Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Ricovero San Giacomo (rif. Val Fraele)-Valle e passo della Forcola-Passo dello Stelvio
6 h
1150 (300 in discesa)
E
SINTESI. Dal ricovero San Giacomo, oppure dal rifugio Val Fraele o ancora dal rifugio Monte Scale dobbiamo portarci, seguendo la pista principale di Val Fraele, che corre a sud del lago di Cancano, al suo limite orientale, cioè allo sbarramento, scendendo alla pista che ne percorre il coronamento. Giunti sul lato opposto della valle, saliamo allo spiazzo del ristoro Solena. La pista prosegue fra i pini mughi, tocca l’alpeggio chiamato Grasso di Solena (alle falde del monte omonimo) e, dopo breve discesa, conduce all’area di sosta (Picnic Solena, 1993 m), dove dobbiamo parcheggiare. Ci incamminiamo sulla pista che si addentra in Valle della Forcola e superate due rogge porta alle Fornelle (m. 2025). Più in alto la valle si apre e raggiungiamo la malga di Forcola (m. 2311). Riprendiamo il cammino, sulla pista, ora meno marcata, che riparte a destra della casera (direzione est) ed inanella alcuni tornanti (sequenza sx-dx-sx-dx) per vincere un gradino di pascoli e roccette, portandoci, dopo un traverso a sinistra ed uno a destra, ad un verdissimo ripiano (m. 2500) nel quale attraversiamo un riposante corridoio erboso. Procediamo verso est e dopo una serie di tornanti raggiungiamo la Bocchetta o forcola di Rims (m. 2768). Ci affacciamo all'alta Valle del Braulio. Dalla bocchetta parte un largo sentiero che procedendo verso est-nord-est taglia il versante dei pascoli ai piedi della linea Umbrail-Rims. Dopo un tratto in discesa, ci attende un buon tratto in cui si risale, anche se con pendenza modesta. Segue un’ultima discesa che ci porta alla IV Cantoniera dello Stelvio (m. 2488). Di qui seguiamo la strada asfaltata che ci porta al passo dello Stelvio (m. 2757).


Apri qui una panoramica sul gruppo dell'Ortles-Cevedale

La seconda tappa del Sentiero Italia Lombardia nord quinto settore, che coincide con la quinta tappa dell'Alta Via della Magnifica Terra, prevede una dalla Val Fraele al passo dello Stelvio, per la Valle e la bocchetta della Forcola di Rims. Itinerario suggestivo e denso di significati storici.
Dal ricovero San Giacomo, oppure dal rifugio Val Fraele o ancora dal rifugio Monte Scale dobbiamo portarci, seguendo la pista principale di Val Fraele, che corre a sud del lago di Cancano, al suo limite orientale, cioè allo sbarramento, scendendo alla pista che ne percorre il coronamento.
Giunti sul lato opposto della valle, saliamo allo spiazzo del ristoro Solena, dove si trova anche la bella chiesetta di S. Erasmo, dedicata ai caduti nella guerra partigiana e nei lavori di costruzione delle gigantesche dighe di Cancano e S. Giacomo. La pista prosegue fra i pini mughi, tocca l’alpeggio chiamato Grasso di Solena (alle falde del monte omonimo) e, dopo breve discesa, conduce all’area di sosta (Picnic Solena, 1993 m), dove dobbiamo parcheggiare (un pannello con carta escursionistica ci può aiutare, se non avessimo le idee del tutto chiare). Troviamo anche due cartelli escursionistici: uno indica la pista in discesa (sopra menzionata) che in 50 minuti porta alla località Boscopiano ed in un’ora e 10 minuti alla ss. 38 dello Stelvio); l’altro, quello che ci interessa, dà la Malga di Forcola ad un’ora e 20 minuti, la bocchetta di Forcola a 2 ore e 40 minuti  e la IV Cantoniera dello Stelvio a 3 ore e mezza. Un cartello del comune di Valdidentro segnala, infine, il divieto di transito sulla pista della Valle della Forcola.
Ci mettiamo, dunque, in cammino. L’antico sentiero non c’è più: è stato sostituito da una pista militare, tracciata durante la prima guerra mondiale (poi allargata, nel primo tratto, come pista di servizio AEM), che ci accompagna fino al passo. Il primo tratto della pista che si addentra sul fianco sinistro (per noi) della valle è in leggera discesa; poi, dopo una semicurva a sinistra, cominciamo a salire, ma con pendenza modesta. Alla nostra sinistra un versante roccioso che può scaricare qualche masso: evitiamo di attardarci! Alla nostra destra cominciamo a vedere il lungo disegno della pista militare che sale sul ripido fianco della valle fino all’altipiano della malga di Pedenolo: di lì torneremo. Alle nostre spalle, invece, bel colpo d’occhio sul Monte delle Scale. Superiamo una roggia ed una pista secondaria AEM che si stacca alla nostra destra; la valle si mostra, ora, un po’ di più, ma da qui il suo volto trasmette un inquietante senso di pallida e profonda solitudine: detriti candidi sembrano averne preso possesso ed avervi cacciato la vita stessa.
Superata una seconda roggia, siamo alle Fornelle (m. 2025), località chiamata così perché il ferro estratto ai piani di Pedenolo vi riceveva una prima lavorazione. In passato la Valle di Fraele era famosa, oltre che per le sue vie di comunicazione, per l’estrazione del ferro, che proseguì fino alla seconda metà dell’Ottocento (nella prima metà di quel secolo lavoravano ancora nel forno della località più di 250 persone). Si fatica ad immaginare l’animazione di quei tempi, il fuoco dei forni, ora che qui domina una mesta solitudine, stemperata solo, durante la piena stagione estiva, dal passaggio di qualche biker, che scende dal passo della Forcola. Poco oltre, un bivio: sulla destra si scende al torrente, lo si scavalca su un ponte in legno e ci si immette sulla pista militare per i piani di Pedenolo. Un cartello dà, su questo percorso, la malga di Pedenolo ad un’ora, la bocchetta di Pedenolo a 2 ore e 20 minuti e la bocchetta della Forcola a 3 ore. Noi invece, proseguiamo diritti (un altro cartello dà la malga di Forcola a 40 minuti, la bocchetta di Forcola a 2 ore e la IV Cantoniera dello Stelvio a 2 ore e 50 minuti). Proseguiamo nella salita, fino ad un punto nel quale slavine e smottamenti si sono mangiati un bel pezzo della pista. Guardando verso l’alto, alla nostra sinistra, possiamo ammirare l’articolato ed irsuto sistema di torri e guglie che scandisce il fianco orientale della punta di Schumbraida (m. 3124), che da qui resta nascosta. Siamo ormai prossimi alla stretta della valle, dove il suo corso piega verso destra, passando dall’andamento nord-est a quello est.
Giunti alla soglia, si apre a noi un diverso mondo: l’alta valle non mostra più un volto di pallida solitudine, ma un’ampia spianata verde. Probabilmente sorpresa fu anche Bianca Maria, alla quale apparve il più ampio e luminoso circo della valle, dopo l’angusta ed un po’ angosciante strettoia. Vediamo, ora, al termine di un lungo traverso, la malga di Forcola (m. 2311), posta su una spianata ai piedi delle balze che salgono verso il circo terminale della valle. D'estate qui voci di pastori e di mandrie ravvivavano a quei tempi la valle. Alla malga troviamo oggi un baitone ed una casera in buone condizioni. Ottimo da qui il colpo d’occhio sui fianchi occidentali della Schumbraida. Un cartello dà la bocchetta di Forcola ad un’ora e 20 minuti e la IV Cantoniera dello Stelvio a 2 ore e 20 minuti. Troviamo anche un cartello, più vecchio, dell’Alta Via della Magnifica Terra (infatti durante l’escursione troviamo qualche raro segnavia rosso-bianco-rosso con la lettera “A”), che dà la forcola di Rims (cioè la bocchetta di Forcola) ad un’ora e 50 minuti: speriamo abbia ragione il più recente cartello.
Nessuna segnalazione, invece, per l’itinerario che si stacca dal nostro e sale diritto verso nord, seguendo l’andamento del vallone alla cui cima si trova, ben nascosto fra le balze, il lago della Forcola (m. 2588), quasi a metà strada fra due ulteriori valichi, di importanza locale, il passo dei pastori (m. 2770), a destra (nord-est), e la forca di Schumbraida (m. 2736), a sinistra (ovest): entrambi permettono di transitare in territorio elvetico e di scendere in Val Mora, che si immette poi nella maggiore Valle di Monastero. Possono costituire meta di un’interessantissima escursione a sé, fra scenari di profonda ma non malinconica solitudine.
Riprendiamo il cammino, sulla pista, ora meno marcata, che riparte a destra della casera (direzione est) ed inanella alcuni tornanti (sequenza sx-dx-sx-dx) per vincere un gradino di pascoli e roccette, portandoci, dopo un traverso a sinistra ed uno a destra, ad un verdissimo ripiano (m. 2500) nel quale attraversiamo un riposante corridoio erboso. Anche se poco visibile, si stacca qui, sulla sinistra, una traccia di sentiero che sale in diagonale sul versante dell’alta valle, fra magri pascoli, ed effettua una traversata al già citato lago di Forcola. Ora la bocchetta è visibile, e si scorge anche il cartello che vi è collocato. Superato un torrentello, ci abbassiamo per breve tratto e ne superiamo un secondo (m. 2550), prima di riprendere a salire decisi: sono gli ultimi sforzi prima della meta. In alto vediamo, alla nostra destra, le guglie gotiche del monte Braulio (m. 2980), mentre a sinistra la valle è chiusa da un lungo versante di candidi sfasciumi, che sale, sul limite destro, ad una cupola appena accennata. Si tratta della punta di Rims (m. 2947), anche se, vista da qui, non si capisce proprio perché sia stata definita punta.
Affrontiamo gli ultimi larghi tornanti, incontrando, sulla destra, la deviazione segnalata della pista che conduce alla bocchetta di Pedenolo (passeremo di lì al ritorno). Un cartello dà la bocchetta a 40 minuti, la malga di Pedenolo ad un’ora e 40 minuti e Cancano a 3 ore e mezza; un secondo cartello dà la bocchetta di Forcola a 25 minuti e la IV Antoniera dello Stelvio ad un’ora e 20 minuti.
Più avanti, troviamo una nuova deviazione, sempre sulla destra: questa volta si tratta di un largo sentiero che taglia il versante di sfasciumi sul fianco del monte Braulio e si porta alla bocchetta di Pedenoletto. Un cartello dà questa bocchetta a 30 minuti e la malga di Pedenolo ad un’ora e mezza; la bocchetta della Forcola, invece, è ormai solamente a dieci minuti. Lasciata sulla sinistra, all’ultimo tornante dx, un’ex caserma, ancora in buone condizioni ed utilizzata come ricovero (m. 2743), con un ultimo traverso a destra siamo al sospirato valico, la bocchetta di Forcola o meglio, con nome più suggestivo, la forcola di Rims (m. 2768). La denominazione di Rims appare più appropriata anche considerando l’etimo, dalla voce retica “rimes”, che significa “fessura”, “spaccatura”, “apertura”, e ben si addice a questa larga sella che introduce all’alta Valle del Braulio.
Alle nostra spalle l’alta Valle della Forcola mostra tutta la sua bellezza sfoderando un ricco gioco di sfumature cromatiche, dai grigi pallidi ai verdi saturi, dalle tinte ocra a quelle del grigio più cupo. Di fronte a noi si apre non solo l’alta Valle del Braulio, ma anche un ottimo scorcio del gruppo dell’Ortles-Cevedale.  Troviamo, oltre ad un cartello dell’Alta Via della Magnifica Terra, un cartello del Parco Nazionale dello Stelvio che dà la IV Cantoniera a 50 minuti. È giunto il momento di prendere congedo da Bianca Maria: il corteo nuziale prosegue sulla via dell’Ombraglio non portandosi al passo dello Stelvio, considerato pericoloso per le slavine, ma al più vicino giogo di S. Maria o passo di Umbrail (l’Ombraglio, appunto), dal quale inizia la discesa verso S. Maria di Monastero, passando appena ad est del pizzo di Umbrail.


Forcola di Rims

Alle nostra spalle l’alta Valle della Forcola mostra tutta la sua bellezza sfoderando un ricco gioco di sfumature cromatiche, dai grigi pallidi ai verdi saturi, dalle tinte ocra a quelle del grigio più cupo. Di fronte a noi si apre non solo l’alta Valle del Braulio, ma anche un ottimo scorcio del gruppo dell’Ortles-Cevedale.
Troviamo, oltre ad un cartello dell’alta Via della Magnifica Terra, un cartello del Parco Nazionale dello Stelvio che dà la IV Cantoniera a 50 minuti. Ci inseriamo, dunque, nella famosa via storica dell’Ombraglio, di cui abbiamo detto all’inizio della presentazione. Di passò, dunque, Bianca Maria Sforza; di qui passò anche, il 4 agosto 1906, il valente alpinista e naturalista Bruno Galli Valerio, che così scrive della traversata dalla Valle della Forcola a quella del Braulio (in "Punte e passi", traduzione dal francese di Luisa Angelici ed Antonio Boscacci, Sondrio, 1998):
"...Raggiungiamo alle cinque e venti il sentiero che risale la Valle della Forcola. Il tempo si è fatto splendido. Alla Baita dei Pastori, ci ristoriamo con un po' di latte di capra. Risalendo al passo della Forcola, volgiamo lo sguardo verso il Schumbraida. Esso ci presenta la sua enorme parete grigia, che cade a picco verso la valle della Forcola. Dietro la sua cima si nasconde il sole e gli dà l'aspetto di un enorme vulcano. Alle sette e venti siamo sul passo (2900 m.). Grandi ombre si stendon nella valle. Sotto i raggi del sole morente, i ghiacciai dell'Ortler e del Cristallo mandano nell'aria mille scintille. Una malinconia profonda mi prende. Mi passan nella mente alcune strofe di una poesia senza rima nè verso, scritta in un momento di grande sconforto:
O nevi che brillate
sotto il sole che muor,
nell'ore desolate
datemi un po' d'amor. (in italiano nel testo, ndc)
Sì, sì, datemene nei momenti di sconforto infinito, nell'ore di dubbio; apparite davanti a me, cime indorate dal sole che muore, sopra le ombre profonde delle valli e della vita!
Scendiamo per pascoli alla terza Cantoniera. Non c'è alloggio, e lungo la strada polverosa raggiungiamo la quarta Cantoniera. Sono le otto di sera. La luna rischiara lo splendido paesaggio. Rinaldi esprime l'idea che domani passeremo la giornata oziando al passo dello Stelvio; è anche molto sorpreso quando gli do gli ordini per fare il giorno dopo il passo dell'Ablès e scendere a Bormio."
Troviamo qui anche un interessante pannello storico:
I preparativi alla guerra nell'anno 1915 sia da parte italiana che da parte austriaca erano indirizzate alla difesa del territorio. Il raggio d'azione dei cannoni d'artiglieria era insufficiente per azioni offensive. In relazione a questo fatto entrambi gli avversari dovevano raggruppare diversamente la loro artiglieria e posizionarla rispettivamente più vicina al confine.


Apri qui una panoramica sul passo dello Stelvio

Più di 20 cannoni italiani con un raggio d'azione fino a 9000 metri si trovavano in sequenza su una linea che andava dalla Bocchetta di Forcola fino al Monte Radisca, passando per il Monte Braulio. Nella valle del Braulio, poco distante dalla 2. Cantoniera, si trovavano ulteriori posizionamenti. Sul pendio opposto le linee di posizione passavano in alto dal Filone del Mot e arrivavano ai piedi del Monte Scorluzzo. Sul Passo d'Ables, infine, venne piazzata la posizione d'artiglieria del "Gruppo artiglieri Forcola", maggiormente a sud. Da queste posizioni fu possibile per gli italiani, a partire dal 1916, agire fino a Trafoi equindi tenere sotto tiro le basi logistiche e i sentieri utilizzati per il rifornimento dalle truppe austriache.
Un secondo gruppo d'artiglieri detto "Valfurva" copriva le posizioni a nord e a sud della Val Zebrù. II suo raggio d'azione arrivava fino a Trafoi e alla Val Solda.”


Apri qui una panoramica del passo di Umbrail

Ci affacciamo, dunque, all’alta Valle del Braulio. Dalla bocchetta parte un largo sentiero che taglia il versante dei pascoli ai piedi della linea Umbrail-Rims. Dopo un tratto in discesa, ci attende un buon tratto in cui si risale, anche se con pendenza modesta. Davanti a noi ottimo è il colpo d’occhio sul giogo di Santa Maria e sul Passo dello Stelvio. Terminata la salita, un’ultima discesa ci porta alla IV Cantoniera dello Stelvio, presso il passo di Umbrail o di Santa Maria, sul confine italo-svizzero. Di qui seguiamo la strada asfaltata che ci porta al passo dello Stelvio (m. 2757).

UN PO' DI STORIA


Valle della Forcola di Rims

Nel 1493 il dominio degli Sforza sulla Valtellina e la Contea di Bormio era prossimo alla fine (nel 1500 sarebbero arrivati i Francesi, poi dal 1512 al 1797 le Tre Leghe Grigie), ma Ludovico il Moro, signore di Milano, pensava di essersi saldamente assicurato il potere alleandosi con l’Imperatore Massimiliano degli Asburgo d’Austria. A suggellare l’alleanza, il matrimonio della duchessa Bianca Maria Sforza con l’imperatore stesso. Bianca Maria venne in Valtellina dal Lago di Como, il suo corteo, spettacolo davvero inconsueto ed ammirato, la risalì interamente, fino alla Magnifica Terra. Scrive Enrico Besta (“Le Valli dell’Adda e della Mera nel corso dei secoli”, Milano, Giuffè, 1964): “A dicembre, sfidando impavidamente le nevi, poteva sicuramente salir verso lo Stelvio Bianca Maria, sorella di Gian Galeazzo, incontro al regale suo sposo. Quella, che già i Bormiesi chiamavano regina, era il grazioso pegno della amicizia poco prima suggellata fra Massimiliano e Ludovico il Moro…. Tutti avrebbero fatto certo del loro meglio per non sfigurare presso la bionda e diafana signora, “bianca di perle e bella più che il sole”, che sbattuta ancora per la tempesta del lago era tuttavia dolce dispensiera di sorrisi a coloro che le mostravano amore… Si pensa che accanto alla duchessa Bianca fosse anche Leonardo da Vinci e che da quella diretta visione della Valtellina traesse le impressioni che manifestò descrivendola.
Fu fatta alla regina la migliore accoglienza quando partì, Bormio (aveva fatto riguardare a dovere la via dell'Umbrail) la volleanche accompagnata fino al giogo da ben arredati balestrieri.”


Valle della Forcola di Rims

In che consisteva la via dell’Umbrail, detta anche “via dell’Ombraglio”, per il quale passò la futura consorte dell’Imperatore Massimiliano? Si trattava della “via breve di Val Venosta”. Ecco come la descrive, nel suo studio “Sentieri e strade storiche in Valtellina e nei Grigioni - Dalla preistoria all’epoca austro-ungarica” (ottobre 2004), Cristina Pedana, che offre un’efficace sintesi del sistema di comunicazioni fra Magnifica Terra e territori di lingua tedesca:
In Alta valle i passi ed i percorsi più importanti verso l'Engadina e la Val Venosta, frequentati probabilmente anche in epoche preistoriche, ma comunque largamente utilizzati dal Medioevo fino agli inizi del XIX secolo furono il passo di Umbrail o Ombraglio denominato "via breve di Val Venosta" e il passo di Fraele o "via lunga di Val Venosta".
Entrambi avevano come punto di partenza Bormio dove si giungeva attraverso il passo del Gavia o seguendo la Valtellina per Bolladore, Serravalle, Cepina.
Il primo itinerario all'uscita da Bormio, oltrepassato il torrente Campello e raggiunto il bivio da cui si divideva la strada per Fraele, proseguiva a destra per Molina, attraversava il bosco di Morena (l'attuale parco dei Bagni Nuovi) raggiungeva il difficile passaggio delle "scale dei Bagni" sotto la chiesetta, costruita probabilmente in epoca carolingia, di San Martino dei Bagni; con un altro pericoloso tratto si portava sotto la torre detta Serra frontis, oggi scomparsa, che faceva parte di un sistema di fortificazioni citato per la prima volta in un documento del 1201, ma sistemato e reso sicuro nel 1391 per volontà di Gian Galeazzo Visconti.
Da lì la strada scendeva al ponte sul torrente Braulio, poi, senza tornanti ma con una ampia curva, risaliva il versante opposto per raggiungere l'imbocco della valle della Forcola di Rims, superato il passo omonimo, affacciato sulla valle del Braulio, attraverso il passo di Umbrail e la valle Muranza scendeva a Santa Maria in Val Monastero.Nei pressi del passo, poco prima dell'inizio della discesa c'era una "hostaria", storicamente documentata dal 1496, che costituiva un sicuro ricovero per i viandanti soprattutto in inverno. Essa venne distrutta e successivamente ricostruita due volte nel corso del '600.
Lungo questo itinerario passò Bianca Maria Sforza per andare incontro al suo sposo Massimiliano I d'Asburgo nel 1493, ancora vi passò Ludovico il Moro nel 1496, quando si recò a Mals per incontrare l'imperatore Massimiliano, probabilmente accompagnato da Leonardo da Vinci. Invece di scendere in Val Monastero, vi era la possibilità di salire fino al passo dello Stelvio e, con un percorso piuttosto accidentato, raggiungere Malles lungo la valle di Trafoi. Questo itinerario, percorribile solitamente solo alcuni mesi in estate, fu aperto nell'inverno del 1485, quando si scatenarono forti dissidi con gli abitanti della Val Monastero per ragioni commerciali. Fu utilizzato anche dal Duca di Feria nel 1633, quando, non volendo passare sul territorio dei Grigioni, con imponenti truppe raggiunse il Tirolo… Tra le merci trasportate era soprattutto il vino della Valtellina ad avere il posto d'onore nell'esportazione verso oltralpe, mentre veniva importato dal Tirolo il sale di Halstatt, considerato merce preziosissima, perché permetteva di conservare gli alimenti. Solo negli ultimi anni del XVIII secolo, anche a causa del clima più crudo, era infatti in atto la cosiddetta piccola glaciazione napoleonica, fu decretato ufficialmente l'abbandono della via di Umbrail a favore di quella di Fraele più comoda e sicura.”


Valle della Forcola di Rims e monte Braulio

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