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S. Albino, Alba, Ugo, Ermes, Ermete

PROVERBI

Marz pulverént tant segal e tant furmént (Marzo ventoso tanta segale e tanto grano saraceno - Morbegno)
Calendamarz sciütc, al cresc erba süi ciüc (se il primo marzo è asciutto, cresce l'erba dappertutto - Val Bregaglia)
Nu ghe dòna bèla se nu l’è gavèla (non c’è donna bella che non abbia le gambe storte)
Tusìn, tusétta la ciama casétta (la tosse insistente porta alla bara - Montagna in Valtellina)
A fa i cüncc sénsa l’ustée sa rìs’cia de fài dùi vòlti
(a fare il conto senza l'oste si rischia di farlo due volte - Tirano)
Giüdìzi chi ghe n’ha (il giudizio deve usarlo chi ce l'ha - Ardenno)
I grazi glià fa i Sant e i matèli quand iè grand (Sacco - Valgerola)
Fa e desfà l’è töt laurà (fare e disfare sono entrambi lavorare - Val Tartano)
L'è mèi pan de pusamént che pan da formént (è meglio il pane del riposo che il pane di frumento)
Chi màia de benedètt càga de maledètt (chi mangia in abbondanza evacua male)
L’è mèi vanzà d’en balòs che duà dàghen a ‘n galantùm
(è meglio avere un credito con un briccone che avere debiti con un galantuomo - Rogolo)
Sa in da 'na cà al ghe miga 'na fèma chi fa ecunumìa, l'om al pò laura da la dumàn a l'Ave Maria
(se in una casa non c'è una donna che faccia economia, invano l'uomo lavora dalla mattina alla sera - Poschiavo)
La fema sa l'è buna l'e 'n àngial (la donna se è buona è un angelo - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Marzo si apre con una tradizione ben diffusa in tutta la Valtellina e la Valchiavenna: ai primi di marzo i bambini festanti percorrono i prati e producono gran rumore con i campanacci per risvegliare l'erba ed invitarla a ricrescere dopo il lungo torpore invernale. Si tratta del rito del "ciamà l'erba".

Scrive, al proposito, Giuseppina Lombardini, in "Costumi e proverbi valtellinesi", 1926, (Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002):
"Marzo... è la festa dei prati, dove l'erba verdeggia molle e tenera per aderire all'invito dei ragazzi che l'hanno chiamata a calendi marzo, con un concerto di rustici strumenti e grida di giubilo. Gli eroi di questa festa gentile si chiamano i “marziröi” e, siccome tutti i salmi finiscono in gloria, anch'essi concludono l'impresa col fermarsi nelle case a chiedere qualcosa per far merenda, cantando:
Marsin, marsèt incinem ul me sakèt
Se i ve car i vos fiöi fek dul bee ai marziröi. (Sostila)
"


Emilio Visconti Venosta scrive, al proposito: «Nei primi giorni di marzo sogliono i fanciulli girare per le campagne scuotendo campanelle quasi in atto di risvegliare la natura dal suo letargo, e chiamarla a nuova vita».

Nella “Guida escursionistica della Valchiavenna” (edizioni Rota, Chiavenna, 1986), leggiamo:
Èrba fóra che l’é maarz. Tipica tradizione del mondo contadino presente in forme diverse in molti parti d'Europa fin dall'antichità. La primavera si avvicina; la terra è invitata a destarsi dal lungo letargo invernale, a germogliare. I ragazzi giravano per i prati e le vigne ai primi di marzo, agitando campanacci e facendo rumore con gli oggetti più vari. "Èrba föra che l’é maarz", gridavano ("cresci, erba, che è marzo"). La tradizione, nota anche con il nome "Calemaarz" (o "bu marz" a Codera) è stata ripresa dalle scuole elementari.”

Ad Ardenno la sera del primo marzo i giovani passavano di casa in casa, chiamavano all'uscio le famiglie e recitavano questa filastrocca: "pesta, pesta mazarö, se i ve cari i vos fiö, se i ve miga car metìi gió en del barchèt, ma impienìm el me sachet", cioè "pesta pesta marzirolo, se vi sono cari i vostri bambini, se non vi sono cari metteteli in una barchetta, ma riempitemi il sacchetto". Ricevevano un po' di burro, formaggio e farina gialla, che servivano per una festa danzante conclusiva.

Dal bel volume “Giochi della tradizione in Val San Giacomo”, di Maura Cavallero (Morbegno, 2008), poi, leggiamo:
"Così al primo di marzo, alle avvisaglie della primavera, i bambini (erano di solito solo i maschi) andavano nei prati a «chiamare l'erba», pronunciando formule che variavano a seconda delle località, con grandi suoni di campanacci. Ricevevano in cambio farina gialla, burro e formaggio, che costituivano gli ingredienti per una polenta taragna che veniva consumata, tutti insieme, presso una famiglia prescelta. La farina avanzata veniva venduta e il ricavato pagava una Messa di suffragio per i defunti"

Da Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010:
"Calènd(a)màarz sm. primo giorno di marzo, durante il quale i bambini vanno i prati a suonare í campanacci per risvegliare la natura. Il lemma è più probabilmente usato oltre confine e corrispondente localmente a l'erbäföiiä"
E ancora:
"Erbaföiiä, sf. nell'espr. Sunà l’erbaföiiä, usanza praticata il primo giorno di marzo quando i bambini scorazzano per prati e vigne suonando i campanacci per risvegliare la natura e recitando la filastrocca de marz o d'avrii l’erbaföiiä l’ha da ni, ni sü in t al me pràa, che al me pa l’ha da rssegàa, la me mam l'ha da rašpàa e l me fradèl l l'ha da portàa, o di marzo o di aprile e la foglia deve venire, deve venire sul prato, che mio padre deve falciare, la mamma deve rastrellare, e mio fratello portarla [nel fienile] I anche calend(a)marz, calént de marz."

Ecco, infine, alcuni passi da “La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, di Tullio Urangia Tazzoli (Anonima Bolis Bergamo, 1935):
Il 1° marzo il Capo o Capitano della Gioventù (figure che abbiamo già ricordato nelle feste carnevalesche e nuziali) vestito bizzarramente col viso dipinto e con un originale copricapo in compagnia di altri giovani similmente truccati fa il giro del paese per riporre i doni di tutte le massaie offerti generosamente e riposti sugli appositi cesti al seguito. Il frastuono durante la passeggiata per la raccolta delle offerte è assordante e ricorda il tintinnìo dei campani delle grandi mandre in montagna. Ad esso partecipano tutti i bambini dai tre anni in su ed anche scapoli che hanno oltrepassata la cinquantina!
Dura il baccanale due giorni. Alle ore 19 si cena a base di fritelle, li manzóla, gustosissime. La prima sera al banchetto prendono parte solo i giovani ; nella seconda sera i giovani
invitano la propria fidanzata, chi non l'ha se la sceglie : si cena, si canta, si balla sino all'alba. Ogni quattr'anni le giovani sostituiscono i giovani come parti principali della festa e, naturalmente, sono esse che invitano i loro fidanzati. Del rito pastorale non è rimasto come insegna che la grossa zampogna che è portata a tracolla dai baccanti per le vie del paese. Così con la primavera trionfa nel riconoscimento ufficiale dei fidanzati il rito d'amore!
Ritroviamo in altri paesi e regioni finitime al Bormiese usanze e riti consimili o speciali col ritornare della primavera nelle vallate alpine. Ritornano le manifestazioni di gioia coi falò (che ricordano e ripetonsi in alcune valli a fine d'anno, all'Epifania ed in Carnevale) e si rinnovano, quasi ovunque, i vari riti d'amore. I riti religiosi si uniscono a questo battesimo della "rinnovata primavera„ nel Bormiese con la festa solenne, nel maggio, della Santissima Croce venerata nella chiesa del S. Crocifisso in Combo e sancita dagli Statuti.”

Ermanno Sagliani, in "Tutto Valmalenco" (Edizioni Press, Milano), scrive: "Se capitate in Val Malenco, il 1° di Marzo incontrerete brigate di bambini che, secondo un uso antichissimo, vanno di casa in casa con i campanacci delle mucche appesi al collo, prendendo delle piccole offerte, doni con cui faranno festa. L'incessante scampanio serve ad allontanare gli spiriti folletti dell'inverno e invocare quelli della primavera e del buon raccolto. Questa tradizione localmente è detta "festa li Zampogn" (campanacci) o "Cielandamarz" (calende di marzo) dall'usanza diffusa nella vicina Engadina."

STORIA
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AMBIENTE

Da Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore):

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004
;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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