La seconda semitappa, o tappa, comincia, dunque, con la salita a Gaggio, frazione di Ardenno, che ci accoglie quietamente adagiata in un bel poggio, a 570 metri. La strada sale con regolarità, per cui i poco più di due chilometri necessari per raggiungere le case non costano eccessiva fatica. Bisogna però salire ancora, proseguendo, alle spalle del ristorante Innocenti, su una strada che si fa più stretta e più ripida, oltrepassa le poche case di san Giuseppe (m. 645) e, dopo un tornante, corre proprio sul ciglio del profondo fosso del torrente Gaggio, per poi addentrarsi, per un tratto, nella sua valle ombrosa, fino a raggiungere il corso d’acqua. La strada prosegue, scartando bruscamente a sinistra, mentre noi sfruttiamo un ponte costruito di recente ed una pista parzialmente rovinata dall’alluvione del novembre 2002 per portarci sul versante di Buglio in Monte, passando proprio sotto alcuni prati interrotti bruscamente dalla ferita della frana. La breve pista conduce alla strada che da Buglio in Monte sale ad Oldino e poi ai maggenghi di Our di fondo ed Our di cima: noi invece, prendendo a sinistra, scendiamo tranquillamente a Buglio, paese che, per la sua felice posizione, è denominato il giardino della Valtellina.
Se avesse piovuto di recente, oppure la pista fosse chiusa per lavori, possiamo sfruttare un’interessante variante: appena prima di impegnare, sulla strada Gaggio-Erbolo, la curva che porta al ponte sul torrente, cerchiamo un sentierino che si stacca, a destra, dalla strada, corre sotto di essa e scende al mulino Vismara (m. 676): giunti qui, bicicletta alla mano, attraversiamo il torrente e proseguiamo verso Buglio, passando a monte del Castello, un bel promontorio boscoso di grande interesse naturalistico. In un modo o nell’altro, siamo dunque giunti a Buglio (m. 577), e qui dobbiamo portarci, ad est della chiesa, in direzione dell’ingresso del paese, laddove parte la strada che, come indica un grande cartello, porta ai maggenghi, dividendosi ben presto in due rami: quello di sinistra, per Our (è quello che abbiamo percorso, per un tratto, in discesa), e quello di destra, per il mele, Calec, la Merla, Sessa e Oligna. Prendiamo a destra e, superate le ultime case, attraversiamo il torrente Primaverta, portandoci sul grande dosso collocato sul fianco orientale dell’omonima valle. Una pista sale, con diversi tornanti, ai bei maggenghi del dosso, Prà, Mele, Calec. Lasciando la strada sulla sinistra, ad un tornante destrorso, in corrispondenza del Prà, poco oltre i 1000 metri, possiamo anche effettuare una sosta ritemprante all’Edelweiss, ristoro che troviamo a poca distanza dalla pista. La salita, infatti, è piuttosto lunga, perché dobbiamo guadagnare i 1400 metri del Calec, inerpicandoci per diversi tornanti sul fianco orientale del dosso. Ad un tornante sinistrorso, un cartello ci annuncia la partenza del sentiero Calec-Sessa. La partenza del sentiero, però, non c’è più: è stato sostituita da una pista che raggiunge (con un punto di pendenza assai severa) il limite più alto dei maggenghi che costituiscono il complesso Dos-Sessa (m. 1499), poco sopra i 1400 metri.Di qui procediamo verso est, su un fondo un po’ accidentato, ma non difficile. Superata una seconda valle, aggiriamo, in leggera discesa, l’ampio dosso del Termine, raggiungendo il solco della val Vignone, dove, per superare un muricciolo, dobbiamo scendere dalla bicicletta e prestare un po’ di attenzione (un ponte, che ci avrebbe reso la vita più facile, è stato spazzato via da una slavina). Questa traversata, nel cuore di boschi di grande bellezza e suggestione, non mancherà di regalare emozioni e soddisfazione ai cultori dell’alpin-bike. Il breve tratto che ci separa dal limite più alto del maggengo di un nuovo Gaggio, Gaggio di Monastero, può presentare, anche a primavera inoltrata, placche di neve, per cui dobbiamo prestare attenzione.
Gaggio di Monastero, dunque: si tratta di un incantevole gruppo di baite, reso più suggestivo da una deliziosa chiesetta (m. 1229) e distribuito su ripidi prati per oltre 300 metri. Alle sue spalle, la cima di Vignone ed il pizzo Bello chiudono elegantemente uno scenario alpino esteticamente quasi perfetto. Da Gaggio inizia una lunga discesa, su strada asfaltata: superato un’ultima valle, caliamo sul bel paese di Monastero di Berbenno (m. 636), gemello, per la sua felice posizione panoramica, di Gaggio e Buglio, e legato alle vicende storiche di san Bello. Per proseguire dobbiamo, però, rimanere più alti rispetto al paese: al secondo tornante sinistrorso, dopo la partenza della strada Monastero-Gaggio, si trova una larga pista che se ne stacca sulla destra, percorre un lungo tratto diritto nel bosco, per poi salire, con qualche tornante, fino alla baita di Piazzida (m. 889); qui la pista, che corre sempre nel bosco, comincia a scendere e, dopo un paio di tornanti, effettua un lungo traverso che la porta a congiungersi con la strada asfaltata che da Berbenno sale a Prato Maslìno, in località Prà Liscione. Da qui scendiamo facilmente alla strada Berbenno-Monastero e, prendendo a sinistra, attraversiamo la frazione Regoledo, raggiungendo poi la parte alta di Berbenno di Valtellina. Se vogliamo guadagnare un po’ di tempo, perdendo però la bella traversata nel bosco, possiamo scendere direttamente da Monastero a Regoledo, sulla strada asfaltata che parte dal limite orientale del paese, poco oltre il cimitero (in corrispondenza della bella cappella di sant’Apollonia).
L’ultimo tratto della semitappa, da Berbenno a Sondrio, è tranquillo ed estremamente panoramico. Portiamoci alla chiesa del paese, aggirandola ai piedi e raggiungendo la strada che sale alla frazione di Polaggia: troveremo subito la deviazione a destra per Postalesio, che raggiungiamo dopo pochi tranquilli chilometri, che ci permettono di aggirare un largo dosso. Ci ritroviamo poco sotto il centro del paese (m. 516), ed intercettiamo la strada che sale ad esso.
Una visita non guasta certamente (salendo, se abbiamo tempo, fino all’interessantissima riserva naturale delle Piramidi di Postalesio), ma poi dobbiamo ridiscendere per trovare, a sinistra, la deviazione per Castione. Tre chilometri di tranquilla traversata ci portano al paese, dopo aver attraversato la bella frazione di Vèndolo e l’omonimo torrente. Scendiamo proprio nel cuore del paese (m. 500), appena sopra la bella chiesa parrocchiale, che guarda ad una sorella di pari bellezza, la chiesa di San Rocco, posta un po’ più in basso. Una sosta nella piazzola che ospita il monumento ai caduti può essere un’ottima idea, anche perché ci permette ai ammirare l’elegante e suggestivo colpo d’occhio su questo centro che conserva buona parte del suo volto antico. Inoltre, chiamare a raccolta le forze residue è, a questo punto, quanto mai opportuno, anche perché non manca molto alla meta, ma bisogna affrontare un ultimo strappo, sui quattro chilometri della strada che porta a Triangia. Strada molto panoramica, con andamento regolare, lungo la quale troviamo deviazioni a destra per le belle e solari frazioni di Moroni (m. 540) e Piatta (m. 700). Nelle belle giornate la risalita dello sperone roccioso denominato colle di Triangia è un tripudio di luce (ma, in estate, richiede anche un abbondante tributo di sudore). Alla fine, dopo qualche tornante, superata la frazione di Gatti, guadagniamo il corridoio che ospita Triangia, chiuso a nord dal versante retico, a sud dalla cima arrotondata del colle. Una breve salita ci permette di raggiungere i 790 metri della sommità, dove si trova un grande ripetitore RAI: da qui dominiamo l’intero settore orientale della media Valtellina, fino a Tirano, quadro di grande fascino, chiuso, in fondo, dal profilo massiccio del gruppo dell’Adamello. Che ore sono? Se non abbiamo con noi un orologio, potremmo cercare di decifrare la graziosa meridiana posta sul lato meridionale della chiesa di Triangia, prima di intraprendere l’ultima discesa, verso Sondrio.
Scendendo, ci congiungiamo alla strada che conduce in Valmalenco, e che ci permette di raggiungere la zona occidentale del capoluogo. Portandoci verso la piazza Garibaldi, in centro, troveremo ampie opportunità di pernottamento. Variante: chi volesse evitare il suggestivo ma anche faticoso arco fra boschi e maggenghi sopra Buglio e Monastero, rimanendo, però, sul fianco montuoso, può, da Buglio, scendere lungo la strada che porta al piano. Attraversato il torrente Primaverta, dopo una semicurva a sinistra, ci si porta fino al primo tornante destrorso; qui si lascia la strada per imboccare una stradina che prosegue nella discesa verso est, fino alla parte alta della località Ere, dove confluisce nella strada che sale verso Monastero, passando alle spalle del bellissimo colle che ospita l’antico nucleo di case della Maroggia. Questa strada porta facilmente a Monastero: da qui si prosegue come indicato sopra. Per proseguire nel racconto della Valt-bike, apri la terza presentazione.

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