SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Emilio martire, S. Ercole, Priamo

PROVERBI

Macc sücc, gran per tücc (maggio asciutto, grano per tutti)
S'el piöv in macc' la stagiùn l'è ruinada (se piove a maggio la stagione è rovinata – Bormio)
Quand che i nìgul i van a Ciavéna, tüt el ciél el se seréna
(quando le nuvole vanno a Chiavenna, tutto il cielo si rasserena - Chiavenna)
Quand el Legnón el ga söi ‘l capèl, lassa ‘l bastón e ciapa l’umbrèl
(quando il Legnone è incappucciato di nubi, lascia il bastone e prendi l’ombrello - Ponte)
quand el Legnón ‘l ga söi ‘l capèl, lasa la fólc e ciapa 'l rastèl
(quando il Legnone è incappucciato di nubi, lasciala falce e prendi il rastrello, perché pioverà - Campovico)
Quand el cantún de Lèch l è scür, el piöv de sicür

(quando l’angolo di Lecco è scuro, piove di sicuro - Regoledo)
Se disc’ al pecàa, ma miä al pecadù (si dice il peccato, ma non il peccatore - Villa di Chiavenna)
In ca 'l ghé li musni, i tran i sass (i sassi cadono sempre dove ci sono i mucchi - Poschiavo)
Finche un al g'ha un dént in bóca al sa miga quel ch'el ghé tóca
(finchè uno ha un dente in bocca non sa quel che gli tocca - Sondalo)

VITA DI UNA VOLTA

Amleto Del Giorgio, nel bel libro "Samolaco ieri e oggi" (Chiavenna, 1965), descrive in questi le vicende dell’innamoramento, del fidanzamento e delle nozze nella Samolaco di un tempo:
“Per antica consuetudine, derivata forse dalla millenaria durezza di vita e intonata del resto alla naturale riservatezza dei nostri, lo sbocciar dell'amore fra due giovani era tenuto il più possibile, e a lungo, segreto. Non era raro il caso di pubblicazioni che avevano l'effetto di fulmini a ciel sereno. I pochi che ne erano a conoscenza sapevano tacere, i genitori raccomandavano il silenzio che, per vecchia esperienza, era un fattore utilissimo, alle volte indispensabile nel delicato periodo del fidanzamento. In apparente contrasto con ciò erano le rumorose visite collettive di brigatelle di giovani a ragazze, singole o riunite a gruppi, d'inverno, in qualche tiepida "schtüa" riscaldata dalla "pigna", una stufa quasi interamente in pietra di cui, ancora, si conserva qualche esemplare.
E fra i visitatori c'era magari anche l'innamorato o, addirittura, già fidanzato, che si guardava bene, però, di far trasparire e anche solo sospettare i suoi veri sentimenti, in ciò emulato dalla bella in attesa.
Non mancavano, naturalmente i visitatori isolati e alle volte spericola ti che per amore o per esibizionismo, o per tutti e due insieme, scalavano pareti di muro a secco, scavalcando magari traballanti 'lobbie' di legno con passaggi di... sesto grado superiore per... affacciarsi un solo momento a finestre per lo più sbarrate da fin troppo solide inferriate e ritornare giù, poi, al minimo rumore sospetto! E il giorno delle pubblicazioni i promessi sposi sparivano dal paese, la prima volta, forse, insieme ufficialmente, e soli!
Poi cominciavano i preparativi per le nozze, laboriosi e oltremodo impegnativi, sotto tutti gli aspetti. Bisognava regalare lo "scusèe" (grembiule) a tutte le future cognate, alla suocera e alle zie; agli uomini in stretta parentela si donava il cappello, a tutti gli altri invitati almeno un fazzoletto da naso, indumenti tutti che il dì delle nozze erano esibiti con compiacente ostentazione.
Se si pensa che allora quasi tutti erano un po' parenti, in paese, è facile immaginare di quale entità fosse l'impegno finanziario che le nozze imponevano, solo per tali regali, agli sposi. La mattina del matrimonio, lo sposo, seguito dai suoi invitati ai quali già aveva fatto assaporare un anticipo della festa con vino e liquori, si avviava verso la casa della sposa. Il viaggio, a piedi, era rallegrato da nutriti canti ai quali facevan eco, se non troppo lontani,quelli degli invitati della sposa, che attendevano l'arrivo del primo allegro corteo. Avvenuta la riunione dei due gruppi di invitati, i canti proseguivano ancor più festosi mentre lo sposo, più o meno deciso a seconda del carattere suo e di quello del... fidanzamento, entrava nella casa della sua promessa. Questa si staccava, allora, piangendo, dall'abbraccio dei genitori che pure piangevano. Il contagio del pianto si diffondeva tosto ai più stretti parenti e non mancava, talvolta, di influenzare lo sposo stesso, sì che per un momento si aveva l'impressione di assistere a un funerale, invece che al coronamento di un sogno d'amore! Ma povere spose! Forse allora avevano netta finalmente, seppure per breve momento, la intuizione del possibile mare di sacrifici e dolori in cui stavano per immergersi, in cambio dell'esile coppa di gioia che lo sposo e tutto il resto, nel migliore dei casi, avrebbero potuto offrir loro!
Per un attimo, forse, dopo tanto irreale sognare, erano consapevoli del loro sacrificio, consumato nell'illusione della felicità, per la continuazione della vita. E piangevano, e le loro lacrime sincere, che rigavano il volto pallido di emozione e solo a tratti acceso di vago rossore, rendevano ancor più assurde e grottesche le parole vane di gioia e felicità sconfinate che, di fuori, erano urlate dal coro degli allegri invitati.
Poi, finalmente, il corteo si muoveva. I due sposi in testa, da soli, gli altri dietro, più o meno accoppiati, in continuo canto. A tutti i presenti ai margini della strada la sposa offriva gentilmente i confetti, porgendo il sacchettino di carta ricamata (ai parenti e invitati erano stati già offerti a domicilio, in una delle sere precedenti le nozze). Sulla piazza della chiesa erano frotte di ragazzi che bisognava in qualche modo accontentare con supplementari distribuzioni di confetti. Dopo la celebrazione del Sacramento e la Messa, durante il ritorno alla casa dello sposo, erano altri canti e una nuova distribuzione di confetti.
Il padre o la madre dello sposo accoglievano la sposa in casa: pochi convenevoli e poi, sempre accompagnati dal canto degli invitati, alternati di quando in quando dai caratteristici "gìcui", una sorta di acuti gridi a solo, modulati con le vocali iuu... uu... uu... ii, che da noi solamente ho conosciuto, aveva inizio il pranzo.


Gli sposi sedevano al centro della tavolata, attorniati dai propri parenti vecchi e nuovi. Si serviva il risotto, cotto nel gran pentolone di rame stagnato che serviva per la lavorazione del latte, carne lessata e pane a volontà. Vino locale o comperato a Chiavenna. 'Cicchetti' d'acquavite alla fine. A pranzo finito e sgomberato il locale, di solito aveva inizio il festino di nozze. Un fisarmonicista con strumento cromato (tastiera a bottoni) invitatoallo scopo, iniziava il suo repertorio di marce, valzer e mazurke, che generalmente era assai limitato, ma che imperturbabile ripeteva una volta dopo l'altra. Ballavano un po' tutti, giovani e anziani. La sposa veniva contesa, ed era regola che non rifiutasse il ballo a nessuno. Si continuava così fino a tardi, magari dopo un ulteriore pranzo serale. I più accaniti ballerini erano naturalmente i giovani invitati che, con la scusa di far onore agli sposi, cercavano in realtà di sfruttare al massimo la gioiosa occasione.
Poi, a cominciare dai parenti più educati e discreti, tutti se ne andavano. E gli sposi, a notte alta, stanchi a non dirsi potevano, come si dice, 'star finalmente soli'. I matrimoni avvenivano di solito in carnevale, cosicché, se non da godersi una vera e propria luna di miele, gli sposi avevano un po' meno di lavori in quei giorni, data la stagione. Ma non si può terminare l'argomento sul matrimonio senza accennare ai particolari gustosi che si avevano nel caso, raro del resto, di uno sposo forestiero. Come la coppia si presentava alla chiesa, qui, poco discosto dal portale, sulla piazza, era preparato un tavolino con tanto di tovaglia e vassoio, e bicchieri, e una bottiglia di vermouth o marsala. I due erano invitati a bere, con il più gentile dei modi, da uno dei giovani organizzatori dello strano rito. Ma altri due di essi, intanto, sbarravano l'ingresso nella chiesa con un lungo nastro di seta bianca o rosa, o azzurra (non saprei se il colore avesse qualche recondito significato). Allora fra lo sposo, che di ciò era stato già edotto dalla sposa, se questa aveva giudizio, e i giovani del marsala e del nastro, si intavolava una vera e propria contrattazione sull'importo da versare se voleva, in santa pace, portarsi via la sua dolce metà. Il più delle volte la cosa finiva in poche, piacevoli battute e allora la sposa, con il nastro annodato alla vita, entrava sorridente in chiesa al braccio dello sposo. Ma alle volte la tirchieria o la mancanza di tatto di quest'ultimo, cui si aggiungevano spesso uguali o peggiori qualità negli, ancora per un momento, futuri suoceri, suscitava trambusti più o meno penosi che potevano offuscare la serenità di quel giorno e di molti altri ancora! I giovani organizzatori della cosiddetta "ròschtia" (arresto) si godevano poi il ricavato in gran mangiate e bevute che si protraevano per quel giorno e la notte seguente!
E quando nasceva il primo figlio era gran gioia per tutti, e qualche volta anche per il parroco, che si vedeva regalare, se il battesimo era il primo dopo la Pasqua, un capretto da latte.”

STORIA
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AMBIENTE


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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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