupore, dimenticò ogni timore e, cessata la burrasca, corse a raccontare a tutti quanto aveva visto. Conoscendo la sua grande sincerità e semplicità d’animo, tutti gli credettero, e la notizia del miracolo si diffuse.
Da allora tutti gli alpigiani di Malghera professarono una particolarissima devozione alla Madonna della Misericordia, protettrice dei pastori e delle genti d’alpe, tanto da costruire una cappella, nel 1836, la chiesa, nel 1888 ed infine l’elegante campanile con pietre a vista, nel 1910. Alla sua edificazione contribuirono tutti i Grosini, che, riconoscendo questo luogo come punto di incontro della devozione dell’intera comunità, costituirono, a tal fine, una fabbriceria e costruirono un edificio per ospitare gli operai (quello che oggi è diventato il rifugio Malghera, sopra citato). Una chiesa così elegante in un luogo, tutto sommato, così solitario suscita un’impressione singolare, soprattutto se vista da una certa distanza (appare, infatti, più grande), e ci ricorda anche non solo la devozione delle genti della valle, ma anche la ricchezza dei luoghi. In generale la Val Grosina è stata, ed in parte è ancora, uno dei luoghi dove l’allevamento del bestiame ha, nell’intera provincia, la maggiore rilevanza. Sulla sua facciata occidentale sono state poste due targhe, una che ricorda i “gloriosi caduti del comune di Grosio nella guerra mondiale 1915-18” ed una seconda in memoria dei caduti e dispersi fra il 1935 ed il 1945. Al suo interno una targa ricorda l’elevazione della chiesa a Santuario, e reca scritto: “Noi Alessandro Macchi per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica Vescovo di Como assecondando i desideri del clero e di tutta la popolazione di Grosio, anche come segno di riconoscenza per aver essi procurato le corone d’oro, con cui il 1 agosto 1933, cingemmo la fronte augusta della devota effige della Vergine e del Bambino: abbiamo decretato e decretiamo: la chiesa dedicata alla Beata Vergine Madre della Misericordia, in Val di Sacco, parrocchia di Grosio, è elevata al titolo di Santuario Val di Sacco (Grosio), in occasione della consacrazione della chiesa, il giorno 18 agosto 1940. + Alessandro Macchi Vescovo di Como”.


Rifugio-ricovero Malghera

Può essere interessante leggere come presenta questa località il valente alpinista e naturalista Bruno Galli Valerio, che vi passò il 7 agosto 1900 (da “Punte e passi”, trad. di Luisa Angelici e Antonio Boscacci, Sondrio, 1998): “La carovana, seguita dall'asino che porta i sacchi, si mette in moto verso il ramo occidentale della Val Grosina. Pascoli e boschi sfilano davanti a noi. Il fiume spumeggia in fondo alla gola. Qua e là appare qualche cascata. In quattro ore e mezzo tocchiamo i pascoli di Malghera e S. Maria della Neve (1972 m.). La leggenda vuole che la Madonna sia apparsa lassù ad un pastore, disegnata da licheni sopra una roccia. Vi hanno immediatamente costruito una chiesetta e, accanto a quella, un eccellente rifugio. E' giorno di festa e troviamo lassù molti abitanti di Grosio, Val Grosina e Poschiavo. Ci accoglie molto ospitalmente il presidente del consiglio di fabbrica (il Sig. Sassella, presidente della Fabbriceria della chiesa, ndc) e non c'è mezzo di proseguire. Si partirà domani. In buona compagnia, il tempo passa presto. Visitiamo i pascoli circostanti, la bella casera della Val di Sacco, le magnifiche mandrie di vacche che fanno della Val Grosina il centro di rifornimento della bassa Lombardia.”

BIVACCO SALINA -RICOVERO MALGHERA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Bivacco Salina-Casina Piana-Ricovero Malghera
6-7
150 (300 in discesa)
E
SINTESI. Dal bivacco Salina (m. 2174) proseguiamo con qualche saliscendi verso nord-est, tagliando la parte alta della Valle di Pradei e del torrente Rovinaccio e raggiungendo il dosso Arlate, aggirato il quale si apre il suggestivo scenario della Val Grosina. Ci immettiamo in una pista sterrata e la seguiamo fino al punto nel quale comincia a scendere: qui la lasciamo per imboccare un sentiero che se ne stacca sulla sinistra e taglia il versante orientale del Dosso Cornin, attraversando la parte alta della Val Marmolos, passando a monte dell'alpe Pesciola ed attraversando il vallone del torrente Artegione. Procedendo verso nord ci portiamo così al crinale dell'alpe Forcoletta (m. 2083). Scendiamo verso sinistra, tagliando una valletta in direzione nord e raggiungendo una radura alla quale sale una pista sterrata. Seguendola in discesa ci portiamo all'alpe Carette (m. 1806), dalla quale scendiamo ad intercettare la più larga pista sterrata che taglia il versante meridionale della Val Grosina occidentale (rappresenta la prosecuzione di una carozzabile che sale da Grosotto). Andiamo a sinistra, tagliando il fianco orientale della Valle di Piana. Dopo una breve discesa, scavalchiamo, su un ponte in legno, il Rio di Valle Piana (Valon de Pièna) e, dopo un breve tratto in salita, siamo alle due baite del rifugio Casina di Piana, a 1883 metri. Proseguiamo verso ovest, passando sul versante occidentale della Val Piana. Ad un bivio stiamo a sinistra, poi volgiamo a destra (nord), seguendo la mulattiera che descrive un ampio arco in senso antiorario, salendo gradualmente e passando per l'alpe Canfinale (m. 2065). Proseguendo verso nord-ovest e poi sud-ovest ci affacciamo alla Val Guinzana, anch'essa laterale meridionale, come la Val Piana, della Val Grosina occidentale. Anche qui, ad un bivio, stiamo a sinistra. Un ponticello ci fa passare sul versante occidentale della valle, giungendo all'alpe Guinzana, dove troviamo il baitone di quota 1930. Imbocchiamo ora un sentiero che traversa verso nord-ovest e, superata una radura, prosegue nel bosco, uscendone in vista delle baite del Grasso di Pedruna (m. 1917), nella parte bassa della valle omonima. Ci immettiamo così in una stradella e, attraversato il torrente Pedruna su un ponticello, ignoriamo la pista che si addentra verso l'interno della valle proseguendo diritti, fra radi larici, ed uscendo infine all'aperto. Intercettata la carozzabile per Malghera poco sotto il nucleo di Malghera, saliamo al ricovero omonimo, al cospetto del santuario della Madonna del Muschio o della Neve (m. 1937).


Val Piana

Dal bivacco Salina (m. 2174) proseguiamo con qualche saliscendi verso nord-est, tagliando la parte alta della Valle di Pradei e del torrente Rovinaccio e raggiungendo il dosso Arlate, aggirato il quale si apre il suggestivo scenario della Val Grosina. Ci immettiamo in una pista sterrata e la seguiamo fino al punto nel quale comincia a scendere: qui la lasciamo per imboccare un sentiero che se ne stacca sulla sinistra e taglia il versante orientale del Dosso Cornin, attraversando la parte alta della Val Marmolos, passando a monte dell'alpe Pesciola ed attraversando il vallone del torrente Artegione. Procedendo verso nord ci portiamo così al crinale dell'alpe Forcoletta (m. 2083).


Il sentiero Italia dal bivacco Salina all'alpe Forcoletta, sulla base di Google Earth (fair use)

Scendiamo verso sinistra, tagliando una valletta in direzione nord e raggiungendo una radura alla quale sale una pista sterrata. Seguendola in discesa ci portiamo all'alpe Carette (m. 1806), dalla quale scendiamo ad intercettare la più larga pista sterrata che taglia il versante meridionale della Val Grosina occidentale (rappresenta la prosecuzione di una carozzabile che sale da Grosotto).


La Val Piana dalla cima di Schiazzera

Andiamo a sinistra, tagliando il fianco orientale della Valle di Piana. Dopo una breve discesa, scavalchiamo, su un ponte in legno, il Rio di Valle Piana (Valon de Pièna) e, dopo un breve tratto in salita, siamo alle due baite del rifugio Casina di Piana, a 1883 metri. Per informazioni o per le chiavi di accesso ci si deve rivolgere alla Proloco di Grosotto, recandosi in Via Roma 2 oppure telefonando ai numeri 0342 887182 o 0342 887107. Un locale sul retro funge da bivacco sempre aperto e dispone di tre brande e coperte (senza materassi e cuscini), una stufa (senza legna), un fornello con bombola (ma un cartello avverte che non è sicuro), un tavolone, una panca, una sedia, alcuni armadietti con delle stoviglie. All'esterno si trovano un lavandino ed un tavolo con panche in legno.

Il sentiero Italia dalla Forcoletta all'alpe Piana, sulla base di Google Earth (fair use)

Proseguiamo diritti verso ovest, passando sul versante occidentale della Val Piana. Ad un bivio stiamo a sinistra, poi volgiamo a destra (nord), seguendo la mulattiera che descrive un ampio arco in senso antiorario, salendo gradualmente e passando per l'alpe Canfinale (m. 2065). Proseguendo verso nord-ovest e poi sud-ovest ci affacciamo alla Val Guinzana, anch'essa laterale meridionale, come la Val Piana, della Val Grosina occidentale. Anche qui, ad un bivio, stiamo a sinistra. Un ponticello ci fa passare sul versante occidentale della valle, giungendo all'alpe Guinzana, dove troviamo il baitone di quota 1930.


Casina di Piana

Imbocchiamo ora un sentiero che traversa verso nord-ovest e, superata una radura, prosegue nel bosco, uscendone in vista delle baite del Grasso di Pedruna (m. 1917), nella parte bassa della valle omonima. Ci immettiamo così in una stradella e, attraversato il torrente Pedruna su un ponticello, ignoriamo la pista che si addentra verso l'interno della valle proseguendo diritti, fra radi larici, ed uscendo infine all'aperto. Intercettata la carozzabile per Malghera poco sotto il nucleo di Malghera, saliamo al ricovero omonimo, al cospetto del santuario della Madonna del Muschio o della Neve (m. 1937).


Il sentiero Italia dall'alpe Piana al Grasso di Pedruna, sulla base di Google Earth (fair use)


Il sentiero Italia dal Grasso di Pedruna a Malghera, sulla base di Google Earth (fair use)


Val Grosina occidentale e valle Piana

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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