Apri qui una galleria di immagini - Su YouTube: Cancano (pizzo)

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Che fare, nelle belle giornate autunnali, in media Valtellina? Ecco una proposta: saliamo a visitare Teglio, cuore della valle, che proprio da lei prende il nome (Tellina vallis, appunto, cioè valle di Teglio, come la chiama Ennodio già nel secolo VI). La centralità del paese nella storia è testimoniata anche dal fatto che fino alla fine del Settecento il suo territorio godette dello status di distretto autonomo, non incluso in alcuno dei tre Terzieri, con un suo podestà.  
Numerosissimi sono i segni del glorioso passato: la chiesa di San Pietro, per esempio, nella piazza omonima, risalente al secolo XI.  
La chiesa prepositurale di S. Eufemia, poi, edificata nel secolo XIV,  
la cui elegante facciata è rivolta ad ovest.  
La torre de li beli miri, o torre di Teglio, è forse uno dei simboli più noti del paese:  
essa è ciò che resta di un castello posto in una posizione strategica, come osservatorio sulla media Valtellina.  
Vicino alla torre  
si trova la trecentesca chiesetta di S. Stefano, anch'essa un tempo parte del castello.  
Nella parte alta del paese troviamo la partenza della strada che sale sul versante boscoso compreso fra la val Rogna a sinistra (ovest) e la valle di Boalzo a destra (est) e raggiunge, dopo 10 km,  
la località di Prato Valentino (1700 metri), al cui inizio troviamo la chiesetta dedicata al santo.  
A Prato Valentino troviamo anche il rifugio-ristorante Baita del Sole, presso il punto di arrivo degli impianti di risalita per lo sci invernale.  
Poco distante dalla Baita del Sole, verso destra, la strada, che si trasforma in una larga pista sterrata, comincia a salire, con ampi tornanti,  
sull'ampio dosso che d'inverno è tagliato dalle piste di sci, il dosso Lau.  
Chi si fosse spinto fino a Prato Valentino con la muntain-bike, non avrà difficoltà a proseguire nella salita: per un buon tratto, infatti, la pendenza è del tutto abbordabile.  
Si tratta di una pista estremamente panoramica, soprattutto sul versante orobico. Unico inconveniente: questa zona è spesso battuta da un forte vento.  
Alla nostra sinistra possiamo vedere un lungo dosso gemello, più stretto, la costa di san Gaetano (sopra Castionetto di Chiuro), separata dal dosso Lau dall'alta valle Rogna (che, a dispetto del nome, ha un aspetto del tutto mite e tranquillo).  
Qualche pausa per godere il panorama veramente ampio si impone:  
lo sguardo, ad ovest, raggiunge la bassa Valtellina ed il monte Legnone, limite occidentale della catena orobica,  
mentre a sud e ad est le Orobie si mostrano in tutta l'articolazione delle loro numerose valli.  
La pendenza, poi, comincia a farsi più accentuata: oltrepassato l'edificio che fa da punto di partenza intermedio degli impianti di risalita, ed ignorato un sentiero che si stacca sulla sinistra in direzione della Costa di San Gaetano (il cosiddetto viale della Formica),  
raggiungiamo, a quota 2291 metri, un bivio, posto immedietamente a monte di una rete di contenimento che vediamo alla nostra destra: il sentiero che si stacca, sulla destra, dalla pista si dirige verso il passo di Meden. I segnavia bianco-rossi segnalano che si tratta del Sentiero Italia, nel tratto Prato Valentino-Alpe Lughina-Tirano.  
Raccontiamo, ora, le due diverse possibilità escursionistiche che si offrono a partire dal bivio. Se proseguiamo sulla pista, ignorando la deviazione, raggiungiamo, dopo un tratto assai ripido, il crinale che si affaccia sul versante orientale della Val Fontana.  
Percorso un ultimo tratto,  
raggiungiamo un piccolo edificio sempre aperto, che può fungere quindi da bivacco in caso di emergenza, che si trova al punto più alto degli impianti di risalita.  
Il colpo d'occhio sul lato occidentale della Val Fontana, ad ovest, è ottimo: in particolare, la vetta di Rhon si impone per l'eleganza del suo agile profilo.  
Più a destra, lo sguardo raggiunge la testata della val Painale,  
dove si distingue il pizzo Scalino.
Vale la pena di compiere un ultimo sforzo, per raggiungere, con una decina di minuti di cammino, la cima erbosa del monte Brione (m. 2542),  
che guarda a quella più imponente e rocciosa del monte Calighe, sul medesimo crinale.  
Dalla cima possiamo dominare l'intero percorso,  
e gettare un nuovo sguardo alla vetta di Rhon  
ed alle cime dell'alta val Painale e dell'alta Val Fontana. La salita alla cima da Prato Valentino richiede circa due ore ed un quarto di cammino, per superare 840 metri di dislivello.  
torniamo ora al bivio di quota 2291: se imbocchiamo il sentiero di destra,  
cominciamo una lunga e suggestiva traversata della parte più alta della valle di Boalzo.  
Il fondo è sempre buono,  
e la tranquillità nel cammino permette di soffermare lo sguardo sull'ottimo panorama della sezione orientale delle Orobie.  
Il sentiero passa a monte delle baite del Méden,  
ed ai piedi del canalone che conduce alla bocchetta Combolina (m. 2568), ad ovest del pizzo Còmbolo.  
Poco oltre, appare ormai vicina la sella sulla quale è posta la meta, il passo di Méden.  
Per raggiungerla,  
dobbiamo  
staccarci sulla sinistra, seguendo le indicazione di un cartello, dal Sentiero Italia, che prosegue aggirando il fianco del pizzo Cancano, alla volta della alpi Frantelone e Lughina.  
Una breve salita ci permette di guadagnare la sella.  
Si tratta, in realtà, di un crinale assai ampio, sul quale passa il confine italo-svizzero: non è facile individuare, qui, dove sia esattamente collocato il passo di Méden, che permette di scendere in alta val Saiento, e precisamente all'alpe di Pescia alta, dove si trova il rifugio Anzana. Non ci sono, infatti, segnavia; con un po' di pazienza, perlustrando il versante svizzero, finiremo, però, per trovare la partenza di un sentiero che scende in alta val Saiento.  
Volgendo lo sguardo a sud-est, si nota, sul crinale di confine, la depressione del collo o colle d'Anzana, che rappresenta il più facile valico fra versante retico medio-valtellinese ed alta val Saiento.  
Guardando in direzione della val Saiento (est), si vedono le due alpi di Pescia alta e Pescia bassa, mentre il rifugio Anzana (m. 2050) rimane nascosto a destra dell'alpe di Pescia alta.  
Volendo lo sguardo a nord, possiamo osservare le cime che segnano il confine fra il versante orientale della Val Fontana e quello occidentale della Val Poschiavina. Fra queste, spicca il pizzo Malgina (m. 2802).  
a questo punto ci si offrono due possibilità, per completare l'escursione: possiamo dirigerci a nord,  
cercando, con attenzione, un sentierino che risale il fianco erboso del crinale  
e ci porta ad una bocchetta che si affaccia sul suggestivo lago della Regina (m. 2417), in territorio svizzero.  
Alle spalle del lago, è sempre il pizzo Malgina a dominare la scena.  
Da qui una traccia, segnalata da segnavia rosso-bianco-rossi, prosegue alla volta del pizzo Combolo. Da Prato Valentino alla bocchetta sono necessarie circa tre ore e mezza di cammino, per superare 750 metri di dislivello.  
Partendo dalla sella del passo possiamo, poi, dirigerci in direzione opposta,  
effettuando una rilassante traversata del largo crinale,  
in direzione dell'evidente elevazione costituita dal pizzo Cancàno.  
lasciamo, così, alle nostre spalle 
il curioso profilo del pizzo Combolo  
e quello più classico del pizzo Malgina  
La salita alla cima erbosa del pizzo Cancano (m. 2435) è agevole.  
La cima, di per sé, non ha alcune elemento che la rende attraente;  
merita, però, di essere raggiunta per la sua estrema panoramicità: appaiono, lontane, le cime della val Grosina  
e, in primo piano, il versante orientale della Val Poschiavina.  
Altrettanto interessante è il panorama verso sud-est,  
dove la catena orobica cede il passo alle cime dell'alta Valcamonica. Il cammino da Prato Valentino alla cima del pizzo Cancano richiede circa 3 ore e 40 minuti, per superare 750 metri di dislivello.  

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