SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it): S. Terenzio martire

PROVERBI

Pasqua venga bàsa o venga alta, la vien con la foglia e con la frasca (la Pasqua, venga alta o bassa, viene sempre quando gli alberi hanno messo foglie e frasche - Sacco)
Chi ga ul fac sò in sul bes'ciàm a la matina alégri, a la sira gram
(chi possiede solo bestiame è allegro alla mattina, stanco alla sera)
La gugéta e la pezéta li mantén la poaréta (con ago e rattoppi la donna povera si mantiene - Sondalo)
Al sùgul al ga crét mìga al digiün (chi è sazio non crede a chi ha fame - Tirano)
Al gh 'é rniga venerdì sànt se l'é miga tónt la luna de Mars (non c'è venerdì santo senza la luna piena di marzo; infatti la data della Pasqua cade la prima domenica dopo il plenilunio di primavera - Grosio)
Su a finèšträ, acqua gió par la tèšta (sole alla finestra, acqua che bagna la testa - Villa di Chiavenna)
L’acqua l’è bóna de lavà i pè (l'acqua va bene per lavare i piedi)
Ent al dasbögn e ogni essar l’à datc un'arma al Creatur
(nel bisogno ogni essere ha dato un'arma al Creatore - Val Bregaglia)
Quel chi é car a sì, l'e car anca agli altri (chi è caro a sé, è caro agli altri - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Nel “Dizionario etimologico grosino”, di Gabriele Antonioli e Remo Bracchi (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio), leggiamo:
"Venerdì m. venerdì / venerdì sànt, venerdì che precede la domenica di Pasqua. Il Al gh 'é rniga venerdì sànt se l'é miga tónt la luna de Mars, non c'è venerdì santo senza la luna piena di marzo; infatti la data della Pasqua cade la prima domenica dopo il plenilunio di primavera / al venerdì sànt tut al vin al va in sànq, era credenza diffusa che il vino bevuto il giorno del venerdì santo si tramutasse in sangue. Rifacendosi probabilmente a ciò, gli statuti comunali stabilivano nel cap. 11 della edizione del 1607 che il vino dei legati venisse distribuito il giorno del venerdì santo in ragione di mezzo boccale ogni due persone. «Il Venerdì Santo si distribuisca nel solaro della caneva un quarto di pane e un quarto di boccale di vino per cadauna persona». Questa ricorrenza è solennizzata con una processione vespertina, alla quale partecipa gran parte della popolazione. / Se al piöf al venerdì sànt, al végn la sùcia, se piove il venerdì santo, ci sarà un periodo di siccità."

Riti e tradizioni della settimana santa nella Samolaco di un tempo sono riproposti in tutta la loro lividezza nel bel libro di Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi" (Chiavenna, 1965). Eccone un ampio stralcio:
"E la sera del venerdì santo, la processione "a scherc(h)è 'l Signóor" (a cercare il Signore). La lunga fila dei processionanti, molti dei quali con torce o candele, si snodava, più o meno ordinata, giù verso il cimitero e la Prona. Davanti le donne che cantavano lo Stabat Mater, seguiva il sacerdote attorniato dai confratelli con i grandi lampadari dai vetri variopinti. Poi i ragazzi spesso tumultuanti nei viottoli sassosi che eran parte tradizionale dell'itinerario e quindi gli uomini scarsamente ordinati e spesso distratti. Alle finestre delle case situate lungo il percorso, file di candeline accese (quelle avanzate dalla Candelora), con nidiate di bimbi che coi visi rubicondi e gli occhi sbarrati contemplavano estatici, mentre una mamma o una nonna mormoravano preghiere senza risposta.
Un'atmosfera di attesa, un qualche cosa di tragico e ineluttabile che si avanzava, che si era compiuto... E infine nelle povere case, i bimbi chiedevano con penosa mestizia: "Mama, l'hai truèe 'l Signéor?" (Mamma, l'han trovato il Signore). Ma i più grandicelli temperavano la mestizia del venerdì santo con la visione anticipata della gloria del sabato che allora, nella mattinata, ricordava laRisurrezione. Già da tempo essi avevano preparata la "ruschc(h)a". Da una giovane betulla, del diametro di circa 8 cm., veniva ricavata una sezione lunga un'ottantina di cm., assottigliata per la impugnatura da un lato, fessurata a raggera dall'altra. In tali fessure erano infilati aguzzi cavicchi di un nostro pino rosso di montagna, detto "schtrìzac(h)", rosso davvero per la forte impregnatura di resina. E la "ruschc(h)a" così preparata era già da un mese appesa sotto la cappa del camino, perché seccasse a dovere. È facile immaginare come una tale torcia dovesse bruciare! Il mattino del sabato santo, dunque, di buon'ora, appena il sagrestano aveva surrogato con la sua viva voce le campane legate, gridando con quanto fiato aveva in corpo: "ée lìvri", dai quattro finestroni delle campane, uno per punto cardinale, i nostri ragazzotti, rapidi e silenziosi, affluivano sul sagrato della chiesa. Le lamiere contorte delle precedenti, serali bastonature eran sparite e al loro posto, poco distante dal portone della chiesa, si ergeva un buon mucchio di sarmenti, prelevati dalle vigne circostanti con il tacito consenso dei proprietari, pronto per essere bruciato. E mentre il sagrestano, per l'appunto, vi appiccava il fuoco, i ragazzi circondavano il rogo con le 'rusche' protese.
Oltre alle aderentissime giacchette di fustagno o di panno, quel giorno slacciate, ai calzoni a gancio, all'immancabile cappello di grosso, ma sdrucito feltro da cui sporgevano abbondanti e malcurate ciocche di capelli (guai a tagliarli d'inverno!) i ragazzi portavano, in quell'occasione, due o più paia di calze, rinforzate con sottopiede di panno locale, e niente zoccoli (le scarpe erano sconosciute ai più). Era quella, insomma, una tenuta da corsa!
Intanto, accese le 'rusche' e tenute rivolte in alto perché non bruciassero troppo in fretta, ecco uscire dalla chiesa il sacerdote, attorniato da alcuni confratelli con tanto di 'abito', cioè la divisa di vari colori a seconda della confraternita di appartenenza. Vengono mormorate le formule del rito ed ecco, finalmente, la benedizione al fuoco! È un attimo, il sacerdote non ha ancora finito di aspergere le alte lingue di fuoco con l'acqua benedetta che i ragazzi, come corridori appostati per la gara, scattano, balzano, corrono via! Le 'rusche', tenute adesso orizzontali, ardono più che mai con la corsa! Il torrente di fuoco di riversa fulmineo ma silenzioso giù dal sagrato nella strada principale e qui si divide: il grosso a N. verso il centro del paese, due rivoli a S. e a E. verso le frazioni vicine.
A questo punto si direbbe che un diabolico piano per l'incendio sistematico del paese si stia attuando: con le 'rusche' ardenti, infatti, i ragazzi si dividono come a seguito di un tacito accordo, i più deboli si fermano ai primi usci, entrano, battono la torcia sul focolare della cucina in modo che qualche scintilla
ne sprizzi e col fiato mozzo gridano: – "L'u purtè mì, èh?" (l'ho portato io, eh?), poi ancora corrono fuori e via verso altre case! I più forti, intanto, sempre correndo, puntano ai più lontani ma consistenti gruppi di case, ove potranno poi distribuire, quasi indisturbati, scintille e fiammelle delle loro 'rusche'.
Mezz'ora al massimo, e tutte le case hanno avuto la loro parte di fuoco benedetto! Le 'rusche' sono ridotte al manico o poco più, e anche quello bruciacchiato. I ragazzi ritornato tutti, alla spicciolata, sulla piazza della chiesa ove il fuoco, intanto si è spento e solo un sottile strato di cenere ricopre l'acciottolato che rimarrà, a ricordo del fuoco santo, pulito e senz'erba per tutta l'estate.
I più forti e fortunati si vantano: – "L'ho portato in dieci case! Domani saranno almeno dieci uova che mi daranno! Gli altri tacciano. Qualcuno quasi piange al pensiero che un altro, quasi a somma ingiuria, gli ha portato il fuoco santo nella sua stessa casa! Ma poi lo scoppio improvviso e fragoroso delle campane al Gloria faceva tutto dimenticare. Gesù è risorto! Tutta l'acqua è benedetta: chi è in chiesa, dove le acquasantiere riempite di fresco traboccano acqua per tutto, si lava il viso al ruscello: nelle merette al piano, nell'acqua più vicina!

STORIA

Nel 1617, a Basilea, viene pubblicata l'opera "Pallas Rhaetica, armata et togata" di Fortunat Sprecher von Bernegg, podestà grigione di Teglio nel 1583 e commissario a Chiavenna nel 1617 e nel 1625; vi si legge (trad. di Cecilia Giacomelli, in Bollettino del Centro Studi Storici dell’Alta Valtellina, anno 2000): "Nell'aprile del 1515 la neve cadeva su Traona: la gelata successiva danneggiò le viti al punto tale che si poté produrre il vino necessario al fabbisogno della vallata per un solo mese. Si trattava inoltre di vino di pessima qualità. Nel maggio di quello stesso anno, alla fine di un temporale, vennero avvistate delle tracce di sangue sul fogliame delle viti e il 12 ottobre questo fatto si ripeté in tutta la Valtellina."

AMBIENTE

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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(Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)

 

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