SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it): S. Ippolito, S. Ponziano

PROVERBI

La lüna de aust la ilumina al busc(hla luna d'agosto illumina il bosco - Fraciscio)
Cur ca 'l ven l'erba agustina, l'altra la camina (quando cresce l'erba d'agosto, l'altra se ne va - Poschiavo)
Tèra négra la fa bun frut, tèra bianca la guasta tüt
(terra nera fa buon frutto, terra bianca guasta tutto – Tirano)
La prima galina che canta l’è quéla che l’ha fatt l’öf (la prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo)
Li bèfa li vén gió dal nàs e li va in bóca
(le beffe escono dal naso e vanno in bocca, cioè chi la fa l'aspetti - Sondalo)
U da giùven u da véc gnià maià l caréc
(o da giovani o da vecchi si deve mangiare il carice, cioè si devono fare sacrifici – Val Tartano)
Ci ca fa al pacàa, fagia la penitenza (chi ha fatto il peccato, faccia la penitenza - Val Bregaglia)
Chi sa marìda ben al gà set an da galéra; chi sa marìda mal al gà galéra perpetua
(chi si sposa bene ha sette anni di galera, chi si sposa male ha la galera perpetua - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Luisa Moraschinelli, nel "Dizionario del dialetto di Aprica", Sondrio, 2010, scrive:
"Minèstra sf. minestra <minèstra da dumega>, d'orzo. Quando possibile, in questo tipo di minestra, usavano mettere un osso di maiale e la facevano abbondante, da riscaldare. <minestra da erbi> minestra di erbe, incominciando con quelle da prato alla primavera e poi quelle dell'orto, con aggiunta di riso o pasta. <minèstra da fasdi>, di fagioli secchi, <minèstra da ris e patati>, minestra con riso e patate, <minestra da taiadei> con specie di tagliatelle finissime, fatte sul momento, con farina bianca, molto in uso nella famiglia contadina. <minestra slauada>, s'intendeva quella con tanta acqua e poca sostanza. Capitava nei mesi invernali quando non c'era nemmeno erba da metter dentro. Nelle famiglie numerose c'è il detto: <gió acqua ca l'é scià get> per dire che più i commensali crescono e più si allunga con l'acqua."
E ancora:
"Patàti pl. f patate. <li palati, an tep, l'era al pà par la get e par i purscei> un tempo la patata era il pane per la gente e per allevare il maiale. (Nel nostro paese, alla produzione delle patate riservavano la parte maggiore della terra disponibile. Due le qualità di colore: dorate e bluastre, ma chiamate rosse. La patata, coltivata nei propri campi e, con la polenta, era il cibo più usato). Cucinate in vari modi fra cui: <palati an insalada>, cotte, sbucciate e fatte in insalata, <palati an ümid>, fatte a pezzetti, cotte con grasso e poca acqua con un cucchiaio di conserva di scatola. (lo spezzatino verrà usato solo con la guerra, con le tessere), <palati da la brua>, cotte nell'acqua con la buccia. Mangiate con un pezzo di formaggio. <patati e castègni>, cotte, pelate, con l'aggiunta di castagne secche. (Una cena gradita dai bambini per il sapore dolciastroe il colore dorato delle patate). <patati e òs da purscèl>, sbucciate e cotte con l'aggiunta di ossa del maiale. <patati e uersi> (maserat) cotte con verze del campo. Si faceva prevalentemente d'inverno. <palati rustidi>, cotte, sbucciate, fatte a pezzi e passate con grasso nella padella (non erano in uso le patate fritte) <patati sóta la scèndar>, patate messe sotto la cenere, entro il focolare. <pàtatí tóndí>, cotte senza la buccia e con un poco di grasso."

Da "Lombardia" (nella collezione almanacchi regionali diretta da R. Almagià), Paravia, Milano, Torino, Firenze, Roma, 1925:

STORIA


Dal rifugio Branca, in Valle dei Forni (Valfurva), si può distinguere, guardando alla sommità del ghiacciaio dei Forni, l’arrotondata cima del San Matteo, che, non molti lo sanno, fu teatro della più alta battaglia della storia, quantomeno di quella europea, la battaglia che si combattè il 13 agosto del 1918 fra gli Alpini e le truppe austriache. Ne parla Bruno Credaro nel bel volumetto “Ascensioni celebri sulle Retiche e sulle Orobie”, edito dalla Banca Popolare di Sondrio nel 1964: “L'alto pianoro glaciale tra il Tresero e il S. Matteo, doveva vedere, nell'ultimo anno della guerra, lo sviluppo di una vera battaglia che si concluse oltre i 3600 metri con la conquista appunto del S. Matteo. L'azione era stata preparata con molta cura; qui non si poteva agire di sorpresa, come al Gran Zebrù, perchè contro le forze rilevanti degli austriaci dovevano essere impiegate truppe altrettanto numerose.
I nostri alpini si ammassarono dietro lo sperone meridionale del Tresero; da quella posizione la mattina del 13 agosto 1918 cinque colonne partirono all'attacco: una di pochi uomini, al comando del sergente Caimi di Sondrio, doveva puntare direttamente alla cima del S. Matteo per l'aspra parete occidentale; la seconda colonna, comandata dal tenente G. Battista Compagnoni, doveva muovere alla sella tra il S. Marco e il costone del monte Mantello; le altre tre dovevano attaccare quest'ultimo, dove le difese austriache erano particolarmente forti.
Alle quattro incominciano a sparare i cannoni con un fuoco intensissimo, a protezione delle colonne che già al buio si erano portate sotto le posizioni nemiche. Alle undici la pattuglia Caimi era sulla cima del S. Matteo e pochi minuti dopo vi arrivava il Compagnoni, che nell'azione restava ferito. Egli, oltrepassando la sella, si era portato sulle rocce della parete meridionale della vetta; da quella posizione aveva battuto sul rovescio le posizioni nemiche del Mantello, determinandone il crollo; poi aveva proseguito con il suo plotone, arrivando rapidamente sulla cima.
Così anche il monte più alto della lunga cresta a sud del Cevedale era conquistato. Ma la posizione era troppo importante perchè gli austriaci non reagissero e incomincio allora il tormento dei bombardamenti quotidiani. Le truppe che erano andate all'assalto erano state sostituite dopo il primo giorno dalla compagnia del capitano Berni e a lui e ai suoi alpini toccò di apprestare le difese per il contrattacco che non sarebbe mancato.
Dana vetta del S. Matteo si stende in lento declivio un ampio pianoro di ghiaccio, che va fino al monte Giumella. Nel ghiaccio, subito sotto la vetta, fu scavato un trincerone, caposaldo della difesa. Pareva preparato per una festa, con quelle pareti azzurre e scintillanti, con quella luce diafana che entrando dalle brevi aperture creava un mondo di sogno. In realtà era una trincea pronta a ricevere la visita di sorella Morte, come le altre innumerevoli che correvano fino alla foce del Piave. Solo mancava il fango: qui la Morte sarebbe arrivata nella grande luce della montagna, vestita di Bianco e di azzurro. E avrebbe, tra quei prodi, scelto i suoi.
Venne un mattino, annunciata, come negli incantesimi, dai tuoni e dai lampi delle bombarde; enormi blocchi di ghiaccio venivano staccati dalle granate e crollavano nel trincerone. Il capitano Berni era nel punto più esposto, quando una franata di ghiaccio lo seppellì in quella tomba di cristallo, the diventò per sempre la sua tomba. E bene fecero gli amici a lasciarlo, perchè non avrebbe desiderato altro posto per quel suo corpo atletico che racchiudeva l'animo e i sogni di un fanciullo decenne.
Dicono che i ghiacciai nella loro lenta discesa a valle restituiscono talora i corpi degli alpinisti caduti nei crepacci. Molti anni or sono due affiorarono alla bocca di un ghiacciaio delMonte Bianco the erano caduti cinquant'anni prima; la montagna pietosa li aveva conservati in modo che parevano morti da un'ora.
Ma il capitano Berni resterà sulla sua montagna, perché la grande calotta del S. Marco riceve nuovi strati di ghiaccio nell'alterna vicenda delle stagioni, ma è immobile sopra le rocce che la sostengono. Una lapide ricorda agli alpinisti che vi salgono, the quella non e una cima come tutte le altre: e la nobile tomba di un alpino caduto per il suo Paese. E allora mi piace pensare che si smorzino le voci allegre e che il passo si faccia leggero per non turbare quel sacro riposo.”

AMBIENTE

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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