PROVERBI
Chi völ pruvà i peni de l’inferno, a Villa d’estàa, a Tiran d’inverno
(chi vuol provare le pene dell'inferno, stia a Villa d'estate ed a Tirano d'inverno - Tirano)
La munéda se te sé usala l’è sèrva, se nò l’è fémna (la moneta se sai usarla è serva, se no è donna)
L'umbrìa d'istà la fa vegnir al mal de ventro d'invérn
(l'ombra d'estate fa venire il mal di pancia in inverno, a oziare d'estate la si paga in inverno - Sondalo)
Al diàul al fa i pignàti ma mìga i quèrc’ (il diavolo fa le pentole ma non i coperchi - Grosio)
Gnè al diàul al vòl al mèz (neppure il diavolo vuole le mezze misure - Grosio)
La fémna che stà en cà se l’ha mìga mangiàt, la mangerà
(la donna di casa se non ha ancora mangiato, mangerà, perché prima serve gli altri a tavola - Teglio)
Al c(h)èn de tanti padrun al mör de fam (il cane di tanti padroni muore di fame - Fraciscio)
Al vastì nu fà al monag (l'abito non fa il monaco - Val Bregaglia)
Cura ca sa vol ben, sa perduna tant (quando si vuol bene, si perdona molto - Poschiavo)
Da Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed
IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008:
"Séghel - sf. sing. segale.
Cereale molto diffuso nei tempi passati nei nostri paesi, era la base dell'alimentazione perchè dava il pane quotidiano; la farina di segale serviva anche a formare l'impasto utilizzato per i pizòcher, mista al grano saraceno. La coltivazione della segale terminava con le estóbgi. Oggi le cose sono completamente cambiate e il pane di segale si compera in bottega, ma è fatto con farina importata."
Si celebra il 10 luglio la ricorrenza di S. Felicita e dei suoi sette figli martiri, cui è dedicato l'oratorio dei Sette Fratelli, posto in mistico isolamento, a circa 2000 metri, nei monti sopra Mello. L’oratorio,
eretto nel 1761, è dedicato a S. Felicita, madre di sette figli,
tutti martirizzati e canonizzati, quindi santi come lei, nei primi secoli
dell’era cristiana. Ecco chi sono i sette fratelli: Gennaro, Felice,
Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale, martirizzati al tempo
dell'Imperatore Antonino.
Gennaro, dopo essere stato percosso con verghe nel carcere, fu ucciso
con flagelli piombati; Felice e Filippo furono uccisi con bastoni; Silvano
fu gettato in un precipizio; Alessandro, Vitale e Marziale furono puniti
con sentenza capitale. Un dipinto li raffigura, insieme alla madre,
sul fondo dell’oratorio.
Costei fu l'ultima ad essere uccisa, decapitata, dopo aver provato l'immenso
dolore per il supplizio dei figli, ma anche la consolazione di averli
visti tanto saldi nella fede da dare la vita per essa. La sua festa
viene celebrata il 23 novembre, ma possiamo comunque rivolgerle una
preghiera, tenendo anche presente che la devozione per questa santa
è particolarmente viva fra le donne che non riescono ad avere
figli e da lei implorano questa grazia.
Ma non c’è solo il riferimento alla storia della chiesa.
Esiste anche un’antichissima leggenda, curiosa, un po’ enigmatica,
assai meno tragica. E parla di una madre che aveva sette figli, inquieti,
monelli. Una
madre, intenta, in una baita dell’alta alpe, a “tarare”
la polenta che stava cuocendo nel paiolo, ad un certo punto si spazientì,
perché i suoi sette figli, intorno a lei, facevano troppo chiasso,
non sapendo attendere tranquilli che la polenta fosse servita. Sembra
che la donna sia sbottata gridando: “Via poch de bun, vün
per cantùn”, cioè: “Via, poco di buono, uno
per ogni angolo”, sottinteso di queste montagne. Ed in effetti
i figli se ne andarono, proprio in sette angoli diversi della bassa
Valtellina, tutti visibili dal luogo della dispersione, che poi divenne
luogo di preghiera, l’Oratorio, da allora chiamato “dei
Sette Fratelli”.
La sfuriata della madre, oltre a regalarle un po’ di pace, ebbe
l’effetto di trasformare i figli indisciplinati in altrettanti
eremiti devoti, che fondarono sette chiese: S. Antonio, S. Pietro in
Vallate, San Giuliano sopra Dubino, S. Domenica a Delebio, S. Esfrà
sull’alto versante retico sopra Mello, S. Maria in Val Gerola e S. Giovanni di Bioggio. I
sette fratelli non ebbero più modo di ritrovarsi, né di
vedere la madre, ma un segno li legò sempre, un fuoco, acceso
la sera, con il quale segnalavano ciascuno agli altri che erano ancora
in vita. Ma venne per ciascuno il giorno della morte: e la sera di quel
giorno non vide il fuoco consueto, ma una nuova stella accendersi in
cielo.
Per completezza di relazione non si può non illustrare un secondo
itinerario che consente di raggiungere l’Oratorio, partendo dai prati della Brüsada, alpeggio che si trova, in
una fascia compresa fra i 1500 ed i 1580 metri, nel territorio del comune
di Cercino. Lo si raggiunge salendo per un sentiero la cui partenza
è segnalata a monte della pista tagliafuoco della costiera occidentale,
nel tratto compreso fra i prati di Bioggio (sopra Traona) ed i prati
Nestrelli (sopra Cino).
Saliamo alla baita più alta, di destra, dei prati, quotata m.
1584 (la distinguiamo anche per la bandiera italiana): da essa parte,
sulla destra, il sentiero che, procedendo in direzione nord-est, attraversa
la valle di Siro e si porta sul suo versante opposto. Qui troviamo,
ben presto, un sentiero che si stacca, sulla sinistra, da quello che
stiamo percorrendo, con una duplice segnalazione: Cunvula (1 ora) e
Barac(h)ia di Partigiana (1 ora). Imbocchiamo questo nuovo sentiero
che sale ad una baita, anch’essa con la bandiera italiana, a quota
1600. Nel prato sotto la baita vediamo un sentiero che prende a sinistra
ed entra nel bosco, ma non è quello che ci interessa.
Dobbiamo cercare, invece, il sentiero che parte alle spalle della baita
e comincia a salire, diritto, sul largo dosso boscoso a monte (direzione
nord), nella splendida cornice di una delle pinete che si sono salvate
dai disastrosi incendi che, nel 1948, 1952 e 1965, hanno martoriato
la parte occidentale della costiera. Nella salita, passiamo a sinistra
di una radura, ed incontriamo anche qualche scheletro d’albero
che non è scampato al fuoco. Ma lo scenario è davvero
bello: il bosco, aperto e luminoso, ha qualcosa di fiabesco. La traccia
si fa più marcata e visibile, e raggiunge, a quota 1780 circa,
una fascia di massi, proseguendo sul suo limite sinistro (attenzione,
qui, a non perderla proseguendo diritti; anche in questo caso, però,
si può salire a vista, in direzione del limite del bosco, che
già si intravede).
Ad una quota approssimativa di 1830 metri raggiungiamo il limite superiore
destro della pineta. Alla nostra destra vediamo il solco dell’alta
val Cespedello: ora dobbiamo attraversarlo e portarci sull’erboso
versante opposto. Procediamo, quindi, in terreno aperto. Il bel sentiero
marcato ci abbandona, e dobbiamo cercare la debole traccia che descrive
una diagonale, in leggera salita, verso il centro del vallone, che ci
appare, nel suo insieme, come una sorta di deserto verde, punteggiato,
qua e là, da qualche rado scheletro d’albero. Raggiungiamo
il centro a quota 1860 (se non troviamo la traccia, possiamo procedere
anche a vista: la pendenza del versante non è eccessiva, ma attenzione
all’erba, scivolosa) e proseguiamo la leggera salita sul versante
opposto, fino ad approdare, superata una porta costituita da due pini,
ad una sorta di riposante corridoio, molto bello, dove la pendenza si
fa più modesta; lo percorriamo, quindi, in direzione est, con
andamento pianeggiante.
La breve traversata si conclude in prossimità di una nuova pineta,
sul cui limite intercettiamo un sentierino che sale da destra. Si tratta
del sentierino, sopra descritto, che proviene dal Piazzo della Nave:
percorrendolo, verso sinistra, in salita raggiungiamo, dopo circa un
quarto d’ora, l’Oratorio (calcoliamo, dai prati della Brüsada,
un’ora ed un quarto circa di cammino, per superare un dislivello
approssimativo di 430 metri).
Per concludere con una nota storica, cediamo la parola a Don Domenico Sondini, che, nel bel libro “Storie di Traona Terra Buona – II” (Sondrio, 2004), così racconta dell’edificazione ed intitolazione dell’oratorio: “Quando i costruttori dell'Oratorio arrivarono al tetto e assestarono la colmegna incidendovi l'anno 1761, - come sull'architrave della porta d'ingresso - secondo le tradizioni, festeggiarono l'evento sapendo già che il tempio sarebbe stato dedicato ai Santi Martiri di Roma.
I Martirologi, i cataloghi dei nomi di coloro che avevano testimoniato fino alla morte la fedeltà a Cristo, enumeravano un grandissimo numero di "martiri romani"; a quali di questi dedicare il nuovo Oratorio? I promotori della nuova chiesa reclamavano una festa nel mese di luglio, nella stagione in cui i Romani, oriundi della Costéra, lasciavano i miasmi e la calura di Roma e risalivano ai paesi d'origine per incontrare i parenti e per godere un periodo di vacanza.
Luglio poi era il mese nel pieno della stagione degli alpeggi, il mese della "pesa" del latte, operazione che richiamava una grande affluenza di allevatori, nella prima quindicina.
Il curato di Mello presentò varie alternative: "Il mese è ricco di memorie di Famiglie intere di martiri; 10 luglio: i Sette Fratelli figlioli di santa Felicita: Gennaro, Felice, Filippo, Silvano, Alessandro, Vitale, Marziale.
18 luglio: Sette Fratelli figlioli di santa Sinforosa: Crescenzio, Giuliano, Nemesio, Primitivo, Giustino, Stratteo, Eugenio.
Il 27 luglio il calendario segna la memoria dei Sette Fratelli Dormienti: Massimiano, Maico, Martiniano, Dionisio, Giovanni, Serapione, Costantino.
Tre date, tre famiglie numerose, tre famiglie di Santi Martiri che ricalcarono le orme dei Sette Fratelli Maccabei della Sacra Scrittura: che volete di più?
A meno che preferiate una famiglia ancora più numerosa: i Santi Dodici Fratelli, figli di san Marcello: Claudio, Luperzio, Vittorio, Facondo, Primitivo, Emeterio, Gianuario, Marziale, Servando, Germano; la festa è il ...".
"Basta, basta, la data migliore è il 10 luglio... e i Santi che preferiamo sono i Sette Fratelli Figli di Santa Felicita, il maggiore dei quali è san Gennaro". Così vollero i promotori ed il prevosto di Mello (il titolo di prevosto era stato concesso 4 anni prima, nel 1757) si adeguò alla volontà dei suoi parrocchiani senza entrare in disquisizioni critiche. Anche al prevosto garbava la data: oltre tutto, la prima quindicina di luglio era il tempo di maggior produzione di latte. Non per nulla i proprietari "pesavano" il latte in quel giorno, alla quota di m, 2048, "la còrt da pisa": più era il latte e maggiore il compenso che i caricatori d'alpe dovevano corrispondere.
© 2003 - 2024 Massimo Dei Cas | Template design by Andreas Viklund | Best hosted at www.svenskadomaner.se
I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:
Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed
IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca.
Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970
Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001
PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”,
Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995)
Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed
IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca.
Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970
Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890
La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore
(Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)