Da Campo Tartano, per la Via dei Monti di Val Tartano
GALLERIA DI IMMAGINI - ESCURSIONI IN VAL TARTANO - CARTA DEL PERCORSO
Un'escursione di medio impegno con base a Campo Tartano ci permette di percorrere un tratto della Via dei Monti, l'itinerario che congiungeva Campo Tartano a Tartano passando per il versante medio-alto della Val Tartano orientale. Il percorso raggiunge la parte medio-bassa della Val Vicima, importante laterale orientale della Val Tartano, traversa all'alpeggio del Barghèt, sul dosso omonimo, e ridiscende a Campo Tartano sfruttando un tratto della strada provinciale Campo-Tartano. L'escursione è fattibile in tutte le stagioni, ma è particolarmente godibile in autunno ed in primavera avanzata. All’uscita della seconda galleria di Paniga (per chi proviene da Milano) della nuova ss 38 impegniamo alla rotonda la terza uscita (indicazioni: Forcola 3km, Tartano 14 km). Dopo poche centinaia di metri si lascia la strada Provinciale Pedemontana Orobica per prendere a destra (strada provinciale 11) ed iniziale a salire lungo l’aspro fianco del Crap del Mezzodì. Dopo dopo 10 tornanti attraversiamo una breve galleria scavata nella roccia e ci affacciamo alla Val Tartano. Altri due tornanti sx e dx ed entriamo a Campo Tartano, uno dei due nuclei principali della valle, passando a lato della chiesa di S. Agostino (m. 1060). Qui parcheggiamo presso il cimitero a sinistra della strada. Proseguiamo sulla carozzabile per Tartano.
Lasciate alle spalle Campo Tartano e Somvalle, alla prima semicurva a sinistra della carozzabile notiamo sulla sinistra un cartello che segnala l'alpe D'Assola e gli alberi monumentali e la Casera Piazzo. Dopo un primo ripido tratto, siamo a due ponticelli. Attraversando quello in legno lasciamo la pista prendendo a destra ed iniziando a percorrere l'antica mulattiera di valle, che permetteva di salire da Campo Tartano a Tartano. Raggiunto un bivio segnalato da cartelli, lasciamo la mulattiera di valle prendendo a sinistra (sentiero 127) e salendo lungo la mulattiera della Val Vicima.
Raggiungiamo così un poggiolo, la Foppa, chiamato anche “zapèl de la val”, cioè la porta, un poggio panoramico che introduce alla Val Vicima, sorvegliato da una cappelletta. Di qui si gode di un ottimo colpo d'occhio, verso sud, sulla Val Tartano, che si biforca nella Val Lunga e nella Val Corta.
Dopo il successivo tornante sx ignoriamo una nuova deviazione a destra per le baite di Val Vicima (m. 1505) e proseguiamo diritti, entrando in una pecceta. Ci portiamo quindi alle baite di quota 1550 metri circa, dove si trova un bivio segnalato, al quale lasciamo il sentiero principale, che sale in Val Vicima, prendendo a destra e seguendo il sentiero che ci porta ad attraversare il torrente Vicima. Sul lato opposto della valle il sentiero traversa a mezza costa la splendida pecceta, verso ovest, quasi in piano, ed esce alla parte media dei prati del Barghét, alpeggio sul lato orientale della bassa Val di Tartano.
Dalle baite della sezione mediana inizia la discesa sul largo dosso del Barghèt. Nel primo tratto scendiamo diritti verso ovest, alla baita presso il limite inferiore dei prati. Qui cerchiamo la partenza del largo sentiero che scende in un bel bosco di abeti e troviamo quasi subito un bivio, al quale prendiamo a sinistra, proseguendo la discesa verso sud-sud-ovest, fino ad uscire alla parte alta dei prati che ospitano due baite (m. 1371). Attraversato un muretto a secco scendiamo alle baite che stanno al centro di una breve fascia di prati. Da qui lo sguardo verso nord raggiunge Campo Tartano con il Culmine di Tartano. Alle loro spalle, sul fondo, scorgiamo la parte orientale della Costiera dei Cech, con la cima del Desenigo ed il monte Spluga. Alla loro destra vediamo una breve sezione del gruppo del Masino, con i pizzi Porcellizzo e Badile.
Il sentiero prosegue la sua discesa prendendo a destra (nord-ovest), rientrando nel bosco e proponendo alcuni tornantini prima di raggiungere una seconda radura con una baita isolata. Rientra quindi nel bosco prima di confluire nel sentiero più marcato che taglia la parte bassa del dosso del Barghet, portando alle baite della Dossala (che restano alla nostra destra, più avanti).
Superato il cartello del km 13 in breve siamo all’imponente ponte di Vicima, sulla valle omonima. Niente più cielo, niente più inferi, qui abbiamo a che fare con la storia. Il motivo ci attende sul lato opposto del ponte, che attraversiamo sulla passerella pedonale a sinistra. Qui giunti, sul lato opposto della strada troviamo una targa nella quale si celebra l’intervento del celebre ministro valtellinese Vanoni, che questo ponte volle per superare il plurisecolare isolamente di Tartano rispetto alla Valtellina.
In un discorso pronunciato in Senato il 16 febbraio 1956, poco prima della morte, così presentò l'inaccettabile situazione di Tartano e della sua valle nell'Italia che, dopo la riscostruzione del secondo dopoguerra, si avviava al boom economico: "Non posso dimenticare che vi è nella mia provincia un piccolo comune di 1200 abitanti, il quale ancora oggi è collegato con la pianura per mezzo di una mulattiera, sicché occorrono cinque ore di cammino a piedi per raggiungerlo e quando si sale, come io qualche volta ho fatto prima e dopo la mia vocazione politica, e ci si accosta al palazzo municipale e si vede il ricordo dei caduti nelle due guerre e si nota che questo piccolo villaggio di montagna ha avuto nelle due guerre il maggior rapporto tra popolazione residente e caduti, si orienta necessariamente la propria opera, come credo di avere sempre fatto nella mia vita politica, affinché questi 1200 contadini montanari abbiano una tranquillità economica ed una speranza in un avvenire per sé e per i propri figli." Queste parole sono ora scolpite in una lastra di granito posta, nel 1966, con l'intitolazione "La popolazione della Val Tartano a Ezio Vanoni, Ministro della Repubblica", sul fianco roccioso della montagna. Dietro le alte grate del ponte si intravvede la forra paurosa della bassa Val Vicima. La vecchia strada lo attraversava con una galleria scavata nella roccia ed un più modesto ponte.
Proseguiamo sulla carrozzabile, che passa a lato di un’azienda a gricola ed a valle della frazione Cosaggio, alla quale sale una stradina. Qui abbiamo due possibilità: proseguire sulla strada provinciale o salire ad intercettare l'antica mulattiera di valle. Consideriamole entrambe.
Poco oltre passiamo a destra delle belle baite della contrada Furfulera, che precede il Punt de la Pisaferia. Siamo ormai in vista di Campo Tartano e sulla destra vediamo la partenza del sentiero che sale all’alpe Zocca ed alla cima omonima. Restiamo sulla carrozzabile e giungiamo in vista della splendida sella erbosa che costituisce il culmine della Val Fabiolo, scavata da un ramo del ghiacciaio che nel quaternario modellò la Val Tartano. Qui fu costretto a dividersi in due lingue, perché il colle del Culmine di Campo, costituito da durissime rocce, non si lasciò spianare. Oltre la sella, riecco, sullla sinistra, i pizzi del Ferro.
Vediamo ora la seconda possibilità, segnalata anche dai cartelli del Sentiero dei Ponti. Oltrepassato il ponte di Vicima, saliamo sulla stradina che porta a Cosaggio. Passiamo così sotto la graziosa chiesetta e proseguiamo lasciando alle spalle le case della frazione. La carrozzabile, infatti, si porta al vicino nucleo di Ronco, dove termina ad uno slargo. Qui parte una larga mulattiera, segnalata da un cartello come sentiero 127 (Sentiero dei Ponti-Val Vicima). Si tratta dell'antica strada di valle, che congiungeva Campo Tartano a Tartano, prima che venisse tracciata la carrozzabile servita dal ponte di Vicima.
Passiamo così a monte delle case di Ronco ed a sinistra di una cappelletta. Poco oltre a sinistra lo sguardo raggiunge Campo Tartano ed il Ponte nel Cielo. Procedendo in leggera salita in breve siamo ad un bivio, al quale lasciamo il sentiero che si stacca a destra (Sentiero 127 per la Val Vicima) e proseguiamo diritti sul Sentiero dei Ponti. Camminando in piano abbiamo a sinistra alcuni splendidi larici ed a destra una rete paramassi. Superata la croce posta a ricordo di Marcello Speziale, proseguiamo ancora in piano e passiamo a sinistra di una più piccola e malmessa cappelletta. La mulattiera supera una valletta, procedendo in piano fra betulle e larici.
Ignoriamo una sentiero che se ne stacca sulla sinistra scendendo alla strada provinciale 11 e raggiungiamo il tratto più suggestivo, nel quale la mulattiera attraversa una fascia di roccioni ed a tratti è scavata nella roccia. Le rocce cadono a picco sulla strada provinciale 11, che si trova poco più in basso, ed alcuni tratti esposti sono protetti da corrimano. Ora vediamo chiaramente la carrozzabile posta qualche metro più in basso e, sul fondo, il tondeggiante Culmine di Campo.
Dopo una breve leggera salita ed un tratto in piano, lasciamo il tratto più aereo e riprendiamo il cammino fra una rete paramassi e la boscaglia. In breve scendiamo ad una singolare coppia di ponti: quello di sinistra, in legno e più antico, serviva la mulattiera, mentre quello di destra, in cemento, serve la nuova pista agro-silvo-pastorale che sale all'alpe Piazzo. CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE MAP (FAIR USE) |
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