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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Cagnoletti-Pizzi-Pra' Marsciana-Cagnoletti
3 h
600
E
SINTESI. Saliamo da Sondrio in Valmalenco. Superato l’ardito ponte sul torrente Valdone, troviamo, dopo una semicurva a sinistra, uno slargo, sulla destra, dove possiamo parcheggiare l’automobile (quota approssimativa: 700 metri). Seguendo qualche segnavia rosso-bianco-rosso (sul percorso questi segnavia si alternano a quelli bianco-rossi), ci incamminiamo lungo la strada asfaltata che sale a Cagnoletti, fino ad un bivio, al quale andiamo a destra. Lasciamo alle spalle le case e alla nostra sinistra il rialzo morenico sul quale è edificata la chiesetta di S. Pietro, edificata fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. Imbocchiamo poi una pista che si stacca, sulla destra, dalla strada asfaltata. Dopo una breve salita, procediamo in piano. In prossimità del termine della pista, imbocchiamo, sul suo lato sinistro, un sentiero, che sale nel bosco, in direzione nord-ovest, e ben presto passiamo per una stretta porta fra due massi e siamo al Güzzùn, grande masso erratico, dalla forma appuntita. Più avanti ci ritroviamo ai piedi della Scala dei Pizzi, una strozzatura del sentiero in corrispondenza di un saltino roccioso. Il sentiero lo supera destreggiandosi, per qualche metro, fra le rocce scalinate (segnavia rosso-bianco-rosso). Superata la scala con un po’ di attenzione, proseguiamo nella salita. Il sentiero volge a sinistra (direzione ovest), poi di nuovo a destra (direzione-nord-ovest; segnavia su massi e su un paletto) e raggiunge un maggengo quasi interamente inglobato nel bosco, la Masùn, che deve il suo nome alla grande baita accanto alla quale passiamo (cartello segnaletico). Poco più avanti, siamo alle baite dei Pizzi (m. 1140). Attraversato il nucleo, troviamo una pista che, dopo breve tratto, si congiunge con la carozzabile (fondo in cemento) che da Torre di Santa Maria sale ai maggenghi ed agli alpeggi di Arcoglio. Ne percorriamo un tratto salendo verso sinistra (cartello “Anello Scala dei Pizzi”), fino ad un tornante destrorso. Dopo il tornante, percorriamo ancora un centinaio di metri, in direzione nord-ovest, fino a trovare (segnalazione: segnavia bianco-rosso angolato e cartello), sulla sinistra, la partenza del sentiero che torna indietro rispetto alla pista, restando per qualche decina di metri parallelo e poco più alto, poi inizia a salire in un bosco di larici e traversa, in direzione sud, al nucleo dei prati di Marsciana (m. 1231), che raggiungiamo dopo poche centinaia di metri. Sul limite opposto dei prati, il sentiero riprende la sua traversata, piegando decisamente a destra (direzione ovest-sud-ovest), fino a raggiungere i prati del nucleo gemello chiamato Marsciana di Cagnoletti (cartello “Località Marsciana 1250 m.”). Percorso un breve tratto all’aperto, torniamo nel bosco e troviamo un bivio, al quale ignoriamo il sentiero di destra, che prosegue salendo in direzione sud-ovest, verso i nuclei di Pra' Fiesso e della Prada. Prendiamo, invece, a sinistra e scendiamo in direzione sud-est (segnavia bianco-rossi e cartelli). Dopo circa duecento metri il sentiero piega a destra ed assume l’andamento ovest e quindi sud, per poi piegare gradualmente a destra (direzione sud-ovest), fino ad intercettare un più largo sentiero che scende dalla Val Valdone. Qui pieghiamo a sinistra e proseguiamo nella discesa in direzione est, fino alle baite di Pra Scervera (m. 934), immerse in uno splendido bosco di ciliegi, rovelle, faggi e robinie. Il sentiero prosegue poi diritto sul versante settentrionale della bassa Val Valdone, sempre in direzione est. In un quarto d’ora circa siamo alla parte alta di Cagnoletti, il nucleo di baite più interessante, dal quale scendiamo in direzione della chiesa e quindi del parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile.


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La collaborazione fra la sezione di Sondrio del C.A.I. ed il Liceo Scientifico di Sondrio “Carlo Donegani” ha recentemente portato alla segnalazione e valorizzazione di un interessante percorso naturalistico-etnografico alle porte occidentali della Valmalenco, nel comune di Torre Santa Maria. Si tratta del sentiero battezzato “Anello della Scala dei Pizzi” (anèl di péz"), che ha come punto di partenza ed arrivo la fermata dei mezzi pubblici sulla strada che sale in Valmalenco, al bivio per Cagnoletti. La collaborazione si è concretizzata anche nella pubblicazione di un pieghevole illustrativo reperibile presso l’APT di Sondrio, dal quale trarremo diverse notizie sui luoghi toccati dal sentiero. Un sentiero che, forse, farà arricciare un po’ il naso agli appassionati dell’escursionismo impegnativo, ma che raccoglie numerosissimi elementi di interesse, soprattutto etnografico e che, nei mesi di maggio ed ottobre, è godibilissimo per le atmosfere delicate, gli scorci inattesi, la gamma di colori che regala, per la gioia degli occhi di chi lo percorre. Un sentiero, infine, alla portata di tutti, percorribile in tre ore circa, con un dislivello in salita di circa 600 metri.


Il Castellaccio

Saliamo, dunque, da Sondrio in Valmalenco. Superato l’ardito ponte sul torrente Valdone, che scende dalla valle omonima, la prima laterale occidentale della bassa Valmalenco, troviamo, dopo una semicurva a sinistra, uno slargo, sulla destra, dove possiamo parcheggiare l’automobile (quota approssimativa: 700 metri). Un cartello (il primo di diversi cartelli posti dal C.A.I. di Sondrio sul percorso) segnala che l’anello della Scala dei Pizzi parte da qui. Attraversata, con la dovuta attenzione, la strada, ci portiamo sul suo lato occidentale, dove si trova il Ristorante Valdone. Alle sue spalle si apre l’ombrosa val Valdone, che culmina nella bocchetta omonima (m. 2176), porta di accesso all’alto versante retico che si stende alle falde occidentali del monte Rolla.
Seguendo qualche segnavia rosso-bianco-rosso (sul percorso questi segnavia si alternano a quelli bianco-rossi), ci incamminiamo lungo la strada asfaltata che sale a Cagnoletti (Cagnulét), fino ad un bivio: qui dobbiamo scegliere se percorrere l’anello in  senso orario o antiorario. Siccome questo propone un punto che richiede attenzione, la scala dei Pizzi, cui deve anche il nome, e considerato che tale passaggio è più agevole in salita, optiamo per il verso antiorario.
Al bivio prendiamo, quindi, a destra. Mentre continuiamo a salire fra case che ancora conservano l’aspetto rustico ed antico e case rammodernate, pensiamo alle radici antiche di questo borgo, uno dei più antichi nel territorio di Torre di S. Maria. Borgo povero, ma non insignificante, dal momento che di qui passava l’antica mulattiera della Valmalenco, che, partendo da Sondrio, la percorreva interamente fino al passo del Muretto. Il suo nome (dal termine dialettale “Cagnulèt”) è legato a quello antico della val Valdone, “Val de’ Cani”. Ed in effetti, forse per tener viva questa radice, qui di cani se ne trovano: attenzione, soprattutto al ritorno. La contrada è già attestata in un documento del 1437, nel quale si legge "in contrada de canibus". E' però anche possibile che il suo nome derivi da "Ca' agnoletti", cioè la casa degli agneli, con riferimento alla piana di prati che costituiva un buon pascolo. In questa piana, inoltre, esisteva forse anticamente un lago, poi prosciugato.


Güzzùn

Lasciamo, salendo, alla nostra sinistra il rialzo morenico sul quale è edificata la chiesetta di S. Pietro (Gésa de Cagnulét), edificata fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, quindi fra le più antiche della Valmalenco. Fino al 1960 un locale attiguo alla chiesa venne utilizzato come aula scolastica. Negli anni successivi, dal 1960 al 1982, venne aperta una nuova scuola elementare, oggi casa privata, la Scöla de Cagnulét, che accoglieva anche alunni della vicina Gualtieri ed era costituita da pluriclassi. Il rialzo è denominato “Involt”, e qualcuno suppone che in tempi preistorici costituisse uno sbarramento al solco della valle, che aveva permesso, come detto, la formazione di un lago, poi interrato. La presenza del lago, a sua volta, giustificherebbe la congettura di insediamenti preistorici (avallate da alcune incisioni sui massi). Dalla congettura preistorica alla certezza storica: la durezza delle condizioni di vita in questi luoghi è testimoniata dal fatto che, agli inizi del Seicento, le poche famiglie (sette, per complessivi 35-40 abitanti) della frazione erano esentate dal pagamento dei diritti di decima.
Troviamo, salendo, una pista che si stacca, sulla destra, dalla strada asfaltata (fondo in cemento, poi sterrato), e la imbocchiamo. Si tratta di una pista che serviva una cava oggi dismessa. Dopo una breve salita, procediamo in piano. Alta, alla nostra sinistra, a monte di alcuni terrazzamenti (un tempo forse ospitavano qualche vitigno, da cui si ricavava il "vin di Cagnulèt", proverbiale per la sua scarsa qualità...) e di un grande lastrone di roccia, spicca la rocca che domina il lato settentrionale della bassa Val Valdone e che nasconde, oltre la sommità, Pra' Marsciana, il punto più alto dell'anello che ci accingiamo a percorrere.


Sentiero

Percorso un buon tratto della pista, troviamo, sul lato sinistro, un cartello e segnavia bianco-rosso su un grande masso di gneiss; troveremo diversi altri segnavia bianco-rossi, oltre a qualche cartello, sull’intero percorso. In prossimità del termine della pista, troviamo, sul suo lato sinistro, la partenza del sentiero che taglia il versante boscoso e termina alla contrada Pizzi . Si tratta dell’antica mulattiera che, prima della costruzione della carrozzabile della Valmalenco, collegava alcuni nuclei di Torre S. Maria al resto della valle. Ci immergiamo nel bosco, salendo in direzione nord-ovest, e ben presto passiamo per una stretta porta fra due massi e siamo al Güzzùn (letteralmente: il grande aguzzo), grande masso erratico, dalla forma appuntita, franato fin qui forse 8000 anni fa, in età paleolitica, in conseguenza dello scioglimento del ghiacciaio che lo conglobava.
Più avanti ci ritroviamo ai piedi della Scala dei Pizzi ("Scàla di Péz"; un cartello su un masso segnala la “Località Scala dei Pizzi – 900 metri”), che dà il nome all’anello: si tratta di una strozzatura del sentiero in corrispondenza di un saltino roccioso. Il sentiero lo supera destreggiandosi, per qualche metro, fra le rocce scalinate (segnavia rosso-bianco-rosso). Superata la scala con un po’ di attenzione (soprattutto se le rocce, come spesso accade, sono umide), proseguiamo nella salita. Una breve apertura nel bosco ci permette di gettare un colpo d’occhio su Spriana e sulla sua chiesa, in basso, alla nostra destra.


Spriana vista dal Sas de la Stria

Il sentiero volge a sinistra (direzione ovest), poi di nuovo a destra (direzione-nord-ovest; segnavia su massi e su un paletto) e passa vicino ad un roccione sospeso su un salto, chiamato "Sas de la Strìa". Sono davvero molti i massi che in Valtellina hanno ricevuto questo nome, perché le credenze popolari hanno immaginato che vi si nascondessero delle streghe o che fossero stati scagliati da streghe contro nuclei abitati. Questo masso è invece legato ad una diversa storia, quella di una donna sondriese andava in moglie ad un abitante dei Pizzi. Dopo ripetuti maltrattamenti, questa decise di tornarsene a Sondrio. Quando il marito venne a reclamarla e promise di trattarla diversamente, si convinse a riprendere la vita coniugale. Si avviarono, dunque, entrambi sul sentiero per i Pizzi, ma proprio poco prima di raggiungerli il marito la afferrò e la spinse sul ciglio di una roccia a strapiomdo su un salto, apostrofandola con queste parole minacciose: "Se lo fai un'altra volta, ti faccio vedere a strìa", cioè "ti faccio passare un gran brutto spavento". Un'apertura del bosco presso il Sas de la Stria ci regala un bello scorcio su Spriana, ma prestiamo lamassima attenzione a non sporgerci per vedere meglio!


Rustico ai Pizzi

Poco oltre il sentiero raggiunge un maggengo quasi interamente inglobato nel bosco di tigli, frassini e betulle, la Masùn di Péz, maggengo costituito da 6 stalle con fienili. Passiamo così accanto ad una grande baita con cartello segnaletico. Lo scenario rende evidenti gli effetti dell’abbandono di nuclei un tempo abitati: il bosco si riprende inesorabilmente quanto l’uomo gli aveva con fatica e determinazione strappato.
Poco più avanti, ecco il nucleo, più moderno ed abitato (nei mesi estivi e nei finesettimana), dei Pizzi (i Péz, m. 1140, località citata già in un documento del 1414 con l'espressione "de piziis"). Ci accoglie la grande baita segnata con il numero civico 1, sulla cui facciata una scritta del 1921 recita “Contrada Pizzi”. Qui vi furono insediamenti urbani forse già in epoca preistorica. L’attestazione storica del nucleo è medievale (secolo XIII). Si tratta di uno dei tanti nuclei di mezza costa che caratterizzano non solo la Valmalenco, ma l’intero territorio valtellinese. Qui, infatti, era in passato assai più sicuro risiedere, evitando le insidie del fondovalle. Nondimeno, anche questi nuclei erano spesso raggiunti dalle epidemie che dal fondovalle si diffondevano, come quella del 1512, che spopolò quasi interamente i Pizzi. I contadini vivevano di pastorizia e dei frutti della coltivazione di appezzamenti terrazzati, che ancora oggi vengono curati con passione e garantiscono prodotti orticoli (fagioli, pomodori e verdure). In un forno si cuoceva il pane di segale, unico cereale che cresceva a quella altezza. I chicchi di segale venivano anche tostati e macinati per ricavare una polvere utilizzata come surrogato del caffè. Di ragazze un po' troppo vivaci si dice ancora oggi che sono come una "strìa di péz". Non ci sono leggende particolari che giustifichino questo modo di dire, anche se era assai comune, in Valtellina, associare nuclei un po' isolati alla presenza di qualche strega.


Chiesetta ai Pizzi

Fra le case, due incontri simpatici: la chiesetta dedicata alla Beata Vergine Maria (sulla sobria facciata a capanna la scritta: “A Maria Vergine Immacolata, anno 1908, gli abitanti ai Pizzi”) ed una meridiana del 1896. Come spesso accade, la meridiana diventa anche occasione per esprimere alcune considerazioni sul tempo. In genere si tratta del tempo che fugge inesorabilmente, ma qui si parla proprio del tempo atmosferico, e si leggono alcune considerazioni di diverso tenore: dal “tempo bruttino” al “tempo medio ma scellerato”. Le discussioni sul tempo (e sulla situazione storica, pare sottinteso) suscitano sempre pareri discordi. Passando a sinistra della fontana-lavatoio, ci portiamo sul lato opposto del nucleo rispetto a quello che abbiamo raggiunto uscendo dal bosco. Lo sguardo può spaziare sulla media Valmalenco e, sopra il nucleo di Primolo, occhieggia la celeberrima triade dei pizzi Tremoggia e Malenco e della Sassa d’Entova. Alla loro destra spuntano appena, oltre il massiccio del Sasso Nero le poderose cime dei pizzi Roseg, Scerscen e Bernina.


Pra Marsciana

Qui troviamo una pista che, dopo breve tratto, si congiunge con la carozzabile (fondo in cemento) che da Torre di Santa Maria sale ai maggenghi ed agli alpeggi di Arcoglio. Ne percorriamo un tratto salendo verso sinistra (cartello “Anello Scala dei Pizzi”), fino ad un tornante destrorso. Dopo il tornante, percorriamo ancora un centinaio di metri, in direzione nord-ovest, fino a trovare (segnalazione: segnavia bianco-rosso angolato e cartello), sulla sinistra, la partenza del sentiero che sfrutteremo per la seconda parte dell’anello.
Il sentiero torna indietro rispetto alla pista, restando per qualche decina di metri parallelo e poco più alto, poi inizia a salire in un bosco di larici e traversa, in direzione sud, al nucleo dei prati di Marsciana ("marciana in fö", m. 1231), che raggiungiamo dopo poche centinaia di metri. L'ingresso ai prati è preceduto da una elegante scalinata di lastroni di pietra. Si tratta di un maggengo costituito da quindici baite, che fungevano da abitazione, stalla e fienile. Su una di queste si può ancora vedere un affresco datato 1742, in cattive condizioni, che rappresenta una crocifissione.


Panorama da Pra Marsciana

Si tratta del punto più alto dell’escursione, uno splendido terrazzo panoramico sulla Valmalenco, dal quale possiamo anche scorgere, occhieggianti sul fondo, l’intera sequenza della sua superba testata, sulla quale riconosciamo, da sinistra, il pizzo Gluschaint (m. 3594), le gobbe gemelle della Sella (m. 3584 e 3564) e la punta di Sella (m. 3511). Poi, i giganti del gruppo del Bernina, con il pizzo Roseg (da “rösa” o “rosa”, massa di ghiaccio, m. 3936), lo Scerscen (m. 3971) e il Bernina (m. 4049). A seguire, i pizzi Argient (m. 3945) e Zupò (m. 3995), e la triplice innevata cima del pizzo Palù (m. 3823, 3906 e 3882). Ottimo è anche il colpo d’occhio su Ponchiera, Sondrio e le Orobie centro-orientali. Anticamente i prati fungevano da maggengo al quale soggiornavano per circa tre settimane i pastori dei Pizzi, prima di salire agli alpeggi di Canale ed Arcoglio, ed al ritorno dopo la transumanza estiva. La mancanza di sorgenti naturali impose la raccolta dell’acqua in alcune cisterne di calcestruzzo, ancora visibili: da qui essa veniva convogliata con delle grondaie alle vasche di raccolta nelle baite, che oggi versano in condizioni di abbandono.


Marsciana di Cagnoletti

Sul limite opposto dei prati, il sentiero riprende la sua traversata, piegando decisamente a destra (direzione ovest-sud-ovest), fino a raggiungere i prati del nucleo gemello chiamato Marsciana di Cagnoletti (cartello “Località Marsciana 1250 m.”). Percorso un breve tratto all’aperto, torniamo nel bosco e troviamo un bivio, al quale ignoriamo il sentiero di destra, che prosegue salendo in direzione sud-ovest, verso i nuclei di Pra' Fiesso e della Prada. Prendiamo, invece, a sinistra e scendiamo in direzione sud-est (segnavia bianco-rossi e cartelli). Dopo circa duecento metri il sentiero piega a destra ed assume l’andamento ovest e quindi sud, per poi piegare gradualmente a destra (direzione sud-ovest), fino ad intercettare un più largo sentiero che scende dalla Val Valdone. Qui pieghiamo a sinistra e proseguiamo nella discesa in direzione est, fino alle baite di Pra Scervera (m. 934, cartello segnaletico che indica la quota di 900 metri), immerse in uno splendido bosco di ciliegi, rovelle, faggi e robinie. Il sentiero prosegue poi diritto sul versante settentrionale della bassa Val Valdone, sempre in direzione est. In un quarto d’ora circa siamo alla parte alta di Cagnoletti, il nucleo di baite più interessante, dal quale scendiamo in direzione della chiesa e quindi del parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile.

Pra Scervera. Foto di Massimo Dei Cas www.paesidivaltellina.it
Marsciana di Cagnoletti

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

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