SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it)
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S. Verdiana, Veridiana, Viridiana, Brigida

PROVERBI

Se te vö desfàs de la miée màndela al sùu de febrée
(se vuoi disfarti della moglie, mandala al sole di febbraio - Regoledo)
Al fa de so tésta se sc’campa ciüsè (a fare di testa propria si vive di più - Montagna in Valtellina)
Chi che cüra malìn, cüra malùn (chi cura i piccoli mali, previene quelli più grandi - Montagna in Valtellina)
A fa ‘l galantùm sa divénta mìga sciùr (a fare i galantuomini non si diventa ricchi - Tirano)
Te miga de 'nsegnàc al gàt a rampegà (non devi insegnare al gatto ad arrampicare - Ardenno)
Al véent dála síra al düra gnéenk fín ála matína
(il vento della sera non dura neppure fino alla mattina - Samolaco)
El vé l’invèren, el vé l’infèren (viene l'inverno, viene l'inferno)
Ca la plasia, ca la tasia e ca la staia in casa (che la donna piaccia, taccia e stia in casa - Poschiavo)
La fema, in cà da fa sempri an na pò truà (la donna può sempre trovare da fare in casa - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Nel bel volume, curato dall’Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", edito da Alpinia editrice nel 2007, leggiamo queste testimonianze sul carnevale di un tempo a Ponte in Valtellina:
“Mi costringi a richiamare alla memoria un periodo che si perde nella notte dei tempi.
Nei primi anni della mia vita, quando frequentavo l'asilo, ricordo che a Carnevale arrivavano, in casa o in stalla se il clima era rigido, gruppetti di cinque o sei persone che cercavano di fare qualche scherzo ai presenti senza mai parlare per non essere riconosciuti. Si fermavano cinque o dieci minuti cercando scrupolosamente di non farsi riconoscere, poi uscivano per visitare un'altra famiglia.
Le maschere erano semplici, alla buona: carbone e farina per il viso, panni (vestiti) vecchi di grandi dimensioni, cappelli o scialli per coprirsi alla meglio. Non parlavano, e se lo facevano, cercavano di camuffare la voce. Chi erano queste persone? Solitamente giovani d'ambo i sessi del vicinato che si riunivano a gruppi in gran segreto per preparare la sorpresa. Noi bambini eravamo osservatori abbastanza disinteressati. Pensavamo soltanto al Giovedì grasso, perché la mamma preparava i tortelli. Allora cantavamo la filastrocca ben nota «Crapa pelata l'a fac' i turtèi e la gh'en da miga ai so fradei, i so fradei i'a fac' la fritada e i gh'en da miga a crapa pelada!». Poi si bruciava il Carnevale vecchio. E i gruppi di giovani delle varie contrade facevano a gara a raccogliere legna, erba, fogliame, ramaglie, spini e sterpaglie per fare la fiamma più alta.
Quando ho cominciato a frequentare le elementari correva l'anno 1940, l'Italia.era in guerra e per tremendi cinque anni tutti avevamo ben altro a cui pensare. Di quel periodo ho ricordi ben vivi. Alla sera c'era il coprifuoco e non si poteva più uscire di casa per nessun motivo. C'era l'oscuramento, nel senso che nessuna luce poteva filtrare all'esterno delle abitazioni. Il buio era pesto: quando era sereno le stelle illuminavano un poco l'ambiente, ma quando era nuvoloso la visibilità non andava di là del proprio naso.
I viveri erano razionati e ogni persona aveva la tessera annonaria composta da trenta o trentun bollini (uno al giorno), che davano diritto a razioni di pane, riso e poco altro. Ogni giorno mia mamma mi dava una borsa con i bollini e mi spediva in bottega a prendere queste razioni. Per le famiglie che non avevano un pezzo di terra era dura. La fame, quando non c'è pane, è una cosa brutta, che non tento di descrivere perché non si può.
Finita la guerra il Carnevale riprese ad essere festeggiato alla solita maniera: gruppi di maschere in giro alla sera per le case.
Io partecipavo con i miei amici alla costruzione dei falò. Durante il giorno era una gara con i ragazzi di Casacce di Chiuro per costruire la pila più alta: lavoravamo tutto il pomeriggio a cercare tutto quello che poteva ardere, giravamo per i vigneti (i frutteti non esistevano) perché i contadini preparavano quello che poteva essere utilizzato. A volte rubavamo legna da ardere che trovavamo sul percorso. Alla sera, stanchi, tornavamo a casa a mangiare. Quando diventava buiola cerimonia dell'accensione, le grida, i canti e le discussioni sul falò più grande. La vista spaziava fino a Tresivio, Albareda, Piateda, Castionetto, Berola... Una volta il gruppo nostro antagonista ha acceso il fuoco nel nostro falò prima di sera. Fu una tragedia per noi, e negli anni successivi fummo costretti ad organizzare i turni di guardia. Tre anni dopo organizzammo la vendetta. Oggi riconosco che fu una cattiva azione, ma quella sera, confesso, fui felice.
Enzo della Briotta
Un giorno di carnevale di tanti anni fa, io e le amiche Giuseppina ed Emilia stavamo sfogliando un libro di commedie e farse, ne trovammo una formata da tre persone, non tanto lunga, e decidemmo di imparare anche noi a recitarla, come usavano fare a Carnevale nelle stalle, o nelle case, per divertire e sebbene fossimo un po' timide decidemmo di buttarci. Il titolo non lo ricordo, ma era un po' umoristica. L'Emilia era la più grande, era la direttrice, e noi le scolare.
Venne in aiuto il fratello delle mie amiche per portare il tavolino, e al sabato sera incominciammo la nostra avventura, andavamo nelle stalle, tutti ci facevano festa e noi eravamo contente.
Il giorno dopo era domenica, e il papà di queste mie amiche andava sempre a Tresivio con la carretta a portare la farina, perché sua moglie faceva la mugnaia, ci disse di andare con lui a recitare la nostra commedia, accettammo e via.
Arrivati a Tresivio, nella prima trattoria salimmo le scale e si sentiva suonare il verticale, infatti il locale era pieno e tutti ballavano. Siamo entrate e avevamo un po' di soggezione, ma finito il ballo ci fecero posto e iniziammo la nostra parte. Ci applaudirono, poi il nostro accompagnatore si levò il cappello e girò a chiedere i soldi, noi ringraziammo e siamo uscite.
La stessa cosa si ripeté più volte: nella trattoria vicino alla chiesa, a Pendolasco nella trattoria (Ca Ferrari) e anche qui stavano ballando e il nostro accompagnatore entrando diceva: ,Fermi tutti che dovete ascoltare». Lui conosceva i padroni perciò si fermavano tutti ad ascoltare divertiti, anche noi eravamo contenti dei soldi ricevuti e abbiamo ringraziato e salutato. Intanto era diventato notte, e dovevamo tornare a casa, eravamo un po' impaurite perché la strada era tutta buia e il nostro accompagnatore era un po' alticcio, perché ha continuato a bere, ma per fortuna il cavallo conosceva la strada e ci ha portato a casa sani e salvi. Noi siamo state contente, perché abbiamo raccolto un bel gruzzolo di soldi e abbiamo comperato la stoffa per fare un bel grembiule ciascuna, e ci siamo divertite.
Rina Della Riscia

Dai "Bozzetti Valtellinesi" di Giuseppe Napoleone Besta, Bonazzi, Tirano, 1878
(ristampa anastatica a cura del Centro Tellino di Cultura, Sondrio, 2010):



Da "Lombardia" (nella collezione almanacchi regionali diretta da R. Almagià), Paravia, Milano, Torino, Firenze, Roma, 1925:
STORIA
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AMBIENTE

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004
;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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