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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Chiareggio-Rif. Gerli-Porro-Torrione Porro-Lago Pirola-Alpe Pirola-Alpe Zocche-Chiareggio
5 h
930
E
SINTESI. Entrati in Chiareggio (m. 1612), lo attraversiamo interamente, seguendo le indicazioni per il parcheggio, al quale scendiamo, sulla sinistra, proprio al suo limite occidentale. Il parcheggio è costituito dall’ampia spianata che si stende sulle rive del Mallero (màler); percorriamolo interamente verso sinistra (cioè nell’opposta direzione di marcia rispetto a quella tenuta per attraversare il paese), fino al suo limite, e qui lasciamo l’automobile (m. 1590). Procediamo verso est fino al ponte che ci porta sul lato opposto del Mallero e qui prendiamo a destra, percorrendo un tratturo che sale gradualmente. Ignorate deviazioni a sinistra e destra, dopo un ultimo strappo raggiungiamo il rifugio Gerli-Porro (m. 1965). Poco oltre il rifugio, sulla sinistra, troviamo il cartello che segnala la partenza del sentiero per il lago Pirola. Il sentierino sale molto ripido, in una macchia di pini mughi, in direzione est-sud-est, fino ad una quota di circa 2030 metri. Qui la pendenza si fa meno severa: approdiamo, infatti, ad un versante più dolce, e proseguiamo salendo verso est, dapprima fra grandi massi, poi fra radi larici ed estremi lembi di pascolo. Piegando verso sinistra (direzione nord-est) ci avviciniamo alla soglia dei 2160 metri, attraverso la quale accediamo all’altipiano del lago Pirola. Appena prima della soglia, vediamo, su due massi, l’indicazione “Lago”, sulla destra, e “Torione”, sulla sinistra. Andiamo a sinistra seguendo i segnavia rosso-bianco-rossi, che ci portano sul filo del crinale e ci guidano nel superamento di una un piccolo passaggio che ci impone, senza eccessiva difficoltà, qualche elementare passo di arrampicata. Poi, il sentiero sale facile e pacato ai 2435 metri della cima del Torrione Porro. Ridiscesi al bivio, dobbiamo salire seguendo le indicazioni per il lago, fino ad un secondo bivio: le indicazioni di sinistra si riferiscono al percorso che conduce al lago Pirola, mentre quelle di destra al percorso che sale al bocchel del Cane. Andiamo a sinistra ed effettuiamo una diagonale che scende, diretta, verso il limite orientale del lago (direzione nord-est), che ora comincia ad appare, in tutta la sua ampiezza, alla nostra sinistra. Questo percorso si districa, con una certa fatica, in una fascia di grandi massi, e oltrepassa anche un passaggino che richiede un po’ di attenzione. Il sentierino raggiunge quindi un versante erboso e piega a sinistra (ovest), raggiungendo il camminamento della diga di sbarramento del lago Pirola. Raggiunto il suo limite, passiamo a destra della casa (chiusa) dei guardiani dello sbarramento e scendiamo in diagonale verso destra, tagliando le roccette affioranti ed i magri pascoli a valle del bastione roccioso;, superata una prima baita, raggiunge i prati dell’alpe Pirola (m. 2096). Due frecce molto evidenti, su due massi, con la scritta “Alpe Zocche – Chiareggio” indirizzano al limite basso dei prati, dove troviamo il sentiero che, con fondo buono, scende in un bel bosco di larici, verso sud, fino a tagliare, da sinistra a destra, il torrentello, che forma, a monte, un’altra bella cascata. I segnavia ci accompagnano sempre nella discesa. Dopo una radura ed un tratto con corde fisse, scendere ai prati dell’alpe Zocche (alp di zòchi, m. 1775). Pieghiamo a sinistra, in direzione della baita sul bordo dei prati: qui il sentiero riparte, prendendo inizialmente a destra, per poi piegare a sinistra, effettuando l’ultima diagonale che ci riporta al ponte di Chiareggio.

Fra le escursioni che hanno come base i rifugi Gerli-Porro e Ventina in Val Ventina quella al Torrione Porro ed al vicino lago Pirola è la più remunerativa ed affascinante. A dispetto del nome (legato all'aspetto che la cima offre dal versante della Val Ventina) il torrione ha anche un lato buono, di facile accesso, che ci consente senza alcun patema d'animo di raggiungere la sua cima, osservatorio panoramico di grande valore sull'alta Valmalenco e sul monte Disgrazia. Vediamo come ragigungerla.


Rifugio Ventina

Punto di partenza è Chiareggio (m. 1612), noto centro di villeggiatura e perla dell'alta Valmalenco (val del màler), che dista 14 km da Chiesa Valmalenco e 28 km da Sondrio, ed è chiamato localmente cirècc, cirécc o ciarécc. Già citato in un documento del 1544 “gieregio”, in una mappa del 1816 risultava costituito dalla chiesetta di S. Anna, dall’Osteria del Bosco, dal baitone di fronte alla chiesa e da sei piccole costruzioni lungo il Mallero (màler). Raggiunte le case del paesino, lo attraversiamo interamente, seguendo le indicazioni per il parcheggio, al quale scendiamo, sulla sinistra, proprio al suo limite occidentale. Il parcheggio è costituito dall’ampia spianata che si stende sulle rive del Mallero (màler); percorriamolo interamente verso sinistra (cioè nell’opposta direzione di marcia rispetto a quella tenuta per attraversare il paese), fino al suo limite, e qui lasciamo l’automobile (m. 1590).


Pian del Lupo

Procedendo per un breve tratto verso est, troviamo il ponte sul Mallero (màler) che porta dalla riva settentrionale a quella meridionale; un cartello indica il rifugio Gerli-Porro ad un’ora di cammino ed il rifugio Ventina ad un’ora e 5 minuti. Raggiunta la riva opposta, prendiamo a destra, imboccando il tratturo che porta all’alpe Ventina, dove si trovano i due rifugi già menzionati. Nel cuore della stagione estiva, non soffriremo certamente la solitudine: frotte di escursionisti di ogni età sciamano, infatti, da Chiareggio salendo ai due rifugi, sfruttando l’opportunità, non frequente, di raggiungere, in un’ora o poco più di cammino, uno splendido scenario di alta montagna, quello rappresentato dall’alpe Ventina.
Il tratturo sale con una pendenza abbastanza moderata e regolare (anche se nell'ultima parte la pendenza si fa più severa), descrivendo un largo arco che ci porta all’ingresso della Val Ventina, la più meridionale della tre valli maggiori nelle quali si suddivide l’alta Valmalenco a monte di Chiareggio. Ci sono solo due tornanti, l'uno consecutivo all'altro. Appena prima del tornantino sinistrorso si stacca dalla pista, sulla destra, un sentiero che scende al ponte del Mallero (màler) nei pressi dell'alpe Forbesina: di qui passa la primissima parte della terza tappa dell'Alta Via della Valmalenco. Appena dopo il successivo tornante destrorso troviamo, su un masso alla nostra sinistra, l'indicazione che segnala la partenza del sentiero per il lago Pirola. Continuiamo a salire verso i rifugi dell'alpe Ventina. La pista attraversa una fascia di materiale franoso, che scende da un evidente canalone posto in alto, a sinistra. Alla sua destra, il profilo scuro del Torrione Porro. Poco oltre, vediamo, sulla nostra sinistra, un secondo sentiero, segnalato, per il lago Pirola (sigla LP): si tratta di un sentiero che si congiunge con quello che parte più in basso.


Torrione Porro

Al termine del tratturo, dopo circa un’ora di cammino, ci troviamo di fronte i rifugi Gerli-Porro (si tratta di due rifugi contigui), a 1965 metri, sul limite della splendida piana dell’alpe Ventina. Il primo è dedicato ad Amerino e Maria Gerli, mentre il secondo è sorto nel 1936, in ricordo di Augusto Porro, travolto da una slavina sul Piz Corvatsch l’anno precedente; nei suoi pressi si trova anche una cappelletta dedicata ai caduti in montagna. Più avanti, quasi appartato e discreto, sorge il rifugio Ventina (m. 1975). Siamo alla bucolica alpe Ventina, chiamata localmente alp de la venténa e già citata nel 1544 come alpis de leventina.
Nel 1884 la “Guida alla Valtellina”, curata da Fabio Besta ed edita a cura della sezione Valtellinese del CAI, presentando le più importanti opportunità escursionistiche offerte dalla Valmalenco, vi includeva l’escursione al lago Piròla, descritta in questi termini: “Una gita facile e breve da Chiareggio conduce per la Valle Vantina, a sud-ovest, al lago Pirola. Si attraversa prima il Mallero (màler) al di sotto del punto di congiunzione tra i due torrenti di Valle Ventina e Valle delle Disgrazie, e si sale lungo il fianco destro della Valle Ventina per un sentiero assai comodo. Arrivati all’alpe Ventina (alp de la venténa; nel 1544: "alpis de leventina"), dove termina l’immenso ghiacciaio che porta lo stesso nome, si abbandona la valle, salendo a sinistra fino al lago, che giace in un altopiano, da cui si scorge Chiareggio e il passo del Muretto (pas de mürét, l'antico monte dell'Oro), con gran parte della Valmalenco. Questo lago è notevole per l’abbondanza di pesci, la profondità del fondo, e la ripidezza delle sponde, sicché presenta l’aspetto di un gran crepaccio ripieno d’acqua”.


Rifugi Gerli-Porro

Alcune cose, da allora, sono cambiate. La Valle delle Disgrazie ha un nome meno sinistro (Val Sissone, val de sisùm), l’itinerario di salita in Val Ventina (val de la venténa) è diverso, il punto di arrivo nella valle, da cui parte la salita al lago, non è più il limite inferiore del ghiacciaio, che si è, di molto, ritirato, ma è sede di due rifugi, il Gerli-Porro ed il Ventina, ed infine uno sbarramento sul versante nord-occidentale del lago ha innalzato il livello massimo potenziale delle acque, che vengono sfruttate per la produzione di energia idroelettrica.
Vediamo ora come salire al Torrione Porro ed al vicino lago Pirola.
Più o meno a metà strada fra i due rifugi, sulla sinistra (cioè verso il monte), troviamo, segnalata da due cartelli, la partenza del sentierino che si inerpica sul fianco montuoso che ci separa dall’ampio altipiano del lago Pirola. I cartelli indicano le due direttrici escursionistiche cui il sentiero introduce: quella per il bocchel del Cane, Lagazzuolo e S. Giuseppe (complessive 4 ore) e quella, che ci interessa, per il Torrione Porro, il lago Pirola e Chiareggio (anche in questo caso, 4 ore complessive). Prima di iniziare la salita, guardiamo in alto, a sinistra: visto da qui, il Torrione Porro mostra il suo ardito salto roccioso occidentale. la domanda sorge spontanea: come si fa a ragiungerne la vetta? Lasciamola, per ora, in sospeso.
Il sentierino sale molto ripido, in una macchia di pini mughi, in direzione est-sud-est, fino ad una quota di circa 2030 metri. Qui la pendenza si fa meno severa: approdiamo, infatti, ad un versante più dolce, e proseguiamo salendo verso est, dapprima fra grandi massi, poi fra radi larici ed estremi lembi di pascolo. Alla nostra destra, particolarmente bello è il colpo d’occhio sulla Val ventina; sul suo fondo distinguiamo facilmente l’ampia curva della vedretta della Ventina, sovrastata dal pizzo Cassandra (piz Casàndra o Casèndra, m. 3226); alla loro sinistra si mostra, scura ed imponente, la piramide del pizzo Rachele. In primo piano, in alto, sulla destra, incombe, invece, il severo versante settentrionale della cima del Duca.


Torrione Porro

Piegando verso sinistra (direzione nord-est) ci avviciniamo alla soglia dei 2160 metri, attraverso la quale accediamo all’altipiano, che si apre di fronte a noi in tutta la sua solitaria bellezza: ovunque, massi color ocra, fra i quali solo qualche rara isola di pascolo testimonia la presenza di una qualche forma di vita. Davanti a noi, sul lato opposto, la ben visibile depressione del Bocchel del Cane (buchèl del caa(n), m. 2551), il valico per il quale si può scendere in Val Orsera (val d'ursàra o d'ursèra) e, passando per il laghetto di Lagazzuolo, a San Giuseppe (san giüsèf o giüsèp). Sulla sinistra della sella, distinguiamo la formazione rocciosa che richiama la testa di un cane, a cui si deve la denominazione del passo. A destra del valico, invece, si impongono i corrugati versanti della punta Rosalba e della cima del Duca.
Appena prima della soglia, vediamo, su due massi, l’indicazione “Lago”, sulla destra, e “Torione”, sulla sinistra. La prima si riferisce all’itinerario classico che porta al lago Pirola, mentre la seconda segnala un itinerario secondario, ma non meno interessante, che porta alla cima del Torrione Porro. Se guardiamo in direzione di questa seconda indicazione, cioè verso sinistra, non vediamo nient’alto se non una poco pronunciata elevazione, alla quale conduce un facile crinale. Nulla che suggerisca l’idea di un torrione. In realtà proprio quello è il Torrione Porro, che mostra, dalla piana dell'alpe Ventina, un bel più ardito profilo. Il suo nome locale, però, non ha attinenza con quello di origine alpinistica: viene chiamato, infatti, "el castèl" o "sasa del gaiùm".
Pieghiamo, quindi, a sinistra, seguendo i segnavia rosso-bianco-rossi, che ci portano sul filo del crinale e ci guidano nel superamento di una un piccolo passaggio che ci impone, senza eccessiva difficoltà, qualche elementare passo di arrampicata. Poi, il sentiero sale facile e pacato ai 2425 metri della cima. Qui troviamo un tempietto ed una targa posta alla memoria di Bruna Forni. Maria Grazia Moroni e Bruno Gianetti, periti il 15 maggio 1966. Alla sua destra, una seconda targa, alla memoria di Ezio Bianchi, posata dagli amici dello Sci Club Alpino di Lentate sul Seveso.


Torrione Porro

La cima è estremamente panoramica. Mettiamoci, quindi, comodi (evitando, però, di sporgerci sui salti di roccia oltre il limite del tempietto) e passiamo in rassegna le cime che si aprono di fronte al nostro sguardo, partendo da sud-ovest e procedendo in senso orario. Il punto di partenza non è scelto a caso: in questa direzione, infatti, lo sguardo incontra il possente versante nord-orientale del monte Disgrazia (m. 3678), coperto, in parte, dalla punta Kennedy (m. 3295) e dal pizzo Ventina (m. 3261). Segue la testata della Val Sissone, che propone, defilato, il monte Pioda (sciöma da piöda, m. 3431), il passo di Mello (buchèl de san martìn, o martìgn, m. 2992), la cima di Chiareggio sud-orientale (m. 3093), la cima di Chiareggio centrale (m. 3107), la cima di Chiareggio nord-occidentale o punta Baroni (m. 3203), il monte Sissone (còrgn de sisùm, chiamato anche piz sisùm e, dai contrabbandieri, “el catapìz”, m. 3330) e le cime di Rosso (m. 3366) e di Vazzeda (m. 3301). E ancora, la Val Bona (val buni), che culmina nella sella del Forno (“buchèl bas”, in passato, “la buchèta”, “buchèta del fùren” o “buchèta del fórn”, più recentemente; m. 2775), circondata dalla cima di Val Bona (m. 3033), a sinistra, e dal monte del Forno (fùren, o fórn, ma anche munt rus, m. 3214), a destra.
Poi la valle del Muretto, con il passo omonimo (m. 2582), il monte Muretto (m. 3104) e, in primo piano, a nord, il massiccio versante meridionale della punta Fora (sasa de fura o sasa ffura, m. 3363). Proseguendo verso destra, ecco la caratteristica triade dei pizzi Tramoggia (piz di tremögi, m. 3441) e Malenco (m. 3438) e della Sassa d’Entova (sasa d’éntua, m. 3329; le tre vette, nel loro insieme, erano chiamate, localmente, “i tremögi”; la denominazione distinta deriva da un interesse alpinistico), che ci nascondono buona parte dei giganti della testata della Valmalenco. Di questi, infatti, vediamo solo, in una esigua finestra, uno scorcio del pizzo Bernina (m. 4049), della Cresta Güzza (m. 3869) e dei pizzi Argient (m. 3945) e Zupò (che significa “nascosto”, da “zuper”, nascondere, m. 3995).
Ci si mette, quindi, il monte Senevedo (m. 2561) a chiudere la visuale sull’angolo di nord-est della Valmalenco. Ai piedi del monte, vediamo, finalmente, l’ampia depressione occupata dal lago Pirola. Colpisce il l'intenso color turchese delle sue acque, che produce un singolare contrasto cromatico con le tonalità delle rocce e del paesaggio che lo circonda. Siamo, ora, al panorama orientale: qui è l’altipiano ad aprirsi di fonte a noi, con le due selle terminali, la bocchetta di Ceresone (denominazione erronea per il "buchèl del ceresùncul"), a sinistra (m. 2500) ed il bocchel del Cane (buchèl del càa(n)), a destra (m. 2551). Più a destra, le già menzionate punta Rosalba (m. 2803) e cima del Duca (m. 2968). Ed infine, il panorama meridionale, occupato dalla Val Ventina, sul cui limite di sinistra si vede appena il passo omonimo (m. 2675), e che propone, poi, il pizzo Rachele (m. 2998) ed il pizzo Cassandra (m. 3226). L’ampio giro è concluso, e ci ha ampiamente convinto della bontà di questa breve digressione.


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Dobbiamo, però, tornare, ora, al percorso principale, cioè alla porta di accesso all’altipiano, scendendo dal torrione per la medesima via di salita. Tornati al bivio, possiamo scegliere di ridiscendere a Chiareggio per la medesima via di salita, oppure discegliere un altro itinerario, che ci permette un incontro ravvicinato con il lago Pirola. Vediamo come. Dobbiamo in questo caso salire verso sinistra, seguendo le indicazioni per il lago, fino ad un secondo bivio: le indicazioni di sinistra si riferiscono al percorso che conduce al lago Pirola, mentre quelle di destra al percorso che sale al bocchel del Cane.
Seguendo le prime,dobbiamo effettuare una diagonale che scende, diretta, verso il limite orientale del lago (direzione nord-est), che ora comincia ad appare, in tutta la sua ampiezza, alla nostra sinistra. Questo percorso si districa, con una certa fatica, in una fascia di grandi massi, e oltrepassa anche un passaggino che richiede un po’ di attenzione, portandoci alla sospirata riva orientale del lago Pirola (lach o lèch de la piröla), contenuto dai bastioni rocciosi di scisti anfibolitici a nord e di serpentine a sud, ed incorniciato dalle cime di Rosso e di Vazzeda. Alto sopra il lago, sulla sinistra, il Torrione Porro, con alle spalle il monte Sissone.


Lago Pirola

Seguiamo ora un sentierino e guadagnando rapidamente quota tagliamo un versante erboso, fino a raggiungere il filo del bastione roccioso che costituisce il naturale sbarramento, a nord, del lago Pirola (m. 2283), che ora ci appare in primo piano, in tutta la sua bellezza. Lo percorriamo interamente, incontrando anche una piccola ed incantevole pozza, fino al camminamento dello sbarramento artificiale, che interessa solo l’ultima parte del suo bastione settentrionale. Abbiamo così chiuso un grande arco che abbraccia gran parte dell'altipiano del lago Pirola.


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Per illustrare meglio le caratteristiche di questo lago e dell'ambiente che lo ospita riportiamo le informazioni che ci vengono offerte dal bel volume "Laghi alpini di Valtellina e Valchiavenna", di Riccardo De Bernardi, Ivan Fassin, Rosario Mosello ed Enrico Pelucchi, edito dal CAI, sez. di Sondrio, nel 1993:
Col Lago Pirola torniamo nelle piaghe alte (2283 m), all'alta spianata rupestre (rocce lisciate, resti di grandiose morene, frane più recenti) sopra Chiareggio, ai piedi della Cima del Duca e della Punta Rosalba, e tra gli spuntoni dei monti Senevedo, Torrione Porro e altri minori. Un altro di quei plateau abbandonati in età preistorica dai ghiacciai, a una quota troppo alta per essere colonizzati dal pascolo (qui anche, come si è già detto, per la natura sterile della roccia serpentinosa). In compenso è il regno del colore rosso-bruno caratteristico dell'aspetto superficiale di queste formazioni, sicché lo strano lago, di forma allungata e disposto ad occupare una fossa al confine tra formazioni rocciose diverse (solo escavazione glaciale o una vera e propria frattura?) fa un contrasto singolare colle sue acque profonde di un blu intenso. Peccato che una breve diga artificiale si inserisca, con il suo biancore e la linea troppo regolare, nell'irregolare dorsale che costituisce la barriera verso valle, un varco sul vuoto, oltre il quale si levano le punte gemelle della Cima di Rosso e del Monte Vazzeda. Vi si giunge per percorsi diversi, tutti piuttosto faticosi, anche se ben segnalati.


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In ogni modo, caduto ormai in disuso un antico sentiero che saliva direttamente da Chiareggio, si deve percorrere un tratto della strada per il Rifugio Porro, staccandosene poco prima del Rifugio stesso; si può arrivare al lago anche da monte - per dir così - salendo dal piano del Ventina, tra i due rifugi, su una erta morena coperta all'inizio di mughi, poi, dopo un tratto pianeggiante di massi enormi, in un breve lari-ceto e ancora tra rocce, vallette, scarsi isolotti di prato selvatico, fino a un passaggio da cui si scende al lago. Si tratta di una meta ben nota, anche per la vicinanza ai rifugi e al centro turistico di Chiareggio, malgrado i 700 metri di dislivello da superare. Dalle vicinanze si gode una veduta eccezionale sul versante est del Monte Disgrazia e sulla valle e il Ghiacciaio del Ventina.
L'eccessiva asperità della montagna non ha consentito il collegamento tra questi ultimi sistemi lacustri del Gruppo del Disgrazia. Si può però rammentare che un non troppo difficile percorso può collegare, attraverso il Bocchel del Cane (2530 m), il Lago Pirola col Lagazzuolo; e, previa discesa fin quasi ai rifugi e risalita (non è tanto consigliabile la traversata in quota che si svolgerebbe su un sistema interminabile di «gande») al Passo Ventina (2675 m) si può passare al bacino di Sassersa. In ogni caso si tratta di percorsi fortemente panoramici, il che compensa alquanto della fatica.”


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Riprendiamo, ora, il racconto dell'escursione.
Oltre il camminamento, vediamo una bocchetta, di pochi metri più alta, raggiunta da un sentierino. L’impressione è che sul versante opposto vi sia una diversa via di discesa in Val Ventina, ma, se ci affacciamo, vediamo solo un ripido canalone. Torniamo al limite orientale del camminamento: alla nostra destra parte il sentiero che utilizzeremo per la discesa. Guidati dai segnavia, passiamo a destra della casa (chiusa) dei guardiani dello sbarramento e tracciamo una diagonale verso destra, tagliando le roccette affioranti ed i magri pascoli a valle del bastione roccioso, prima di entrare in una selva di larici. Qui il sentiero piega a sinistra e, superata una prima baita, raggiunge i prati dell’alpe Pirola (m. 2096), ove, a monte di alcune baite, possiamo osservare una bella cascata.
Ora dobbiamo scegliere fra due possibili prosecuzioni della discesa. La prima sfrutta un sentiero che riprende sul limite di sinistra (per noi) dei prati (al di là del torrentello che corre nel mezzo dell’alpe) e, tagliando il versante nord-occidentale che scende dal Torrione Porro (direzione ovest prima, sud poi), scende fino ad intercettare il tratturo che da Chiareggio sale al rifugio Gerli-Porro, poco prima del rifugio stesso (si tratta di quel sentiero che si divide, nell’ultima parte, in due rami, e di cui abbiamo parlato descrivendo la salita al rifugio). L’escursione, in questo caso, si chiude, ovviamente, sfruttando il tratturo per tornare al rifugio o scendere a Chiareggio.
Più interessante, anche se leggermente più lunga, è la discesa a Chiareggio per il sentiero che scende, in direzione nord-est, all’alpe Zocche, piegando poi a sinistra (direzione nord-est) e raggiungendo il ponte di Chiareggio nei pressi della partenza del tratturo per il rifugio Gerli-Porro (si tratta del sentiero già citato all’inizio di questa relazione). Vediamone lo sviluppo. La partenza del sentiero è segnalata da due frecce molto evidenti, su due massi, con la scritta “Alpe Zocche – Chiareggio”.


L'alpe Zocche

Sul limite basso dei prati troviamo, quindi, il sentiero che, con fondo buono, scende in un bel bosco di larici, fino a tagliare, da sinistra a destra, il torrentello, che forma, a monte, un’altra bella cascata. I segnavia ci accompagnano sempre nella discesa. In alcuni tratti la selva si apre e ci regala stupendi scorci sulla triade Tremoggia-Malenco-Entova. Raggiungiamo anche una splendida radura, nella quale si trovano alcune minuscole pozze, un posto incantevole, tranquillo, nel quale sicuramente non corriamo il rischio di essere presi dal solengo. Nella successiva discesa incontriamo un punto nel quale l’acqua, correndo su alcune rocce affioranti, le rende insidiose: alcune corde fisse ci agevolano nel superarlo. Guardando in basso, vediamo un suggestivo scorcio di Chiareggio. Poi, per un tratto, il sentiero corre a ridosso di alcuni rocciosi, prima di piegare leggermente a sinistra e scendere ai prati dell’alpe Zocche (alp di zòchi, m. 1775), altro luogo decisamente incantevole e bucolico. All’alpe giunge anche, da destra, un sentiero che proviene dall’alpe Parolina, posta più ad oriente.
Noi, invece, dobbiamo tagliare a sinistra, in direzione della baita sul bordo dei prati: qui il sentiero riparte, prendendo inizialmente a destra, per poi piegare a sinistra, effettuando l’ultima diagonale che ci riporta al ponte di Chiareggio. Questo anello comporta, nella versione ampia che comprende la salita al Torrione Porro, un dislivello in salita approssimativo di 930 metri, e richiede circa 5 ore di cammino.
È interessante, infine, leggere il racconto della salita al lago Pirola effettuata da Bruno Galli Valerio, naturalista ed alpinista che molto amò queste montagna, il 27 agosto 1904: “Verso le tre, passiamo sulla riva destra del Mallero e cominciamo a salire per un sentiero ripidissimo a zig-zag lungo il torrente che scende dall'alpe Pirola. L'alpe Pirola è abbandonata. Per lei è cominciato il sonno invernale. Risalendo attraverso pascoli, raggiungiamo una cresta: sotto di noi, a picco appaiono le acque azzurro cupo del lago Pirola (2427 m.). Il vento le increspa e si sente il rumore dell'acqua che batte contro le roccie. Sulla nostra sinistra, le gande salgono ai passi del Ceresone e del Can, al di là del quale si vede una piccola vedretta. Davanti a noi sta imponente, il Disgrazia. A destra, la vedretta del Vazzeda, la Cima di Rosso e il Monte del Forno. Un bel quadro, incorniciato da una splendida cornice. Per una costa scivolosa di fieno selvatico, raggiungiamo l'estremità del lago che sta sotto al Bocchel del Can e seguiamo le gande della riva sud. Le ombre della sera cominciano a stendersi sul lago e diffondono un'infinita malinconia. Giunti all'estremità del lago, verso Val Ventina, ci portiamo di nuovo all'alpe Pirola e alle sei e mezzo, a Chiareggio troviamo la minestra fumante sulla tavola.” (B. Galli Valerio, Punte e Passi, a cura di Luisa Angelici ed Antonio Boscacci, Sondrio, ed. CAI, 1998).

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