CARTE DEI PERCORSI: VALLE DI SASSO BISOLO E VALLE DI PREDA ROSSA

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line.

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La Val Màsino, nel suo tratto superiore, si divide in tre grandi rami: la valle dei Bagni di Masino, a nord-ovest, la Valle di Mello, al centro, e la valle di Sasso Bisòlo, a sud-est. Quest’ultima, a sua volta, si biforca, a quota 1900 metri, nella valle di Preda Rossa, ad ovest, e nella val Terzana, ad est. Accedere alla valle di Sasso Bisolo è assai facile: oltrepassata Cataeggio, centro amministrativo del comune di Val Masino (m. 787), saliamo, con un paio di tornanti, alla frazione di Filorera, passando per una stretta in corrispondenza della chiesetta di San Gaetano. Subito dopo un bivio: prendendo a sinistra si prosegue per San Martino, mentre andando a destra si imbocca la strada per Preda Rossa. Andiamo, dunque, a destra. La strada (soggetta a pedaggoio con acquisto dei ticket alle macchinette automatiche segnalate poco oltre il ponte) passa a destra del Centro Polifunzionale della Montagna ed oltrepassa il torrente Masino su un largo ponte (che, per fortuna, non ha cancellato quello antico, ben visibile appena più a valle), cominciando a salire verso la valle, tagliando il piede del selvaggio monte Piezza. Si tratta di una strada dalla carreggiata ampia e comoda, costruita dall’ENEL negli anni Sessanta, quando era stato elaborato il progetto di sfruttare la piana di Preda Rossa per costruire un grande bacino artificiale. Il progetto venne poi abbandonato, anche in seguito alle proteste di quegli ambientalisti che, fra il 1966 e 67, diedero vita ad una campagna di stampa che sottolineava il danno paesistico enorme che una diga in questo scenario naturale avrebbe comportato.
Se prestiamo attenzione al primo tornante sinistrorso, vedremo, accanto ad una deviazione a destra, la partenza del vecchio sentiero (con il cartello del Sentiero Italia) che, per ottimi camminatori, costituisce un’ottima alternativa alla strada asfaltata. In ogni caso, con l’automobile o a piedi, ci ritroveremo in località Valbiore (m. 1225), appena a valle del punto in cui la valle si restringe, accennando ad una gola. Lo scenario è qui dominato dagli impressionanti segni di due enormi frane (la prima scesa nel 1976), che si sono staccate dai fianchi occidentali della valle, lasciando una ben visibile ferita nella roccia. Sui massi ciclopici disseminati in questo tratto della valle lavorano i cavatori di marmo, per cui ci potrà capitare di sobbalzare per lo scoppio di qualche mina.
La strada asfaltata è qui interrotta dalla frana. È stata di recente costruita una pista alternativa sul fianco orientale della valle, con un breve tratto in galleria. Il risultato è che, nei finesettimana estivi, la piana di Preda Rossa gareggia con la Val di Mello quanto a brulicare di turisti tutti intenti a farsi lentamente arrostire dal sole (che qui non scherza) o ad immergere qualche arto nelle acque sempre fredde del torrente.
D’autunno e d’inverno, invece, sulla valle cala un silenzio che ne esalta il volto gentile e misterioso (qui, a differenza di altri luoghi celebri della Val Masino, la montagna non mostra il suo volto incombente e minaccioso, ma appare, dalla piana di Sasso Bisolo, quasi materna e protettiva).

Possiamo quindi seguire il tracciato del vecchio sentiero, che passa dal lato orientale a quello occidentale della valle, per salire alla piana di Sasso Bisolo, dove ritroviamo la strada asfaltata (se, invece, seguiamo la pista, dobbiamo essere muniti di torcia, perché nella galleria la visibilità, per un breve tratto, si azzera; ci vorrebbe anche un casco, perché il rivestimento delle pareti, a causa di infiltrazioni d’acqua, è in parte crollato). All’ingresso della piana è posto, sulla sinistra, il rifugio Scotti (m. 1500),
che può costituire un ottimo punto di appoggio per il ristoro. Sulla destra, invece, ci capiterà certamente di vedere, fino al primo autunno, le mucche al pascolo.
Dopo un lungo rettilineo, la strada comincia ad inanellare i tornanti che le permettono di superare il gradino roccioso che separa la piana di Sasso Bisolo da quella di Preda Rossa. Se non siamo saliti in mountain-bike, ci conviene seguire il sentiero che sale, ripido, in un bellissimo bosco di abeti.
Guadagneremo, così, il piccolo pianoro che precede la piana di Preda Rossa. Qui troviamo, a destra, la partenza del sentiero che, tagliato il fianco di una frana scesa dal Sasso Arso, conduce all’alpeggio di Scermendone basso ed in Val Terzana, e che potrebbe essere sfruttato per un bell’anello che tocca Scermendone basso, Scermendone alto, alpe Granda e Baite Taiada, prima di scendere da queste a Valbiore.
Proseguiamo
in direzione
della piana (m. 1900 circa),
rimanendo
a sinistra
del torrente
che scende dal ghiacciaio
di Preda Rossa.
Qui termina
il percorso di mountain-bike,
in uno scenario
che non può non suscitare
un profondo senso di pace e di armonia.
I segnavia ci guidano verso il rifugio Ponti,
che si raggiunge dalla piana in un’ora e mezza-due. Raggiunto il limite di sinistra della piana, il sentiero guadagna
un secondo incantevole
pianoro,
prima di inerpicarsi, piegando leggermente a sinistra, su un gradino roccioso. È, questo, il tratto più faticoso della salita.
Poi il tracciato si fa via via meno ripido
e, piegando di nuovo leggermente a destra,
taglia gli ultimi magri pascoli che precedono il rifugio.
Salendo, abbiamo sempre di fronte agli occhi la grande mole del monte Disgrazia (m. 3678),
ma meritano di essere osservate anche, a sinistra, la punta della Remoluzza, sulla costiera Remoluzza-Arcanzo, che separa la valle di Preda Rossa dalla val Cameraccio,
e, a destra, i Corni Bruciati.
Nell'ultimo tratto, il sentiero
scende in un valloncello, per poi risalire
al gradino roccioso che precede il rifugio (m. 2559).
La capanna è di proprietà del CAI di Milano
ed è stata edificata nel 1928,
nei pressi dei ruderi della più antica capanna Cecilia, fatta costruire nel 1881 dal conte Lurani
come base di appoggio per le ascensioni
al monte Disgrazia.
Per chi volesse prolungare l’escursione, si offrono due possibilità: la salita alla celeberrima bocchetta Roma, a 2890 metri (uno dei punti più alti del Sentiero Roma) o al rifugio Desio (attualmente inagibile, m. 2836).
Nel primo caso
si seguono i segnavia che descrivono un ampio arco verso nord (sinistra)
e che ci aiutano a districarci fra un vero e proprio groviglio
di grandi massi.
Un po' più in basso, rispetto al percorso canonico, due grandi massi sembrano sentinelle poste a guardia dei sacrari del monte Disgrazia.
Giungi nei pressi della bocchetta,
 possiamo osservare  sul ghiacciaio di Preda Rossa il percorso che conduce alla sella di Pioda, da cui parte l'ascensione alla cima del Disgrazia.
Dalla bocchetta dominiamo con lo sguardo l'ampia val Cameraccio, con il pizzo Torrone e, alla sua destra, il monte Sissone, la punta Baroni e le cime di Chiareggio.
Il pizzo Torrone orientale è facilmente riconoscibile per la forma a punta di lancia,
ed alla sua sinistra si collocano gli altri due pizzi Torrone, quello centrale e quello occidentale.
Più a sinistra ancora, appaiono le valli laterali della Val di Mello
e, sullo sfondo, la val Ligoncio.
La discesa dalla bocchetta Roma,
che costituisce uno dei tratti più classici del Sentiero Roma,
richiede, soprattutto nella parte terminale, molta attenzione,
perché si deve superare, con l'aiuto di corde fisse e di un paio di staffe, un'insidiosa fascia di rocce.
Se, invece, si vuole salire al passo di Corna Rossa, dal rifugio Ponti ci si dirige a destra, si scende
al vallone del torrente,
si sale sul filo della bellissima morena centrale, si ignorano le indicazioni per il monte Disgrazia e si prosegue verso est,
guadagnando il filo di una seconda e più piccola morena e seguendo una traccia di sentiero
che ci porta ai piedi di un nevaio.
Salendo in diagonale, o aggirandolo a monte con un arco verso sinistra, si giunge all'imbocco del ripido canale ai piedi del passo di Corna Rossa (il rifugio è collocato proprio sul passo, che separa la Val Masino dalla Valmalenco – e più precisamente dalla Val Airale (Val di Rai)).
La salita al passo non presenta passaggi difficili,
ma richiede, in alcuni passaggi un po' esposti, attenzione.
Proprio sul passo
è collocato il rifugio Desio, attualmente non agibile perché le abbondanti nevicate dell'inverno 1999-2000 ne hanno compromesso la staticità.
Dal passo ottima è la visuale sulla grande morena centrale di Preda Rossa, ma anche, oltre la costiera Remoluzza-Arcanzo, sulle cime della Val di Mello, ed in particolare sul gruppo dei pizzi Torrone. Da qui, poi, è possibile scendere, seguendo i segnavia, al rifugio Bosio, in Val Torreggio (Val del Turéc').
Chi volesse salire al passo può seguire anche un bell'itinerario alternativo, che non passa per il rifugio Ponti. Alla piana di Preda Rossa,
si imbocca la pista
che corre sul suo lato destro,
per poi
salire
ad un primo
 incantevole pianoro.
Da qui, salendo a vista o su traccia di sentiero che riparte dal suo limite sinistro, si sale ad una seconda piana
e si punta in direzione
dell'attacco della grande morena: un sentierino ne segue il filo,
e, salendo sotto lo sguardo severo dei Corni bruciati,
ci porta ad incrociare il percorso che dal rifugio Ponti si dirige verso il passo di Corna Rossa.

Qualche ultima nota per un bellissimo anello di alpin-bike, da percorrere in due giorni, partendo da Ardenno. Il primo giorno ci permette di raggiungere, seguendo il percorso già indicato, il rifugio Scotti. Il secondo giorno saliamo a Preda Rossa, scendiamo dalla sella per raggiungere gli alpeggi di Scermendone basso (m. 2030) e Scermendone alto (m. 2131), dove potremo effettuare una sosta al bivacco Scermendone, non lontano dalla bellissima chiesetta di san Quirico (il sentiero che congiunge i due alpeggi è però percorribile, anche se con fatica, in bicicletta). Con la bicicletta possiamo percorrere il bellissimo e largo crinale dell’alpe, fino al limite occidentale. Superata la casera, ci ritroveremo presso il rudere dell’ultima baita. Scendiamo di nuovo di sella e, raggiunto il limite inferiore del prato sottostante, scendiamo per un breve tratto su un sentierino segnalato, fino ad intercettare una pista che ci permette di inforcare di nuovo la bicicletta e di scendere all’alpe Granda (m. 1680). Poco oltre una vasca di raccolta dell’acqua e nei pressi della baita più orientale, troveremo, verso sud, l’inizio del sentiero che scende al maggengo di Our di sopra (m. 1420). Da Our una strada con fondo in cemento ed in asfalto ci porta a Buglio in Monte. L’ulteriore discesa da Buglio ad Ardenno, passando da Villapinta, conclude questo inusuale ma bellissimo anello.

VALLE DI SASSO BISOLO

VALLE DI PREDA ROSSA

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