Esiste
una Val Masino sconosciuta, dove si incontrano, oggi, solo gli aspri
orizzonti del silenzio, che hanno sostituito gli altrettanto aspri
scenari di una vita povera, stentata. La si incontra nei magri
alpeggi che si trovano, qua e là, sulle aspre costiere di monti
assai meno conosciuti rispetto agli splendidi giganti di granito per
i quali la valle è famosa. |
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Ma è un
incontro non facile: si tratta di una montagna esigente, severa, che
non tollera un superficiale avventurismo. |
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Per
conoscerla, ci conviene affidarci a chi ne conosce gli incerti
sentieri, perché smarrirne la traccia significa perdersi fra luoghi
dirupati, esperienza quantomeno paurosa, quando non realmente
pericolosa. Se, dunque, non abbiamo questa possibilità, ricostruiamo
questi scenari nella nostra fantasia, dove il passo può ugualmente
regalare emozioni, ed è molto più sicuro. |
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Il primo
paese che incontriamo salendo in Val Masino lungo la ss. 404, a 10
km circa dalla sua partenza, è Cataeggio, che ne costituisce anche
il centro amministrativo. Qui ci accoglie la chiesa di San Pietro,
che si staccò dalla parrocchia di Mello nel 1719. |
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Se torniamo indietro per un
tratto, troviamo, sulla destra (per chi scdende), un cartello che indica Cornolo |
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e che
segnala la partenza di una stradina asfaltata: |
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percorrendola,
attraversiamo, su un ponte, il torrente dell'aspra val
Pegolera. |
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La strada, poi, si fa poi sterrata e raggiunge |
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la chiesa
semidiroccata di san Bernardo: siamo nella silenziosa Còrnolo, dove,
nei mesi autunnali ed invernali regna il silenzio. Non si direbbe
che questa località, nascosta da fitti boschi di castagni, era, un
tempo, più popolata di Cataeggio, |
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e che la
chiesa, oggi abbandonata agli insulti del tempo, era il più
importante centro di culto nella valle. Còrnolo, infatti, ha origini
assai antiche, |
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per cui
non deve sorprendere, sulle mura delle abitazioni abbandonate, un
dipinto che attenua il senso di povertà suscitato da questi luoghi. |
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Ma
dobbiamo ora incamminarci alla scoperta di luoghi ancora più
nascosti ed inquietanti.
Poco oltre le case di Ca’ di Mei
si trova un trivio, al quale svoltiamo a destra, salendo su una pista
tracciata per servire una
cava dismessa. |
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Al terzo tornante destrorso
parte, sulla sinistra, un evidente sentiero pianeggiante, che
seguiamo fino a quando svolta a destra; lì dobbiamo lasciarlo, per
imboccare un sentiero che sale nel bosco e che, all’inizio, è assai
incerto. |
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Poi la
traccia si fa un po' più chiara, ma va seguita sempre con grande
attenzione: non ci sono segnavia, infatti, che ci possano essere
d'aiuto. |
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Nella salita, incontriamo qualche
apertura panoramica, che ci permette di osservare Cataeggio, dominato
dalla poderosa mole del monte Piezza, che chiude la costiera
Remoluzza-Arcanzo e che divide la Val Masino nei suoi primi due
grandi rami superiori, quello che giunge a San Martino (biforcandosi
poi nelle valli dei Bagni e di Mello), a sinistra, e quello che sale
fino alla piana di Preda Rossa, ai piedi del momte Disgrazia, a
destra. |
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Il monte
Disgrazia resta nascosto dalla costiera Remoluzza-Arcanzo, ma da qui
possiamo osservare i Corni Bruciati. |
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Il sentiero dopo un primo
tratto di traversata nel bosco, |
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prosegue la salita sul
crinale di un lungo dosso |
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e raggiunge una croce di
ferro, infissa in un masso per commemorare un defunto. |
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Nella salita, piuttosto ripida, attraversiamo
un luminoso bosco di betulle. |
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Dobbiamo avere l'accortezza
di memorizzare con estrema attenzione luoghi e dettagli, |
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per evitare di perdere il
sentiero nella discesa, evenienza non improbabile, dal momento che
in alcuni tratti risulta poco visibile. |
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Approfittando di qualche nuova apertura,
possiamo gettare un’occhiata sulla val di Tartano, |
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o sul lungo crinale che
porta all’alpe Granda e che divide la Valtellina dalla Val Masino. |
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Attraversiamo, poi, una fascia di roccette nella quale il bosco si
dirada, |
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prima di
raggiungere una pianetta chiusa da una fascia di rocce: |
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aggirata
questa fascia sulla destra, |
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eccoci,
finalmente, ai prati dell'alpe Sasso Bianco, |
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posta, su un bel poggio, a
1680 metri di quota. |
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Siamo in
cammino da poco più di due ore, ed abbiamo superato circa 800 metri
in altezza. |
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Le
numerose baite testimoniano l'antica importanza dell'alpeggio: oggi
questi luoghi sono, invece, battuti solo dai cacciatori. |
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Mentre, a
nord-est, il monte Disgrazia continua a nascondersi, a destra dei
Corni Bruciati compaiono la val Terzana ed il pizzo Bello. |
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Lo
sguardo raggiunge anche, a sud-est, l'intera catena orobica
centro-orientale. Se guardiamo sulla carta IGM troveremo indicato un
sentiero che prosegue salendo ad una bocchetta, la quale introduce
all'alpe Cavislone, laterale della Valle di Spluga (a sua volta,
prima laterale di sinistra - per chi sale - della Val Masino): è
però del tutto sconsigliabile avventurarsi oltre l'alpe, perché il
sentiero si perde, esponendoci al rischio di vagare senza
orientamento fra aspri dirupi. |
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