CARTE DEL PERCORSO

AGGIORNAMENTO: Alle 9.30 di mercoledì 23 agosto 2017 dal versante settentrionale del pizzo Cengalo si è staccata un'enorme frana (4 milioni di metri cubi di roccia frammista ad acqua) che ha sconvolto la morfologia della Val Bondasca, interessando pesantemente anche il fondovalle della Val Bregaglia. Dal 2011, in effetti, il versante era considerato instabile ed il Vial di conseguenza era stato chiuso (cfr. sotto). Tutto quanto riportato qui di seguito va quindi considerato come documento di una situazione "storica". Chi volesse visitare questi luogi dovrà quindi assumere informazioni sulla condizione dei sentieri, contattando i rifugi locali.


Le Sciore, il passo di Bondo, i pizzi Gemelli ed il pizzo Cengalo dall'alta Val Bondasca

Il Trekking del Granito è una traversata alta in cinque giorni (con tappa nei rifugi del Forno, dell'Albigna, di Sciora e di Sasc' Fura) che si articola ai piedi degli splendidi spalti di granito del versante settentrionale ed elvetico del Gruppo del Masino, sul fianco meridionale della Val Bregaglia, con partenza dal passo del Maloja ed arrivo a Bondo. Una traversata che ricorda per molti aspetti il tratto centrale del celebre Sentiero Roma, sul versante opposto del gruppo del Masino.
Richiede preparazione fisica (anche se le tappe non sono particolarmente impegnative), esperienza escursionistica ed attrezzatura per procedere su terreno nivo-glaciale ed attrezzato (piccozza, ramponi, cordini per l'assicurazione alle corde fisse), oltre che buone condizioni atmosferiche e di visibilità.
Una traversata da affrontare, dunque, con tutte le cautele del caso e da vivere come esperienza impagabile, che soddisfa le attese anche dei più esigenti escursionisti, fra scenari non molto battuti ma di bellezza superba.

3. DALLA CAPANNA DELL'ALBIGNA AL RIFUGIO SCIORA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Capanna dell'Albigna-Passo di Cacciabella-Capanna Sciora
5-6 h
800 (1000 in discesa)
EEA
SINTESI. Dalla capanna dell’Albigna (m. 2336) imbocchiamo il sentiero segnalato per la diga dell’Albigna, la Teleferica, Pranzaira ed il passo di Cacciabella, scendendo fra balze e roccette verso nord. Passiamo così a sinistra di un microlaghetto e dopo un quarto d’ora circa ci portiamo al limite orientale dell’imponente sbarramento. Percorriamo quindi verso ovest il camminamento (m. 2161), le sul lato opposto seguiamo il cartello che dà a 2 ore e mezza il passo di Cacciabella (Pass dal Cacciabella) ed a 4 ore la Capanna Sciora, meta dove si chiude questa seconda giornata. Imbocchiamo dunque il sentiero di sinistra e piegando gradualmente verso sinistra dopo qualche saliscendi cominciamo a salire verso sud, guadagnando quota lungo la striscia di pascolo serrata fra le muraglie granitiche dei contrafforti del pizzo Cacciabella, alla nostra destra, ed il salto che precipita nella diga dell’Albigna, alla nostra sinistra. La salita graduale non propone problemi e ci porta ad una sorta di corridoio a quota 2297. Poco più avanti incontriamo il primo passaggio che richiede attenzione. Si tratta infatti di attraversare un ripido canalone che scende ad est del Gal (m. 2774). Il sentiero taglia alcune placche esposte (corrimano) e sul lato opposto del canalone attraversa una lunga placca di granito. In presenza di neve o di rocce bagnate la traversata diventa assai insidiosa e sconsigliata. Torniamo poi a salire in ambiente tranquillo. Il sentiero è abbastanza marcato, e ad ogni buon conto i segnavia bianco-blu-bianchi con ci piantano in asso. Stiamo ancora tagliando una fascia di pascoli, ed aggiriamo il piede della cresta orientale del pizzo Frachiccio (m. 2905), per affacciarci all’ampio versante che con pendenza poco accentuata si stende ai piedi del versante orientale del piz Cacciabella (m. 2969). Procediamo diritti, cioè verso sud, ancora per breve tratto, poi pieghiamo leggermente a destra e guadagniamo più decisamente quota con direzione costante sud-ovest. Il pascolo cede terreno e lo scenario è dominato da grandi placche e blocchi. Non riusciamo ancora ad indovinare dove sia il passo. L’impressione è che sia da qualche parte sul lungo e piatto crinale, apparentemente accessibile, che si trova diritto sopra il nostro naso, a sinistra del piz Cacciabella. Ma non è così, perché su quel crinale è posto il passo di Cacciabella nord (m. 2870). A sinistra del crinale si trova un’elevazione poco pronunciata ma ben distinguibile, come una sorta di piccola cupola. Si tratta del pizzo Eraveder (o Eravedar, sulla Carta Nazionale Svizzera, m. 2934) ed il passo di Cacciabella si nasconde alle sue spalle. Sempre seguendo scrupolosamente i segnavia, puntiamo nella direzione del pizzo e, portandoci leggermente a sinistra (segnavia ad angolo), raggiungiamo dopo un lungo traverso in direzione sud-ovest la crestina che scende dal pizzo verso est. Pieghiamo ora a destra e la seguiamo procedendo verso ovest, passando accanto ad un masso a punta di lancia con segnavia bianco-blu-bianco. Giunti al punto in cui la cresta si impenna, proseguiamo verso ovest passando alla sua sinistra ma tenendoci sempre a ridosso del suo versante. Ora possiamo vedere lo stretto intaglio del passo, che si trova proprio davanti a noi, fra la cresta meridionale del pizzo Eravedar, a destra, e la quota 2926, a sinistra. Seguendo qualche rara striscia di pascolo raggiungiamo in breve il canalino terminale che adduce al passo. All’inizio dell’ultimo tratto, sul lato sinistro, una coppia di cartelli segnala che dobbiamo essere provvisti di attrezzatura di assicurazione alpinistica. Si tratta infatti di un canalino breve, ma alcuni grandi blocchi rendono ostica la salita, aiutata dalle corde fisse. In pochi minuti siamo all’intaglio del passo di Cacciabella (sud, m. 2896), dove ci attende una piccola edicola corredata da termometro. Siamo alla sommità di un canalino che di primo acchito sembra ripido, ma non difficile. In realtà la parte più difficile della traversata inizia ora. Disceso su grandi blocchi (corde fisse) uno stretto intaglio e raggiunto un ripiano, non proseguiamo, come saremmo tentati, nel canalino, ma ci portiamo verso destra, seguendo scrupolosamente i segnavia, tagliando, con l’aiuto di corde fisse, un ripido versante di buona roccia. Al termine del traverso ci affacciamo ad un salto che superiamo scendendo per una scaletta metallica. Ovviamente chi non avesse esperienza di percorsi attrezzati sarà non poco impressionato dalla discesa, ma tant’è, non c’è altra via. Proseguiamo su una cengia a ridosso di grandi placche che incombono alla nostra destra, sempre assistiti dalle corde fisse. Restiamo sempre sul lato destro del canalone che si allarga, a ridosso di lisce pareti. La cengia di terriccio lascia il posto ad una cengetta di roccia, ma le corde fisse ci seguono passo a passo. Più in basso, alla nostra sinistra, abbiamo l’impressione che la discesa sul fondo del canalone sia più agevole, ma non abbandoniamo il percorso segnalato ed attrezzato. La discesa propone un secondo salto con scaletta metallica, seguito da un breve passaggio assistito da staffe e da una terza scaletta. Poi il più è fatto, anche se dobbiamo procedere senza allentare l’attenzione fra alcune placche lisce. Ci portiamo leggermente a destra, di nuovo a ridosso della muraglia di granito, di cui seguiamo il piede con un ultimo tratto assistito dalle corde fisse, che ci evita, alla nostra sinistra, un tratto apparentemente non difficile, ma reso insidioso da eventuale ghiaccio, terriccio e sassi mobili. Data l’esposizione del passo il percorso attrezzato è in genere privo di neve o ghiaccio, ma è meglio affrontarlo a stagione inoltrata. Superati gli ultimi roccioni, mettiamo piede su un nevaio e salutiamo le preziosissime corde fisse. Dopo un primo tratto ripido, il nevaio smorza gradualmente la pendenza, ma possiamo trovare neve dura ed è quindi necessario calzare i ramponi. Procediamo tagliando il nevaio, mentre alla nostra sinistra si lasciano finalmente vedere, sulla costiera che ci separa dal bacino dell’Albigna, le vere signore della valle, le Sciore, appunto. Lasciato il nevaio alle spalle, afferriamo un marcato sentiero che serpeggia fra pascoli tranquilli, piega a sinistra (sud-ovest) ed in breve ci porta alla Capanna Sciora (m. 2120).


La Capanna dell'Albigna

Dalla Capanna dell’Albigna (m. 2333) inizia la terza tappa del trekking del granito, cioè la traversata alla Capanna Sciora per il passo di Cacciabella. Una traversata dalla Valle dell'Albigna alla Val Bondasca, che si sviluppa per circa 6,8 km, comportando un dislivello in altezza di 800 metri ed uno in discesa di 1000 metri. Splendidi gli scenari ed emozionante il passo di Cacciabella, davvero unico, anche se difficile in diversi passaggi, da affrontare con esperienza ed equipaggiamento alpinistico (piccozza, ramponi, cordini per l'assicurazione alle corde fisse), oltre che condizioni ambientali buone.
Imbocchiamo il sentiero segnalato per la diga dell’Albigna, la Teleferica, Pranzaira ed il passo di Cacciabella, scendendo fra balze e roccette verso nord. Passiamo così a sinistra di un microlaghetto e dopo un quarto d’ora circa ci portiamo al limite orientale dell’imponente sbarramento. Percorriamo quindi verso ovest il camminamento (m. 2161), largo 7 metri e lungo 760. La diga ha davvero dimensioni impressionanti, soprattutto in altezza (115 metri) e nella capienza massima (70 milioni di metri cubi): sono dati che possiamo leggere su un pannello illustrativo che ci attende sul lato opposto, vicino alla casa dei guardiani.


Dalla Capanna dell'Albigna al passo di Cacciabella

Vicino al pannello ci sono cartelli escursionistici che segnalano un bivio: mentre nella direzione dalla quale siamo giunti la Capanna dell’Albigna è data a 50 minuti, il sentiero di destra porta in 10 minuti alla teleferica o, per chi volesse scendere sul fondo della Val Bregaglia a piedi,  Pranzaira in un’ora e tre quarti ed a Vicosoprano in 2 ore. Il sentiero di sinistra, invece, quello che ci interessa, porta in 2 ore e mezza al passo di Cacciabella (Pass dal Cacciabella) ed in 4 ore alla Capanna Sciora, meta dove si chiude questa seconda giornata. Il passo di Cacciabella è il più meridionale di due passi gemelli, ed è quindi indicato dalle carte come passo di Cacciabella sud. Accanto ai cartelli escursionistici due cartelli segnalano che la salita al passo di Cacciabella richiede attrezzatura alpinistica (per l'assicurazione alle corde fisse, oltre a piccozza e ramponi utili nella discesa) ed espone al pericolo di cadute e di scariche di massi.
Imbocchiamo dunque il sentiero di sinistra e piegando gradualmente verso sinistra dopo qualche saliscendi cominciamo a salire verso sud, guadagnando quota lungo la striscia di pascolo serrata fra le muraglie granitiche dei contrafforti del pizzo Cacciabella, alla nostra destra, ed il salto che precipita nella diga dell’Albigna, alla nostra sinistra. La salita graduale non propone problemi e ci porta ad una sorta di corridoio a quota 2297. Poco più avanti incontriamo il primo passaggio che richiede attenzione. Si tratta infatti di attraversare un ripido canalone che scende ad est del Gal (m. 2774). Il sentiero taglia alcune placche esposte (corrimano) e sul lato opposto del canalone attraversa una lunga placca di granito. In presenza di neve o con rocce bagnate la traversata diventa assai insidiosa e sconsigliata.


Salita al passo di Cacciabella

Torniamo poi a salire in ambiente tranquillo. Il sentiero è abbastanza marcato, e ad ogni buon conto i segnavia bianco-blu-bianchi con ci piantano in asso. Stiamo ancora tagliando una fascia di pascoli, ed aggiriamo il piede della cresta orientale del pizzo Frachiccio (m. 2905), per affacciarci all’ampio versante che con pendenza poco accentuata si stende ai piedi del versante orientale del piz Cacciabella (m. 2905). Passo e pizzo traggono il nome dall’ampio anfiteatro che si stende ai loro piedi, disseminato di una miriade di pallidi massi con qualche spruzzata di magro pascolo. Un ambiente grandioso o desolato, a seconda dei punti di vista, ma sicuramente ideale per la caccia, come appunto segnala il nome.


Capanna dell'Albigna

Camminamento della diga dell'Albigna

Procediamo diritti, cioè verso sud, ancora per breve tratto, poi pieghiamo leggermente a destra e guadagniamo più decisamente quota con direzione costante sud-ovest. Il pascolo cede terreno e lo scenario è dominato da grandi placche e blocchi. Non riusciamo ancora ad indovinare dove sia il passo. L’impressione è che sia da qualche parte sul lungo e piatto crinale, apparentemente accessibile, che si trova diritto sopra il nostro naso, a sinistra del piz Cacciabella. Ma non è così, perché su quel crinale è posto il passo di Cacciabella nord (m. 2870). A sinistra del crinale si trova un’elevazione poco pronunciata ma ben distinguibile, come una sorta di piccola cupola. Si tratta del pizzo Eravedar (m. 2934) ed il passo di Cacciabella si nasconde alle sue spalle. Un segnavia ad angolo ci indica il punto nel quale il sentiero piega leggermente a sinistra puntando proprio il pizzo Eravedar.


Verso il passo di Cacciabella

Pizzo Eravedar (alla sua sinistra si nasconde il passo di Cacciabella)

Verso il passo di Cacciabella

Salita al passo di Cacciabella

Provediamo, dunque, in direzione del pizzo e, portandoci ancora leggermente a sinistra, raggiungiamo dopo un lungo traverso in direzione sud-ovest la crestina che scende dal pizzo verso est. Pieghiamo ora a destra e la seguiamo procedendo verso ovest, passando accanto ad un masso a punta di lancia con segnavia bianco-blu-bianco. Giunti al punto in cui la cresta si impenna, proseguiamo verso ovest passando alla sua sinistra ma tenendoci sempre a ridosso del suo versante. Ora possiamo vedere lo stretto intaglio del passo, che si trova proprio davanti a noi, fra la cresta meridionale del pizzo Eravedar, a destra, e la quota 2926, a sinistra. Ma è l’affilato profilo della Sciora Dafora ad imporsi allo sguardo, alle loro spalle poco a sinistra. Seguendo qualche rara striscia di pascolo raggiungiamo in breve il canalino terminale che adduce al passo.
All’inizio dell’ultimo tratto, sul lato sinistro, una coppia di cartelli segnala che dobbiamo essere provvisti di attrezzatura di assicurazione alpinistica. Si tratta infatti di un canalino breve, ma alcuni grandi blocchi rendono ostica la salita, aiutata dalle corde fisse. In pochi minuti siamo all’intaglio del passo di Cacciabella (sud, m. 2896), dove ci attende il libro del passo sul quale lasciare traccia del nostro passaggio.


Alta Valle dell'Albigna e passo di Zocca visti dall'ultimo tratto del sentiero per il passo di Cacciabella sud

Passo di Cacciabella

Val Bondasca vista dal passo di Cacciabella

Alle nostre spalle salutiamo il grandioso scenario della valle dell’Albigna, scandito dall’imponente sequenza di cime sul lato orientale. Spicca, sul limite di sinistra, sulla verticale della Capanna dell’Albigna, l’appuntito pizzo Bacone (m. 3244). Alla sua destra il meno pronunciato pizzo Casnile (m. 3189), seguito dalle due selle dei passi Casnile nord e sud (m. 2941), per il quale si scende alla Valle, alla Vedretta ed alla Capanna del Forno. Al centro della Costiera giganteggia la massiccia cima di Cantone (m. 3354), alla cui destra appare, più alta ma più modesta nella mole, la cima di Castello (m. 3388), la più alta del gruppo del Masino. Ai loro piedi si stendono le vedrette di Cantone e di Castello, da decenni in ritirata, ma ancora imponenti. Ancora più a destra la costiera scende rapidamente al passo di Zocca (m. 2745), passando per la punta Allievi (m. 3121). A destra del passo, che abbiamo valicato circa 5 ore prima, si erge la punta di Zocca (m. 3174).


Discesa dal passo di Cacciabella

Discesa dal passo di Cacciabella

Lo scenario sul versante opposto, quello della Val Bondasca, è differente, ma non meno suggestivo. A destra, infatti, lo sguardo si porta molto più lontano, attraversa la bassa Val Bregaglia e raggiunge le cime delle Lepontine sul lato occidentale della Val Chiavenna. Ma il verso signore di questo scenario è il pizzo Badile (m. 3308), anzi la sua mitica parete nord-est e lo spigolo nord, luoghi leggendari per gli amanti dell’arrampicata, sui quali sono state scritte pagine importanti della storia dell’alpinismo. Alla sua destra una rapida fuga di cime a far da spartiacque fra Val Codera e Val Bregaglia. Alla sua sinistra, infine, il più impressionante salto roccioso della catena del Masino, quello che dalla cima del pizzo Cengalo precipita per circa 1000 metri sul sottostante circo glaciale. Diritto davanti a noi, infine, il ripiano che ospita la meta, la Capanna Sciora.


Discesa dal passo di Cacciabella

Discesa dal passo di Cacciabella

Discesa dal passo di Cacciabella

Discesa dal passo di Cacciabella

Siamo alla sommità di un canalino che di primo acchito sembra ripido, ma non difficile. In realtà la parte più difficile della traversata inizia ora. Disceso su grandi blocchi (corde fisse) uno stretto intaglio e raggiunto un ripiano, non proseguiamo, come saremmo tentati, nel canalino, ma ci portiamo verso destra, seguendo scrupolosamente i segnavia, tagliando, con l’aiuto di corde fisse, un ripido versante di buona roccia. Al termine del traverso ci affacciamo ad un salto che superiamo scendendo per una scaletta metallica. Ovviamente chi non avesse esperienza di percorsi attrezzati sarà non poco impressionato dalla discesa, ma tant’è, non c’è altra via. Proseguiamo su una cengia a ridosso di grandi placche che incombono alla nostra destra, sempre assistiti dalle corde fisse. Restiamo sempre sul lato destro del canalone che si allarga, a ridosso di lisce pareti.


Discesa dal passo di Cacciabella

Discesa dal passo di Cacciabella

Pizzi Cengalo e Badile

Le Sciore

La cengia di terriccio lascia il posto ad una cengetta di roccia, ma le corde fisse ci seguono passo a passo. Più in basso, alla nostra sinistra, abbiamo l’impressione ingannevole che la discesa sul fondo del canalone sia più agevole, ma non abbandoniamo il percorso segnalato ed attrezzato. La mezzoretta di passione nella discesa del passo propone un secondo salto con scaletta metallica, seguito da un breve passaggio assistito da staffe e da una terza scaletta. Poi il più è fatto, anche se dobbiamo procedere senza allentare l’attenzione fra alcune placche lisce. Ci portiamo leggermente a destra, di nuovo a ridosso della muraglia di granito, di cui seguiamo il piede con un ultimo tratto assistito dalle corde fisse, che ci evita, alla nostra sinistra, un tratto apparentemente non difficile, ma reso insidioso da eventuale ghiaccio, terriccio e sassi mobili. Data l’esposizione del passo il percorso attrezzato è in genere privo di neve o ghiaccio, ma è meglio affrontarlo a stagione inoltrata.


Le Sciore

Superati gli ultimi roccioni, mettiamo piede su un nevaio e salutiamo le preziosissime corde fisse. Dopo un primo tratto ripido, il nevaio smorza gradualmente la pendenza, ma possiamo trovare neve dura ed è quindi necessario calzare i ramponi. Procediamo tagliando il nevaio, mentre alla nostra sinistra si lasciano finalmente vedere, sulla costiera che ci separa dal bacino dell’Albigna, le vere signore della valle, le Sciore, appunto. Non appaiono particolarmente leggiadre e gentili. Soprattutto la Sciora Dafora e l’ago di Sciora hanno un profilo puntuto che rende misteriosa la scelta del nome. Più tozza ma sempre arcigna la Sciora Dadent.  Ai loro piedi un largo versante morenico.


Dal passo di Cacciabella sud alla Capanna Sciora

Lasciato il nevaio alle spalle, afferriamo un marcato sentiero che serpeggia fra pietraie fastidiose e pascoli tranquilli, piega a sinistra (sud-ovest) ed in breve ci porta al rifugio che rende onore alle signore, e ne porta, appunto, il nome, la Capanna Sciora (m. 2120; cfr. http://www.sachoherrohn.ch/main.asp?cid=36; per contatti scrivere a sciora.cap@bluewin.ch oppure telefonare al numero +41 81 822 11 38), posta poco più in basso rispetto agli enormi massi 400 metri a nord della grande morena laterale destra del ghiacciaio della Bondasca. E' inoltre quasi allineata con lo spigolo nord-ovest della Sciora di Fuori.
La capanna, di proprietà della sezione Hohen Rohn del CAS, è gestita da Barbara Salis-Hofmeister. Venne costruita nel 1905 e, dopo l’incendio del 1947, venne ricostruita nel 1948 ed ampiamente ristrutturata nel 1985. Dotata di 42 posti letto, ha il servizio cucina ed è aperta nei fine settimana del mese di giugno e tutti i giorni da luglio a fine settembre. Dispone anche di un locale invernale sempre aperto. Qui termina la seconda tappa dell’anello del Masino. Il meritato riposo è segnato dalle tonalità rosseggianti che il tramonto dipinge su Badile, Cengalo, pizzi Gemelli e Sciore.


La Capanna Sciora

In particolare, guardando verso le Sciore distinguiamo, da sinistra, la poco pronunciata Scioretta (m. 3046), la massiccia Sciora Dafora (m. 3169) e la più tozza Punta Pioda (m. 3228). Procedendo verso destra spicca l'inconfondibile Ago di Sciora (m. 3205) e la più corpulenta Sciora Dadent (m. 3275). Procedendo in senso orario vediamo la marcata depressione sulla quale è posto il passo di Bondo (m. 3169), al culmine della vedretta della Bondasca. A destra del passo il crinale si impenna e culmina nelle punte ravvicinate dei pizzi Gemelli (settentrionale, m. 3223, e meridionale, m. 3262). I pizzi Gemelli fanno da valletti alla gigantesca mole del pizzo Cengalo (m. 3367), che da qui mostra un profilo un po' goffo ed arcuato. che ricorderebbe, se non fosse quasi irriverente pensiero, un'enorme gobba.


Dal passo di Cacciabella sud alla Capanna Sciora

Dalla sua vertiginosa parete settentrionale si staccò qualche anno fa, una placca rocciosa che precipitò fragorosamente alla parte alta del circo della Val Bondasca. Un piccolo segno che, centellinato in centinaia di migliaia di anni, lascia intravvedere il destino dell'intera catena alpina: di sgretolamento in sgretolamento l'azione impetosa dell'acqua e del ghiaccio livellerà tutte le cime e ne ridurrà della metà l'altezza. Quale umanità potrà vedere questo spettacolo? Una domanda filosofica cui sembra indifferente il vero signore della valle, quel pizzo Badile (m. 3308) che mostra superbo la "parete delle pareti" (così, in ambiente alpinistico, è stata definita la parete nord-est del Badile che, da Cassin in poi, ha messo alla prova i più valenti scalatori che vi hanno scritto pagine memorabili).
Di fronte a questi scenari si può capire quanto ebbe a scrivere Walter Bonatti, una delle massime espressioni dell'alpinismo di sempre: "Solo più tardi, molte montagne dopo, ho scoperto che quello è il granito più bello del mondo."


Le Sciore

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CARTE DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo (CNS, COME QUELLE SOPRA RIPORTATE), che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line.

IL TREKKING DEL GRANITO

 

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