CARTA DEL PERCORSO - ALTRE ESCURSIONI A PIATEDA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Valbona-San Vittore-Bettoli-Marmitte-Valbona
1 h e 40 min.
350
E

Parlare del torrente Serio fa venire in mente l'illustre corso d'acqua che dà il nome alla Val Seriana, sul versante bergamasco delle Orobie. Ma c'è anche un Serio, se così si può dire, editio minor sul versante orobico valtellinese, chiamato localmente “sèri”. Nasce all'alpe Armisola, a circa 1600 metri, e, nei secoli passati, ha fatto funzionare mulini, pile, fucine e segherie. Allargando invece lo sguardo temporale ai millenni, ha scavato la sua boscosa valle in quel di Piateda, ed oggi regala, all'escursionista alla ricerca di angoli meno scontati, il suggestivo spettacolo di marmitte dei giganti, quel particolare fenomeno erosivo per cui l'acqua, con i suoi insistenti mulinelli, ha scavato nella roccia ampie cavità circolari. La Comunità Montana di Sondrio ha valorizzato e segnalato un facile percorso che può portarci a visitare queste interessanti formazioni. Punto di partenza è il nucleo di Valbona, frazione di Piateda. Lo si raggiunge facilmente procedendo verso est sulla strada provinciale che attraversa Piateda.
Imbocchiamo la provinciale lasciando la tangenziale di Sondrio appena prima (se proveniamo da Milano) del passaggio a livello al essa termina. Alla curva a sinistra che porta al passaggio a livello, la lasciamo prendendo a destra, attraversiamo il torrente Adda su un ponte e proseguiamo diritti, passando per Busteggia. Raggiunta Piateda, proseguiamo oltre, fino ad un nuovo ponte sull'Adda, il ponte della Streppona (punt de la strepùna). Qui, invece di impegnare il ponte, prendiamo a destra, lungo una stradina che porta a Valbona. La stradina taglia una fascia di prati chiamata un tempo “viàl dal coch”. Forse per spiegare il toponimo, una leggenda narra di un castello edificato su un poggio più in alto, il castelàsc', che venne cinto d'assedio, preso e dato alle fiamme. Solo un cuoco sfuggì alla strage, fuggendo al piano. È il “coch” che poi avrebbe dato il nome ai prati. Il nucleo in passato rivestiva una discreta importanza: nel 1861 contava ancora 192 abitanti e nei secoli passati era animato dall'attività di mulini, pile, segherie e fucine, che sfruttavano, come detto, le acque del Serio. Gli uomini di Tresivio piano si riunivano qui per i loro sindacati. Fino alla seconda guerra mondiale erano attivi anche tre forni per il pane.
Parcheggiata l'automobile a circa 340 metri, possiamo consultare un pannello della Comunità Montana di Sondrio che ci offre una sintetica illustrazione del percorso. Ci incamminiamo, dunque, restando a sinistra (per noi) del torrente Serio e seguendo i segnavia rosso-bianco-rossi. Una stradina si trasforma quasi subito in larga mulattiera e comincia a salire fra ombrosi castagni (c’è da osservare, però, che la popolazione di castagni, qui, è molto meno densa rispetto al resto dei versanti orobici, più umidi; largo spazio si sono presi, invece, larici, querce e betulle). La mulattiera sale sul versante orientale (di sinistra, per noi) della valle del Seriolo (seriöl), chiamata localmente “valèta”. Il Seriolo, che confluisce nel Serio appena a monte di Valbona, è legato ad una curiosa credenza: in passato le madri esortavano i bambini a bere a volontà le sue acque, perché benedette da un santo che era passato di lì. Dopo un breve tratto di salita, siamo al poggio che ospita il rudere della chiesetta di San Vittore (dòs de san Vitóor, m. 593). Il poggio, al quale accediamo staccandoci per una brevissima salita dalla mulattiera, ospitava anche un castello, detto di Ambria, di cui restano poche tracce. Ben visibile, invece, è, nello spiazzo antistante alla chiesetta, una vasca scavata in un unico grande masso (1 metro X 1 metro e 10 centimetri), forse usata un tempo come acquasantiera, o più probabilmente come crogiolo di una fucina. La chiesetta fungeva un tempo da cappella del castello, ed è attestata da documenti quattrocenteschi. Fu poi rifatta nel Seicento.
Ridiscesi alla mulattiera, riprendiamo la salita e, attraversato il Seriolo, raggiungiamo l’antico nucleo di Bettoli (betöi), a 704 metri, abitato ancora nel 1861 da 34 persone. La sua importanza è testimoniata anche dalla presenza di edifici intonacati e della chiesetta di santa crùus. I pochi ruderi, posti a breve distanza dalle baite (ad ovest, cioè a destra per noi) sono ormai seminascosti nel bosco di tigli, ontani e frassini. A vederla non si sospetterebbe la sua importanza passata: è attestata fin dal Trecento e qui si radunavano i capifamiglia di Tresivio Piano per discutere delle più importanti questioni. Nel 1951 le preziose piode del tetto vennero portate via ed il processo di degrado procedette inesorabile.
Scendiamo, ora, per breve tratto, fino quota 680 metri, dove troviamo un ponticello in legno sul Serio, che ci permette di attraversarlo da sinistra a destra. Qui possiamo osservare una bella serie di marmitte dei giganti, che le sue acque hanno pazientemente scavato nei millenni seguiti alla fine dell’ultima glaciazione.
Proseguiamo nella discesa sul lato opposto del torrente (seguiamo sempre i segnavia), fino ad intercettare una pista sterrata, seguendo la quale passiamo per la località del castelàsc’, che deve la sua denominazione alla presenza di un edificio fortificato con torre. Si racconta, a riprova di ambienti sotterranei connessi con la fortificazione, che un contadino, il quale stava scavando un buco per piantarvi un palo di sostegno alle viti della sua vigna (che un tempo veniva coltivata qui), vide letteralmente sparire l’attrezzo di scavo, il palfèri, in un buco che si aprì sotto una cavità vuota sottostante. Nessuno volle mai indagare ulteriormente, forse per paura di un cedimento più ampio del terreno. Oggi si vedono qui solo ruderi di baite (sull’architrave di una di queste si legge la data “1786”) ed un edificio ristrutturato. L’ultimo tratto della discesa ci riporta a Valbona. Siamo sul lato occidentale del torrente, per cui recuperiamo l’automobile passando su un ponte alla parte orientale. L’escursione richiede circa un’ora e mezza; il dislivello approssimativo in altezza è di 350 metri.

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri).

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