SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it): S. Nicola da Tol., S. Pulcheria, Candida

PROVERBI

Al més de sétembre, la marénda su per li zémbra
(il mese di settembre, la merenda è sui gembri – Valfurva)
El ne sa püsé un mat a ca sua che un savi a ca di alter
(ne sa di più un matto a casa sua che un savio a casa degli altri - Chiavenna)
Sum propi purétt, al me tucca tò giù tütt da la balànza
(sono proprio povero, devo comperare tutto – Montagna in Valtellina)
I cà i è fàce sü dé sàss, e ‘nde tüte el gh’è el so fracàs
(tutte le case sono fatte in sass, ma dentro ciascuna c'è un diverso rumore - Teglio)
A fè l'unest se vegn brì sciur (ad essere onesti non si diventa ricchi - Fraciscio)
Al pesc grand al maia al pit (il pesce grande mangia quello piccolo - Val Bregaglia)
La fam la fa fa granc’ salt, ma l'amùr amò plü alt (la fame fa grandi salti, ma l'amore ancora più alti - Poschiavo)
La paia cuntra 'l föch la brüsa (la paglia accanto al fuoco brucia - Poschiavo)


VITA DI UNA VOLTA

Da Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008:
"Scusàl (scusài) - sm. grembiule | sta tacàt al scusàl de la màma = essere attaccato al grembiule della mamma = già adulto, non emanciparsi.
Anticamente el scusàl era un  indumento molto comune nel costume femminile valtellinese e avvolgeva la donna dalla cintola in giù, indossato sopra el rabelùn; quello della festa era di seta nera con fiorellini variopinti, rossi e gialli; quello dei giorni feriali era di cotone con disegni minuti e poco appariscenti; le giovani, anche nel passato (inizio del secolo), incominciavano a portare grembiuli che scendevano dalle spalle, come il grembiule delle scolare."

Tullio Urangia Tazzoli, ne "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari” (Anonima Bolis Bergamo, 1935), scrive:
Questa antichissima Usanza di farsi il pane in bajta, cioè in casa, anzichè comperarlo dal panettiere (prestinéjr) rende quasi un lusso, almeno tale era considerato nei tempi andati, il comprare pane della bottega, pane solo concesso nelle feste più grandi. Anche i dolci, come abbiamo visto, si confezionavano in casa: tali li manzóla o fritelle schiacciate casalinghe della prima settimana di quaresima.
In rapporto alle biade ed alla panificazione gli Statuti civili avevano sancito norme provvide di legislazione sociale in cui l'igiene non era dimenticata. Ogni panettiere doveva ad esse attenersi scrupolosamente per la confezione di un pane di mistura o di frumento "ben cotto e ben confezionato„ che veniva controllato e pesato dai "pesatori deputati„. Esisteva in Bormio una panetteria municipale: multe erano, poi, sancite per privati proprietari dei forni non costruiti secondo le norme prestabilite. Questi forni delle bajte bormine dall'aspetto tozzo e goffo che, quasi enormi gozzi, si protendono in fuori dal fabbricato sporgendo a volte sulla rotabile o sulla mulattiera o sul terreno montano adiacente hanno dato origine a popolari modi di dire assai curiosi. Così, ad esempio: bóka Branda kóma la bóka del fórn - bocca grande come la bocca del forno; se kósc pan in tanc fórn - si cuoce pane in tanti forni, si può fare del bene in più luoghi; l'è saltà jò 'l fórn - è saltato giù il forno (per una donna chesi sgrava).
Il comune si garantiva di avere sempre sufficiente scorta di biade con una politica avveduta e con le riserve contenute nei magazzini municipali. "La bella conca, scrive Enrico Besta, in cui si adagia Bormio oltre i mille metri di altezza difesa a nord-est dalla imponente massa rocciosa della Reit consentiva, sì, la coltura dell'orzo, della segale e del frumento e, nelle parti più apriche, persino quella della vite ma granaglie e viti non potevano prosperare. E pochi erano i terreni suscettibili di coltura intensiva. Questa aveva poi trovato a lungo andare e trovava ancora caratteristica ostilità nella pastorizia. A questa aveva dovuto contendere il terreno palmo a palmo. Ed, ancora, l'appropriazione privata trovava dei limiti nella resistenza degli usi collettivi che riprendevano vita a raccolto finito. La condizione giuridica della coltura non poteva conseguirsi che dietro assenso del Consiglio del Popolo. E le terre in essa comprese dovevano, poi, essere protette da siepi o drazze perchè l'uso dei terzi divenisse illecito e punibile,,. Noi non crediamo che il Contado potesse pel passato, come non lo può neppure oggi, produrre granaglie a sufficienza pei suoi bisogni.


Enrico Besta riferisce che le granaglie locali nel 1378 bastarono appena per due o tre mesi, più tardi per quattro. Sebbene Gioachino Alberti affermi nelle sue "Antichità di Bormio„ che "nel suo territorio, benchè alpestre, si fa granoper più del suo bisogno„ riteniamo che il cronista bormiese od esagerasse o calcolasse sulle ingenti scorte provvedute dalla Comunità mediante sagge importazioni. Non si capirebbero, allora, oltre le citate norme statutarie, i decreti ducali dei Visconti e degli Sforza come quello, ad esempio, del 24 novembre 1421 con cui "proibivasi agli uomini di Teglio (Valtellina) di estrarre grano dal Contado di Bormio senza l'autorizzazione del medesimo„. Senza dubbio le condizioni climatiche erano più favorevoli di quello che non sieno oggi causa il disboscamento. È bensì vero che la popolazione è cresciuta ma anche le greggi ed i pascoli sono stati ridotti. Ai nostri giorni i cereali locali sono affatto insufficienti. Questo elemento primo di vita, le biade, mentre come prodotto locale entrava nella tassazione generale statutaria entrava a sua volta col pane nelle elemosine che si largivano dai privati nelle cerimonie e ricorrenze funebri, come già notammo, e nelle elargizioni comunali nelle feste delle Calende di maggio, dei S.S. Gervasio e Protasio e dell'Ascensione.
Simili usanze ritroviamo in altre vallate ricordiamo specialmente quelle di Valsaviore (Valcamonica), di val Rendeva e di Predazzo (val di Fassa - Trentino), dell' alta val Stura di Vinadio (Piemonte).
Varie sono le qualità e le speciali confezioni del pane usate tuttora nel Bormiese e che qui ricordiamo anche per i loro caratteristici termini dialettali. Il pane veniva per lo più fatto in casa e la tradizionale ospitalità vuole che chiunque capiti in una casa mentre si sforna il pane casalingo glie se ne offra. Risulterebbe offesa il rifiutarne ; di qui il noto motto: i è noma li strja ke refúda 'l pan! sono soltanto le streghe che rifiutano il pane!

Fra le "varie qualità di pane„ notiamo:
pan de se'gel o de ca - pane di segale
pan de formént o de milza - pane di frumento
pait de mistítra - pane di frumento e segale
pan de farina gidlda - pane di farina gialla
pan de florét e tartítjol - pane di cruschello e patate
pan de biskotín - pane di uova e burro per biscotti
pan de farina bela e de fiór - pane di fior di farina
pan de jarinéta o fdrinéla - pane di farina andante
pan de krítka o karcént - pane fatto con farina di ultima qualità
pan de mórka - pane contenente la feccia del burro cotto (morka)
Speciali confezioni :
panini de Sant Nicolò - panini piccolissimi confezionati il giorno di S. Nicolò e distribuiti in chiesa, buoni pel mal di gola;
panón - panettone
figacina - focaccine casalinghe di farina di frumento impastato con uova, zucchero, burro e uva passa che si preparano in Valfurva in occasione di nozze
korndt - schiacciata di farina di segale, senza lievito, cotta sulle brace o sulle ceneri in uso specialmente in Valdisotto
la píza - focaccie a forma di bambole o di galletto, coniglio, bue, maiale, orso, che si dà in dono ai bimbi;
i prezél - pani intrecciati, di pasta dura che rimane in fondo alla madia o raspadic : simbolico è il prezél a ferro di cavallo
i brecadél o brecadej - pani col buco, come le ciambelle, che si mettono nelle pertiche a seccare e che si mangiano anche dopo più mesi : si confezionano nel Livignasco specialmente nelle ricorrenze funebritortdrela o torturéla - tortelli o fritelle di farina di frumento impastata tenera con acqua o latte e cotta nella padella tortelli o fritelle di farina di frumento impastata tenera con acqua o latte e cotta nella padellacon burro o strutto
i kanédel - li ricordiamo perchè confezione molto comune ed a base di farina bianca o gialla impastata con burro, uova, lardo o salame ed erbe odorose e cotte nel brodo: molto in uso pure in Tirolo ed Alto Adige;
la mósa (polt-sugét) - pappa di farina;
pizóker - gnocco di farina.
Sul pane, poi, vi sono molti modi di dire assai comuni. Cito, fra gli altri:
pan e pan - boh kumpàn detto di persona affabile
pane e pane - buono compagno
pan e nósc - mangiar de spós
pane e noci - mangiare da sposi
se kós pan in túnc forn
si cuoce pane in tanti forni
majar pan a tradimént
mangiare pane a tradimento vivere oziosi alle spalle degli altri
trodr pan per i sój dent
trovare pane per i propri denti
bóza kóin 'l pan
buono come il pane.”

STORIA
-

AMBIENTE

 

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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