CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

L'itinerario che viene qui proposto potrebbe anche essere effettuato in un'unica giornata, ma ciò comporterebbe uno sforzo fisico veramente considerevole, per cui è consigliabile dividerlo in due giornate, anche per poter gustare con maggiore calma i grandiosi scenari che esso ci offre. Siamo infatti nel cuore del gruppo del Disgrazia, e dobbiamo descrivere un anello che chiude i famosi Corni Bruciati, che con il loro inconfondibile profilo rossastro si fanno riconoscere anche dall'occhio meno esperto. Il punto di partenza dell'itinerario è il rifugio Ponti (se però vogliamo effettuare la traversata in un solo giorno, ci conviene partire dalla piana di Preda Rossa).

Al rifugio si sale facilmente imboccando, a Filorera (sopra Cataeggio, in Val Màsino), la strada per la valle di Sasso Bisolo e la valle di Preda Rossa. La strada è interrotta in località Valbiore, per le conseguenze di una immane frana.
Vicino al punto di interruzione si trova un ponte che permette di passare sul lato opposto della valle (destro per chi sale). Qui partono un sentiero ed una pista sterrata non collaudata: entrambi conducono all'imbocco della valle di Sasso Bisòlo, dove si ritrova la strada asfaltata. All'inizio della piana si trova, a sinistra, il rifugio Scotti (m. 1500).

A questo punto dobbiamo salire alla piana di Preda Rossa, seguendo la strada asfaltata oppure il sentiero che la taglia in più punti.

Dopo poco più di un'ora di cammino raggiungiamo le prime baite dell'alpe e la caratteristica pozza d'acqua nella quale si specchia il monte Disgrazia, che chiude a nord-est la valle (vedi foto sopra).
A destra del monte Disgrazia sono già ben visibili i Corni Bruciati, intorno ai quali l'itinerario proposto descrive una sorta di anello.
 Saliamo quindi all'imbocco della bellissima piana di Preda Rossa, un gioiello naturalistico scampato ai progetti di utilizzazione delle Alpi valtellinesi per la produzione di energia elettrica.
L'escursionista non può che rallegrarsi dello spettacolo di questo incantevole pianoro, al posto di un grande invaso idroelettrico, progettato negli anni Sessanta.

Non dobbiamo però attraversare la piana al centro, come fanno coloro che salgono al rifugio; ci portiamo invece sul suo lato destro, seguendo una strada sterrata che lo percorre interamente, per poi salire ad un secondo e più piccolo pianoro, che costituisce una piccola perla: nelle giornate limpide lo scenario è di un'incredibile solarità (vedi foto sotto, a sinistra).

 

 

Nella salita possiamo, inoltre, ammirare da vicino il poderoso fianco rossastro dei Corni Bruciati, che avremo modo di osservare, durante il cammino, da diversi profili.

 

 

 

 

 


La strada termina, per lasciare il posto ad una traccia di sentiero che ben presto, però si perde. Dobbiamo tagliare il pianoro fino al suo lato terminale sinistro, per cercare una nuova traccia che sale ad una seconda pianetta: ci ritroviamo così ai piedi dell'impressionante grande morena della Valle di Preda Rossa.

 

 

Un sentierino ne percorre il filo, salendo ripido fino a raggiungere più o meno la quota del rifugio Ponti, intercettando il sentiero che da esso si stacca per il monte Disgrazia e per il passo di Corna Rossa.

 

 

 

 

Deviando a sinistra, potremmo raggiungere il rifugio; proseguendo sul filo della morena, giungeremmo invece ai piedi del ghiacciaio di Preda Rossa, che viene risalito, in direzione della sella di Pioda, da quanti scalano il monte Disgrazia. Noi invece scendiamo a destra, superiamo un torrente che scende dal ghiacciaio, risalendo poi a superare una seconda morena e seguendo i segnavia che ci fanno avvicinare al fianco orientale della valle.

La traccia ci porta presso un grande masso, sul quale è scritta, in caratteri molto grandi, l'indicazione del rifugio Desio. Dobbiamo oltrepassare un pianoro occupato spesso, anche a stagione avanzata, da un nevaio, prima di giungere ai piedi della costiera, che attacchiamo in corrispondenza di un nevaio. Questo va risalito in direzione del vertice di sinistra, oppure in parte fiancheggiato a destra, salendo per gande, ed alla fine tagliato verso sinistra. Nell'ultima parte la pendenza è significativa, per cui sono consigliabili i ramponi.

Tocchiamo poi un terreno misto costituito da sassi mobili e terriccio, che rende piuttosto faticosa l'ulteriore salita al passo di Corna Rossa. In alcuni punti questa è agevolata da corde fisse; bisogna prestare comunque molta attenzione, perché alcuni passaggi sono esposti. Il passo non è facilmente riconoscibile sulla costiera, e non possiamo neppure sperare di vedere il rifugio Desio prima di raggiungerlo, perché questo è nascosto pochi metri oltre il valico.



L'unico indizio del fatto che ormai la salita è terminata è il parafulmine, posto non a caso nei pressi del rifugio: questa zona è estremamente bersagliata dai fulmini, per il contenuto ferroso delle rocce che la costituiscono (e che le conferiscono il caratteristico colore rossastro, che spiega anche il nome della valle, che significa "Pietra rossa").
E' dunque imprudente affrontare la salita con tempo incerto, anche perché non ci si può poi appoggiare al rifugio, dichiarato inagibile dopo le eccezionali nevicate dell'inverno 2000-2001.

Dal passo ottima è la visuale sulla valle di Preda Rossa e sulla sua morena centrale; oltre la costiera Remoluzza-Arcanzo si vedono però anche molte delle cime della Val di Mello, a cominciare dall'inconfondibile profilo del pizzo Torrone Orientale, dalla forma a punta di lancia.
Sul versante opposto si apre invece lo scenario della Val Airale (Val di Rai) e, più in basso, della Val Torreggio (Val del Turéc').

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ci possiamo dunque fermare ai 2836 metri del rifugio Desio, ma dobbiamo intraprendere la discesa, seguendo le indicazioni ed i segnavia, prima per sfasciumi, lungo la valle Airale (attenzione a non prendere a sinistra per il lago della Cassandra), poi su terreno meno faticoso, nell'alta Val Torreggio (Val del Turéc'), dove, in una bella piana disseminata di larici, raggiungiamo alla fine la meta della prima giornata, il rifugio Bosio (m. 2086, vedi foto sotto, a destra), dopo aver varcato il torrente Torreggio su un bel ponte, collocato recentemente dai cacciatori.

Questo stesso percorso, effettuato però partendo dal rifugio Ponti, costituisce un classico prolungamento del celeberrimo Sentiero Roma, ed anche un tratto del Sentiero Italia Lombardia nord 3 - direttrice settentrionale.
Il tempo complessivo impiegato per la traversata è di 4 ore, ed il dislivello superato è di circa 1000 metri.
Per proseguire nel cammino, apri la relazione sulla seconda giornata.

 

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