CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

L'ascensione al Corno di Mara (detto anche Corna Mara) non presenta particolari difficoltà, per cui può essere un'interessante esperienza che permette di conoscere una cima che ha almeno due pregi, quello di far parte della storia delle prime ascensioni in Valtellina (era un classico, per i sondriesi almeno, fra Ottocento e Novecento) e quello di raggiungere un osservatorio estremamente panoramico sulle cime di Valmalenco e sulla catena orobica.
Il punto di appoggio per la salita è il rifugio Gugiatti-Sertorelli, ma, se necessario, possiamo limitare il tempo necessario ad una giornata, salendo con l'automobile fino ai 1749 metri dell'Alpe Mara (che si raggiunge da Montagna in Valtellina,
seguendo le indicazioni, con una strada che, nell'ultimo tratto, diventa sterrata).
Dall'alpe
saliamo facilmente, seguendo un comodo tratturo,
al rifugio, ben visibile, verso nord-ovest, nella sua solare solitudine, a 2137 metri, a sinistra della Piana dei Cavalli.
Se torniamo indietro per un breve tratto sulla strada che porta al rifugio, troviamo una fontana: incamminiamoci, su traccia di sentiero che parte nei suoi pressi, verso l'alpe della Piana dei Cavalli, dove si trovano i ruderi di alcune baite (m. 2180).
Senza allontanarci troppo dal crinale di sinistra, giungiamo ben presto in vista di un'ampia e comoda sella, che vediamo alla nostra sinistra, ed alla quale sale, con qualche tornante, un evidente sentiero. Raggiunta la panoramica sella, a quota 2289, fermiamoci per ammirare il panorama che, verso ovest, è già imponente:
il monte Disgrazia, in particolare,
si mostra, oltre il fianco occidentale della Val di Togno, in una prospettiva insolita ed affilata. Lo sguardo raggiunge, verso ovest, anche buona parte della bassa Valtellina.
Siamo sul largo crinale che separa la Val di Togno dalla Valtellina e cominciamo a salire, seguendo un sentiero abbastanza evidente. Poi la traccia si fa via via sempre meno marcata, soprattutto dopo un grande ometto, ma non si può sbagliare: basta proseguire lungo il crinale,
 fino a raggiungere, dopo aver attraversato un breve corridoio, un'ampia e nascosta conca, che si apre, inattesa, davanti ai nostri occhi.
La conca è occupata da massi di dimensioni medio-grandi ed è collocata a circa 2550 metri di quota. Mentre anche d'inverno la salita avviene spesso su un terreno sgombro dalla neve, data la sua esposizione a sud, qui probabilmente ne troveremo. A questo punto seguiamo alcuni segnali che ci portano, con qualche saliscendi, ad attraversare la ganda in corrispondenza del suo limite occidentale (sinistra), poi percorriamone il limite settentrionale verso destra, sulle prime balze del pendio erboso, fino a giungere ai piedi di un evidente canalone che scende dal crinale posto appena ad ovest (sinistra) della cima.
La salita del canalone non presenta particolari difficoltà, ma bisogna prestare attenzione, perché il terreno, a causa di terriccio e sassi mobili, è spesso instabile. Superate con un canalino a sinistra le ultime roccette, ci ritroviamo in cima al canalone, poco sotto il crinale, su un terreno erboso, dove giunge anche una traccia di sentiero da ovest.
Da qui possiamo fare una puntata al vicino crinale (esposto sul versante della Val di Togno), per ammirare il panorama imponente della testata della Valmalenco, che ci mostra tutta la sequenza delle sue famose cime.
Poi, seguendo il sentierino per un breve tratto verso est, raggiungiamo gli ultimi grandi massi in vista della cima. Due grandi massi a forma di corni che si fronteggiano, in particolare, ci danno l'impressione della vetta;
in realtà dobbiamo aggirarli ai piedi,
muovendoci per un breve tratto fra altri grandi massi,
fino a raggiungere,
ad est, un'asta metallica
che segna il punto della vetta, a 2807 metri.
Da qui dominiamo l'intera catena orobica, la testata della Valmalenco,
il gruppo del Disgrazia
e quello dello Scalino-Painale.
 
Data la natura del terreno, il periodo migliore per compiere questa ascensione è l'autunno, anche inoltrato: se la giornata è bella e non c'è neve, sarà un'esperienza indimenticabile, in un bagno di luce.
Tornando al rifugio, possiamo anche seguire il crinale fino a raggiungere la piccola croce che precede un tratto più ripido: proseguendo di qui la discesa, ci ritroviamo al rifugio Gugiatti-Sertorelli.

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