CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on line
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La prima laterale che incontra,
sulla propria sinistra, chi si inoltri nella Val di Mello è la valle
del Ferro. |
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La denominazione potrebbe suggerire
scenari severi; si tratta, invece, di una valle ampia, tranquilla, |
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un po' solitaria (ad inizio stagione,
almeno, prima che venga caricata), |
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coronata dal profilo
armonico e poco pronunciato |
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dei tre pizzi del Ferro. |
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Ben la conosce chi percorre il
Sentiero Roma, ma vale pure la pena di eleggerla come meta di un’escursione
di una sola giornata, anche perché offre la possibilità
di chiudere due eleganti anelli, valicando i passi Qualido o |
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Camerozzo. |
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Ma andiamo con ordine. Stacchiamoci
dalla ss. 38 dello Stelvio all’altezza di Ardenno, immettendoci
sulla statale di Val Màsino e percorrendola fino a San Martino,
paese posto all’imbocco della celeberrima Val di Mello. Nel
periodo di più intenso afflusso turistico la strada per la
Val di Mello è chiusa nei finesettimana o anche, dalla seconda
metà di luglio alla seconda metà di agosto, lungo l'intera settimana.
Ci si può però avvalere del servizio di bus-navetta che ci portano
in pochi minuti al parcheggio della valle (a m 1060 circa).Dobbiamo, ora, tornare indietro,
per un breve tratto, sulla carrozzabile, fino a giungere al ponte
sul torrente che scende proprio dalla valle del Ferro, appena prima
della località Ca’ dei Rogni. |
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Valicato il ponte,
stacchiamoci dalla carrozzabile, sulla destra, salendo per un tratto
su una pista che fiancheggia il torrente. |
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Davanti ai nostri occhi si impone
lo spettacolo delle poderose formazioni granitiche che hanno reso
famosa la Val di Mello e che costituiscono un vero e proprio paradiso
per i sassisti: la bassa valle del Ferro è incorniciata a sinistra
dalle massicce Sponde del Ferro, a destra dall'impressionante Precipizio
degli Asteroidi; |
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in mezzo, l’enorme gradino
che separa l’alta dalla bassa valle, solcato dal profilo candido
di diverse cascate. Al termine della pista dobbiamo prestare un
po’ di attenzione, perché c’è una traccia
di sentiero che sale, sulla nostra destra, in una selva e che ci
può trarre in inganno: dobbiamo, infatti, rimanere sulla
traccia principale (segnalata anche da segnavia rosso-bianco-rossi),
che piega decisamente a sinistra (sud-ovest), inoltrandosi in una
fresca pineta e cominciando a salire con diversi tornanti, sul fianco
sinistro (per noi) della valle. |
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Un'apertura del bosco
permette di scorgere l'inconfondibile profilo del monte Disgrazia,
che chiude, in val Cameraccio, la val di Mello.
Il sentiero esce, quindi, dal bosco, e si apre, davanti ai nostri
occhi, la visuale sulle cascate del Ferro, |
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che scendono rabbiose solcando
enormi placche granitiche. |
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Piegando leggermente a
destra (nord), |
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il sentiero incontra i
diversi rami del torrente, che vanno attraversati in due punti: nel
primo è necessario guadare utilizzando i sassi affioranti, |
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mentre nel secondo è
un ponticello a rendere bel più tranquilla la traversata. |
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Raggiunta la Casera del Ferro,
a 1657 metri, si può ammirare il rabbioso salto dell'acqua |
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dal bastione |
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granitico. |
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Guardando verso l'alto, cominciamo
a scorgere, sulla nostra sinistra, la costiera del Cavalcorto, |
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che separa questa valle dalla val
Porcellizzo, |
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mentre il lato opposto è dominato |
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dalla costiera Ferro-Qualido. |
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Oltrepassata la casera, ricominciamo
a salire sul lato destro (sempre per noi) della valle, |
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attraversando un prato ed
una fascia occupata da rada vegetazione, |
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ed avvicinandoci all'ultimo
salto roccioso |
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che ci separa dal circo
terminale della
valle. |
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Piegando decisamente a sinistra
(ovest), tagliamo l’ultima grande placca e, dopo aver superato,
con qualche saliscendi, alcuni torrentelli, |
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ci riportiamo sul lato sinistro
(pero noi)
della valle, |
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raggiungendo dapprima una baita, |
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poi la casera dell’alpe del
Ferro, a 2084 metri. Qui potremo trovare, nella stagione estiva,
i pastori che caricano l’alpe. |
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Superata la casera, |
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il sentiero diventa sempre più
labile traccia, |
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mentre appare finalmente, là, in
fondo, |
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oltre gli ultimi alpeggi, la testata
della valle. |
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Riprendiamo, quindi, a salire sul
dosso a sinistra della baita. |
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Ben presto, guardando
diritto davanti a noi, scorgeremo il piccolo puntino rosso del
bivacco Molteni-Valsecchi, |
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la nostra meta. |
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Proseguiamo, senza percorso obbligato,
puntando nella sua direzione (cioè verso nord), e rimanendo sul
lato sinistro della valle, in una solitudine che forse solo qualche
mite presenza può mitigare. |
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Alla fine le nostre fatiche saranno
coronate e raggiungeremo, a 2510 metri, |
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il bivacco, |
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dal quale possiamo ammirare i tre
signori della valle, il pizzo del Ferro occidentale, |
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o cima della Bondasca, |
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alla nostra sinistra (m.
3267), |
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il pizzo del Ferro centrale (m.
3234),quasi defilato in un sistema di
cime secondarie |
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e caratterizzato dal curioso avamposto
denominato |
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"Pera del Ferro", |
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ed il pizzo del Ferro orientale,
quasi solitario ed isolato, con il suo dolce profilo, |
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alla nostra destra (m. 3199). |
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Per intercettare il sentiero Roma,
che attraversa tutta l’alta valle del Ferro, si deve salire
di qualche decina di metri. |
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Se non vogliamo tornare per la
medesima via di salita, ci si offrono ora due interessanti possibilità.
La prima, più tranquilla, è quella di puntare al passo
Qualido, alla nostra destra, per scendere, poi, dalla valle omonima.
Se la scegliamo, cominciamo una lunga e tranquilla traversata della
valle, |
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seguendo i segnavia del Sentiero
Roma |
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(ma se la giornata è brutta e la
visibilità scarsa, ci conviene rinunciare, perché in molti tratti
il sentiero vero e proprio non c'è, e, se si perde un segnavia,
si rischia di smarrirsi), |
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fino all’imbocco del breve
e facile canalino che porta al passo (m. 2647), posto poco a nord
del Torrione Qualido (m. 2707). |
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Salutata la valle del Ferro, che si mostra in
un bello scorcio dall'intaglio del passo, si tratta ora di scendere.
La discesa dal passo è un po' più complessa: per un breve tratto un sentierino
esposto si dirige a destra, per poi piegare a sinistra e condurci
nel cuore di un canalino, oltrepassato il quale ci attende una breve
risalita fino ad una piccola porta nella roccia. Questo tratto,
esposto, esige cautela, anche se le corde fisse ci aiutano molto.
Poi si riprende a scendere, raggiungendo in breve la piccola e raccolta
val Qualido. |
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Proseguendo
sul Sentiero Roma ed attraversando una grande placca bagnata (insidiosa
in presenza di ghiaccio), attraversiamo, con qualche saliscendi
la valle, la cui modesta testata culmina, sulla sinistra, nel
mite profilo del pizzo del Ferro orientale. Eccoci, alla fine,
in prossimità del canalino che sale al passo dell’Averta;
invece di impegnarlo, stacchiamoci, verso destra, dal sentiero
e cominciamo a scendere, con una leggera diagonale, fra grandi
massi, fino a scorgere i segnavia che ci orientano nella successiva
discesa, in direzione dello speroncino che segna la biforcazione,
in basso, della valle. Raggiunto facilmente il suo piede, continuiamo
a scendere verso destra, trovando una traccia abbastanza visibile,
che ci porta ad una fascia di roccette che, quando sono bagnate,
possono risultare assai insidiose. Sotto le roccette, ecco un
piccolo pianoro, oltre il quale il sentiero riprende a scendere,
deciso, fino a ricondurci al fondovalle, a poca distanza dal parcheggio,
che raggiungiamo percorrendo la mulattiera verso destra. Più
interessante e, per così dire, classica (ma anche difficoltosa)
è la seconda possibilità. Si tratta di affrontare
il passo Camerozzo, punto di maggior impegno dell’intero
Sentiero Roma (assolutamente sconsigliabile con rocce bagnate,
neve o ghiaccio). Dal bivacco Molteni- Valsecchi dobbiamo, in
questo caso, procedere in direzione opposta, cioè verso
ovest (sinistra), fino a raggiungere il piede della severa parete
rocciosa al culmine della quale è posto l’intaglio
del passo. Mentre ci avviciniamo, sicuramente il nostro sguardo
curioso perlustra la parete, domandandosi, un po’ smarrito:
ma come diavolo si fa a risalirla? La prima difficoltà
la troviamo già in partenza: un nevaietto che persiste
anche a stagione inoltrata può darci qualche noia anche nell'attacco
della salita. Dobbiamo superare quasi 300 metri di dislivello,
con una duplice ampia diagonale, dapprima verso sinistra, poi
verso destra. |
Il primo tratto è senza dubbio
il più impressionante, perché sfrutta una stretta cengia esposta,
che si risale assicurandosi alle corde fisse. |
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Procediamo con calma, senza strappi,
evitando di guardare verso il basso, agevolando, se capita qualche
incrocio, chi scende (questo tratto è, infatti, assai più difficoltoso
in discesa). |
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Terminata la prima diagonale, possiamo
concederci un po' di riposo sedendo su qualche rado cespuglio, prima
di affrontare la seconda diagonale, verso il passo che, ormai, è
visibile là, in alto. Questa secondo tratto è meno impressionante,
ma riserva anch'esso passaggi delicati, da affrontare con calma
e cautela. |
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Alla fine, eccoci nelle fauci del
passo (che ha, infatti, l'aspetto di una grande mandibola rocciosa),
a 2765 metri di quota: da qui la valle del Ferro |
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si mostra un tutta la sua maestosa
ampiezza. |
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Il più è fatto!,
penseremo. Non è così. Il tempo di gustare lo stupendo spettacolo
della sterminata val Porcellizzo e della sua fantastica testata,
ed ecco che, proprio nell’attacco della discesa, ci attende un
passaggio impegnativo, anche se agevolato da una staffa: anche qui è
di rigore l’assicurazione alle corde fisse. La successiva discesa,
fra grandi massi, non riserva più ulteriori sorprese. Seguendo
il Sentiero Roma, operiamo una lunga traversata che ci conduce al rifugio Gianetti, dal quale possiamo, poi (a meno che scegliamo di pernottare
qui), scendere ai Bagni di Màsino. Se intendiamo scegliere questa
seconda soluzione, ci conviene provvederci di due automobili, lasciando
la seconda proprio ai Bagni, per poi utilizzarla per tornare a San Martino.
Non manca però chi si affida all’autostop o, alla peggio,
ad una noiosa discesa lungo la strada asfaltata.
Il primo anello, che comporta un dislivello di 1580 metri circa, richiede
circa 7-8 ore di cammino, mentre il secondo, con un dislivello di circa
1700 metri, comporta circa 9 ore di cammino (escluso l’eventuale
supplemento Bagni-San Martino): si tratta, quindi, di escursioni destinate
a persone allenate e tenaci. |
Massimo Dei Cas
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Via Morano, 51 23011 Ardenno (SO)
Tel.: 0342661285 E-mail: massimodeicas@gmail.com
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