L'alpe Mara

L'alpe Mara è l'alpe del Drago. Ma i draghi, da tempo immemorabile hanno lasciato i cieli delle valli alpine. Dove si nascondono? Ormai solo i nomi, forse, ne custodiscono le ultime labili tracce, se è vero quel che ipotizza Remo Bracchi, quando scrive, a proposito dell'alpe Mara, a monte di Montagna in Valtellina, che il toponimo "nasconde forse la raffigurazione di un drago primordiale" (da "Inventario dei Topinimi Valtellinesi e Valchiavennaschi - Montagna"): esso deriverebbe, infatti, dalla radice prelatina "mara", che ha generato nomi di diversi insetti con caratteristiche demoniache, e che si trova anche in voci europee che significano "incubo" ("nightmare", in inglese, "cauchmare", in francese, "mara" nell'alto tedesco). Da quest'alpe, che unisce alla suggestione del nome lo splendore della sua luminosa esposizione panoramica, passano diversi anelli escursionistici e di mountain-bike.


Bacino di Rogneda

Vediamo, innanzitutto, la più semplice delle possibili escursioni ad anello che passano dalla bocchetta di Mara e che partono dal parcheggio nel quale termina la carrozzabile che da Montagna sale all’alpe Mara.


Bocchetta di Mara

ANELLO BREVE DELL'ALPE MARA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Parcheggio Alpe Mara-Bocchetta di Mara-Dosso Liscio-Bocchetta del Dosso Bruciato-Parcheggio
4 h
600
E
SINTESI. Saliamo da Sondrio a Montagna in Valtellina ed appena sopra la chiesa di San Giogrio ad un bivio andiamo a destra, seguendo le indicazini per l'alpe Mara e proseguendo sulla carozzabile che, con fondo un po' sconnesso nell'ultimo tratto, porta, dopo molti tornanti e brevissima discesa, al parcheggio dell'alpe Mara o di Arcino (m. 1748). Torniamo indietro per breve tratto, al punto in cui termina la salita della pista, per salire su un largo sentiero che se ne stacca, sulla sinistra, in corrispondenza di un singolare fusto di larice, incenerito. Il sentiero, segnalato da radi segnavia bianco-rossi e rosso-bianco-rossi, corre per un tratto verso sinistra, poi volge a destra, salendo parallelo, ma più alto rispetto alla pista che abbiamo lasciato, poi piega di nuovo a sinistra, attraversa una brevissima macchia di larici e, con un’ultima svolta a destra, raggiunge la solitaria casera di Mara (m. 1951). Pochi metri sopra intercettiamo la carozzabile che da Arcino sale fino al rifugio Gugiatti-Sertorelli, e la seguiamo per un brevissimo tratto: sulla verticale della casera, infatti, vediamo, a sinistra della carozzabile, la ripartenza della vecchia gippabile, che per un tratto corre parallela alla carozzabile, poi volge a sinistra e sale verso una fascia di larici, oltre la quale, dopo una svolta a destra, intercettiamo per la seconda volta la carozzabile Arcino-Rifugio Gugiatti-Sertorelli. La seguiamo verso sinistra, ma poco prima di raggiungere il centro della valle di Mara, troviamo tre cartelli escursionistici e qui la lasciamo (indicazioni per la bocchetta di Mara) per imboccare un sentiero abbastanza marcato e segnalato da segnavia bianco-rossi, che risale il versante di destra (per noi) dell’avvallamento centrale della valle di Mara, portandosi ad una baita isolata, quotata 2134 m. Il sentiero riprende alle spalle della baita, e sale, zigzagando, su un versante erboso ed abbastanza ripido, deviando leggermente verso destra ed assumendo l’andamento nord-nord-est. Davanti a noi, in alto, una sorta di enorme scivolo erboso che sale, restringendosi gradualmente, fin quasi sotto la cima della Corna Mara. Raggiungiamo, così, la soglia dell’ultimo gradino di pascoli che precede la bocchetta; qui, piegando ancora leggermente a destra, ci portiamo sulla soglia di una conca, che il sentiero aggira sulla sinistra. Siamo, così, all’ultimo corridoio con pendenza mite che porta al grande ometto della bocchetta di Mara (m. 2342). Dalla bocchetta saliamo verso sud (destra), su facili roccette, al crinale dell'ampio Dosso Liscio, e lo percorriamo per intero procedendo verso sud-sud-est. Superata l'erbosa cupola sommitale (m. 2387), cominciamo a divallare su un crinale un po' ripido ma non difficile, fino alla bocchetta a nord del dosso Bruciato (m. 2167). Qui prendiamo a destra seguendo una pista che scende verso nord-ovest ed intercetta la pista Arcino-Rifugio Gugiatti Sertorelli all'inizio del suo ultimo traverso. Sul lato opposto troviamo la traccia della gippabile che ci fa scendere per via più diretta appena a monte della casera di Mara. Attraversiamo di nuovo la carozzabile ed imbocchiamo il sentiero che ci riporta al parcheggio di Arcino.

Con l’automobile, saliamo, dunque, da Sondrio, lungo la strada provinciale Panoramica dei Castelli, superando la località Colda ed entrando nel territorio del comune di Montagna. Percorsa la via S. Francesco, percorriamo un buon tratto della via Pace, fino a raggiungere, ad un semaforo, lo svincolo, sulla sinistra, per il centro di Montagna. Prendiamo, dunque, a sinistra, salendo lungo via Barella e via Bonini, fino al tornante dx al quale si stacca, sulla sinistra, la via Madonnina, che sale all’omonima contrada (madunìnna). Noi, però, volgiamo a destra e seguiamo la strada principale (via Roma), passando sotto il muraglione che sostiene un campo di calcio. Una coppia di tornanti dx ed sx ci portano ad un bivio a monte della chiesa parrocchiale di San Giorgio (san giörsc): ignorate le indicazioni di sinistra (San Giovanni e Carnale), prendiamo a destra (indicazioni per l’alpe Mara), passando sul ponte che scavalca il torrente Davaglione (davaiùn) e passando a sinistra del cimitero (qui ignoriamo una deviazione che scende verso destra, la via Caparoni - caparùn).
Proseguiamo, ora, salendo lungo le vie Farina, Paolina e Vervio, ed attraversando la contrada Ca’ Vervio (cà vèrf, m. 700), che contava, secondo il censimento del 1861, 30 abitanti e che mostra ancora alcuni rustici interessanti. Superata la contrada, proseguiamo seguendo la via per Santa Maria che, con diversi tornanti, conduce a Santa Maria Perlungo. Al primo tornante sx ignoriamo la strada che se ne stacca sulla destra, la via Surana, e che scende all’omonima contrada a monte di Poggiridenti.  Dopo una sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx giungiamo al tornante destrorso dal quale si stacca, sulla sinistra, una stradina che, dopo pochi metri, porta alle case della contrada Ca’ Zoia (cà zöija, m. 900) assai importante in passato, ma soggetta a progressivo spopolamento nel secolo scorso (vi si contavano 74 abitanti nel 1861, ridotti ora a 2).
Impegnato il tornante dx, proseguiamo passando a sinistra della chiesetta di Santa Maria Perlungo (santa marìa a pérlùnch, m. 913, a circa 4,2 km dal centro di Montagna), cuore della quadra di Santa Maria. Si tratta di una chiesetta il cui nucleo originario risale al secolo XV, ma che venne ristrutturata fra il 1588 ed il 1616. Questa zona è di grande interesse storico, dal momento che vi venne ritrovata una lapide nord-etrusca, o retica, ora conservata nel Museo Civico di Sondrio. Al successivo tornante sx, ignoriamo la strada che se ne stacca sulla destra e sale alla località Foppe (fòppa) e continuiamo a salire verso l’alpe Mara. Dopo un lungo traverso in direzione nord-ovest, raggiungiamo il successivo tornante dx, poco oltre il quale siamo al maggengo di Roncaglia (runcàija, m. 1000), dove si trova un nuovo bivio: la strada di sinistra attraversa la valle del Davaglione e porta a S. Giovanni ed a Carnale, mentre quella di destra prosegue per l’alpe Mara. Seguendo questa seconda indicazione, saliamo ancora, fino al successivo tornante sx, cui segue un lungo traverso in direzione nord-ovest, seguito da una rapida serie di tornanti dx-sx-dx, che ci portano alla località Scessa (scèssa, m. 1272). Proseguendo, ci portiamo al successivo tornante sx, dove, sulla destra, si stacca la pista per Nesarolo e dove termina la strada con fondo in asfalto, sostituita da una carozzabile con fondo sterrato che sale fino all’alpe Mara (il fondo, in diversi punti, non è buono) e prosegue, più stretta, fino al rifugio Gugiatti-Sertorelli.
Segue una rapida sequenza di tornanti dx-sx; al successivo tornante dx, troviamo un cartello che segnala un largo sentiero che se ne stacca sulla sinistra e porta a Davaglione Piano (dauncìan), Bedoié (beduié), Stodegarda (studegàrda) e Croce di Carnale (crùs de carnà), tutte località sul versante opposto (occidentale) della valle del Davaglione (val del davaiùn). Segue una nuova rapida sequenza di tornanti sx-dx-sx, ed un lungo traverso in direzione nord. L’ultima sequenza di tornanti dx-sx porta, infine, alle baite del maggengo di Arcino (arcìn, m. 1748). Poco oltre le baite, giungiamo al punto nel quale la carozzabile scende ad un parcheggio appena prima del guado del torrente Davaglione (vi si trova anche un pannello con la carta dei sentieri nel territorio del comune di Montagna).
Lasciata l’automobile al parcheggio, torniamo indietro per un breve tratto, fino al termine della salita, ed imbocchiamo una pista che si stacca sulla sinistra dalla carozzabile (cartello escursionistico che dà il rifugio Gugiatti-Sertorelli ad un’ora ed un quarto, la bocchetta di Mara ad un’ora e 40 minuti e l’alpe Rogneda a 2 ore),  seguiamola per un breve tratto, lasciandola, poi, per imboccare un largo sentiero (in realtà ciò che resta del tratturo, oggi inerbito e chiamato chiamato “stràda véggia da màra”,  che portava all’alpe prima della costruzione della carozzabile), che se ne stacca, sulla sinistra, in corrispondenza di un singolare fusto di picco larice, incenerito. Il sentiero, segnalato da radi segnavia bianco-rossi e rosso-bianco-rossi, corre per un tratto verso sinistra, poi volge a destra, salendo parallelo, ma più alto rispetto alla pista che abbiamo lasciato, poi piega di nuovo a sinistra, attraversa una brevissima macchia di larici e, con un’ultima svolta a destra, raggiunge la solitaria casera di Mara (casìnna de màra, ai pascoli detti anticamente graséi, oggi alpe Mara, m. 1951). L’alpeggio riveste ancora oggi una certa importanza, e viene caricato da 140 capi di bestiame, che però, per una parte della stagione, vengono trasferiti anche nell’alpe gemella di Rogneda, nel territorio del comune di Tresivio.
Salendo pochi metri sopra il piano della casera intercettiamo la carozzabile che da Arcino sale fino al rifugio Gugiatti-Sertorelli, e la seguiamo per un brevissimo tratto: sulla verticale della casera, infatti, vediamo, a sinistra della carozzabile, la ripartenza della vecchia gippabile, che per un tratto corre parallela alla carozzabile, poi volge a sinistra e sale verso una fascia di larici. Usciti dalla breve fascia, vediamo proprio diritta ed alta davanti a noi la Corna Mara; dopo una svolta a destra, intercettiamo per la seconda volta la carozzabile Arcino-Rifugio Gugiatti-Sertorelli, che sale da destra verso sinistra. Non ci resta che seguirla, verso sinistra, nel lungo traverso che la porta ad attraversare da est ad ovest il solco centrale dell’anfiteatro di Mara. Poco prima di raggiungere il centro della valle di Mara, troviamo tre cartelli escursionistici, che segnalano la direzione per l’alpe Rogneda, data a 50 minuti (direzione est, passando per l’evidente sella fra il Dosso Bruciato ed il Dosso Liscio, che sono alle nostre spalle), per la bocchetta di Mara, data a 30 minuti (sentiero che si stacca, sulla destra, dalla pista e sale verso nord e nord-est) e per il rifugio Gugiatti-Sertorelli, dato a 15 minuti, e la Corna Mara, data a 2 ore e 40 minuti (pista che stiamo percorrendo).
Lasciamo, dunque, la pista per imboccare un sentiero abbastanza marcato e segnalato da segnavia bianco-rossi, che risale il versante di destra (per noi) dell’avvallamento centrale della valle di Mara, portandosi ad una baita isolata, quotata 2134 m. Il sentiero riprende alle spalle della baita, e sale, zigzagando, su un versante erboso ed abbastanza ripido, deviando leggermente verso destra ed assumendo l’andamento nord-nord-est. Davanti a noi, in alto, una sorta di enorme scivolo erboso che sale, restringendosi gradualmente, fin quasi sotto la cima della Corna Mara. Raggiungiamo, così, la soglia dell’ultimo gradino di pascoli che precede la bocchetta; qui, piegando ancora leggermente a destra, ci portiamo sulla soglia di una conca, che il sentiero aggira sulla sinistra. Siamo, così, all’ultimo corridoio con pendenza mite che porta al grande ometto della bocchetta di Mara (buchèl o buchéta de màra, m. 2342): lo raggiungiamo dopo circa un’ora e 45 minuti di cammino (il dislivello approssimativo in altezza è di 600 metri).
Sul lato opposto, si apre un inatteso panorama che spazia, oltre l’amplissimo anfiteatro dell’alpe Rogneda (l’alp de ruggnéda, comune di Tresivio). Partendo da nord e procedendo in senso orario vediamo la Corna Mara (còrna màra, 2807), la Corna Rossa (còrna rùssa, m. 2916), la Corna Nera (corna négra, m. 2926) e la Corna Brutana (còrna brütàna, m. 3059), sul crinale che separa l’alpe Rogneda dalla Val di Togno (val de tùgn). Resta, invece, nascosta dietro la Corna Brutana la Vetta di Ron (m. 3137). Procedendo verso destra, vediamo il profilo slanciato della Cima dei Motti e, alle sue spalle, il pizzo Combolo. Poi lo sguardo fugge all’orizzonte orientale, dove raggiunge il gruppo dell’Adamello. La catena orobica, invece, resta nascosta dall’estrema propaggine settentrionale del Dosso Liscio (dòs lìs, m. 2387), la dorsale di pascoli che separa la Valle di Mara dall’alpe Rogneda.
Prima di proseguire l’escursione vale, però, la pena, a primavera inoltrata (fine maggio-prima metà di giugno) di tornare indietro per breve tratto, prendendo a sinistra, per andare a scovare un laghetto stagionale, posto ad un centinaio di metri a sud-ovest della bocchetta e chiamato “lach de predapòrta” (m. 2295), dove si abbeverano camosci e caprioli che passano dalla bocchetta di Mara. Tornati alla bocchetta, progettiamo come chiudere l’anello escursionistico.
Una prima possibilità consiste nel percorrere interamente la dorsale del Dosso Liscio, sulla quale passa anche il confine fra i comuni di Montagna e Tresivio: dalla bocchetta possiamo, infatti, salire verso sud, per facili roccette (che impongono, però, un po’ di cautela) sull’ampio terrazzo nel quale culmina la dorsale e, percorrendolo per breve tratto, raggiungere il cupolone sommatale, dal quale si apre un panorama più ampio. Dominiamo, infatti, da qui anche l’intera catena orobica, ed in particolare vediamo, in primo piano, la sezione centrale, nella quale si possono distinguere il pizzo di Coca (m. 3052), il Dente di Coca (m. 2920), il gruppo Scais-Redorta nascosto dal pizzo di Scotes (m. 2975), il pizzo di Rodes (m. 2810), il pizzo del Diavolo di Tenda (m. 2914), il pizzo Campaggio (m. 2502), il Corno Stella (m. 2620) ed il monte Vespolo (m. 2385), seguiti da una teoria di cime che solo l’occhio esperto distingue, fino al corno del monte Legnone (m. 2609), che chiude la catena ad ovest.


Corna Mara

Alla sua destra si intravede uno spicchio delle alpi Lepontine, chiuso, ad ovest, dai monti Rolla e Canale, presidio occidentale della bassa Valmalenco, che si elevano alle spalle del lungo crinale che scende verso sud-ovest dalla Corna Mara fino a Carnale (il fil de la ciugèra). Più a destra spiccano le cime gemelle dei Corni Bruciati ed il monte Disgrazia (m. 3678), con un profilo insolitamente slanciato e torreggiante. Proseguendo nel percorso della sommità della dorsale, inizia la discesa, dapprima dolce, poi, nell’ultimo tratto, più ripida, su erba scivolosa (“vìsega”, cioè festuca), fino alla bocchetta fra Dosso Liscio e Dosso Bruciato (m. 2167).


Bacino di Rogneda

ANELLO LUNGO MARA-ROGNEDA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Parcheggio Alpe Mara-Bocchetta di Mara-Alpe e Baitone di Rogneda-Bocchetta del Dosso Bruciato-Parcheggio
4 h e 30 min.
640
E
SINTESI. Saliamo da Sondrio a Montagna in Valtellina ed appena sopra la chiesa di San Giogrio ad un bivio andiamo a destra, seguendo le indicazini per l'alpe Mara e proseguendo sulla carozzabile che, con fondo un po' sconnesso nell'ultimo tratto, porta, dopo molti tornanti e brevissima discesa, al parcheggio dell'alpe Mara o di Arcino (m. 1748). Torniamo indietro per breve tratto, al punto in cui termina la salita della pista, per salire su un largo sentiero che se ne stacca, sulla sinistra, in corrispondenza di un singolare fusto di larice, incenerito. Il sentiero, segnalato da radi segnavia bianco-rossi e rosso-bianco-rossi, corre per un tratto verso sinistra, poi volge a destra, salendo parallelo, ma più alto rispetto alla pista che abbiamo lasciato, poi piega di nuovo a sinistra, attraversa una brevissima macchia di larici e, con un’ultima svolta a destra, raggiunge la solitaria casera di Mara (m. 1951). Pochi metri sopra intercettiamo la carozzabile che da Arcino sale fino al rifugio Gugiatti-Sertorelli, e la seguiamo per un brevissimo tratto: sulla verticale della casera, infatti, vediamo, a sinistra della carozzabile, la ripartenza della vecchia gippabile, che per un tratto corre parallela alla carozzabile, poi volge a sinistra e sale verso una fascia di larici, oltre la quale, dopo una svolta a destra, intercettiamo per la seconda volta la carozzabile Arcino-Rifugio Gugiatti-Sertorelli. La seguiamo verso sinistra, ma poco prima di raggiungere il centro della valle di Mara, troviamo tre cartelli escursionistici e qui la lasciamo (indicazioni per la bocchetta di Mara) per imboccare un sentiero abbastanza marcato e segnalato da segnavia bianco-rossi, che risale il versante di destra (per noi) dell’avvallamento centrale della valle di Mara, portandosi ad una baita isolata, quotata 2134 m. Il sentiero riprende alle spalle della baita, e sale, zigzagando, su un versante erboso ed abbastanza ripido, deviando leggermente verso destra ed assumendo l’andamento nord-nord-est. Davanti a noi, in alto, una sorta di enorme scivolo erboso che sale, restringendosi gradualmente, fin quasi sotto la cima della Corna Mara. Raggiungiamo, così, la soglia dell’ultimo gradino di pascoli che precede la bocchetta; qui, piegando ancora leggermente a destra, ci portiamo sulla soglia di una conca, che il sentiero aggira sulla sinistra. Siamo, così, all’ultimo corridoio con pendenza mite che porta al grande ometto della bocchetta di Mara (m. 2342). Scendiamo da qui all'alto bacino di Rogneda, seguendo una pista. Percorrendo la pista o tagliando a destra per via più diretta (tracci di sentiero) ci portiamo al baitone quotato m. 2186, sul lato destro del bacino (ovest). Poco sotto iòl baitone prestiamo attenzione al versante dell’alpe alla nostra destra e puntiamo a destra, salendo fino ad una terrazza ai piedi del fianco della dorsale del Dosso Liscio, qui piuttosto ripida. Seguiamo il terrazzo piegando a sinistra (sud), attraversando una fascia di massi e raggiungendo una piccola conca-corridoio che è posta immediatamente a nord del modesto cocuzzolo erboso quotato 2177 metri. Prendendo a destra, vedremo la partenza di un marcato sentiero che, sceso per breve tratto verso sinistra, piega poi decisamente a destra ed inizia la traversata verso ovest-sud-ovest del versante che precipita in ripidi canaloni a sud del Dosso Liscio (attenzione alle valanghe e ad alcuni tratti esposti!), e porta alla bocchetta a nord del dosso Bruciato (m. 2167). Qui procediamo diritti seguendo una pista che scende verso nord-ovest ed intercetta la pista Arcino-Rifugio Gugiatti Sertorelli all'inizio del suo ultimo traverso. Sul lato opposto troviamo la traccia della gippabile che ci fa scendere per via più diretta appena a monte della casera di Mara. Attraversiamo di nuovo la carozzabile ed imbocchiamo il sentiero che ci riporta al parcheggio di Arcino.

Vediamo, però, ora come raggiungere questa bocchetta con un più largo giro, che passa per l’alpe Rogneda. Torniamo, dunque, alla bocchetta di Mara e cominciamo a scendere ai pascoli alti dell’alpe Rogneda percorrendo la comoda pista sterrata che li risale interamente. Superato un enorme masso erratico, passiamo dal territorio del comune di Montagna a quello del comune di Tresivio e ci portiamo alla pianetta paludosa che ospita, stagionalmente, il “lach di présa”, o “lach pìscen” (m. 2230): la pista ne percorre parte del perimetro, con ampio giro, poi scende al baitone quotato m. 2186, chiamato casera di Acqua, perché proprietà, con l’intera parte occidentale dell’alpe, degli abitanti della frazione Acqua di Tresivio. Proseguiamo nella discesa: la pista punta, ora, in direzione del “pónt”, ponticello sul torrente Rogna.


Alpe Rogneda

Noi, però, la lasciamo molto prima che lo raggiunga: prestiamo, infatti, attenzione al versante dell’alpe alla nostra destra e, poco sotto il baitone, puntiamo a destra, salendo fino ad una terrazza che precede il fianco della dorsale del Dosso Liscio, qui piuttosto ripida. Seguiamo il terrazzo piegando a sinistra (sud), attraversando una fascia di massi e raggiungendo una piccola conca-corridoio che è posta immediatamente a nord del modesto cocuzzolo erboso quotato 2177 metri. Prendendo a destra, vedremo la partenza di un marcato sentiero che, sceso per breve tratto verso sinistra, piega poi decisamente a destra ed inizia la traversata del versante che precipita in ripidi canaloni a sud del Dosso Liscio, confluenti nella valle del Solco, a sua volta tributaria della Valle della Rogna. Versante sconsigliabilissimo in presenza di neve, perché battuto da slavine (in tal caso molto meglio chiudere l’anello percorrendo la dorsale del Dosso Liscio). Il sentiero, che ci riporta nel territorio del comune di Montagna, scende, nel primo tratto, fino a quota 2131, poi risale gradualmente fino ai 2167 metri della già menzionata bocchetta fra Dosso Liscio e Dosso Bruciato (chiamata localmente "cuncalèt" o "cuncalét", cioè "piccola conca").


Alpe Mara

Ci riaffacciamo, così, al bacino dell’alpe Mara e, sfruttando il sentiero-pista sulla destra intercettiamo la pista sterrata che dal parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile sale al rifugio Gugiatti-Sertorelli. Ripercorrendo a rovescio il cammino fatto per salire alla bocchetta, torniamo, così, all’automobile.

MARA-ROGNEDA BIKE

Per la bocchetta di Mara, però, passa anche un interessantissimo ed impegnativo anello di mountain-bike, di grande pregio panoramico e quasi interamente servito da un buon tracciato: si tratta di quello che, partendo da Tresivio, descrive un anello comprendente l'alpe Rogneda, la bocchetta e l'alpe di Mara e Montagna in Valtellina.

Per raggiungere Tresivio basta staccarsi dalla ss 38 dello Stelvio qualche chilometro oltre Sondrio (procedendo in direzione di Tirano): un evidente cartello segnala lo svincolo sulla sinistra e la strada che, dopo una breve salita e qualche tornante, raggiunge il centro del paese (m. 498).
Lasciata qui l'automobile, cominciamo ad inanellare le pedalate che ci portano alla parte superiore del paese, dove una bella strada panoramica attraversa le frazioni di Piedo e S. Abbondio, prima di cominciare ad arrampicarsi sul fianco montuoso che sovrasta il paese. Il tracciato sale fino alla località Prasomaso ed all'edificio abbandonato dell'ex sanatorio Umberto I.
Salendo ancora, attraversiamo una bellissima pineta, finché, poco al di sotto dei 1400 metri, raggiungiamo il limite inferiore dei prati di Boirolo (termine che deriva dalla radice “bo” di bue), disseminati di gruppi di baite ben curate. La strada asfaltata ci porta fino alla sommità dei prati, a circa 1560 metri, e qui termina. Un cartello indica le principali direttrici escursionistiche che fanno capo a Boirolo. Poco oltre comincia un tratturo piuttosto ripido, che mette a dura prova le nostre doti di arrampicatori. Il primo strappo severo ci porta alla bella conca erbosa di Biazza (m. 1650), dove si impone una sosta, anche perché vale la pena di scendere di sella, raggiungere la sommità di un piccolo dosso alla nostra sinistra e sedersi accanto ad un grande masso solitario, a contemplare lo spettacolare dispiegamento della catena orobica, che mostra, in primo piano, le sue cime più celebri e più alte.
Saldato il debito di ossigeno, ci attende la parte più severa della salita, con una pendenza che solo i più preparati saranno in grado di affrontare pigiando sui pedali. Qualora non fossimo fra questi, poco male: spingeremo con pazienza il nostro velocipede, gustando il bellissimo scenario dei boschi che circondano la strada, rivestiti, in autunno, di colori sgargianti e sorprendenti.
La strada descrive un piccolo arco verso nord-est, prima di raggiungere la bella radura che ospita la chiesetta ed il rifugio degli Alpini di S. Stefano (m. 1806). Anche questo luogo è ideale per una sosta: da qui, in particolare, la visuale sulla media Valtellina e sul gruppo dell'Adamello è assai felice. A nord, poi, si rende già ben visibile la cima regina del gruppo montuoso che sovrasta Tresivio, la vetta di Rhon (o Ron), che, con i suoi 3136 metri, emerge nella compagine di cime che chiudono l'alpe Rogneda (la Corna Brutana, le cime di Rogneda, la Corna Nera, la Corna Rossa, la Corna di Mara).
Ancora in sella, per superare, puntando decisamente a nord e seguendo il filo dell'ampio dosso, al limite inferiore dell'alpe Rogneda. Anche questo tratto, soprattutto nella sua parte terminale, propone una pendenza decisamente severa. Alla fine lasciamo le ultime piante del bosco alle nostre spalle ed affrontiamo il primo tratto fra i pascoli dell'alpe. Ben presto giungiamo ad un bivio, non lontano dal torrente Rogna, che, alla nostra sinistra, scende verso Tresivio. Se vogliamo percorrere una variante più breve di questo anello, prendiamo a sinistra, attraversiamo il torrente e saliamo in direzione del grande baitone posto sul lato occidentale dell'alpe, a quota 2186.
Poco sotto il baitone, possiamo sfruttare il già citato sentiero che punta decisamente a sinistra (ovest-sud-ovest), tagliando la parte alta della scoscesa valle del Solco, a sud del Dosso Liscio, che separa l'alpe Rogneda dall'alpe Mara. La mulattiera, che si restringe a sentiero, compie una bellissima traversata del fianco meridionale del dosso, raggiungendo la bocchetta che lo separa dal Dosso Bruciato (chiamata localmente "cuncalèt" o "cuncalét", cioè "piccola conca") e che ci permette di scendere all'alpe Mara. La traversata presenta qualche punto esposto, per cui è meglio scendere dal sellino e proseguire conducendo a piedi la bicicletta. Dalla bocchetta, poi, si scende rapidamente, tenendo il fianco destro di un ampio vallone, ad una strada sterrata che porta alle baite dell'alpe.
Chi però volesse optare per la versione completa dell'anello, dovrà salire al baitone di quota 2186 (che si raggiunge prendendo a sinistra al bivio sopra citato, ma anche seguendo, con un percorso più lungo, la strada che sale verso destra). Dal baitone, conducendo la bicicletta sui facili dossi erbosi dell'alpe, saliamo, in direzione nord-ovest (sinistra), senza percorso obbligato, alla ben visibile sella della bocchetta di Mara (m. 2342), dalla quale si domina l'intera alpe Rogneda e si gode di un ottimo colpo d'occhio sulla Corna di Mara (m. 2807), la più occidentale delle cime del gruppo. Dalla bocchetta scendiamo, bike in spalla, all'alta alpe Mara, scollinando su alcuni facili dossi erbosi (tendiamo leggermente a destra), a sinistra delle gande del Piano dei Cavalli, in direzione della baita di quota 2159, che ad un certo punto appare al nostro sguardo. Raggiunta la baita, possiamo di nuovo salire in sella, perché una strada sterrata ci permette di iniziare la discesa che ci porterà a Montagna in Valtellina.
Questo primo tracciato confluisce in una strada più larga, che ci permette, se lo vogliamo, di effettuare una breve ma interessante digressione: prendendo a destra, infatti, raggiungiamo in breve il rifugio Gugiatti Sertorelli (m. 2180), posto su un bellissimo declivio erboso, in una posizione panoramicissima. Tornando poi sui nostri passi scendiamo fino ad intercettare la strada sterrata già menzionata, che scende dalla sella che separa il Dosso Liscio dal Dosso Bruciato. Con ampie diagonali proseguiamo nella discesa, passando vicino ad un grande baitone, attraversando verso ovest il torrente Davaglione e perdendo rapidamente quota, fino ai 1750 metri circa delle baite dell'alpe Mara, dove attraversiamo di nuovo, in senso contrario, il torrente, prima di entrare in un bel bosco, che accompagnerà la rimanente discesa ai maggenghi del comune di Montagna.
Usciamo dal bosco in corrispondenza dei bei prati del maggengo di Scessa (m. 1270 circa), dove il fondo della strada si fa asfaltato. Qualche tornante in uno scenario di grande bellezza naturalistica, e raggiungiamo la chiesetta di Santa Maria Perlungo (m. 911). Al termine della discesa oltre la chiesetta, prima del tornante, si trova la frazione Ca' Zoia, dove un cartello ci informa che non lontano, più ad ovest, si trova il Castello di Mancapane. Se abbiamo un po' di tempo, seguiamo il sentierino che ci porta alla radura del castello: una digressione di circa mezzora sarà ripagata dalla suggestione che i resti dell'edificio e la cornice che ci sottrae al tempo esercitano.



L'alpe Mara

La discesa conduce al centro di Montagna in Valtellina, dove, seguendo le indicazioni, imbocchiamo, a sinistra, la strada panoramica che sale da Colda e prosegue verso est ad una quota di poco inferiore ai 500 metri, raggiungendo Poggiridenti prima e Tresivio poi. L'anello si chiude qui e garantisce, in una bella giornata in un periodo compreso fra maggio ed ottobre (o anche novembre, se non nevica), una vera e propria immersione nella solarità di quel versante retico che è pura gioia per gli occhi.

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - elaborata su un particolare della tavola di Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

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