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Il massiccio del Sasso Nero separa i due grandi rami nei quali la Valmalenco, nella sua parte alta, si divide, vale a dire l’alta Valmalenco (val del màler), ad ovest, dal Vallone di Scerscen (a sua volta ramo superiore della Val Lanterna), ad est. Sula sua dorsale passa quindi anche il confine fra i comuni di Chiesa in Valmalenco e Lanzada. Esso culmina in due cime, quella di sud-est, quotata 2917 metri, e quella di nord-ovest, di poco più alta (m. 2921). Il suo nome deriva dall'aspetto scuro delle rocce, serpentini della Valmalenco. La prima relazione ufficiale della sua ascensione risale aal 23 agosto 1861 (D. W. Freshfield, Peter Jenny), ma con ogni probabilità le sue cime vennero toccate prima da alpigiani e cacciatori.


Apri qui una fotomappa dei due percorsi di salita alla cima del Sasso Nero

La salita alla prima cima è alla portata di tutti, in quanto si tratta di una escursione priva di difficoltà, abbastanza sviluppata in lunghezza, ma con un dislivello abbordabile (poco più di 1200 metri, dato che si parte dai 1700 metri dei Barchi). Calcoliamo circa 4 ore di cammino: non poche, ma prive di strappi. Ecco come viene presentata nella Guida alla Valtellina del CAI di Sondrio, edita nel 1883: “Questa ascensione… è tra le più interessanti e non è punto difficile. La via che si segue offre sempre larghi orizzonti e belle vedute. In alto le rocce formate di talco-scisto sono disseminate da laminette di mica nera lucenti, che rifrangono i raggi del sole producendo vivo effetto”.


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Le fatiche profuse nella salita sono, infine, ampiamente ripagate: il Sasso Nero, infatti, è il migliore belvedere sulla testata della Valmalenco, e non solo:il panorama che si può ammirare dalla sua cima è incomparabile.


Apri qui una panoramica sul vallone di Scerscen dal percorso di salita al Sasso Nero

Due le possibili vie di salita, sostanzialmente equivalenti come sviluppo e difficoltà. La prima, quella più percorsa, passa per il bocchel del Torno, mentre la seconda, che nel primo tratto coincide con la prima, sfrutta l'ultimo tratti della IV tappa dell'Alta Via della Valmalenco per staccarsene poco prima dell'alpe Sasso Nero e salire lungo il versante sud-occidentale ai piedi del massiccio del Sasso Nero. I due itinerari, avendo il medesimo punto di partenza (i Barchi sopra San Giuseppe), sono ovviamente combinabili ad anello, ma in tal caso è del tutto consigliabile salire per la via dell'Alpe Sasso Nero e scendere passando per il bocchel del Torno (la discesa per la prima via, infatti, espone a problemi in caso di perdita dei segnavia).

SALITA AL SASSO NERO DAL BOCCHEL DEL TORNO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Barchi-Rifugio Palù-Bocchel del Torno-Sasso Nero
4 h
1220
E
SINTESI. Saliamo da Chiesa Valmalenco a San Giuseppe e qui lasciamo la strada per Chiareggio imboccando sulla destra la strada che sale ai Barchi (m. 1698), dove parcheggiamo vicino all'omonimo rifugio. Saliamo per un tratto sulla ripida pista da sci, poi pieghiamo a sinistra imboccando il tratturo che sale in pineta, uscendone al lago Palù (m. 1921). Continuiamo a seguire il tratturo, che ci porta al vicino rifugio Lago Palù (m. 1947). Proseguiamo verso est, seguendo i triangoli gialli della V tappa dell'Alta Via della Valmalenco e salendo all'alpe Roggione. Procedendo diritti, entriamo in pineta su sentiero marcato, che sale gradualmente. Il bosco si dirada e il sentiero si fa più ripido, risalendo al centro il canalino che, dopo un ultimo breve traverso a destra, porta al Bocchel del Torno (m. 2203). Ignorata la traccia dell'Alta Via della Valmalenco (triangoli gialli), seguiamo il sentiero a sinistra che sale al Sasso Nero. Senza percorso obbligato, su traccia di sentiero, risaliamo, in direzione nord, un versante occupato da pascoli, larici e pini mughi. Intercettiamo quindi la nuova pista, (impianti di risalita del Sasso Nero). Percorso un breve tratto della pista, riprendiamo a salire lungo un versante di magri pascoli, su traccia di sentiero (o a vista, se non la troviamo), raggiungendo un modesto ripiano dal quale si mostra l’ampia sella della bocchetta di quota 2500, che dovremo raggiungere proseguendo la salita. La salita alla bocchetta avviene sul lato destro del versante che scende da essa: qui troviamo le prime indicazioni, bolli gialli e qualche freccia. Alla nostra sinistra, un bel pianoro con un minuscolo specchio d’acqua, chiuso da un canalino detritico che dovremo risalire tenendo il lato destro, a ridosso di un complesso tormentato di rocce nere. Al termine del canalino, ci ritroviamo sul limite di un nuovo e più ampio pianoro. Di fronte a noi, la cima quotata 2814 metri, che chiude l’orizzonte, dandoci l’impressione che si tratti della meta. Invece dobbiamo passare alla sua sinistra, sfruttando un ampio corridoio, che sale molto gradualmente fra modeste formazioni rocciose. Approdiamo, infine, ad un ultimo pianoro: di fronte a noi, un nevaio. La cima è prossima, ma non la riconosciamo. Abbiamo l’impressione che sia ancora distante, sulla nostra sinistra. Invece, aggirato sulla destra il nevaio, scopriamo che è lì, alla nostra destra. Si tratta di una modesta elevazione del pianoro sommatale, sulla quale un grande ometto segnala i 2917 metri della cima sud-orientale del Sasso Nero.


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Partiamo, come detto, dalla località Barchi (barch, maggengo già citato in un documento del 1556 nella formula “ad barchos”, dal termine lombardo “barch”, che significa tettoia, ricovero per gli animali o deposito per gli attrezzi). Per raggiungerla dobbiamo salire da Chiesa Valmalenco (sgésa) a San Giuseppe (san giüsèf o giüsèp), lasciando poi la strada principale, che prosegue per Chiareggio, imboccando, sulla destra, la strada asfaltata che conduce dapprima all’ampio piazzale del ristorante-rifugio Sasso Nero, proseguendo poi, con fondo sterrato, fino al rifugio dei Barchi (barch, maggengo già citato in un documento del 1556 nella formula “ad barchos” – da “barch”, tettoia di uso agricolo -), in località omonima. Qui dobbiamo lasciare l’automobile, ad una quota approssimativa di 1700 metri, proseguendo a piedi e risalendo per un breve tratto la pista di discesa del Palù, fino ad incontrare, sulla sinistra, la pista sterrata che conduce al rifugio Palù.
Dopo diversi tornanti, alla fresca ombra di una splendida pineta, incontriamo il cartello che indica il rifugio, ormai prossimo. Un secondo cartello indica la cima Sasso nero (m. 2734), il Bocchel del Torno ed il rifugio Marinelli. Le ultime due indicazioni si riferiscono al percorso della quinta tappa dell’Alta Via della Valmalenco, che congiunge i rifugi Palù e Marinelli, passando per il Bocchel del Torno, l’alpe Musella e la bocchetta delle Forbici. È la prima indicazione, invece, che ci interessa e, insieme, ci sorprende: qual è, dunque, la quota del Sasso Nero, 2917 o 2734 metri? L’equivoco è facilmente sciolto. La seconda indicazione altimetrica si riferisce ad una diversa cima, posta a monte dell’alpe omonima, ed a sud della cima che dovremo raggiungere. Nella salita, passeremo a destra di questa cima minore, che però sulle carte IGM è denominata Sasso Nero.


Apri qui una panoramica del monte Disgrazia dal sentiero che sale al Sasso Nero

Bene, risolto il dubbio, eccoci al rifugio Palù (m. 1947), posto a nord e nei pressi dello splendido lago Palù (anticamente chiamato semplicemente ‘l làach o lèèch, oggi làach o lèèch di palö, m. 1921), incorniciato da una pineta fiabesca. Ecco come viene presentato nella già citata Guida alla Valtellina: “Il lago non ha emissari apparenti e nessun ruscello si versa in esso: le sue acque sono tiepide tanto che vi si possono prendere i bagni… Né i pesci mancano, anzi v’abbondano le trotee vi si trovò pur anco una grossa anguilla che ora si conserva nel Museo dell’Università pavese”.


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Dobbiamo, ora, percorrere per un tratto l’itinerario della quinta tappa dell’Alta Via della Valmalenco, dal rifugio Palù al Bocchel del Torno. Proprio alle spalle del rifugio, parte il sentiero, segnalato con i triangoli gialli dell’Alta Via, che, dopo un breve tratto in pineta, esce all’aperto sul limite dell’alpe Roggione (m. 2007). Davanti a noi, ad est, il Bocchel del Torno, separato dalla sella gemella del passo di Campolungo, alla sua destra, dal monte Roggione (crèsta del rungiùm, m. 2361). Alla nostra sinistra, il fianco sud del complesso massiccio che culmina con le cime del Sasso Nero. Alle nostra spalle, ad ovest, in primo piano il monte Braccia (còrgn de bracia, m. 2909, dietro il quale occhieggia il monte Disgrazia), la cima del Duca (m. 2953), la punta Rosalba (m. 2803) ed il monte Senevedo (m. 2561), sulla dorsale che separa la Val Ventina (val de la venténa) dall’alta Valmalenco. Più a destra, le cime di Rosso (m. 3369) e Vazzeda (m. 3297), la cima di Val Bona (m. 3033) ed il monte Rosso (m. 3088). A sud, infine, lo splendido scenario della pineta del Palù. Superate le baite dell’alpe, rientriamo nella pineta, raggiungendo, in breve, l’imbocco del canalino che porta al Bocchel del Torno. Qualche serrato tornantino ci porta, infine, ai 2203 metri della sella. Ad oriente appare l’inconfondibile profilo del pizzo Scalino (m. 3323), alla cui destra si individua, dietro il crinale Valmalenco-Val di Togno, la punta Painale (m. 3248).
Qui lasciamo alla nostra destra il sentiero che scende fino ad intercettare una pista sterrata tracciata di recente, e prendiamo a sinistra, seguendo le indicazioni del cartello per il Sasso Nero. Senza percorso obbligato, su traccia di sentiero, risaliamo, in direzione nord, un versante occupato da pascoli, larici e pini mughi. Poi, a sorpresa, finiamo per approdare proprio alla nuova pista, che sale dall’alpe Campolungo (canlùunch) e termina ad una ben visibile struttura degli impianti di risalita. Percorso un breve tratto della pista, riprendiamo a salire lungo un versante di magri pascoli, su traccia di sentiero (o a vista, se non la troviamo), raggiungendo un modesto ripiano dal quale si mostra l’ampia sella della bocchetta di quota 2500, che dovremo raggiungere proseguendo la salita.
La salita alla bocchetta avviene sul lato destro del versante che scende da essa: qui troviamo le prime indicazioni, bolli gialli e qualche freccia. Ci affacciamo, infine, alla sella, dalla quale si mostra un suggestivo scorcio della testata della Valmalenco, che propone i pizzi Scerscen (m. 3971) e Bernina (m. 4050), la Cresta Güzza (m. 3869) e i pizzi Argient (m. 3945) e Zupò (m. 3995). Alla nostra sinistra, un bel pianoro con un minuscolo specchio d’acqua, chiuso da un canalino detritico che dovremo risalire tenendo il lato destro, a ridosso di un complesso tormentato di rocce nere.
Al termine del canalino, ci ritroviamo sul limite di un nuovo e più ampio pianoro. Di fronte a noi, la cima quotata 2840 metri, che chiude l’orizzonte, dandoci l’impressione che si tratti della meta. Invece dobbiamo passare alla sua sinistra, sfruttando un ampio corridoio, che sale molto gradualmente fra modeste formazioni rocciose. Alla nostra sinistra, intanto, lo scenario occidentale è splendido: a destra del monte Disgrazia (m. 3678) si ammira la testata della Val Sissone, con il monte Pioda (sciöma da piödam. 3431), le cime di Chiareggio, la punta Baroni (m. 3203) ed il monte Sissone (m. 3331, chiamato anche piz sisùm e, dai contrabbandieri, “el catapìz”). Poi le già citate cime di Rosso e di Vazzeda, uno scorcio sul gruppo delle Sciore in territorio elvetico, la cima di Val Bona, il monte Rosso ed il monte del Forno (fùren, o fórn, ma anche munt rus, m. 3214). Alla nostra destra, invece, si apre, ad un certo punto, una seconda finestra sulla testata della Valmalenco, nella quale si mostra anche il pizzo Roseg (m. 3936); bellissima è, da qui, anche la veduta sul Vallone di Scerscen. Approdiamo, infine, ad un ultimo pianoro: di fronte a noi, un nevaio.
La cima è prossima, ma non la riconosciamo. Abbiamo l’impressione che sia ancora distante, sulla nostra sinistra. Invece, aggirato sulla destra il nevaio, scopriamo che è lì, alla nostra destra. Si tratta di una modesta elevazione del pianoro sommatale, sulla quale un grande ometto ed una croce segnalano i 2917 metri della cima sud-orientale del Sasso Nero.


Apri qui una panoramica dal Sasso Nero

Sulla croce di vetta è posta una targa con la scritta: "Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono". Si tratta di una frase di William Blake (poeta, pittore ed incisore inglese dell'età romantica), che prosegue così: "Ogni volta che i miei piedi si posano su un sentiero di montagna, la sensazione è sempre la stessa. Stupore, felicità, benessere". Vicino alla croce si trova anche una rosa delle cime, che permette di inviduare a 360 gradi tutti i monti che corredano l'ampio panorama.


La croce sulla cima del Sasso Nero

La cima nord-occidentale è separata da questa da un salto roccioso che la rende inaccessibile. Quindi dobbiamo fermarci qui, ma il panorama di incomparabile bellezza ci ripaga ampiamente.


Apri qui una panoramica della testata della Valmalenco dal sentiero per la cima del Sasso Nero

Possiamo passare in rassegna tutte le cime già citate. Nessuna cima della testata della Valmalenco manca all’appello: da sinistra, ecco il pizzo Glüschaint (m. 3594), la Sella (m. 3854), i pizzi Gemelli (m. 3500 e m. 3501) ed il pizzo Sella (m. 3511). Seguono i colossi della testata del Bernina, cioè i pizzi Roseg (m. 3936), Scerscen (m. 3971) e Bernina (m. 4050), la Cresta Güzza (m. 3869) e i pizzi Argient (m. 3945) e Zupò (m. 3995); lo sguardo raggiunge, a nord-est, anche i pizzi Palù (m. 3906) e Veruna (m. 3453).


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Ad est, a destra del corrugato massiccio del Sasso Moro (m. 3108), la triade Scalino-Painale-Ron si impone per la simmetria delle forme. A nord ovest, invece, cioè immediatamente a sinistra della parte occidentale della testata della Valmalenco, si distingue la triade costituita dal sasso d’Entova (m. 3329), dal pizzo malenco (m. 3438) e dal pizzo Tremoggia (m. 3441). A sud, infine, l’orizzonte è chiuso dalla sezione centro-orientale della catena orobica.


Apri qui una panoramica della testata della Valmalenco vista dal percorso di salita al Sasso Nero

Se non volete credere a chi scrive, potete prestare credito alla già citata Guida alla Valtellina: “Il ghiacciaio di Scerscen, giù nel fondo, la Sella, il Roseg e le altre vette del Bernina offrono un quadro stupendo. Sorprendente appare il Disgrazia dall’altro lato; bello il pizzo Scalino, belle le cime delle Prealpi.” Le quattro ore impiegate per superare un dislivello di circa 1220 metri sono, dunque, ampiamente ripagate.


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SALITA AL SASSO NERO DALL'ALPE SASSO NERO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Barchi-Rifugio Palù-Alpe Roggione e Sasso Nero-Sasso Nero
3 h e 40 min.
1220
E
SINTESI. Saliamo da Chiesa Valmalenco a San Giuseppe e qui lasciamo la strada per Chiareggio imboccando sulla destra la strada che sale ai Barchi (m. 1698), dove parcheggiamo vicino all'omonimo rifugio. Saliamo per un tratto sulla ripida pista da sci, poi pieghiamo a sinistra imboccando il tratturo che sale in pineta, uscendone al lago Palù (m. 1921). Continuiamo a seguire il tratturo, che ci porta al vicino rifugio Lago Palù (m. 1947). Proseguiamo verso est, seguendo i triangoli gialli della V tappa dell'Alta Via della Valmalenco e salendo all'alpe Roggione (m. 2007). Qui lasciamo la V tappa dell'Alta Via della Valmalenco salendo verso sinistra, cioè nord (indicazioni per il rifugio Longoni) alle spalle delle baite dell'alpe e seguendo i triangoli gialli della IV tappa dell'Alta Via. Il sentiero entra in un bosco di pini mughi e sale ripido verso nord-ovest, con serrate svolte. Uscito dal bosco, affronta un'ultima rampa di prati e raggiunge un gradino di soglie poco sotto i 2300 metri. Proseguiamo sempre seguendo i triangoli gialli, su debole traccia, fra pochi lembi di pascolo e molto pietrame. Scendiamo al centro di un avvallamento e saliamo lungo il fianco opposto. Dopo una breve salita, siamo ad un bivio: guardando a destra, su un roccione che delimita ad ovest l'avvallamento superato, vediamo un triangolo giallo, che segnala una deviazione dal percorso dell'Alta Via. Proseguendo diritti lungo l'Alta Via raggiungeremmo in pochi minuti i ruderi dell'alpe Sasso Nero (m. 2304), ma invece di farlo la lasciamo, seguendo la deviazione a destra, portandoci a ridosso del roccione e proseguendo nella salita lungo una rampa erbosa, fino al successivo triangolo giallo. Il percorso che stiamo seguendo è segnalato da triangoli gialli ed ometti, e prosegue seguendo il crestone che delimita ad ovest l'avvallamento superato. Saliamo così verso nord-nord-est, approdando ad una conca che ospita il laghetto di quota 2435. Passiamo a sinistra del laghetto, restando un po' alti, e ci avviciniamo alle scure pareti di roccia che chiudono il vallone alla nostra sinistra. Giunti a ridosso di queste pareti, pieghiamo a destra (est) e tagliamo la parte alta del vallone. Poi pieghiamo di nuovo a sinistra e, sfruttando una cengia segnalata da un grande ometto, superiamo un gradino roccioso. L'ultima parte della salita può avvenire per due vie. Possiamo salire diritti verso nord-est, seguendo un lungo piano inclinato di sfascumi e grandi blocchi, fino ad intercettare il percorso che sale fin qui dal Bocchel del Torno, oppure prendere a destra e traversare, guadagniando gradualmente quota, fra roccioni e sfasciumi (attenzione agli ometti). Anche in questo caso intercettiamo, più in basso, il percorso che sale dal Bocchel del Torno. Seguendolo, procediamo sul ripiano terminale sul quale è posta la collinetta della cima del Sasso Nero (m. 2917), sormontata da una croce.


Apri qui una fotomappa dei due percorsi di salita alla cima del Sasso Nero

Vediamo ora la seconda possibilità di salita, documentata per la prima volta da J. L. Tod-Mercier il 15 settembre 1901. Anche in questo caso partiamo dai Barchi.


Apri qui una panoramica delle vie di accesso alla cima del Sasso Nero

Saliamo da Chiesa Valmalenco a San Giuseppe e qui lasciamo la strada per Chiareggio imboccando sulla destra la strada che sale ai Barchi (m. 1698), dove parcheggiamo vicino all'omonimo rifugio. Saliamo per un tratto sulla ripida pista da sci, poi pieghiamo a sinistra imboccando il tratturo che sale in pineta, uscendone al lago Palù (m. 1921).


Il primo tratto della salita dall'alpe Roggione verso l'alpe Sasso Nero

Continuiamo a seguire il tratturo, che ci porta al vicino rifugio Lago Palù (m. 1947). Proseguiamo verso est, seguendo i triangoli gialli della V tappa dell'Alta Via della Valmalenco e salendo all'alpe Roggione (m. 2007).


Al culmine della rampa prima del bivio

Qui lasciamo la V tappa dell'Alta Via della Valmalenco salendo verso sinistra, cioè nord (indicazioni per il rifugio Longoni) alle spalle delle baite dell'alpe e seguendo i triangoli gialli della IV tappa dell'Alta Via. Il sentiero entra in un bosco di pini mughi e sale ripido verso nord-ovest, con serrate svolte. Uscito dal bosco, affronta un'ultima rampa di prati e raggiunge un gradino di soglie poco sotto i 2300 metri. Proseguiamo sempre seguendo i triangoli gialli, su debole traccia, fra pochi lembi di pascolo e molto pietrame. Scendiamo al centro di un avvallamento e saliamo lungo il fianco opposto.


Il bivio sulla quarta tappa dell'Alta Via della Valmalenco

Lo scenario è dominato, ad ovest, cioè davanti a noi, da un caratteristico torrione, denominato "Il Castello" e legato ad un'interessante leggenda, che riportiamo nella versione contenuta nell'opera di Ermanno Sagliani "Tutto Valmalenco" (Edizioni Press, Milano): "I pastori dell'alpe Sasso Nero, sanno di non avvicinarsi soli di notte allo spuntone roccioso di forme turrite detto il Castello. Potrebbero cadere improvvisamente delle pietre e colpirli.
Ai tempi delle calate barbariche delle orde Ungare, un soldato disertore, fuggendo, risalì la valle. Giunto all'alpe Sasso Nero, dove Cristina, giovane pastorella era intenta alle sue pecore, egli la ghermì e la portò seco sul Castello. Quando Antonio, suo promesso sposo, seppe la sventura della fanciulla, aiutato dai contadini, cautamente, di notte, diede assalto al Castello. Sorpreso nel sonno il barbaro fu incatenato e lassù morì di stenti. Cristina, liberata, tornò felice al suo amato. Nelle cupe notti di maltempo l'inquieto spirito del barbaro imprigionato sullo spuntone roccioso si vendica facendo rotolare pietre su chi per avventura passasse da quello che ancor oggi è chiamato il Castello.
"


Fotomappa del percorso di salita al Sasso Nero

Dopo una breve salita, siamo ad un bivio: guardando a destra, su un roccione che delimita ad ovest l'avvallamento superato, vediamo un triangolo giallo, che segnala una deviazione dal percorso dell'Alta Via. Proseguendo diritti lungo l'Alta Via raggiungeremmo in pochi minuti i ruderi dell'alpe Sasso Nero (m. 2304), ma invece di farlo la lasciamo, seguendo la deviazione a destra, portandoci a ridosso del roccione e proseguendo nella salita lungo una rampa erbosa, fino al successivo triangolo giallo. Il percorso che stiamo seguendo è segnalato da triangoli gialli ed ometti, e prosegue seguendo il crestone che delimita ad ovest l'avvallamento superato. Saliamo così verso nord-nord-est, approdando ad una conca che ospita il laghetto di quota 2435.


Apri qui una fotomappa dell'itinerario di salita al Sasso Nero

Passiamo a sinistra del laghetto, restando un po' alti, e ci avviciniamo alle scure pareti di roccia che chiudono il vallone alla nostra sinistra. Giunti a ridosso di queste pareti, pieghiamo a destra (est) e tagliamo la parte alta del vallone. Poi pieghiamo di nuovo a sinistra e, sfruttando una cengia segnalata da un grande ometto, superiamo un gradino roccioso. L'ultima parte della salita può avvenire per due vie. Possiamo salire diritti verso nord-est, seguendo un lungo piano inclinato di sfascumi e grandi blocchi, fino ad intercettare il percorso che sale fin qui dal Bocchel del Torno, oppure prendere a destra e traversare, guadagniando gradualmente quota, fra roccioni e sfasciumi (attenzione agli ometti). Anche in questo caso intercettiamo, più in basso, il percorso che sale dal Bocchel del Torno. Seguendolo, procediamo sul ripiano terminale sul quale è posta la collinetta della cima del Sasso Nero (m. 2917), sormontata da una croce.


Laghetto di quota 2435

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

GALLERIA DI IMMAGINI

APPENDICE: Viene qui di seguito riportata la relazione di Paolo Pero, professore di Storia Naturale al Liceo
“G. Piazzi” di Sondrio, sul lago del Palù (nella raccolta “I laghi alpini valtellinesi”, Padova , 1894).









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