CARTA DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI - ESCURSIONI A CASTIONE


Apri qui una fotomappa del tratto Parcheggio-Grigioni

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Strada provinciale per Castione-Ca' Bianca-Grigioni-Ganda-Ca' Martinelli-Piatta-Masso-altare-Strada provinciale per Castione
3 h e 30 min.
530
EE
Grigioni-Ganda-Ca' Martinelli-Piatta-Masso-altare-Strada provinciale per Castione-Grigioni
2 h e 30 min.
390
EE
SINTESI. Alla rotonda di Castione lasciamo la ss 38 dello Stelvio prendendo a sinistra (per chi viaggia in direzione di Sondrio) imboccando la strada provinciale 14 che sale a Castione Andevenno. Alla successiva vicina rotonda andiamo diritti, ignorando la strada a destra che traversa agli esercizi della zona commerciale e parcheggiando poco più avanti, in un parcheggio a destra della strada che sale a Castione (m. 280). Poco oltre, sulla destra, inizia una strada sterrata (detta strada di Lidina) che taglia i prati a lato di macchie di boscaglia, volgendo leggermente a destra e procedendo verso est, a ridosso del versante montano sotto Castione. Proseguiamo diritti fino ad intercettare una strada asfaltata che seguiamo salendo con pochi tornanti, verso nord, al nucleo di Ca’ Bianca (m 338 slm), dove si può visitare la cantina di Alfio Mozzi, che ha contribuito a tracciare questo percorso. Superata l’ultima casa di Ca’ Bianca non proseguiamo sulla stradina, che si restringe ma prosegue ridiscendendo al fondovalle, ma imbocchiamo il sentiero che sale verso sinistra, tagliando la bella fascia di vigneti, intercettando la stradina che da Castione traversa alla frazione di Grigioni (Grisùn, m. 424). Nota: chi volesse abbreviare l'anello può portarsi fin qui in automobile seguendo la SP14 fino all'ingresso di Castione e prendendo qui a destra. Ci portiamo alla piazzetta del nucleo, dove si trova una fontana. Anche qui è possibile visitare la cantina di proprietà di Paolo Piatta. Proseguiamo sulla stradina asfaltata che traversa in direzione est, cioè verso Triasso. Alla prima piazzola, però, seguiamo il segnavia che ci fa salire su una scaletta a sinistra della strada per imboccare un sentiero sale ad incrociare la strada che collega la contrada Moroni (alla nostra sinistra) a Triasso (a destra). Seguiamo la strada verso sinistra in leggera salita e dopo circa 150 metri troviamo, segnalato da cartelli, una strada sterrata che se ne stacca sulla destra e sale alle case di Ganda (521 m.). La seguiamo salendo in una selva, superando una casa e terminando ad un piccolo slargo, dal quale parte una pista secondaria che sale ancora per breve tratto, ai vigneti superiori. Non percorriamo questa seconda pista, ma allo slargo, immediatamente a valle del quale è posto un rustico, cerchiamo verso valle un passaggio che ci introduce alle roccette ed ai vigneti che stanno proprio di fronte alla facciata del rustico. Sulla destra del primo tratto del sentiero che scende, verso sinistra, ai vigneti sottostanti sono poste due rocce sulle quali è facile individuare iscrizioni rupestri della località Ganda. Dopo la visita alle incisioni rupestri torniamo sulla strada sterrata e proseguiamo salendo fino al primo tornante dx. Qui la lasciamo imboccando un sentiero che se ne stacca sulla sinistra, salendo ripido fino ad un passaggio esposto scavato nella viva roccia del Crap de la penaja. Il passaggio, delicato, è assistito da corda fissa e richiede esperienza e prudenza, oltre che terreno asciutto. Il sentiero prosegue per breve tratto su roccia ben scalinata, prima di raggiungere il più tranquillo e panoramico nucleo di Ca’ Martinelli (623 m). Nota: chi volesse evitare questi passaggi esposti può dalla Ganda ridiscendere alla strada Triasso-Moroni, salire a Moroni e di qui alla strada provinciale 14 lungo la quale salire infine a Piatta. Ma torniamo a Ca' Martinelli. Non proseguiamo sulla stradella che scende verso ovest ad intercettare la provinciale Castione-Triangia, ma passiamo fra le poche baite e proseguiamo sul sentiero che sale verso destra, poi volge a sinistra ed in breve intercetta la medesima strada provinciale Castione-Triangia più in alto, ad un tornante sx, in corrispondenza della stradina che se ne stacca sulla destra e porta alla frazione Piatta. Attraversiamo le case della frazione e nei pressi di un palo con trasformatore lasciamo la strada per imboccare il sentiero che procede verso est fino a confluire nella vecchia pista per Triangia. La seguiamo salendo fino a trovare sulla destra il cartello che segnala il "Masso Altare". Ci affacciamo all’ampio terrazzo di Triangia ed in breve siamo al masso coppellato denominato, appunto, “masso-altare” (775 m.). Per il ritorno conviene ridiscendere a Ca’ Martinelli e qui prendere a destra percorrendo la stradella che con lungo traverso diritto verso ovest intercetta più in basso la strada provinciale 14 Castione-Triangia. Il resto della discesa segue la lunga ma panoramica strada provinciale, che dopo qualche tornante attraversa Castione, passando accanto alla chiesa parrocchiale di San Martino, uscendo dal paese e scendendo al fondovalle (attenzione ad un bivio a non prendere a sinistra ma a proseguire la discesa con tornante dx). Imboccato l’ultimo tirone diritto torniamo al parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile.


Panorama dai Grigioni

Per ricordare le fatiche delle passate generazioni di contadini che sulle ripi del vino (per citare il titolo del film-documentario di Ermanno Olmi del 2009) hanno camminato, salendo e scendendo con carichi importanti lungo roccioni riarsi e terrazzamenti strappati all'aspra montagna, è stato ideato un sentiero che dal fondovalle sale alle soglie del ripiano di Triangia, dove si trova un masso-altare con coppelle preistoriche. Un sentiero non banale, che propone, nella parte centrale, passaggi esposti e protetti, e richiede quindi esperienza escursionistica e condizioni di terreno asciutto. Il passaggio centrale, peraltro, può essere bypassato con un più largo giro su strade e stradelle dalla Ganda a Piatta.
Alla rotonda di Castione lasciamo la ss 38 dello Stelvio prendendo a sinistra (per chi viaggia in direzione di Sondrio) imboccando la strada provinciale 14 che sale a Castione Andevenno. Alla successiva vicina rotonda andiamo diritti, ignorando la strada a destra che traversa agli esercizi della zona commerciale e parcheggiando poco più avanti, in un parcheggio a destra della strada che sale a Castione (m. 280).


Sentiero che dalla Ca' Bianca sale ai Grigioni

Poco oltre, sulla destra, inizia una strada sterrata (detta strada di Lidina) che taglia i prati a lato di macchie di boscaglia, volgendo leggermente a destra e procedendo verso est, a ridosso del versante montano sotto Castione. Proseguiamo diritti fino ad intercettare una strada asfaltata che seguiamo salendo con pochi tornanti, verso nord, al nucleo di Ca’ Bianca (m. 338), dove si può visitare la cantina di Alfio Mozzi, che ha contribuito a tracciare questo percorso.
Superata l’ultima casa di Ca’ Bianca non proseguiamo sulla stradina, che si restringe ma prosegue ridiscendendo al fondovalle, ma imbocchiamo il sentiero che sale verso sinistra, tagliando la bella fascia di vigneti, intercettando la stradina che da Castione traversa alla frazione di Grigioni (Grisùn, m. 424).


Grigioni

Nota: chi volesse abbreviare l'anello può portarsi fin qui in automobile seguendo la SP14 fino all'ingresso di Castione e prendendo qui a destra.
Siamo nella pregiata zona del Grisùn, uno dei più famosi vini di Valtellina, anzi, stando a quanto scrive Giovanni Güler von Weineck, diplomatico e governatore della Valtellina per la Lega Grigia, nell’opera “Rhaetia” (Zurigo, 1616), il più pregiato di tali vini: “Presso Castione, al di sopra del fondovalle, s’innalza una collina rocciosa e soleggiata, ma fertile di vino, detta Grisoni: essa produce il vino migliore e più squisito di tutta la valle, vino che si può conservare dolce per lungo tempo e che dai mercanti viene esportato per venderlo alla corte degli imperatori, dei re, dei principi e dei più nobili signori”. Si tratta di una testimonianza imparziale, quindi attendibile e lusinghiera per l’intera zona. Non dobbiamo, comunque, pensare che la denominazione della località si riferisca ai Grigioni, sotto la cui dominazione Valtellina e Valchiavenna rimasero dal 1512 al 1797: essa è testimoniata, infatti, già in epoca precedente all’inizio di tale dominio.


Panorama dalla Ganda

Per la felice posizione climatica, questi luoghi furono abitati fin dai tempi più remoti: diverse, infatti, sono le testimonianze di incisioni rupestri preistoriche, nella zona compresa fra la Ganda e Triangia (che visiteremo percorrendo il sentiero), e ciò rende queste zone, dal punto di vista dell’interesse archeologico e storico, accostabile alla rupe magna di Grosio ed alla rupe di Tresivio. La stessa fontanella del parcheggio ai Grigioni è adornata con un sasso con incisioni di origine preistorica (coppelle), ritrovato a poche centinaia di metri.
Ci portiamo alla piazzetta del nucleo, dove si trova una fontana. Anche qui è possibile visitare la cantina di proprietà di Paolo Piatta. Il nucleo è uno dei più caratteristici borghi di mezza montagna.


Crap de la Penaja

Proseguiamo ora sulla stradina asfaltata che traversa in direzione est, cioè verso Triasso. Alla prima piazzola, però, seguiamo il segnavia che ci fa salire su una scaletta a sinistra della strada per imboccare un sentiero sale ad incrociare la strada che collega la contrada Moroni (alla nostra sinistra) a Triasso (a destra). Seguiamo la strada verso sinistra in leggera salita e dopo circa 150 metri troviamo, segnalato da cartelli, una strada sterrata che se ne stacca sulla destra e sale alle case di Ganda (521 m.).


Panorama occidentale dalla Ganda

La seguiamo salendo in una selva, superando una casa e terminando ad un piccolo slargo, dal quale parte una pista secondaria che sale ancora per breve tratto, ai vigneti superiori. Non percorriamo questa seconda pista, ma allo slargo, immediatamente a valle del quale è posto un rustico, cerchiamo verso valle un passaggio che ci introduce alle roccette ed ai vigneti che stanno proprio di fronte alla facciata del rustico. Sulla destra del primo tratto del sentiero che scende, verso sinistra, ai vigneti sottostanti sono poste due rocce sulle quali è facile individuare iscrizioni rupestri della località Ganda, scoperte negli anni novanta del Novecento. Si tratta di 80 figure antropomorfe, di armati e di donne oranti, oltre a numerose coppelle e cataletti, risalenti all’Età del Bronzo medio-tarda. Secondo l’interpretazione di U. Sansoni le iscrizioni rappresentano un’intera comunità, con sacerdoti, guerrieri (compresa la figura posta in maggiore evidenza), donne ed adolescenti. Le ore serali, quando la luce è radente alla roccia, sono le più propizie per apprezzarne le figure.


Incisioni rupestri della Ganda

Dopo la visita alle incisioni rupestri torniamo sulla strada sterrata e proseguiamo salendo fino al primo tornante dx. Qui la lasciamo imboccando un sentiero che se ne stacca sulla sinistra, salendo ripido fino ad un passaggio esposto scavato nella viva roccia del Crap de la penaja. Questo sentiero è stato ripulito ed inaugurato ufficialmente il 4 e 5 maggio 2013, nel contesto delle promosse dall'Ecomuseo del Monte Rolla, che ha sede in casa Tocalli a Triangia. Il passaggio, delicato, è assistito da corda fissa e richiede esperienza e prudenza, oltre che terreno asciutto. Il sentiero prosegue per breve tratto su roccia ben scalinata, prima di raggiungere un versante più tranquillo, dove la caratteristica pietra della "pòsa" un tempo assicurava una sosta necessaria per chi saliva con carichi pesanti. Siamo in breve al tranquillo e panoramico nucleo di Ca’ Martinelli (623 m), che mostra il mesto volto dell'abbandono.


Ca' Martinelli

Nota: chi volesse evitare questi passaggi esposti può dalla Ganda ridiscendere alla strada Triasso-Moroni, salire a Moroni e di qui alla strada provinciale 14 lungo la quale salire infine a Piatta. Ma torniamo a Ca' Martinelli. Non proseguiamo sulla stradella che scende verso ovest ad intercettare la provinciale Castione-Triangia, ma passiamo fra le poche baite e proseguiamo sul sentiero che sale verso destra, poi volge a sinistra ed in breve intercetta la medesima strada provinciale Castione-Triangia più in alto, ad un tornante sx, in corrispondenza della stradina che se ne stacca sulla destra e porta alla frazione Piatta.


Piatta

Attraversiamo le case della frazione e nei pressi di un palo con trasformatore lasciamo la strada per imboccare il sentiero che procede verso est fino a confluire nella vecchia pista per Triangia. La seguiamo salendo fino a trovare sulla destra il cartello che segnala il "Masso Altare". Ci affacciamo all’ampio terrazzo di Triangia, il più ampio ed alto nella media Valtellina. Alla nostra sinistra il nucleo di Triangia sorride felice per la sua posizione attorno alla bianca chiesetta di san Bernardo, mentre sul lato opposto torreggiano le antenne dei ripetitori RAI. In breve siamo al masso coppellato denominato, appunto, “masso-altare” (775 m.), nella località chiamata Zoca di Mort.
Il terrazzo di Triangia riveste tali e tanti motivi di interesse che merita un approfondimento particolare.


Masso-altare alla Zoca di mort

Triangia è il borgo legato ad un'antica leggenda secondo la quale qui apparvero un giorno tre angeli, che indussero i contadini del luogo a chiamare il loro paese "Tri àngei", da cui poi "Triangia", appunto. Gli etimologisti però, assai refrattari alla suggestione delle leggende, suggeriscono una diversa origine del nome, forse da "triangula", con riferimento alla forma triangolare del terreno. In effetti nei documenti antichi la località viene menzionata con il nome di Triangola.
Sia come sia, il paese è noto per l'ottima posizione panoramica e climatica sul medio versante retico a monte di Sondrio, ad una quota di 800 metri. L'Ecomuseo del monte Rolla, che ha contribuito significativamente alla realizzazione di questo sentiero, ha sede in casa Tocalli proprio a Triangia e ne cura e valorizza le biodiversità culturali.


Triangia

Parlando del “piccolo villaggio” di Triangia la Guida alla Valtellina edita dal CAI di Sondrio (1884, II edizione, a cura di Fabio Besta) evidenzia la figura del parroco Parolini, alla cui iniziativa si deve la costruzione della strada da S. Anna a Triangia, oltre che l’istituzione dell’asilo e della scuola mista: “Egli, ottenuti gratuitamente i progetti degli ingegneri, e dal comune qualche piccolo sussidio, spinse i propri parrocchiani a lavorare per la strada nei giorni festivi, dirigendoli e guidandoli egli stesso, e potè così vedere l’opera compiuta in breve tempo. Segnaliamo volentieri alla pubblica gratitudine questo ottimo e modesto sacerdote, al quale devesi anche l’istituzione dell’asilo e della scuola mista del villaggio”.


Triangia

Triangia è collocata sul lato settentrionale di un ampio corridoio che delimita un ancor più ampio altipiano ondulato, unico per ampiezza e conformazione nelle montagne della media Valtellina. Unico per diversi motivi. La panoramicità eccellente, innanzitutto: dal Culmine di Dazio nella cornice delle cime della Val Gerola e dalla cima del Desenigo (avamposto del gruppo del Masino), a destra (ovest), al passo dell'Aprica ed al gruppo dell'Adamello, a sinistra (est), lo sguardo a sud raggiunge l'intera catena orobica nella sezione centro-orientale. L'estensione e la morfologia, poi: un piccolo altipiano esteso circa 35 ettari, con la forma ondulata e modulata da 12 dossi dall'altezza media di una decina di metri. Lungo l'avvallamento che separa il colle dal versante di Triangia corre da est ad ovest la geologicamente importante Linea Insubrica, che separa la zolla austroalpina delle alpi Retiche, appartenente alla zolla europea, da quella sudalpina delle Orobie, appartenente alla zolla africana. Forzando un po’, siamo geologicamente a cavallo fra Europa ed Africa.


La media Valtellina occidentale fino al Culmine di Dazio vista dal colle di Triangia

Ma siamo anche a cavallo fra la più recente modernità, ben rappresentata dal recinto dei ripetitori, e la lontana preistoria, che ha lasciato traccia di sé alla "Zòca di mort", dove si trova il grande masso che abbiamo raggiunto, con numerose coppelle risalenti probabilmente all'Età del Bronzo. Evidentemente questo luogo, per la sua posizione, assunse in quel periodo una grande importanza cultuale. Questo il significato più probabile delle coppelle, corroborato dal toponimo "Zòca di mort" che rimanda a significati di sacrifici culturali di animali ("masso-altare"). Non è esclusa però anche una valenza astronomica, di riproduzione-richiamo, cioè, della disposizione degli astri osservabili dal colle.
Dopo aver gustato tutti questi elementi di suggestione, dobbiamo programmare il ritorno. Conviene ridiscendere a Ca’ Martinelli e qui prendere a destra percorrendo la stradella che con lungo traverso diritto verso ovest intercetta più in basso la strada provinciale 14 Castione-Triangia. Il resto della discesa segue la lunga ma panoramica strada provinciale, che dopo qualche tornante attraversa Castione, passando accanto alla chiesa parrocchiale di San Martino, uscendo dal paese e scendendo al fondovalle (attenzione ad un bivio a non prendere a sinistra ma a proseguire la discesa con tornante dx). Imboccato l’ultimo tirone diritto torniamo al parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile.


Vigneti sopra la Ganda

Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout