Fra i segni delle vicende storiche che hanno segnato, nel Medio Evo, la Valchiavenna, una delle più importanti porte fra mondo germanico ed Italia settentrionale, la torre del Signame è uno dei più visibili e meglio conservati. Per visitarla è necessaria una breve e facile escursione, che parte da S. Pietro, frazione di Samolaco. Per raggiungerla, possiamo staccarci dalla ss. 36 dello Spluga, salendo in direzione di Chiavenna, al primo svincolo utile, dopo Novate Mezzola, percorrendo la strada provinciale che attraversa gli abitati del lato occidentale della piana della Mera. Raggiunta San Pietro, fermiamoci ad ammirare la chiesa parrocchiale,  
sul cui portale alcune formelle di bronzo dello scultore Abram raccontano la storia di San Pietro.  
Lasciata poi la chiesa alle nostre spalle, dirigiamoci verso la parte settentrionale del paese,  
dove, varcato su un ponte il torrente Mengasca, raggiungiamo ben presto la località Ronscione (323 metri).
 
 
Qui, al termine della strada, imbocchiamo un sentiero segnalato per la Torre del Signame, passando accanto alle case di Ca’ Vanoni.  
A questo bivio possiamo scegliere; se andiamo a destra ci troveremo ad attraversare un torrentello, per poi avvicinarci al severo sperone roccioso sulla cima del quale svetta la torre.
Il sentiero supera alcuni tratti che richiedono una qualche cautela, ma alla fine si ricongiunge con il tracciato alternativo e, percorso un ultimo tratto in questo fresco bosco, raggiunge la sommità del promontorio roccioso (m. 655). Ed ecco la torre,
 
detta anche Torre del Panperduto, che risale al IX secolo ed è l’ultima rimasta del sistema di segnalazione della Valchiavenna. Il restauro del 1999 l’ha restituita alla sua orgogliosa bellezza.  
Dalla torre si domina, verso sud  
e verso nord, la piana della Mera.  
Nel ritorno possiamo optare per l’itinerario alternativo,  
che segue un percorso più tranquillo,  
nel cuore ombroso di un fresco bosco.  
Anche nel vicino comune di Mese possiamo scoprire interessanti segni del passato.  
Raggiungiamo Mese procedendo sulla provinciale verso Chiavenna: il paese, infatti, si trova un paio di chilometri oltre Gordona.
Qui dobbiamo risalire nella parte alta del paese, sulla strada per l'alpe Scigulin. Poco prima della sbarra che la chiude al traffico dei veicoli non autorizzati, troviamo una deviazione a destra che scende leggermente (seguire il cartello che indica la via Peverello). Raggiungiamo così le case della contrada Peverello (o, in dialetto, Prevel),
 
dove possiamo lasciare l'automobile a pochi passi dalla chiesa della Madonna delle Grazie, di origine medievale, ampliata nel secolo XVII e rifatta nel secolo successivo.  
Tale chiesa era, in origine, annessa ad un castello, o dimora fortificata, della famiglia dei Peverelli o De Peverellis, una delle più importanti famiglie nobiliari, che estese la sua influenza anche su Chiavenna: da essa uscirono personaggi illustri che si segnalarono nella vita civile e religiosa.  
Tale dimora fu edificata forse nel secolo XII (1190), ma nei secoli se ne persero quasi interamente le tracce, in parte perché fu distrutta dai Grigioni nel 1500, poi a causa della funzione abitativa cui fu adibita nei secoli successivi.  
Quel che resta, oggi, è solo un arco, con lo stemma della famiglia: un piccolo segno, per un grande passato.  

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