Il maggengo panoramico a monte di Cino
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Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Cino-Prati dell'O |
2h |
620 |
E |
SINTESI. Dal centro di Cino saliamo appena a monte del paese e parcheggiando presso il centro sportivo (m. 580 circa). Ci incamminiamo e prendiamo subito a sinistra ad un bivio, salendo per una ripida stradella con fondo in cemento, fino al suo termine, al centro di una valle (casello dell'acqua). Qui parte (segnavia rosso-bianco-rosso) un sentiero che sale deciso nella selva di castagni, supera verso sinistra una valletta e prosegue nella salita con direzione complessiva nord-ovest. Superata la cappella a quota 902, saliamo fino ad intercettare la pista tagliafuoco della Costiera dei Cech occidentale. Procedendo a destra, in breve siamo al limite interiore dei Prati dell'O. |
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I prati dell’O: nome singolare per il più occidentale dei
maggenghi gemelli a monte di Cino, che si apre, a 1226 metri, non lontano
dal confine della bassa Valtellina. Se pronunciassimo l’O chiusa
potremmo anche pensare che la denominazione significa “prati dell’eau”,
cioè, alla francese, pati dell’acqua, ma questo lembo
della Costiera dei Cech, come, peraltro, buona parte dell’intera
Costiera, è generoso di tepori autunnali ed invernali, di colori,
di aperture panoramiche sorprendenti, ma non di acqua. Il maggengo era
luogo di soggiorno delle mandrie che, all’inizio della bella stagione,
vi si fermavano per qualche settimana, prima di salire all’alpeggio
della Bassetta. Oggi lo raggiunge la pista tagliafuoco che dall’alpe
Piazza corre verso est, fino ai prati di Bioggio (termine connesso con la voce dialettale “bedoia”, betulla, oppure con “Biogio”, soprannome personale).
Fra le curiosità ed i motivi di interesse di questo lembo di
civiltà contadina, un'iscrizione, datata 15 luglio 1785, che si può ancora leggere sulla facciata di un antico fienile, oggi in rovina (proprietà del bisnonno di Luca Paganetti, che la segnala): "Meglio si comoda meglio si gode - Lavorare mi fa piangere". Una frase da meditare, e a proporre, soprattutto, alla
meditazione di quanti troppo facilmente contrappongono lo stress ed
i ritmi incalzanti della vita moderna alla presunta dimensione umana
della vita di un tempo, sana ed a contatto della natura. L'esistenza
contadina di cui questi prati hanno visto tante vicende e vicissitudini,
era, in realtà, all'insegna della fatica, una fatica spesso sfiancante.
Tornando a noi, notiamo che gli appassionati di mountain-bike, moderni
cultori di una diversa fatica, possono salire ai prati partendo da Cino,
percorrendo la comoda pista per l’alpe Piazza (che parte dal limite
occidentale del paese) e proseguendo, da qui, in direzione opposta (est),
fino ai prati. Proseguendo dai prati dell’O ai prati Nestrelli,
poi, sempre lungo la pista tagliafuoco, possono, infine, staccarsene,
sulla destra, scendendo dai Nestrelli lungo la carrozzabile che riconduce
a Cino e chiudendo un anello godibilissimo anche nella stagione invernale.
Ma vediamo come salire ai prati dell’O sfruttando l’antica
mulattiera che sale da Cino. Lasciamo l’automobile al parcheggio
che si trova a monte della piazza centrale (m. 500 circa), ed iniziamo
a salire lungo la strada che procede verso nord, raggiungendo, in breve,
la spianata sulla quale è in costruzione un campo di calcio a
7. Subito dopo la spianata, troviamo un bivio: dalla strada, che prosegue
verso destra, salendo ai prati Nestrelli, si stacca, a sinistra, un
tratturo in cemento, che dobbiamo seguire, percorrendone il primo tratto
nella cornice di una splendida pineta. Superiamo così, ad una
quota approssimativa di 600 e 620 metri, due vallecole minori, incontrando,
poi, sulla destra, una pista che si stacca dal tratturo in cemento,
salendo verso destra: si tratta della pista che intercetta l’antica
mulattiera per i prati Nestrelli, e che noi ignoriamo. Il tratturo assume,
quindi, una pendenza severa, ed è quindi con grande fatica che
ci portiamo nel cuore della Val Maronara, dove si trova una presa d'acqua ed una fontanella.
Qui,
ad una quota di circa 740 metri, il tratturo termina, e troviamo, finalmente,
l’antica mulattiera, che parte sul lato opposto (sinistra) rispetto
a quello raggiunto (troveremo diversi segnavia rosso-bianco-rossi). Dopo il primo breve tratto di salita, la mulattiera (sistemata, negli anni sessanta, nel percorso attuale, detto del "Neguerii")
piega leggermente a destra, assumendo la direzione nord-ovest, dapprima
in una rada macchia, poi all’ombra di un bel bosco. Poi la mulattiera assume un prevalente andamento verso sinistra. A quota 840
varchiamo, da destra a sinistra, il corso d’acqua della valle Vinzeno: appena prima di
raggiungerlo, possiamo scorgere, dal cuore ombroso della valle, il campanile
di Cino. Dopo un tratto che propone diversi tornantini, sostenuti anche
da muretti a secco che testimoniano della cura per queste vere e proprie
arterie nel cuore della civiltà contadina, raggiungiamo, proseguendo
verso nord-ovest, la Cappella, una cappelletta posta in una piccola
radura che si apre ad una quota di 920 metri, restaurata, nel 2002,
dal gruppo degli alpini di Cino e Mantello.
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Era, questo, un luogo di sosta, di “posa”, nel quale i viandanti, che portavano al maggengo o agli alpeggi superiori il carico di vettovaglie, riposavano, volgendo il cuore al cielo e gli occhi al bello scorcio sulla bassa Valtellina che da qui si può ammirare, dalla bassa Val Tartano agli sbocchi delle valli del Bitto, da Talamona a Cosio Valtellino. Nella cappelletta è ancora visibile il dipinto di una Madonna con Bambino circondata da due santi.
Prati dell'O
Rientriamo, quindi, nel bosco, affrontando una nuova serie di tornanti
che ci fanno guadagnare quota abbastanza rapidamente, procedendo prima
in direzione nord, poi, di nuovo, nord-ovest. A 1075 metri troviamo
un bivio, al quale prendiamo a destra.
Non manca molto ai prati: il sentiero, alla fine, traversa quasi in piano verso sinistra (passando parecchie decine di metri a monte dei torreggianti monoliti che d'inverno si vedono bene dal fondovale, ma non dal sentiero, e sono chiamati "Balùn") e, a 1120 metri circa,
intercettiamo la pista tagliafuoco, in un punto nel quale la mulattiera
è raggiunta, da sinistra, dalla mulattiera gemella, di cui diremo
più avanti. Percorso un breve tratto verso destra, superiamo la zona del Gag, dove alcuni grandi pini (tiùm) si impongono alla nostra vista: secondo un'antica leggenda, sarebbero soldati Grigioni trasformati in alberi dal Mago Nestrelli. Usciti dal bosco, ci troviamo
sul limite inferiore dei prati dell'O. Siamo in cammino da circa 2 ore ed abbiamo
superato 620 metri di dislivello in salita.
Ottimo è il panorama che si gode dai prati: lo sguardo abbraccia
tutte le Orobie occidentali, chiuse dalle cime del Legnone e del Legnoncino,
dalla Val Tartano alle Valli del Bitto ed alla Val Lesina (in primo
piano). Sulla destra, si vede anche un bello spaccato dell'alto Lario,
e lo sguardo raggiunge, sulla sua riva occidentale, Gravedona e Dongo.
Se consultiamo le carte, scopriamo, però, che esiste anche una
mulattiera gemella che sale fin qui, partendo del Pian dell’Asino,
non lontano, ad ovest, da Cino. E' il sentiero detto del Caslett. Non è, però, altrettanto
facile da trovare. Racconto quanto mi è successo, in proposito.
Mi porto, con l’automobile, sul limite occidentale di Cino ed
imbocco la strada asfaltata per l’alpe Piazza (la pista è
chiusa al transito dei veicoli non autorizzati, e per percorrerla interamente
bisogna acquistare il pass in un bar del paese; il primo tratto, però,
è ad accesso libero) e proseguo superando due valli, lasciano,
poi, l’automobile, alla prima svolta a destra, ad uno slargo in
corrispondenza del punto nel quale la pista taglia il largo dosso che
si adagia nella piana denominata Pian dell’Asino.
I Prati dell'O
Qui, ad una quota approssimativa di 500 metri, trovo una pista che sale nella boscaglia disordinata, restringendosi, infine, a mulattiera (priva di segnavia), che sale verso nord-est, entrando in un bosco di castagni, svoltando, poi, a sinistra (ovest), in corrispondenza di un paletto bianco-rosso. La mulattiera si restringe a sentiero e raggiunge una fascia di boscaglia, superando anche il filo della teleferica e proseguendo in una selva, in direzione della valle della Marta. Ma nella selva la traccia finisce per perdersi.
I Prati dell'O
Torno, dunque, sui miei passi, al punto di svolta con il paletto bianco-rosso: appena prima di questo punto, invece di proseguire nella discesa, comincio a salire nel bosco, lasciano, a sinistra, il sentiero. Nella salita mi tengo sempre nei pressi del versante occidentale della valle che si trova alla mia destra, trovando, di tanto in tanto, tracce di sentiero. Proseguendo in direzione nord, su un versante abbastanza ripido ma non proibitivo, giungo ai piedi di una fascia di rocce, ad una quota approssimativa di 900 metri. Qui la traccia di sentiero pare volgere a destra, superando una vallecola e procedendo, incerta, verso est.
I Prati dell'O
Non appena superata la vallecola, però, la lascio, per riprendere a salire verso nord, su un versante ancora più ripido, e quindi assai faticoso. Superato il tratto più ostico, mi ritrovo sul filo di un dosso, e scorgo, sulla sinistra, uno spettacolo davvero inatteso, emozionante: due grandi corni rocciosi che sembrano sbucare, improvvisi, dal cuore della terra e bucare il limite superiore del bosco. Li chiamano “Sas Gu” o anche "Balùn" , e sono ben visibili, d’inverno, da Cino, guardando sul versante montuoso a sinistra della verticale del paese. Li incontro così, per caso, ed è un incontro quantomeno suggestivo, perché aleggia in questo luogo un’atmosfera irreale, magica.
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Per vederli più da vicino seguo una traccia di sentiero che, con brevissima traversata a sinistra, mi porta sul filo del dosso a monte di questa formazione rocciosa. Una breve discesa mi permette di vederli più da vicino. Non sono molto alti, ma ugualmente imponenti. La quota approssimativa è di 960 metri. Mi viene in mente che esiste anche un maggengo a monte di Caspano, sul versante opposto della Costiera dei Cech, che si chiama in modo simile (Gun, italianizzato in “Gone” o “Gonchi”).
I Prati dell'O
Poi riprendo a salire, su traccia di sentiero che tiene il filo del dosso, che propone qualche affioramento di roccette. La traccia sembra un po’ perdersi, ma la salita, sempre verso nord, non è difficile. In breve intercetto, a 1000 metri, la mulattiera Cino-Prati dell’O, sopra descritta: la percorro, in leggera salita, verso sinistra, fino al primo tornante a destra. Dopo sette serie di tornanti sx-dx, intercetto la pista tagliafuoco a valle dei prati dell’O.
L'alto Lario visto dai Prati dell'O
ANELLO CINO-PRATI DELL'O-PRATI NESTRELLI-CINO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Cino-Prati dell'O-Prati Nestrelli-Cino |
3h e 30 min. |
680 |
E |
SINTESI. Dal centro di Cino saliamo appena a monte del paese e parcheggiando presso il centro sportivo (m. 580 circa). Ci incamminiamo e prendiamo subito a sinistra ad un bivio, salendo per una ripida stradella con fondo in cemento, fino al suo termine, al centro di una valle (casello dell'acqua). Qui parte (segnavia rosso-bianco-rosso) un sentiero che sale deciso nella selva di castagni, supera verso sinistra una valletta e prosegue nella salita con direzione complessiva nord-ovest. Superata la cappella a quota 902, saliamo fino ad intercettare la pista tagliafuoco della Costiera dei Cech occidentale. Procedendo a destra, in breve siamo al limite interiore dei Prati dell'O. Proseguendo sulla pista tagliafuoco verso est, traversiamo al limite occidentale dei Prati Nestrelli. Prima dei prati, troviamo il bivio (alla nostra destra una pista scende fino a Cino). Seguendola in discesa, troviamo dapprima sul lato sinistro un sentierino che se ne stacca salendo al limite inferiore dei Prati Nestrelli, poi, dopo una coppia di tornanti, sul lato destro (cartello "Cino") la partenza della mulattiera che per via più breve scende anch'essa a Cino. La imbocchiamo e dopo un traverso a destra, che ci porta a superare un avvallamento, proseguiamo la discesa con tornanti regolari, passando per la cappella di quota 827 e confluendo nella stradella che dal centro sportivo di Cino sale al casello dell'acqua. Seguendola in discesa torniamo all'automobile. |
I Prati dell'O
Dai Prati dell'O possiamo effettuare una traversata al maggengo gemello dei Prati Nestrelli, per poi ridiscendere a Cino sfruttando la bella mulattiera Cino-Nestrelli. La traversata ai Nestrelli sfrutta la pista tagliafuoco che, dopo qualche saliscendi, giunge presso il loro limite occidentale, dove si biforca: a destra parte la pista carozzabile che scende a Cino, mentre a sinistra la posta tagliafuoco prosegue verso i Prati di Bioggio. Imbocchiamo la pista che scende a destra, per breve tratto, fino a trovare sulla sua sinistra un sentierino che, con breve salita, ci permette di affacciarci alla parte inferiore dei Prati Nestrelli.
I Prati dell'O
Nei giorni del cuore dell’estate fino al 2008 avremmo potuto incontrarvi il prof. Pietro Pedeferri, del Politecnico di Milano, scienziato ed artista, che con garbo ed eleganza d’altri tempi ci avrebbe raccontato, animato da un’uguale sobria passione, di questi luoghi e del loro fascino, di Volta e di come, forse, proprio l’illustre scienziato comasco introdusse in bassa Valtellina, nell’ultimo quarto del Settecento, la coltura, così importante nell’alimentazione contadina, della patata, dei Veneziani di cui fecero strage, nel 1432, i soldati dei Visconti di Milano, presso Delebio e della Fossa dei Veneziani che dal maggengo si distingue bene, dei tramonti che accendono il cielo sopra l’alto Lario e delle loro incredibili sfumatura cromatiche, delle altrettanto suggestive magie cromatiche del titanio e della sua ossidazione anodica, delle tragedie greche che segnarono gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale anche in questo lembo apparentemente così lontano dalla storia e di come venne pagata con la vita la scelta della guerra partigiana: di questo, e di molte altre cose.
Pista tagliafuoco Prati dell'O-Prati Nestrelli
Lo sguardo domina, infatti, buona parte della bassa Valtellina ed un bello scorcio dell’alto Lario. La Val Lesina, in particolare, la più selvaggia ed intatta del versante orobico, mostra quasi interamente il suo disegno, che culmina, sul lato di sud-ovest (a destra), nell’inconfondibile corno del monte Legnone, un punto fermo che chiude la teoria delle cime delle Orobie occidentali.
Prati Nestrelli
Quasi al centro dei prati, si distingue un masso un po’ più
grande degli altri: è il “càmer” dei Nestrelli.
Questo termine ha diversi significati: designa un luogo riparato nella
roccia, un ricovero (da qui toponimi come “Cameraccio” e
“Camerozzo”, ben famigliari a chi percorre il Sentiero Roma,
in Val Masino, non lontano dai luoghi che stiamo visitando), ma anche
il masso più grande all’interno di una certa zona. Masso
che riveste un particolare significato, come segno di un’identità,
di un centro generatore, di una storia antica quanto arcana. Nella parte
bassa dei prati si distingue, poi, un modesto avvallamento, che sembra,
quasi, una crepa nel manto dei pascoli: è quanto resta di una
struttura militare destinata, durante la prima guerra mondiale, ad ospitare
pezzi d’artiglieria. Anche il versante retico, come, in misura
maggiore, quello orobico, ospitò, infatti, una rete di fortificazioni
militari voluta dal generale Cadorna per arginare un’eventuale
invasione della Valtellina da parte degli austo-ungarici, conseguente
allo sfondamento del fronte dello Stelvio o alla violazione della neutralità
svizzera con il passaggio per la Valle di Poschiavo.
Ma torniamo alla magia dei prati. Fino al 2004 questi godevano, rispetto
agli altri maggenghi della costiera dei Cech, del privilegio di poter
disporre di un’ottima acqua. Da allora, però, la sorgente
si è inaridita; di recente è comunque tornata, e sgorgia gioiosa da una fontana.
Cappelletta a quota 827 m.
vediamo, ora, come tornare a Cino. Ridiscendiamo alla pista carozzabile per Cino, e proseguiamo nella discesa fino ad incontrare, sul suo lato destro, un cartello con la scritta "Cino", che segnala la partenza di una larga mulattiera. La imbocchiamo e cominciamo a scendere decisi, nel cuore dei boschi a monte di Cino. Nel primo ratto procediamo verso destra, passando a lato di un roccione e superando una valletta. Dopo un breve tratto di discesa, usciamo ad una radura che ospita una bella cappelletta, gemella rispetto a quella che abbiamo incontrato salendo ai Prati dell'O, restaurata, nel 2005, dal gruppo di Alpini di Cino e Mantello (m. 827).
I Prati dell'O
Poi la mulattiera volge a sinistra e si immerge di nuovo nella selva di castagni, inanellando una lunga serie di tornanti, con andamento regolare. E' un vero piacere seguirla, si ha l'impressione di essere accompagnati da quegli amici sinceri che non ti pianterebbero mai in asso. Molto più in basso siamo ad un tornante dx che propone un bivio: un ramo della mulattiera procede diritto, mentre l'altro volge a destra. Seguiamo quest'ultimo ed in breve confluiamo nella ripida pista che dal campo sportivo di Cino sale al casello della presa dell'acqua. Seguendola in discesa, in breve torniamo al parcheggio dell'automobile, dopo circa 3 ore e mezza di cammino (il dislivello approssimativo in altezza è di 680 metri).
I Prati dell'O
ANELLO PRATI DELL'O-MONTE BASSETTA-PRATI DELL'O
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Prati dell'O-Alpe Bassetta |
1h e 30 min. |
500 |
E |
Prati dell'O-Alpe Bassetta-Prati dell'O |
2h e 30 min. |
500 |
E |
SINTESI. Acquistato il pass giornaliero al bar al centro di Cino, ci portiamo al suo limite occidentale e percorriamo la pista che termina all'alpe Piazza (m. 960). Dal parcheggio saliamo ai prati dell'alpe e passiamo fra le baite e la chiesetta stando sul lato destro, fino al cartello del sentiero Walter Bonatti che ci manda a sinistra, passando sul limite superiore dei prati ed imboccando la pista tagliafuoco che percorriamo fino ai Prati dell'O. Qui saliamo alle baite più alte e ci portiamo sul limite si sinistra (ovest) dei prati, trovando un sentiero che si dirige ad ovest. Superata una fontana, troviamo un bivio: un sentiero si stacca sulla destra. Lo imbocchiamo e saliamo con alcuni larghi tornanti, in una rada selva ed all'aperto, fino al limite inferiore dei prati della Prima Baita (m. 1635). Di qui possiamo facilmente salire a vista verso il crinale erboso e, seguendo verso destra un sentiero, raggiungere il baitone dell'alpe Bassetta (m. 1680).Salendo al crinale senza percorso obbligato in pochi minuti ci portiamo al poggio della cima del monte Bassetta (m. 1747). Per tornare ai Prati dell'O torniamo indietro sul medesimo sentiero ma, invece di ridiscendere alla Prima Baita, restiano poco a sinistra del crinale e proseguiamo la discesa fra i primi abeti, in direzione sud-ovest. Ignoriamo la deviazione a sinistra per la Foppaccia e restiamo sul crinale che si restringe e propone passaggi esposti sul lato destro. Poi il il crinale si allarga ed il sentiero raggiunge il ripiano del monte Foffricio (ripetitore, m. 1258). faccia al ripetitore (retsnaod a divers edecine di metri più a monte) imbocchiamo un sentiero alla nostra sinistra, non quello che scende, ma quello che procede nel bosco quasi in piano, passa per una baita solitaria e traversa verso ovest. Ci ritroviamo al bivio già incontrato salendo. procediamo diritti e ci riportiamo ala parte alta dei Prati dell'O. |
I Prati dell'O
I prati, oltre che punto di arrivo, sono ottimo punto di partenza per la salita all’alpe ed al monte Bassetta, su un sentiero che parte dalle baite alte, salendo verso sinistra (attenzione a non imboccare il sentiero più basso, che prende a sinistra dalle baite medie). Nella salita oltrepassiamo una fontana e ci troviamo ben presto un bivio, al quale prendiamo a destra; poi, non si può più sbagliare, perché il sentiero, con andamento sempre deciso e diversi tornanti, sale fra i pochi pini silvestri sopravvissuti ai catastrofici incendi del secolo scorso e termina sul limite inferiore dei prati dell'alpe.
I Prati dell'O
Salendo per breve tratto, siamo ad alcuni ruderi (Prima Baita, m. 1635) in corrispondenza diuna pianetta che si trova appena sotto il crinale sul quale si stendono i prati dell’alpe Bassetta, una delle più panoramiche in assoluto in provincia di Sondrio, posta, com’è, proprio sul confine fra Valtellina e Valchiavenna, ad una quota di circa 1700 metri. Dai ruderi il sentiero riparte verso destra, salendo a mezza costa e terminando al baitone dell'alpe Bassetta, poco sotto il crinale nel punto della sua massima elevazione. La salita dai prati dell’O all’alpe ed al monte Bassetta (il punto più alto del crinale, riconoscibile per un masso sul quale è disegnato il triangolo che indica la quota 1746 della cima) richiede circa un’ora e mezza; il dislivello approssimativo da superare è di 500 metri.
Baitone dell'alpe Bassetta e monte Brusada
Il ritorno ai Prati dell'O può avvenire seguendo il sentiero del crinale (Sentiero Walter Bonatti), descritto sopra per la salita dall'alpe Piazza. Lo troviamo scendendo lungo il crinale fino al limite dei primi abeti. Ignorata la deviazione a destra segnalata per la Foppaccia, proseguiamo sul crinale che va restringendosi ad esile filo, con esposizione impressionante sul lato destro (lago di Mezzola e Val Chiavenna, sulla quale si aprono vedute splendide). Procediamo dunque con tutta l'attenzione del caso, per un buon tratto.
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del monte Bassetta
Poi il crinale si allarga ed l sentiero lo lascia spostandosi un po' a sinistra e calando sul ripiano del monte Foffricio. Qui siamo ad un trivio: lasciamo alla nostra destra il sentiero Walter Bonatti ed ignoriamo il sentiero che scende diritto, prendendo a sinistra ed imboccando un tranquillo sentiero che traversa una fascia di boschi, passa per un rudere ed infine si congiunge cn il sentiero che abbiamo utilizzato per salire dai Prati dell'O al monte Bassetta. Procedendo diritti, ripassiamo dalla fontana e sbuchiamo alla parte alta dei Prati dell'O.
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