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L'anticima meridionale (m. 2503) del monte Canale (Scéma de Canàl, m. 2522) rappresenta il punto di massima elevazione del territorio del comune di Castione, oltre che un osservatorio panoramico eccellente sul gruppo del Disgrazia, sulla testata della Valmalenco, sul gruppo Scalino-Painale, sul gruppo dell’Adamello e su buona parte della catena orobica. Il monte, in passato chiamato anche dai pastori dell’alpe Morscenzo “Erbera” perché è quasi interamente ricoperto di pascoli, è posto quasi a guardia del fianco sud-occidentale della Valmalenco: il suo versante nord-orientale si affaccia sull’alpe Canale, mentre quello nord-occidentale domina l’alpe Arcoglio (termine connesso con “arco”, in riferimento alla forma della valle), entrambi nel territorio del comune di Torre S. Maria. Il versante sud-orientale scende ripido nell’ombrosa Val Valdone, mentre quello sud-orientale, che appartiene al comune di Castione, guarda ai solari alpeggi a monte della valle del Bocco, ed in particolare all’alpe Morscenzo.


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Nella Guida alla Valtellina edita, a cura del CAI di Sondrio, nel 1873, leggiamo: “Il suo panorama supera in bellezza e in estensione, è facile immaginarlo, quello del Rolla. La Disgrazia, col sottoposto ghiacciaio di Cassandra, da qui appare veramente imponente; da qui la Valmalenco si vede tutta e forma il fondo verde d’un quadro grandioso contornato di ghiacciai e di cime superbe.” Ecco una rassegna delle cime che possiamo distinguere nella meritata sosta che segue quasi due ore di cammino (se siamo partiti dall’alpe Poverzone, superando circa 630 metri di dislivello).


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Partiamo da sinistra (ovest): sul fondo si distingue il profilo largo e regolare della cima del Desenigo, o monte Spluga, sull’angolo sud-occidentale della Val Masino (m. 2845); procedendo verso destra, si riconoscono, più vicini e quasi gemelli, i due Corni Bruciati, sul lato orientale della medesima Val Masino (m. 3114 e 3097). Alla loro destra si mostra l’imponente versante sud-orientale del monte Disgrazia (m. 3678), dal quale scende, ormai ridotto ad esile lingua, il ghiacciaio della Cassandra. Poi, più modesto ma riconoscibile per la forma affilata e regolare, il pizzo Rachele (m. 2998), che si affaccia sulla Val Ventina, in alta Valmalenco. E ancora, più difficili da distinguere, la cima del Duca (m. 2953) ed il monte Braccia (còrgn de bracia, m. 2909), fra Vasl Ventina e vallone di Sassersa. Alle loro spalle, sul fondo, il monte del Forno (m. 3214), sull’angolo di nord-ovest della Valle del Muretto. Segue la caratteristica triade del pizzo Tre Mogge (m. 3441, riconoscibile per le chiare rocce calcaree della cima), pizzo Malenco (m. 3438) e della Sassa d’Entova (m. 3329). Alle loro spalle inizia la teoria delle cime della testata della Valmalenco: il pizzo Gluschaint (3594), le caratteristiche cime gemelle della Sella occidentale ed orientale (m. 3564), i meno pronunciati pizzi Gemelli (m. 3501) e pizzo Sella (m. 3511), i giganti della testata, pizzo Roseg (da “rösa” o “rosa”, massa di ghiaccio, m. 3936), monte Scerscen (m. 3971), pizzo Bernina (m. 4050), Cresta Güzza (m. 3869), pizzo Argient (m. 3945), pizzo Zupò (m. 3996), chiudendo con il pizzo Palù (m. 3906). Chiude la testata della Valmalenco, più defilato, sulla destra, il pizzo Veruna (m. 3453).
Procedendo verso nord-est, ecco l’inconfondibile piramide del pizzo Scalino (m. 3323), seguita dalla punta Painale (m. 3248) e dalla vetta di Ron (m. 3136), sulla cresta di confine fra l’alta Val di Togno (Val Painale) e la Val Fontana. Poi lo sguardo è proiettato lontano, ad est, e raggiunge il gruppo dell’Adamello. Infine, a sud-est e a sud, possiamo ammirare tutte le cime della catena orobica orientale e centrale. Un panorama davvero eccellente, che ripaga ampiamente della fatica sostenuta.
La salita alla sua cima non è affatto difficile, ed anzi rappresenta un’escursione godibilissima, per il suo impegno contenuto e per il pregio panoramico. Punto di partenza della salita, che sfrutta il crinale meridionale, è la bocchetta del Valdone (m. 2176), facilmente raggiungibile, a sua volta, dalla pista che congiunge l’alpe Poverzone all’alpe Colina. Vediamo, dunque, come procedere.


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SALITA AL MONTE CANALE

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Alpe Poverzone-Alpe Prato Secondo-Bocchetta Valdone-Monte Canale
2 h e 30 min.
600
E
SINTESI. Saliamo in automobile da Sondrio sulla provinciale della Valmalenco, lasciandola per prendere a sinistra subito dopo il tornante dx che segue Mossini (indicazioni per Triangia). Raggiunta Triangia, prendiamo a destra passando in mezzo al paese e proseguendo sulla carozzabile che sale a Ligari. Più avanti strada è chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati (si acquista il ticket giornaliero all'apposita macchinetta presso la fontana all'ingresso di Triangia). Una serie di tornanti ci porta, poi, ai prati della località Forcola (m. 1610). La carozzabile, con fondo sconnesso, sale quindi all'alpe Poverzone, dove, su un piccolo dosso a sinistra della pista, è posta, a 1908 metri, una croce, e prosegue fino all'alpe Prato Secondo (m. 1928), dove parcheggiamo. Proseguiamo a piedi sulla medesima pista, verso ovest, fino a giungere in vista del baitone dell'alpe Morscenzo (m. 2042). Ben prima di raggiungerlo, però, saliamo verso destra, puntando alla ben visibile sella della bocchetta del Valdone (m. 2176). Raggiunta facilmente la bocchetta su traccia ben visibile, attacchiamo il crinale del monte Canale alla nostra sinistra (nord), su traccia di sentiero, ripida nel primo tratto, poi con pendenza che si attenua gradualmente. Restando sul crinale, raggiungiamo l'anticima meridionale e, appoggiandci sul fianco destro (est), ci portiamo alla cima del monte Canale (m. 2522).


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Da Castione imbocchiamo la strada provinciale che sale verso Triangia; qui giunti, ce ne stacchiamo, sulla sinistra, ed entrati a Triangia acquistiamo il ticket giornaliero per la pista Ligari-Poverzone all'apposita macchinetta presso la fontana all'ingresso di Triangia. Riprendiamo la salita passando proprio davanti alla chiesetta di S. Bernardo e proseguiamo sulla strada che sale alle frazioni alte a monte di Triangia, passando per l’omonimo laghetto e per la frazione di Ligari (m. 1092). Oltrepassata Ligari, effettuiamo un lungo traverso in direzione nord-est, che ci porta ai prati Rolla (m. 1336): al fondo in asfalto si sostituisce quello in terra battuta (anche se più avanti ritroviamo l’asfalto), comunque in buone condizioni. Una serie di tornanti ci porta, poi, ai prati della località Forcola (m. 1610), dove vale la pena di fermarsi per ammirare l’ampia veduta che si apre, improvvisa, sulla testata della Valmalenco. Potremmo anche lasciare qui l'automobile, allungando di un'ora circa la salita, ma godendoci, in compenso, l'ulteriore salita in un bel bosco e risparmiando parecchio sull'usura degli ammortizzatori (il fondo, infatti, della pista sterrata peggiora sensibilmente nel tratto seguente). Se invece continuiamo, raggiungeremo l'alpe Poverzone, dove, su un piccolo dosso a sinistra della pista, è posta, a 1908 metri, una grande croce che si affaccia su un salto roccioso e domina Sondrio. Raggiungiamola e gustiamo il superbo scenario orobico: la parte centrale della catena si apre infatti davanti ai nostri occhi. Se siamo giunti fin qui con l’automobile, possiamo anche proseguire, oppure optare per un primo tratto di camminata che scaldi i muscoli prima della vera e propria salita.


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In ogni caso, proseguiamo sulla sterrata per l’alpe Colina, fino all'alpe Prato Secondo (m. 1928), dove invece è lo scenario della bassa Valtellina ad aprirsi davanti ai nostri occhi. Stiamo aggirando il fianco sud-orientale del monte Rolla e, dopo una curva a destra, ben presto giungiamo in vista dell'alpe Morscenzo, il principale alpeggio di Castione.
Non ci portiamo, però, fino al lungo baitone dell’alpe, ma, in corrispondenza della successiva curva a sinistra, ci stacchiamo dalla strada (o lasciamo l’automobile) ed iniziamo a salire, sulla destra, nell’ampio e dolce vallone che scende alla pista dalla bocchetta del Valdone, posta fra il crinale nord-occidentale del monte Rolla, a destra, e quello meridionale del monte Canale, a sinistra. La salita alla bocchetta è assai semplice, ed avviene seguendo un'incerta traccia di sentiero. Se dovessimo perderla, non dobbiamo preoccuparci: la bocchetta (m. 2176) è facilmente raggiungibile anche salendo a vista, perché la pendenza del canalone è moderata. Abbiamo raggiunto il punto di confine fra il territorio del comune di Castione e quello del comune di Torre S. Maria, e sul versante opposto ci appare il solco ben più scosceso della Val Valdone, prima laterale di destra (occidentale) della Valmalenco.


Croce dell'alpe Poverzone

Inizia, dunque, la salita al monte Canale, in direzione nord, su debole traccia di sentiero, seguendo il confine fra i comuni di Castione e Torre S. Maria (non troviamo segnavia, se non una freccia proprio all’inizio della salita e segnali bianco-rossi nell’ultimo tratto prima della cima). Il punto più faticoso è proprio il primo, perché ha la pendenza maggiore; in qualche punto dobbiamo mettere le mani a terra, ma, a parte la fatica, non ci sono particolari problemi. Raggiungiamo, così, una prima pianetta, a quota 2280 metri: da qui si riprende a salire con andamento leggermente meno ripido. A quota 2315 troviamo una più modesta pianetta, che precede un ulteriore tratto di salita su terreno disseminato di massi, in direzione di un ben visibile sasso a forma di spuntone. Splendido, sulla nostra sinistra, il colpo d’occhio sui Corni Bruciati e, alla loro destra, sul monte Disgrazia, che si mostra, da qui, nell’insolito profilo di un massiccio torrione.
Raggiunto l’ometto a forma di spuntone, ne troviamo un secondo, poco oltre, che ci introduce ad un modesto avvallamento erboso, a quota 2340, in corrispondenza di un canalone che sale da sinistra. Poco sopra, a quota 2390, troviamo un secondo modesto avvallamento. Ad una pianetta posta a 2420 metri circa incontriamo il primo di una serie di segnavia bianco-rossi: qui giunge, infatti, dalla nostra sinistra una debolissima traccia di sentiero che si stacca dal crinale nord-occidentale del monte Canale, salendo dalla bocchetta che separa l'alpe Morscenzo dall'ampia conca che sovrasta l'alpe d'Arcoglio: ci servirà per il ritorno.
Poco sopra, a quota 2480 metri circa, la traccia di sentiero lascia il crinale verso destra e taglia, rimanendo leggermente più bassa, il fianco erboso del monte, appoggiandosi al versante orientale, mentre quello occidentale è un po' esposto. Raggiungiamo, quindi, un’ultima sella, che segue l'anticima meridionale quotata 2503 metri (che abbiamo aggirato stando più bassi: si tratta, come già detto, del punto più alto del territorio del comune di Castione) e precede l’ultimo tratto di leggera salita ai 2522 metri della cima, su terreno rappresentato da terriccio smosso. Raggiunta la vetta, dove troviamo un modesto ometto, non abbiamo che da contemplare l’eccellente panorama che da qui possiamo dominare.
Nella Guida alla Valtellina edita, a cura del CAI di Sondrio, nel 1873, leggiamo: “Il suo panorama supera in bellezza e in estensione, è facile immaginarlo, quello del Rolla. La Disgrazia, col sottoposto ghiacciaio di Cassandra, da qui appare veramente imponente; da qui la Valmalenco si vede tutta e forma il fondo verde d’un quadro grandioso contornato di ghiacciai e di cime superbe.” Ecco una rassegna delle cime che possiamo distinguere nella meritata sosta che segue quasi due ore di cammino (se siamo partiti dall’alpe Poverzone, superando circa 630 metri di dislivello).
Partiamo da sinistra (ovest): sul fondo si distingue il profilo largo e regolare della cima del Desenigo, o monte Spluga, sull’angolo sud-occidentale della Val Masino (m. 2845); procedendo verso destra, si riconoscono, più vicini e quasi gemelli, i due Corni Bruciati, sul lato orientale della medesima Val Masino (m. 3114 e 3097). Alla loro destra si mostra l’imponente versante sud-orientale del monte Disgrazia (m. 3678), dal quale scende, ormai ridotto ad esile lingua, il ghiacciaio della Cassandra. Poi, più modesto ma riconoscibile per la forma affilata e regolare, il pizzo Rachele (m. 2998), che si affaccia sulla Val Ventina, in alta Valmalenco. E ancora, più difficili da distinguere, la cima del Duca (m. 2953) ed il monte Braccia (còrgn de bracia, m. 2909), fra Vasl Ventina e vallone di Sassersa.


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Alle loro spalle, sul fondo, il monte del Forno (m. 3214), sull’angolo di nord-ovest della Valle del Muretto. Segue la caratteristica triade del pizzo Tre Mogge (m. 3441, riconoscibile per le chiare rocce calcaree della cima), pizzo Malenco (m. 3438) e della Sassa d’Entova (m. 3329). Alle loro spalle inizia la teoria delle cime della testata della Valmalenco: il pizzo Gluschaint (3594), le caratteristiche cime gemelle della Sella occidentale ed orientale (m. 3564), i meno pronunciati pizzi Gemelli (m. 3501) e pizzo Sella (m. 3511), i giganti della testata, pizzo Roseg (da “rösa” o “rosa”, massa di ghiaccio, m. 3936), monte Scerscen (m. 3971), pizzo Bernina (m. 4050), Cresta Güzza (m. 3869), pizzo Argient (m. 3945), pizzo Zupò (m. 3996), chiudendo con il pizzo Palù (m. 3906). Chiude la testata della Valmalenco, più defilato, sulla destra, il pizzo Veruna (m. 3453).
Procedendo verso nord-est, ecco l’inconfondibile piramide del pizzo Scalino (m. 3323), seguita dalla punta Painale (m. 3248) e dalla vetta di Ron (m. 3136), sulla cresta di confine fra l’alta Val di Togno (Val Painale) e la Val Fontana. Poi lo sguardo è proiettato lontano, ad est, e raggiunge il gruppo dell’Adamello. Infine, a sud-est e a sud, possiamo ammirare tutte le cime della catena orobica orientale e centrale. Un panorama davvero eccellente, che ripaga ampiamente della fatica sostenuta.


Apri qui una fotomappa del gruppo Canale-Arcoglio-Sasso Bianco

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TRAVERSATA MONTE ROLLA-MONTE CANALE

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Alpe Poverzone-Monte Rolla-Monte Canale
3 h
730
E
SINTESI. Saliamo in automobile da Sondrio sulla provinciale della Valmalenco, lasciandola per prendere a sinistra subito dopo il tornante dx che segue Mossini (indicazioni per Triangia). Raggiunta Triangia, prendiamo a destra passando in mezzo al paese e proseguendo sulla carozzabile che sale a Ligari. Più avanti strada è chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati (informarsi presso il comune di Sondrio per l'acquisto del pass). Una serie di tornanti ci porta, poi, ai prati della località Forcola (m. 1610). La carozzabile, con fondo sconnesso, sale quindi all'alpe Poverzone, dove, su un piccolo dosso a sinistra della pista, è posta, a 1908 metri, una croce. Qui parcheggiamo. Un cartello, presso una fontana in cemento sul lato sinistro della pista, indica la partenza del sentiero, che sale, sulla destra (verso monte), al limite occidentale dei prati dell’alpe, supera, verso sinistra, il limite inferiore di un muretto a secco e comincia a salire con qualche svolta nel bosco, segnalato da segnavia bianco-rossi, fino a raggiungere la fascia di pascoli che si stende sotto la cima. Salendo a vista verso nord-ovest, siamo facilmente alla cima del monte Rolla (m. 2277). Di qui seguiamo il crinale, su traccia incerta di sentiero, scendendo verso nord-ovest ad una sella oltre la quale il sentierino risale ad un poggio, per i scendere verso nord alla bocchetta del Valdone (m. 2176). Attacchiamo infine il crinale del monte Canale di fronte a noi (nord), su traccia di sentiero, ripida nel primo tratto, poi con pendenza che si attenua gradualmente. Restando sul crinale, raggiungiamo l'anticima meridionale e, appoggiandci sul fianco destro (est), ci portiamo alla cima del monte Canale (m. 2522).


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Prima di descrivere la salita dalla bocchetta alla cima del monte Canale, raccontiamo un’interessante variante. Alla bocchetta possiamo anche giungere scendendo, su traccia di sentiero che non presenta particolari problemi, dalla cima del monte Rolla, seguendone il crinale nord-occidentale, su traccia di sentiero non segnalata (ovviamente possiamo anche fare il contrario, cioè salire sulla sua cima – m. 2277 – dalla bocchetta procedendo sul crinale verso sud-est). Alla cima del monte Rolla, poi, si sale facilmente dalla già citata alpe Poverzone (un cartello, presso una fontana in cemento sul lato sinistro della pista, indica la partenza del sentiero, che sale, sulla destra, al limite occidentale dei prati dell’alpe, supera, verso sinistra, il limite inferiore di un muretto a secco e comincia a salire nel bosco con qualche tornante, segnalato da segnavia bianco-rossi, fino a raggiungere la fascia di pascoli che si stende sotto la cima, che infine raggiungiamo facilmente salendo verso nord-ovest): potremmo, quindi, aumentare leggermente l’impegno dell’escursione salendo al monte Rolla dall’alpe Poverzone, scendendo poi alla bocchetta del Valdone ed affrontando da qui la salita al monte Canale. Un’osservazione: nella discesa sul crinale alla bocchetta del Valdone abbiamo modo di osservare, proprio avanti a noi, il crinale che sfrutteremo, poi, per salire al monte Canale, con effetto ottico, però, di schiacciamento, tanto che ci parrà troppo ripido per essere affrontato. In realtà non è così, e possiamo rendercene conto una volta raggiunta la bocchetta.
A questo punto inizia, dunque, la salita al monte Canale, in direzione nord, su debole traccia di sentiero, seguendo il confine fra i comuni di Castione e Torre S. Maria (non troviamo segnavia, se non una freccia proprio all’inizio della salita e segnali bianco-rossi nell’ultimo tratto prima della cima). Il punto più faticoso è proprio il primo, perché ha la pendenza maggiore; in qualche punto dobbiamo mettere le mani a terra, ma, a parte la fatica, non ci sono particolari problemi. Raggiungiamo, così, una prima pianetta, a quota 2280 metri: da qui si riprende a salire con andamento leggermente meno ripido. A quota 2315 troviamo una più modesta pianetta, che precede un ulteriore tratto di salita su terreno disseminato di massi, in direzione di un ben visibile sasso a forma di spuntone. Splendido, sulla nostra sinistra, il colpo d’occhio sui Corni Bruciati e, alla loro destra, sul monte Disgrazia, che si mostra, da qui, nell’insolito profilo di un massiccio torrione.
Raggiunto l’ometto a forma di spuntone, ne troviamo un secondo, poco oltre, che ci introduce ad un modesto avvallamento erboso, a quota 2340, in corrispondenza di un canalone che sale da sinistra. Poco sopra, a quota 2390, troviamo un secondo modesto avvallamento. Ad una pianetta posta a 2420 metri circa incontriamo il primo di una serie di segnavia bianco-rossi: qui giunge, infatti, dalla nostra sinistra una debolissima traccia di sentiero che si stacca dal crinale nord-occidentale del monte Canale, salendo dalla bocchetta che separa l'alpe Morscenzo dall'ampia conca che sovrasta l'alpe d'Arcoglio: ci servirà come variante per il ritorno.
Poco sopra, a quota 2480 metri circa, la traccia di sentiero lascia il crinale verso destra e taglia, rimanendo leggermente più bassa, il fianco erboso del monte, appoggiandosi al versante orientale, mentre quello occidentale è un po' esposto. Raggiungiamo, quindi, un’ultima sella, che segue l'anticima meridionale quotata 2503 metri (che abbiamo aggirato stando più bassi: si tratta, come già detto, del punto più alto del territorio del comune di Castione) e precede l’ultimo tratto di leggera salita ai 2522 metri della cima, su terreno rappresentato da terriccio smosso. Raggiunta la vetta, dove troviamo un modesto ometto, non abbiamo che da contemplare l’eccellente panorama che da qui possiamo dominare.


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La discesa ora. Ecco come effettuare due interessantissime varianti per tornare per via parzialmente diversa all’alpe Poverzone. Della prima in realtà già si è detto: ridiscesi alla bocchetta del Valdone, possiamo salire di qui alla cima del monte Rolla e scendere, seguendo i segnavia bianco-rossi posti su paletti, sul suo versante sud-orientale, fino al limite del bosco, dove troviamo un sentiero che, effettuato un lungo traverso a sinistra, prosegue nella discesa con diversi tornanti, fino a raggiungere il limite occidentale dei prati dell’alpe Poverzone.

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TRAVERSATA MONTE CANALE-MONTE ARCOGLIO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Alpe Poverzone-Alpe Prato Secondo-Bocchetta Valdone-Monte Canale-Monte Arcoglio-Alpe Morscenzo-Alpe Prato Secondo
5 h
880
EE
SINTESI. Saliamo in automobile da Sondrio sulla provinciale della Valmalenco, lasciandola per prendere a sinistra subito dopo il tornante dx che segue Mossini (indicazioni per Triangia). Raggiunta Triangia, prendiamo a destra passando in mezzo al paese e proseguendo sulla carozzabile che sale a Ligari. Più avanti strada è chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati (informarsi presso il comune di Sondrio per l'acquisto del pass). Una serie di tornanti ci porta, poi, ai prati della località Forcola (m. 1610). La carozzabile, con fondo sconnesso, sale quindi all'alpe Poverzone, dove, su un piccolo dosso a sinistra della pista, è posta, a 1908 metri, una croce, e prosegue fino all'alpe Prato Secondo (m. 1928), dove parcheggiamo. Proseguiamo a piedi sulla medesima pista, verso ovest, fino a giungere in vista del baitone dell'alpe Morscenzo (m. 2042). Ben prima di raggiungerlo, però, saliamo verso destra, puntando alla ben visibile sella della bocchetta del Valdone (m. 2176). Raggiunta facilmente la bocchetta su traccia ben visibile, attacchiamo il crinale del monte Canale alla nostra sinistra (nord), su traccia di sentiero, ripida nel primo tratto, poi con pendenza che si attenua gradualmente. Restando sul crinale, raggiungiamo l'anticima meridionale e, appoggiandci sul fianco destro (est), ci portiamo alla cima del monte Canale (m. 2522). Torniamo ora indietro scendendo ad una pianetta a quota 2400 m. circa. e prendendo a destra, su traccia debole che taglia il ripido versante del monte verso nord-ovest (rari segnavia bianco-rossi; attenzione), per poi giungere al crinale che scende verso ovest-nord-ovest. Qui la traccia è più marcata e ci porta ad una sella di fronte ad uno sperone. Per aggirarlo scendiamo sulla destra all'alto bacino di Arcoglio, muovendoci con attenzione fra grandi blocchi, traversando, non appena possibile, in piano verso ovest, fino ad intercettare la mulattiera che sale alla vicina colma di Arcoglio (m. 2313). Qui proseguiamo verso ovest-nord-ovest sul crinale o poco sotto sul versante della media Valtelina (traccia di sentiero), toccando la cima quotata 2638 e la cima del monte Arcoglio (m. 2459). Tornati alla colma di Arcoglio, scendiamo verso destra su sentiero segnalato che, dopo qualche tornante, ci porta al baitone dell'alpe Marscenzo. Qui seguiamo verso sinistra la pista sterrata e torniamo all'alpe Prato Secondo.


Apri qui una panoramica dalla sella oltre il monte Arcoglio

La seconda variante volge invece in direzione opposta e passa per la colma d’Arcoglio. Scendendo verso la bocchetta del Valdone, abbandoniamo ben presto il crinale, volgendo a destra, ad una quota compresa fra 2440 e 2420 metri. Due sono le possibilità: alla quota più alta troviamo alla nostra destra una traccia di sentiero, che conduce, verso nord-ovest, ad una minuscola porta, la quale, a sua volta, introduce, ad una quota approssimativa di 2420 metri, al facile crinale che dalla cima del monte Canale scende verso ovest-nord-ovest. Più in basso, in corrispondenza del punto nel quale, salendo, abbiamo trovato i primi segnavia bianco-rossi, un largo corridoio alla nosta destra (costituito a una fascia di versante di pendenza più modesta) conduce anch’esso al medesimo crinale (dir- nord-ovest), ad una quota approssimativa di 2400 metri.


Apri qui una fotomappa del gruppo Canale-Arcoglio-Sasso Bianco

Una volta raggiunto il crinale, la discesa prosegue, senza difficoltà, su una larga traccia costituita da terriccio smosso (ci sono alcuni segnavia bianco-rossi), in direzione di una ben visibile depressione che separa l’alta alpe d’Arcoglio, alla nostra destra, dal versante a monte dell’alpe Morscenzo, alla nostra sinistra. Siamo sempre sul confine fra comune di Castione (versante retico alla nostra sinistra) e comune di Torre S. Maria (versante dell’alpe Arcoglio, alla nostra destra).


Apri qui una panoramica dalla Colma di Arcoglio

Raggiunta la depressione, proseguiamo in direzione di uno speroncino sormontato da alcuni grandi massi. Qui dobbiamo prestare attenzione, ed evitare di seguire una traccia di sentiero che lascia il crinale sulla sinistra, aggirando lo speroncino sul fianco meridionale: si tratta, infatti, di una traccia che supera un punto esposto su un salto di rocce pericoloso. Seguiamo, dunque, i segnavia bianco-rossi, che ci fanno appoggiare sul versante destro (Val Torreggio (Val del Turéc')) superando alcuni grandi blocchi. Superato l’ostacolo, riprendiamo a scendere senza difficoltà, fino alla colma d’Arcoglio (Cólma de Arcói, m. 2313); possiamo anche stare più bassi e traversare verso ovest fino ad intercettare il marcato sentiero che dall'alpe di Arcoglio sale alla colma), una più ampia depressione alla quale giunge, da destra, un marcato sentiero che sale dall’alta alpe d’Arcoglio. Visto da qui il monte Canale mostra un volto diverso: il suo versante nord-occidentale, infatti, è percorso da fasce di rocce che salgono alla cima, come poderosi e severi contrafforti.


Monte Arcoglio e monte Canale

Il sentierino prosegue la salita sul crinale, conducendo ad una più modesta depressione, sulla quale è posta un’antenna della Protezione Civile e dalla quale un ultimo breve strappo conduce alla cima del monte Arcoglio (Scéma de Arcói, m. 2459), anch’essa molto panoramica. Dalla colma d’Arcoglio all’omonima cima non ci vogliono più di venti minuti di cammino, per cui, giunti fin qui, vale dai, vvero la pena di allungare l’escursione.
Per tornare all’automobile, scendiamo di nuovo alla colma d’Arcoglio e qui imbocchiamo il sentiero, ben marcato, che scende sul versante meridionale a monte dell’alpe Morscenzo (segnavia bianco-rossi). Attenzione, però, a non seguire la traccia, altrettanto marcata, che prosegue quasi pianeggiante verso ovest. Dopo un lungo traverso a destra, il sentiero piega a sinistra e scende per un buon ratto. Raggiungiamo, così, un sasso sul quale è segnalato un trivio: nella direzione dalla quale scendiamo sono indicate l’alpe Arcoglio e la capanna Bosio, nella direzione verso cui procediamo è indicato TR. (che sta per Triangia) ed infine nella direzione alla nostra sinistra (dove si stacca un sentiero secondario) sono indicati la bocchetta del Valdone ed il monte Canale. Proseguiamo nella direzione TR., fino ad un versante segnato dalle slavine, dove la traccia si perde: lo tagliamo scendendo in diagonale da destra a sinistra. Sul suo limite inferiore, ritroviamo il sentiero, che piega a destra ed effettua il tratto conclusivo della discesa, fino ad intercettare la pista Poverzone-Colina, pochi metri sopra il lungo baitone dell’alpe Morscenzo.
Ora non ci resta che incamminarci, sulla pista, verso sinistra. Incontriamo quasi subito, sulla sinistra, un cartello che ci invita a tenere un comportamento rispettoso nei confronti dei cervi, soprattutto nel periodo dell'accoppiamento (dalla metà di settembre alla metà di ottobre, periodo, fra l'altro, ottimo per escursioni in queste zone): l'invito è ad evitare di distrurbarli inutilmente, quindi a tenere i cani al guinzaglio e ad evitare di uscire dai sentieri. Meditando sull'importanza del rispetto a tutte le forme di vita, ripassiamo, dunque, ai piedi del canalone che scende dalla bocchetta del Valdone e tornando, superata l’alpe Prato Secondo, all’alpe Poverzone, dopo circa 4 ore di cammino (il dislivello complessivo è di circa 770 metri).


Apri qui una panoramica sull'alpe Morscenzo (o Marscenzo)

Raccontiamo un’ultima possibilità di ritorno all’alpe Poverzone, una variante che passa per il versante degli alpeggi di Torre S. Maria, in Valmalenco. Si tratta di un giro più lungo, che richiede attenzione e capacità di orientamento. Dalla colma d’Arcoglio scendiamo verso destra, sulla larga traccia di sentiero, che però, dopo un tornante sinistrorso, lasciamo, piegando a destra e scendendo a vista sui dossi erbosi dell’alta alpe di Arcoglio. Teniamoci sul lato sinistro, raggiungendo un panoramico poggio erboso, dove troviamo, sulla destra, una traccia di sentiero che prosegue nella discesa. Senza troppe difficoltà, evitando di portarci nel solco del torrentello che scende dall’alta alpe, raggiungiamo, così, il baitone di quota 1976, che sta a monte delle baite dell’alpe di Arcoglio inferiore. Al baitone giunge anche una pista, che però non seguiamo: tagliamo, invece, verso destra, proseguendo nella discesa fino ad intercettare il sentiero che si stacca dalle baite dell’alpe e, proseguendo verso sud-est, raggiunge il limite orientale dei prati ed entra nel bosco, effettuando una traversata che aggira il largo dosso che scende verso nord dal monte Canale e raggiunge l’alpe Canale (m. 1990).


Tramonto sulla media Valtellina visto dalla pista Poverzone-Marscenzo

Attraversata l’alpe verso sud, il sentiero scende fino ad una sorgente d’acqua, quotata m. 1847. Qui troviamo un bivio: il sentiero che scende a sinistra raggiunge i prati Fontani (m. 1714), mentre quello che ci interessa prosegue in leggera salita, fino ad una postazione-osservatorio utilizzata dai cacciatori, collocata presso uno spuntone di roccia. Qui dobbiamo prestare attenzione a non perdere la traccia (ci sono segnavia rosso-bianco-rossi, ma in numero ridotto), che ci porta, salendo in una macchia di larici, fino al suo limite superiore, ad una quota approssimativa di 1900.
La traccia, sempre debole, prende qui a salire, decisa, sul largo dosso erboso che scende dalla cima del monte Canale verso nord-est. Poi il sentierino piega a sinistra, iniziando una lunga diagonale verso sud-ovest, che taglia il ripido versante dell’alta Val Valdone. Ci raggiunge, da sinistra, il sentiero che sale dal cuore della valle. Superato un valloncello, ci approssimiamo, infine, alla bocchetta, passando a monte delle poche baite dell’alpe Valdone (m. 1996), che rimangono in basso, sulla nostra sinistra. Alla fine ci riaffacciamo, raggiunti i 2176 metri della bocchetta del Valdone, al versante retico e rientriamo nel territorio del comune di Castione, scendendo il facile vallone che dalla bocchetta conduce alla pista Poverzone-Colina. Percorrendola verso sinistra, chiudiamo l’anello tornando all’alpe Poverzone. Questo anello, che possiamo a buon diritto chiamare anello del monte Canale, richiede esperienza escursionistica e 4 ore e mezza/5 ore di cammino (il dislivello approssimativo in salita è di 880 metri).


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BRUNO GALLI VALERIO SUI MONTI ROLLA E CANALE

È interessante, infine, leggere il racconto dell’escursione ai monti Rolla e Canale effettuata da Bruno Galli Valerio, naturalista ed alpinista che molto amò queste montagna, il 25 agosto 1908: “Le ore che precedono l'alba sono per me fra le più tristi. Salendo da Sondrio a Triangia, alle tre e mezzo del mattino, nonostante il cielo splendido, ho la malinconia nell'anima. Quanti anni sono passati dalla mia ultima ascensione al Rolla, fatta in una giornata freddissima di dicembre, affondando nella neve fino alla cintola. Il mio compagno di allora, l'amico Antonio Facetti, doveva morire qualche anno più tardi al Monte Rosa (agosto 1903). Poco sopra Moroni, un viottolo sassoso mi conduce ai simpatici valloni che stanno ad oriente del lago di Triangia. Fa giorno. Le creste grigie del gruppo dell'Adamello si disegnano nettamente sul cielo arancione. Dalla parte opposta si rizza la cima dello Spluga. Tutt'intorno vi sono splendide eriche in fiore, enormi grappoli rossi di Berberis, bacche scarlatte di Vaccinium sitis ideae. Un saltimpalo ritto su una pietra, mi guarda curiosamente.


Apri qui una panoramica dal monte Canale

Il mio pensiero va a colui la cui scomparsa ha lasciato un vuoto sì grande nella mia vita e a cui eran tanto cari i dintorni del lago di Triangia. E risalgo per un bel bosco di pini, fra boscaglie di nocciuola. Fra le piante si vedono apparire le cime delle Alpi Orobie, la valle del Liri e il Legnone. Alle sette, arrivo al pascolo di Ciasturba. Risuona un allegro tintinnio di campanelle. Una ragazzina, in alto sulle coste erbose, con una mandria di pecore, canta a squarciagola. Mi inerpico per coste ripide coperte di lamponi e di eriche in fiore. Arrivo a un altro pascolo il cui sfondo è chiuso, verso oriente, dal gruppo Scalino-Painale. I prati sono smaltati di splendide genziane pratensi (Gentiana pratensis), dalle larghe corolle violette. La ragazzina colle pecore continua a cantare e, alla mia volta, mi metto a fischiettare la "Matchicha", la simpatica melodia che s'è diffusa su tutta la terra e che mi ricorda le belle cavalcate tunisine. Ma il cielo, poco a poco, si copre. Il vento si leva. Bianche nebbie salgon dalle valli ed involgon le cime. Superata l'ultima costa tocco la cresta orientale del Rolla e appaiono davanti a me Disgrazia e Corni Bruciati. Alle nove, raggiungo la cima, il cui panorama si estende fino a un lembo del lago di Como. Giù sotto, il triste spettacolo del bosco di Castione bruciato.


Monti Rolla, Canale e Disgrazia visti dal versante orobico

Lasciata la cima alle dieci e dieci arrivo in venti minuti, seguendo la cresta nord, sulla Bocchetta del Valdone (2181 m.). Dall'alpe di Morscenzo sale il tintinnio delle campanelle delle vacche. Sulle pendici del Monte Canale, i contadini battono le falci. Attacco la cresta nord-ovest del Canale, prima di roccia calcarea a flora ricchissima, poi di granito a povera flora e infine completamente coperto di erba. Delle coturnici volano via. Il tempo ridiventa bello. Alle dieci e dieci, tocco la prima punta e giù sotto appare l'alpe d'Arcoglio. Seguendo sempre la cresta, mi porto alla seconda e alla terza cima alle undici e venti. Il panorama è analogo a quello che si gode dal Bolla. Si vede lontano la capanna di Corna Rossa, così utile per l'alpinista se i vandali non l'avessero più volte rovinata. Spingendomi un po' in giù sulla cresta nord, vedo i paesi di Chiesa e di Primolo, in Val Malenco. A mezzogiorno e mezzo, scendo lungo le pendici di sud-est fino a un comodo sentiero che mi conduce a un'eccellente sorgente d'acqua, vivamente desiderata dal lago di Triangia in poi. Il sentiero scende ripido verso la chiesa dei Cagnoletti che si vede giù in fondo alla valle. Tocco i primi castagneti, le vigne, la strada della Val Malenco che mi riconduce a Sondrio per le quattro pomeridiane”. (B. Galli Valerio, Punte e Passi, traduzione dal francese di Luisa Angelici ed Antonio Boscacci, ed. CAI di Sondrio, 1998).


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CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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